Ti sento il cuore.

Lascio proseguire i giorni cercando di martorizzarmi il meno possibile, tutti a casa mia sembrano felici tranne me.

Siamo in università stamattina, "siamo" perché Tommaso è ritornato in città.

Camminiamo come sempre in gruppo, sembriamo un branco, una cosa odiosa da evitare. Io almeno visti da fuori ci eviterei.

Vedo con la coda dell'occhio Lauro, è seduto in disparte su di un muretto, legge le dispense e al nostro passaggio il suo sguardo si posa su di me.

"Che c'è, nemmeno lo saluti quando c'è Tommaso?" Agata mi punzecchia, vuole essere una battuta ma non si rende conto che è totalmente fuori luogo.

"Agata per piacere." Tommaso le urla contro. "Ma poi, io dovrei essere geloso di quello?" Ride velenosamente. "A Desirè stanno a cuore le cause pietose, unico motivo del perché ha preso le sue parti." Minimizza il tutto, fortuna che non può sentire quanto tutti i miei organi festeggiano quando lo vedono, di come divento irrimediabilmente una bambina che sente quel fantomatico svolazzare nello stomaco.

Calo il viso e non rispondo, mi sento uno schifo a non aver risposto, ma farlo avrebbe voluto dire iniziare un'altra guerra con mio padre e Tommaso.

Ma quella conversazione non mi lascia la testa tutto il giorno, la faccia di Lauro non me la lascia. Né seguo la lezione, né capisco i discorsi fatti nelle pause, sono totalmente in un altro mondo.

Getto velocemente un'occhiata una volta fuori, di Lauro nemmeno l'ombra. Decido di fingere un mal di testa e di salutare tutti, una volta lontana mi dirigo verso lo studio.

So di trovarlo lì perché la musica è il suo rifugio  perché mi ha confidato che quel posto è la sua casetta sull'albero.

Batto forte la mano sulla porta, fin quando non viene ad aprire. Resta impietrito nel vedermi, non emette un suono, così prendo io parola.

"Posso entrare?" Guardo all'interno e scruto la figura di una donna, così mi sento piccola e stupida, ho davvero pensato di potergli fare lo stesso effetto che lui fa a me?

"Oh scusa, non immaginavo..." Faccio un passo indietro e sto per andare, metto fine a questo monologo che sta andando in scena, perché intanto è rimasto zitto senza dire una parola.

Credo veramente di star provando per la prima volta cos'è la gelosia vera e quanto faccia male.

"Desi, aspetta, certo che puoi." Mi chiama e mi invita ad entrare. Non riesco ancora a rilassarmi, ma perché dovrei? In fondo io sto per sposarmi e lui non deve mezza spiegazione ad una con la quale si è appena scambiato un bacio.

Entro con il fiato sospeso, la donna è seduta su un pouf, entrando noto che sull'altro pouf c'è anche un uomo. Tiro un sospiro.

"Lui è Edoardo, in arte Boss Doms e lei è sua moglie Valentina." Me li presenta, così stringo le mani ad entrambi.

"Piacere, Desirè." Sorrido.

"Ragazzi, Desirè sarà nel video di "Maleducata"... vero?" Chiede alla fine a me, perché in effetti non abbiamo nemmeno più parlato del video dopo tutto quanto successo. Probabilmente non è una buona idea continuare ma è ciò che più sento al momento.

"Sì, vero." Annuisco sorridendo.

"Ah Laurè, te la sei scelta proprio bene la maleducata eh." Edoardo commenta beccandosi un ceffone dietro la testa dalla moglie. "Oh amo, io dicevo per lui." Si giustifica massaggiandosi il punto colpito, intanto io e Lauro abbozziamo delle risate.

Restiamo a parlare per tanto tempo, fin quando non dicono di dover andare via.

"Si è fatta 'na certa, vi lasciamo soli." Edoardo ci punzecchia con un accento romanaccio. Così ci salutiamo, ci vedremo in questi giorni così ci aiutano con le riprese.

"Come mai sei venuta qui?" Mi fa la domanda alla quale forse ha pensato per tutto questo tempo.

"Mi dispiace non averti difeso oggi." Comincio e prima ancora che io possa finire risponde.

"Tranquilla, devi fare la brava mogliettina." Mi pizzica una guancia scherzando.

"Senti, io sto cercando di esserti amica nonostante quelli che ho attorno, puoi fare meno lo stronzo?" Chiedo a denti stretti.

"E tu puoi capire che io non ci riesco ad esserti amico ?" Mi urla contro e stringe i denti più forte dei miei.

Resto a fissarlo un attimo, c'è la sua rabbia contro la mia, le sue parole che per l'ennesima volta mi hanno presa a schiaffi. I suoi occhi verdi che affondano nei miei, i suoi pensieri contro i miei pensieri, le nostre voglie che si toccano pur restando lontane.

Si avvicina al mio viso, ansima appena e mi abbraccia. Tra le tante cose che potrebbe fare in questo momento, mi abbraccia. Così forte che gli sento il cuore.

Restiamo in silenzio per un tempo indefinito, noi soli in questo posto che ci raccoglie. Ci fissiamo fino a quando le nostre labbra si trovano, ormai lui sembra cocaina ed io un tossico che non può farne a meno.

Così sento di nuovo quel sapore e quella sensazione di calore alla bocca dello stomaco.

Probabilmente sono uno sfizio, magari finisce tutto qui e resterà solo un bel ricordo e tanto vale correre il rischio.

Le sue mani fanno su e giù per la mia schiena, mi bacia il collo e dei brividi mi percorrono tutta la pelle.

Infilo le mie mani nei suoi capelli, mentre lui continua la sua corsa su tutto il mio corpo.

Si siede sul divano con me a cavalcioni, le sue labbra si incastrano di nuovo nelle mie freneticamente.

Sembra quasi impacciato, non te lo aspetteresti mai, ma quasi chiede il permesso per mettere le mani. Così mi guarda negli occhi mentre appena tira su la mia maglia, gli sorrido come fosse un lascia passare, ricambia il mio sorriso e me la sfila delicatamente.

Boccheggia appena e parte a baciarmi sul seno, butto indietro la testa mentre sento la sua voglia premere tra le mie gambe.

Facciamo così l'amore, su un divano stretto che ci ospita appena, nella nostra casetta sull'albero.

Mi sistema un braccio dietro alle spalle alla fine, mi cinge e il suo petto mi fa da cuscino.

Fissa il soffitto, probabilmente devo alzarmi ed andare, probabilmente sta cercando di farmi capire che siamo apposto così, ci siamo tolti questo sfizio.

Faccio per andare ma mi trattiene, mi stringe forte e sospira. Socchiude gli occhi e poggia il suo viso al mio.

"Dove scappi?"

"Abbiamo fatto una cazzata." Sbuffo e trattengo lacrime, in realtà questa cazzata mi è piaciuta da morire.

"Beh io la rifarei questa cazzata." Quasi mi urla contro.

"Io non posso se non voglio avere problemi." Mi rivesto.

Me lo lascio alle spalle ancora sul divano, chissà forse con quanti pensieri nella testa, gli stessi forse che accompagnano anche me.

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