Capitolo 4.
Eren's pov.
Mancava solo una settimana alle selezioni e le mie prestazioni migliorarono notevolmente, o almeno così mi disse Armin, divenuto il mio allenatore personale improvvisato, nonché migliore amico.
"Devi solo mantenere la calma e ricordarti dei consigli che ti ho dato, mi raccomando Eren."
Disse guardandomi dritto negli occhi che sembravano sapermi leggere alla perfezione.
"Non preoccuparti, darò il massimo!"
Affermai sicuro.
Finite le lezioni mi diressi con gli altri in una sala ricreativa per parlare del più e del meno stando insieme e guardando un film.
La pellicola in questione era un classico dell'horror chiamato "Shining", il regista e l'autore promettevano molto bene prendendo i voti di tutti, ma solo inseguito ne avemmo la prova concreta.
Finito il film, un po' tutti impauriti tornammo in camera.
"Davvero un bel film, non è vero Jean?"
Iniziai stuzzicandolo.
"Stai zitto."
Rispose l'altro di rimando.
"D'accordo d'accordo, ammetto d'aver preso paura anche io"
Ammisi alzando le mani in segno di resa.
La nostra camera era ormai arredata con tutte le cose che più ci rispecchiavano, ognuno in quella camera ne aveva almeno una, era un mix di stili messi assieme che formarono una camera dallo stampo quasi vintage.
Ormai io Armin e Jean stringemmo un rapporto solido e duraturo che andava a consolidarsi mano a mano che il tempo trascorreva, anche se ovviamente qualche litigio scappava sempre.
"Ragazzi c'ho paura pure di andare al bagno ora"
Disse Jean ridendo in modo ironico.
Scoppiai a ridere.
"Oh tranquillo Jean, nessun Jack Torrance sbucherà da dietro la porta, saresti troppo esasperante pure per lui."
Dissi in modo ironico.
"Simpatico Eren"
Rispose scocciato alla provocazione storcendo il naso.
"Eren gli allenamenti come stanno andando?"
Domandò Armin cambiando discorso.
"Già, tra una settimana ci sono le selezioni... pronto?"
Mi chiese Connie.
"Certo, posso farcela."
Dissi in modo sicuro, quasi spavaldo.
"Dicono tutti così..."
Aggiunse il castano sarcastico.
"Jean! Eren, basta che tu ne sia convinto"
Lo rimproverò il biondo rivolgendosi poi a me.
"Lo so... l'unica mia preoccupazione è il capitano Heichou, tutti lo ritengono un Dio, uno tanto difficile da spodestare...-"
Non mi fecero finire.
"Ed è proprio così Eren, il capitano è davvero forte."
Disse sinceramente Reiner.
Abbassai lo sguardo preoccupato, ero nervoso, lo si poteva intuire benissimo dal mio modo di intrecciare le mani fra loro, mi tornò poi alla mente il discorso di Erwin Smith, che voleva dire?
I giorni passarono in fretta, ma non per me, a me parvero mesi, la mia preoccupazione era salita più di quanto immaginassi, ma ripromisi fin dall'inizio che sarei entrato ad ogni costo e di sicuro non mi sarei lasciato intimidire da un nanetto.
Ovviamente non informai nessuno del mio pensiero riguardo al Capitano, dato che chiunque mi avrebbe picchiato sentendomi.
Il fatidico giorno arrivò.
Finite le lezioni mi recai in palestra assistito da Armin e Mikasa, i miei manager, appena entrammo scorgemmo un assembramento di ragazzi, sia sulle tribune che in campo, un nodo alla gola mi colpí facendomi deglutire faticosamente.
"Allora ci vediamo dopo, in bocca al lupo Eren."
Mi augurò Armin con il suo solito fare dolce.
"Eren, passa queste selezioni."
Fu l'unica cosa che mi disse Mikasa, anche se furono parole sufficientemente incoraggianti da farmi almeno presentare in campo.
Vidi ragazzi su ragazzi andarsene con aria delusa, e più la fila diminuiva, più l'ansia si faceva sentire, dei brividi mi corsero lungo tutta la schiena quando sentii una caduta seguita dall'uscita immediata di un ragazzo intento a sorreggersi il braccio sbucciato.
Solo in quel momento capii quanto quegli esaltati prendessero sul serio il basket.
Arrivò il mio turno.
Vidi Reiner che mi lanciò un fugace occhiolino mettendosi poi in posizione e riacquistando tutta la professionalità.
