Capitolo 12.

Levi's pov.

"No."

"Eddai Levi, ci va tutto l'istituto, ci devi essere per forza"
Hanji non fece altro che ripetermi quella frase fino alla nausea.

"Ti ho detto che non mi interessa."
Risposi vago e con aria stressata.

"Ma tutti si aspettano di vedere il capitano."
Ammise con aria supplichevole.

Non le risposi neanche, mi stava rompendo da troppo con quella faccenda per poter sprecarci ulteriore fiato.
Non mi era mai piaciuto andare in quei luoghi popolati da mocciosi tamarri che non facevano altro che improvvisarsi fatti ed ubriachi bevendo un drink.

"Potrai andare con Petra"
Mi accennò un occhiolino ammiccante.

"Ti ho detto che non ci andrò e a maggior ragione con Petra."
Dissi puntandole uno sguardo infastidito.

"Eddaii è una ragazza così carina"
Riprese sempre più disperata.

"Sì, ma non mi interessa."
Ammisi.

"Uff... i tuoi gusti sono difficili"
Assunse un broncio.

"I miei gusti non sono difficili, siete voi a non capirli."

Iniziò a ridere dandomi una pacca sulla spalla.

"Non mi toccare."
La ammonii poco dopo.

Scoppiò in una rumorosa risata.
"Levi sei davvero permaloso... e questo?"

Eccone un'altra.
Pensai.

"Odi farti toccare ma a quanto pare c'è qualcuno che può farlo eh?"
Mi guardò in modo malizioso riferendosi sempre allo stesso e ormai conosciuto succhiotto.
Dal giorno seguente avrei indossato solo maglie col collo alto, era deciso.

"Fatti i cazzi tuoi."
Mi buttai nel letto girandomi dalla parte del muro.

"EDDAI! Chi è?"
Chiese insistente.

"Pensi davvero che te lo dica?"
Domandai retoricamente.

"Tentare non costa nulla, no?"

"Potrebbe costarti eccome invece."

"E come?"
Assunse un'espressione confusa.
Mi girai dalla sua parte fissandola.
"Indovina."
Mi limitai a dire.

"Comunque non lo direi a nessuno..."
Continuò giocando con le mani.

Non le risposi e mi rigirai, alla fine, sconfitta uscì dalla stanza.

"Finalmente..."
Andai a controllare davanti allo specchio quanto fosse evidente il segno rosso sul collo ed in effetti lo era parecchio, sopratutto sulla mia pelle bianca candida.

Eren's pov.

"Armin, tu ci vai alla festa?"
Chiesi distraendolo dalla lezione.

"Non lo so..."
Lo guardai, aveva lo sguardo basso.

"Perché? Da quello che dicono è la festa più bella di tutto l'anno scolastico."
Mi sporsi sul suo banco.

"Sì ma... in questa festa solitamente si va in coppia."
Iniziò con un filo di voce.

"È una regola?"
Chiesi appoggiando la testa sulla mano.

"No ma...-"

"E allora vai, che t'importa? Aspetta... volevi invitare qualcuno?"
Lo guardai con aria maliziosa.

"Bhe ecco..."
Lo colsi nel momento esatto in cui si rigirò i pollici.

"Chi è?"
Chiesi con aria insistente.

"Annie..."
Ammise dopo qualche secondo di silenzio.

"Sei serio?!"
Sbottai.

"Shh... non urlare..."
Disse guardandosi in giro.

"Non pensavo ti piacesse"
Ripresi con un sopracciglio leggermente alzato in un'espressione maliziosa.

"Bhe... lei non mi ha mai calcolato troppo, quindi ho finito per nascondere ciò che provavo."

"È sbagliato."
Ammisi.

"Sì ma... la mia situazione è difficile."
Disse.

"Allora siamo in due"
Risi per sdrammatizzare il tutto.

"Allora, dopo glielo vai a chiedere, intesi?"
Aggiunsi.

"Ma io mi vergogno!"
Ammise con tono più alto.

"Andiamo Armin, puoi farcela"
Gli feci l'occhiolino.
Annuí timorosamente.
Finite le lezioni vidi il biondo allontanarsi con Annie. Sperai vivamente accettasse.

"Eren, oggi gli allenamenti sono prima. Vai a prendere la divisa e presentati subito in palestra"
Mi disse Reiner passandomi affianco.

