Capitolo 47.
Levi's pov.
Venni svegliato da Farlan con il suo solito tono cantilenante.
"Ehi piccioncini"
Lo disse con un sorrisetto strattonandomi per una spalla.
"Dai alzatevi, c'è scuola figlioli"
Ci ricordò il ragazzo.
"Chiudi quella bocca."
Lo ammonii io liberandomi la spalla dal suo tocco in modo brusco.
Si mise a ridere divertito ritirando la sua mano e alzandola in segno di resa facendo svegliare anche Eren.
Appena sollevò il capo dal mio petto potei intravedere i suoi occhi gonfi e leggermente arrossati.
Quanto hai pianto mentre dormivo?
Mi rimproverai per non essere restato sveglio abbastanza.
"Buongiorno"
Lo dissi con il tono più dolce che riuscissi a fare trovandolo piuttosto difficile.
Non mi rispose puntando lo sguardo verso il basso.
Farlan guardò la scena confuso.
"Dai Eren c'è scuola, so che vorresti restare qui a scoparti Levi ma c'è il pomeriggio per questo"
Disse Farlan con il suo solito tono scherzoso e fin troppo fuori luogo in quel momento.
Vidi il moccioso mordersi il labbro, gli occhi gli tornarono lucidi.
Mi guardai intorno in cerca di un'idea per non farlo scoppiare in lacrime, ma la migliore che mi venne in mente fu quella di avvolgerlo tenendo il suo capo fra la mia spalla e il collo.
Feci segno a Farlan di uscire, il biondo obbedí un po' intimorito dal mio sguardo.
Appena uscito, staccai Eren guardandolo dritto negli occhi.
"Non dirmi che stai per piangere."
Non avevo ancora sentito la sua voce.
Continuò a fissare il basso.
"Ohi moccioso..."
Gli alzai il viso.
Le sue labbra tremarono deglutendo a fatica.
"Io non voglio andare."
Fu l'unica cosa che mi disse in una vocina rotta e bassa.
"E non andrai."
Lo rassicurai per poi scoccargli un bacio sulla fronte.
"Quanto vorrei fosse vero. Levi, secondo te non mi sono accorto ieri sera di quanto tu fossi preoccupato?"
Lo disse in modo talmente robotico che mi sorprese facendomi corrugare le sopracciglia.
"Guarda in faccia la realtà."
Continuò lui.
Gli tirai uno schiaffo.
"Ora stai zitto, ti ho detto che rimarrai e questo sarà."
Lo guardai, ero abbastanza teso e nervoso, forse per via dello stress, forse era semplicemente uno sfogo.
Lo scostai preparandomi e lo stesso fece lui.
"Io vado."
Assunse un tono così spento che anche la luce nei suoi occhi apparve diversa.
Ora erano di un semplice verde.
Mi avvicinai alla porta.
"Tu sei ancora di mia proprietà, ricordalo."
Lo dissi tirandogli l'elastico dei pantaloni.
Fece un lieve sorriso.
"Di tua proprietà?"
"Sì, cagna."
Stavo quasi per ridere guardando la sua faccia stranita, ma mi trattenni.
"Ehi ora mi dai pure della cagna?!"
Stava ridendo, finalmente rividi il suo sorriso in mezzo a quegli occhi arrossati.
"Dai vai."
Stavo nascondendo un lieve sorriso.
"Bau."
Riprese ironico, per poi scoppiare a ridere.
"...idiota."
Mi morsi le labbra per non scoppiare in una risata.
Eren's pov.
Ritrovai un po' di sollievo, ma era solo l'inizio dell'inferno e lo sapevo bene.
Durante la notte le lacrime presero il sopravvento infradiciando la maglietta del corvino.
Andai a lezione, Armin e Jean erano gli unici a saperlo nella classe.
Apparvero abbastanza abbattuti da ciò e lo si potè notare dai loro sguardi spenti e stanchi.
Mi sedetti vicino ad Armin che tentò in ogni modo di evitarmi.
"Armin"
Lo salutai con un sorriso.
Si tappó le orecchie notando come i suoi occhi divennero lucidi.
"Oh no, no Armin non piangere."