Non mi scoraggiai, pensai a tutto quello che mi dissero i miei amici, il motivo per cui mi trovavo in quella scuola, a mia mamma arrabbiata.
Quest'ultima forse era una delle più pericolose, così mi feci coraggio, impugnai il pallone ed iniziai ad avanzare.
Proprio quando cominciai a correre sentii le grida da parte dei miei amici per incoraggiarmi.
Effettivamente segnai i primi due canestri quasi subito nonostante ciò non significasse non fosse faticoso, fortunatamente la tecnica fornitami da Armin riuscì ad avvantaggiarmi rispetto a molti ragazzi. Poi, proprio mentre mancava l'ultimo, ripresi il pallone, il timer segnava solo una trentina di secondi, -perché sì, le selezioni andavano a tempo- presi coraggio e mi buttai contro Reiner, con una mossa agile riuscii a superarlo e con un salto netto segnai.
I miei amici si alzarono in piedi esultando ancora più forte di come non facessero già.
Solo in quel momento mi resi conto che il peggio non era neanche iniziato.
Si presentò davanti a me un ragazzo basso, dal fisico palestrato e occhi così penetranti che un brivido mi trasalì lungo tutta la schiena, aveva una capigliatura militare, caschetto e rasati sulla nuca di color corvino con alcuni ciuffi che gli ricadevano sul viso in modo sconnesso.
Mi guardò soltanto, solo uno sguardo.
Trattenni a stento una risata, non pensavo fosse lui il temuto Heichou.
Il Dio del basket, il ragazzo più popolare della scuola, un nano.
Anche se ammisi fosse un gran figo.
"Allora, vuoi stare fermo lì per tutto il tempo moccioso?"
La sua voce profonda mi fece tornare alla realtà.
Presi il pallone lanciandomi verso il canestro, non mi accorsi nemmeno che a metà strada il pallone lo aveva già in mano lui.
Era dannatamente veloce, ma non mi arresi, ripresi un altro pallone, stavolta evitai di perderlo e seguii il consiglio di Armin.
Lanciai il pallone alto e vicino al canestro, per un attimo pensai di essere effettivamente entrato nella squadra quando intravidi il capitano saltare e con facilità parare il canestro.
Era praticamente impossibile parare quel tiro, ne restai estasiato.
Quella era la mia ultima chance, ripresi il pallone con lucidità e decisione, quasi con rabbia, mi fiondai contro Levi che per tutto il resto della selezione mantenne un'espressione impassibile e dannatamente uguale, indecifrabile, quasi d'impazienza.
Corsi, ma prima che me ne potessi rendere conto, il ragazzo era già posizionato davanti a me, mi guardò con sguardo intenso e solo allora notai un piccolo accenno di blu nei suoi occhi grigi e profondi. Tentai di evitarlo, ma con una mossa fulminea mi rubò il pallone dalle mani sentendo subito dopo il suono che determinava la fine del tempo a disposizione per la prova. Rimasi pietrificato cadendo a terra sulle ginocchia, un po' per lo sforzo, un po' per l'enorme delusione subita.
Levi era in piedi davanti a me.
"Io proprio non li sopporto i mocciosi presuntuosi come te."
Mi disse senza variare il suo tono di voce fermo e regolare, lasciò poi cadere la palla a terra che rimbalzò per qualche metro dietro di me.
Non aggiunse altro iniziando a camminare verso gli spogliatoi seguito dal suono stridente delle scarpe da ginnastica sul suolo liscio e lucente del campo.
Tutti i miei amici si fecero silenziosi e qualche espressione addolorata si dipinse sui loro volti.
Io rimasi invece seduto a terra ancora incredulo da quello che Heichou riuscì a parare, era il più forte giocatore che avessi mai incontrato o anche sentito parlare, avendolo potuto sperimentare anche sulla mia pelle.
Armin e Mikasa mi raggiunsero correndo, la palestra si stava svuotando.
"Eren! Non fartene una colpa, hai visto come ha giocato il capitano?"
La ragazza mi si accasciò vicino passandomi una mano lungo il braccio in modo rassicurante.
"Già, ci è andato giù pesante con te Eren, ma non sappiamo il perché."
Ammise il biondo.
"Non mi aspettavo fosse così bravo..."
Dissi con lo sguardo perso nel vuoto.
"Già... dai torniamo in camera"
Tentò di rassicurarmi Mikasa sollevandomi per un braccio.
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