"Oh... certo."
Risposi portando l'attenzione non più su Armin.

Arrivato in palestra intravidi anche un altro giocatore che la scorsa volta non vi prese parte, presentandosi a me in modo cordiale.
"Piacere sono Eld. Tu dovresti essere Eren giusto?"
Iniziò con fare cauto con il timore d'apparire inappropriato.

"Sì, piacere."
Risposi stringendogli la mano.
Aveva biondi capelli raccolti in un codino ordinato, la sua altezza fece completamente sfigurare la mia.

"Bene, iniziamo."
Il capitano diede il via per l'allenamento, continuai a tenere lo sguardo sul ragazzo conosciuto precedentemente, sembrava grande e con una barba accennata.
Una volta iniziata la partita simulata, notai come il capitano non vi prese parte facendomi storcere il naso in un gesto di dispiacere.

In campo i miei compagni erano perfettamente coordinati e impeccabili.
Cercai di esserlo anche io con modesti risultati.
Poi, nel bel mezzo della giocata, Levi fermò la partita prendendo in disparte Farlan, gli confidò delle cose per poi andarsene.

"Okay, il capitano deve sbrigare delle commissioni, dirigerò io l'allenamento."
Annunciò il ragazzo biondo facendo un battito di mani e riprendendo la partita.

Annuimmo, nonostante non ne rimasi del tutto indifferente, mi preoccupò la mossa di Levi di andarsene nel bel mezzo dell'allenamento.
Finita la partita, rimasi l'ultimo -come al solito-  a pulire il campo assieme a Farlan che quel giorno sostituì Levi.

"Farlan"
Richiamai la sua attenzione.

"Dimmi"
Il biondo mi puntò uno sguardo.

"Perché il capitano se ne è andato?"
Chiesi continuando a passare lo straccio.

"Non mi ha detto il perché, ma lo conosco fin troppo bene"
Mi rispose fermandosi ed appoggiando il panno sulle spalle.

"Che vuoi dire?"
Domandai incuriosito smettendo per un attimo di pulire.

"Ha sempre fatto così, quando deve sbrigare una cosa importante mi lascia il comando e io non gli faccio domande. Preferisce agire in questo modo e a me va bene. "
Rispose incrociando le braccia.

"Davvero non vuoi sapere le cose che fa?"
Chiesi in modo curioso quanto sfacciato.

"Bhe... vorrei saperle certo, ma Levi è un tipo riservato, odia ricevere troppi interrogatori."
Ammise.

"Vi conoscete da tanto?"
Domandai mentre ripresi a spolverare.

"Da tantissimo, ci siamo conosciuti che avevamo appena dodici anni. Entrambi orfani ci siamo arrangiati come potevamo, finendo pure a fare piccole infrazioni che con gli anni l'hanno portato in prigione."

"Davvero?"
Esclamai incredulo con occhi sgranati.

"Bhe... lui è finito dentro assumendosi anche le mie colpe..."
Lo vidi abbassare lo sguardo stringendo i denti, lo si notò dalla mandibola che si fece più evidente.

Mi sentii in colpa ad aver chiesto certe cose.
"Io... io non volev-"
Iniziai a dire

"Basta così Farlan."
Una voce ci interruppe.

"Levi..."
Disse il biondo con un filo di voce.

"Hai già detto fin troppo a questo moccioso."
Il ragazzo si stava avvicinando a noi.

"Scusa..."
Ammise.

"Lo sai che non devi scusarti con me."

"Certo."

"Puoi andare, finisco io qui."
Concluse sfilandogli il panno dalle spalle.

"Come vuoi."
Finì poi, stringendo le labbra ed uscendo dalla palestra.

"Allora Eren, te la finisci di chiedere del mio passato?"
Domandò quasi ironico.

"Tu... tu ti sei preso le colpe al posto di Farlan?"
Chiesi evitando la domanda precedente.

"Sono cose che non ti riguardano."
Disse riprendendo a spolverare.

"Allora sotto sotto hai un cuore"
Assunsi un'aria giocosa e maliziosa.

"Avere cuore non aiuta a stare dentro questo mondo ricordatelo."
Mi ammonì lui.

"Bhe... dipende"
Riflettei io.