Piano piano si calmò riprendendo il controllo, in quello era davvero bravo.
"Non c'è modo di convincere i tuoi?"
Mi chiese con un viso preoccupato.
"Ci proverò, ci proverò sul serio."
Risposi con un tono di voce sempre più basso.
"D'accordo."
Lo vidi abbastanza distante, ma non lo biasimai, stavo per andarmene, far finta che io fossi morto sarebbe stato il modo migliore per scordarmi.
Andammo a mensa.
Nessuno sospettò nulla.
Cercai di essere il più presente possibile nonostante fosse difficile creare una nuova vita, nuove amicizie e no.
Niente nuovi amori.
Ripromisi a me stesso di non innamorarmi di nessun'altro all'infuori di Levi, così da far provare un rimorso talmente profondo nel confronto di mia madre, da farla star male come fece male a me.
Fu un pensiero ingenuo e banale da formulare, ma nei momenti di rabbia si arriva a pensare a tutto.
Tentai di godermi ogni momento, anche quello più scontato.
Era proprio vero, ci si accorge di quanto una cosa possa essere importante solo quando ormai si è sul punto di perderla, ed io stavo perdendo metà della mia vita.
Andai agli allenamenti.
Quello sarebbe stato l'ultimo con la mia squadra?
Mentre giocavo non ci pensai parecchio, avrei voluto far finta di niente e ci riuscii finché, finiti gli allenamenti sempre più pesanti, restammo solo io Levi e Farlan.
Cercai di pulire il più veloce possibile.
"Allora... stasera devo andare di nuovo da Isabel vero?"
Ruppe il ghiaccio il biondo.
"Credo di sì"
Il corvino mi lanciò un'occhiata rassicurante.
"Stai attento, ti sei già fatto beccare una volta"
Levi era a braccia conserte guardando con aria di sfida il biondo.
"Me la sono cavata alla grande"
Fece un sorriso soddisfatto.
"Non dire cose simili, mi fai pensare male."
Dissi ridendo afferrando il mio borsone.
"Guarda che sei ancora un bambino, chi ti ha insegnato a pensare così male?!"
Disse Farlan ironico.
"Bah, una specie di pervertito biondo."
Il ragazzo si toccò i capelli.
"Stai parlando di me?"
Chiese in modo giocoso per poi scoppiare in una risata.
Intanto Levi non si scompose rimanendo a braccia conserte.
"Andiamo?"
Riferendomi al corvino.
"D'accordo, Farlan, ci vediamo domani"
Lo salutò lui.
"A domani ragazzi... non rompete il letto."
Levi fece appena in tempo a lanciargli una bottiglia che lo fece indietreggiare di qualche passo.
"Ti sei tranquillizzato vedo"
Constatò già fuori dalla palestra.
"Abbastanza, chi chiuderà la palestra?"
Chiesi.
"Ho dato le chiavi a Farlan... e non rigirare il discorso."
Disse, fin troppo sveglio.
Abbassai lo sguardo e non dissi nulla arrivando in camera nel giro di poco.
"Potrebbe essere la nostra ultima notte insieme."
Feci notare accarezzando le coperte.
"Come sei pessimista moccioso."
Mi riferì il corvino.
"Sono realista..."
Si avvicinò, mentre io ero intento ad indietreggiare.
Mi attaccò al muro iniziando a baciarmi con prepotenza inserendo la sua lingua nella mia bocca.
Mi staccò dal muro afferrandomi le natiche.
Sussultai leggermente.
"Da una scala da uno a dieci, quanto sei sicuro che e io resti?"
Domandai un po' affannato fra le sue braccia.
"Se devo essere realista, quattro."
Mi confidò.
Abbassai lo sguardo preso dallo sconforto.
"Scherzavo idiota, resterai."
Riprese poi.
"Perchè ne sei così convinto? Non illudermi."
Deglutii con gran fatica, un nodo alla gola iniziò a soffocarmi.
"Perchè dove lo trovo un altro culo del genere?"
Chiese palpandomi in modo più deciso.
Gemetti appena.
"Pensi di dire questo ai miei?"
Domandai ridendo.