Non mi rispose.

"Levi... quanti anni hai?"
Chiesi dopo un paio di minuti di silenzio.

"Me lo chiedi solo ora?"
Ammise inarcando un sopracciglio.

"In che senso?"
Domandai spaesato.

"Potevi farlo tempo fa, comunque non te lo dirò."
Aggiunse poi.

"Cosa?! Oh ma andiamo!"
Sbottai aprendo le braccia in un gesto d'esasperazione.

"Sono più grande."
Aggiunse solo.

"Bhe, fino a lì c'ero arrivato."
Dissi ironicamente accennando un sorriso.

"Non ti rivolgere così a me."
Riportò subito la sua autorità sulla mia

"Uff... ma io voglio sapere quanti anni hai."
Chiesi in un capriccio.

"Ti basta sapere che sono più grande."

"Mmh... d'accordo..."
Abbassai lo sguardo rassegnato mentre continuai a lucidare il pavimento.
Mi guardò sospirando, poi sfinito dalla mia insistenza e dal mio viso fattosi appositamente offeso, si lasciò comprare rispondendo.
"Ne ho ventidue."
Lo disse con un filo di voce.

Alzai immediatamente lo sguardo che nel frattempo si illuminò dalla felicità.
"Hai ventidue anni? Ahh sapevo prima o poi me lo avresti detto"
Lo guardai con aria maliziosa puntandogli addosso l'indice.
"Stai zitto e pulisci"

"Il capitano ha ventidue anni..."
Ripresi fra me e me.

"Perché sei così sorpreso?"
Chiese con aria quasi divertita.

"Perché non sei tanto più grande di me."
Riflettei.

"Sono più grande di te abbastanza perché tu mi porti rispetto."

"Certo... ma hai ventidue anni"
Ripetei sempre più felice.

"Perché sei così esaltato!?"
Chiese ad un certo punto alzando il tono di voce evidentemente scocciato.

"Perché non pensavo me lo avresti mai detto. Hai ventidue anni, HAI VENTIDUE ANN-"
Mi tappò la bocca con la mano in una mossa fulminea attaccandomi al muro.
"Ora però stai zitto."
Me lo pose come un consiglio, rimanendo piacevolmente sorpreso nell'osservarlo così da vicino, facendomi addolcire il viso istantaneamente.

"Cos'è quell'espressione da ebete?"
Chiese inarcando un sopracciglio.

"È che hai ventidue anni eppure sei così... come dire, così..."

"A parole tue Eren."
Disse ironico incitandomi a finire la frase.

"Sei così... così piccolo."
Feci un sorrisetto tentando di sbollire il corvino che nel frattempo assunse un'espressione talmente controllata ed inquietante che avrei giurato mi avrebbe assalito da un momento all'altro.

Ma io dico, tutto apposto? EREN ma che cazzo ti salta in mente ogni volta? Sei incredibilmente stupido ragazzo.

Mi sferrò un calcio dritto allo stomaco, non lo tirò con prepotenza come con Erwin, ma fu comunque un corposo calcio allo stomaco.
Mi piegai tenendomi salda la parte colpita e il corvino ne approfittò per afferrarmi dal colletto.

"Ti ho già detto una volta di non parlare a sproposito sulla mia altezza, se continui sarò costretto a picchiarti e non ti conviene."
Me lo sussurrò all'orecchio per poi lasciarmi subito dopo. Caddi a terra con entrambe le mani in grembo per il dolore persistente.

"Okay... okay ho esagerato lo ammetto"
Feci una debole risata alzando una mano in segno di resa.

Mi guardò intensamente non riuscendo a ricambiarlo, mai ero riuscito a sostenere un suo sguardo e quella non fu l'eccezione alla regola, difatti dopo poco lo puntai a terra.

Il corvino si piegò vicino a me.

"Guardami."
Non capii il perchè di quella frase non riuscendo a mia volta a controllare la mia temperatura corporea quando gli fui affianco.

Alzai lo sguardo un po' intimorito.

"I tuoi occhi, sono davvero belli."
Disse.
Quelli che seguirono furono secondi di silenzio e di sguardi reciproci, finchè non si alzò uscendo dalla palestra lasciandomi spiazzato all'interno, con il cuore che saltò qualche battito e le guance rosse fuoco.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top