"Perchè no? Suo figlio ha un culo stupendo."
Risi.
"Mi porterebbero in un altro stato."
Annunciai con le braccia avvolte al suo collo.
Mi guardò leggermente divertito per poi portarmi sul letto.
Mi fece stendere delicatamente iniziando a baciarmi mentre mi tolse con grazia gli indumenti.
"Mi piace da morire il tuo corpo."
Si morse un labbro fiondandosi sul mio collo.
Inizió a baciarlo, piccoli baci ripetitivi che scesero fino all'addome.
Mi lasció qualche succhiotto qua e là
Adoravo quando lo faceva.
"D-devi farne così tanti...?"
Ero affannato.
"Marchio ciò che è mio."
Sorrisi.
Mi faceva impazzire il fatto di essere suo.
Era un concetto di possessione estrema, me ne rendevo conto, ma se era lui a riferirmelo non sarei riuscito ad oppormi.
Arrivò sotto l'addome afferrandomi per le cosce dirigendosi verso il mio membro.
Inizió a leccare tornando poco dopo all'altezza del mio viso continuando a baciarmi.
Non avevo nemmeno cenato, ma in quel momento la fame fu l'ultimo dei miei problemi.
Sicuramente i miei compagni si sarebbero insospettiti ma non avevo tempo per darci un peso, mi ritrovai troppo impegnato con quel ragazzo.
Mi voltò di schiena ed io afferrai istintivamente le coperte.
Sentii Levi entrare dentro di me facendomi partire un corposo gemito.
Entrava ed usciva provocando rumori osceni che coprirono i diversi gemiti che susseguirono.
Delle lacrime mi rigarono il viso.
Non fu per il dolore provocato quando il corvino entró, ma per la paura concreta di perderlo.
Una paura che si fece presente e pressante in quei giorni e che mi tormentò dalla mattina alla sera.
Il corvino si fermó.
"Eren..."
Poggiai un braccio sugli occhi così da coprirli.
Il ragazzo uscí stendendosi affianco la mia figura accarezzandomi la guancia.
"Perchè piangi?"
Chiese con espressione dolce e preoccupata.
Mi girai dalla parte opposta.
Odiavo mostrarmi così debole ed instabile, in tutta risposta mi avvolse da dietro appoggiando il capo sulla mia spalla.
"Spostati..."
Tentai di dire scrollando le spalle.
Mi guardó stupito.
"E se non volessi?"
Oppose resistenza.
"Non voglio che tu mi veda così."
Ammisi con le lacrime che continuarono ad offuscarmi la vista.
"Ti ho visto in migliaia di modi, guardarti piangere sarebbe la cosa minore."
Arrossii ripensando all'indumento intimo alternativo.
Mi girai dalla sua parte nonostante avessi ancora lo sguardo puntato verso terra.
"Sei bello comunque, lacrime o senza."
Mi sussurrò.
Arrossii ancora di più sentendomi ridicolo.
"Ma se stamattina mi hai dato della cagna."
Lo dissi facendo uno sbuffo che fu un misto fra una risata ed un sospiro.
"La mia cagna."
Me lo riferì soddisfatto afferrandomi di nuovo per le natiche.
"Non mi piace essere chiamato così..."
Ammisi con un filo di voce.
"Facciamo così, domani sera ti cambierò il nome."
"Ma io parto domani."
"Appunto."
"Vuoi dire che resterò con il soprannome cagna per sempre?!"
"No, te lo cambierò domani sera perché sarai ancora con me."
Mi bació la fronte ed io mi sentii meglio, con lui mi sentivo al sicuro.
Pensai sul serio di poter rimanere lì.
Ci baciammo, un bacio così passionale da togliere il fiato.
Si appoggió alla mia spalla mentre iniziò a baciarmi il collo.
"Dormi."
Disse.
"Prima però, riporta le mani sul mio culo."
Lo dissi con il viso ricoperto da un velo di rosso.
Mi guardó con un sorrisetto confuso per poi esprimere il mio desiderio.
Ci addormentammo completamente avvinghiati, mi convinsi sempre di più sul fatto che Levi sarebbe riuscito a trovare una soluzione.
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