Sì, sono una stupida coniglietta

"Sì, voglio una stupida sigaretta
Sì, sono una stupida coniglietta
Ho lasciato il cervello nella mia cameretta
Sì, sono cresciuto sì dentro una gabbietta"

Sento mentre percorro l'ingresso della facoltà, con i libri sotto braccio e il mio pancino sempre più evidente.
Riascolto più attentamente, conosco queste parole e questa melodia.
Tutti sono intenti a guardare sui telefoni, la stessa canzone risuona, minuto prima, minuto dopo confondendo le parole delle strofe.
È Lauro che canta, o meglio Achille, la canzone del video. Il video, lo avevo scordato, quello che abbiamo dovuto modificare perché lui mi voleva a tutti i costi ed io ho avuto paura di esserci.
Le mie riprese ci sono tutte, ballo, ma non vengo mai ripresa in viso.
"Hai capito il frocio." Carlo commenta. "Si struscia con questa ballerina ma manco ce l'avrà avuta la forza di farsela." Ride coinvolgendo gli altri, prestano nuovamente attenzione allo schermo.
"Però è bravo." Giulia commenta.
"Ma dai, cos'è 'sta roba?"
Continuano a commentare, intanto butto un'occhiata in giro e vedo Lauro seduto in disparte che aspira la sua sigaretta.
Cerco di avvicinarlo, quando vedo piombare Tommaso e Agata, lui visibilmente rosso in viso, lei con aria soddisfatta.
"Dove vai?" Tommaso chiede retorico, guarda poi verso Lauro, ha già capito.
Resto zitta, così mi strattona per un braccio e avvicina il suo viso al mio. "Ti ho chiesto dove stessi andando." Ripete sussurrando in tono minaccioso.
"Da nessuna parte." Mento e mi ritiro.
"Vieni con me." Ordina, mentre Agata continua a stargli dietro come un cagnolino fedele.
"Dove devo venire?" Chiedo mentre vengo trascinata.
Mi portano in un'aula vuota, chiudono la porta alle loro spalle.
"Forse io con te sono stato poco chiaro, forse ancora non hai capito che con me devi fare poco la stronza." Tommaso mi urla contro, intanto cerco Agata con lo sguardo, le vorrei dire di aiutarmi, di non reggere il gioco a Tommaso solo perché è il partito che lei sognava, che non è bello starci insieme e amare qualcun altro. Vorrei dirle aiutami, per questo figlio che porto in pancia ma non ho il tempo di nulla di tutto ciò, Agata è già pronta con il video sul cellulare, la canzone di Lauro.
Lo passa a Tommaso, che con una mano me lo avvicina al viso, l'altra compostamente nei pantaloni.
"Guarda." Mi ordina, io calo il viso così Tommaso urla ancora una volta. "Ti ho detto guarda." E mi colpisce in faccia con il cellulare.
Come ha fatto a capire che son io? Potrebbe essere il corpo di chiunque mi somigli, eppure è convinto di quel che dice come se ci fosse il mio nome e cognome scritto.
"Ti strusci con lui nel video come una volgare puttanella sotto gli occhi di tutti. Mi fai fare la figura dello scemo con tutti." Continua ad urlare e si massaggia la fronte. "Pensavi che non ti avrei riconosciuta? Vuoi fare la furba ma sei parecchio stupida, Desirè. Il tatuaggio." Mi indica.
L'unico tatuaggio che ho, l'unico sgarro che mi sia stato mai concesso in una vita retta e piatta. Una rosa piccola tatuata in un inguine, a 17 anni in un viaggio con le amiche.
Mi afferra il viso in una mano, me lo stringe forte, vorrebbe picchiarmi ma lo ferma il fatto che io sia incinta. Molla la presa e lancia un urlo nervoso. Si mette a camminare nevrotico, per poi lasciare l'aula.
"Dove va?" Chiedo con il terrore negli occhi.
"Desirè, quando la smetterai di fargli perdere la pazienza?" Agata sentenzia con la sua aria saccente.
"Ma tu perché non ti fai gli affari tuoi?" La spintono e provo ad uscire, si mette tra me e la porta.
"Sei una donna fortuna ma tanto stupida tu, Desirè." Marca il mio nome, si mette a braccia conserte.
"Tu non sai niente di me e della mia vita, fai il cagnolino di Tommaso sperando ti noti da sempre, ma cosa vuoi da me, eh?" Urlo e la spingo con forza, perde l'equilibrio così riesco ad aprire la porta e a correre fuori, si ricompone e mi corre dietro, cerca di afferrarmi ma sono più veloce. Corro in cortile e ciò che avevo paura stesse per succedere alla fine è quello che trovo fuori.
Tommaso è faccia a faccia con Lauro, lo spintona, gli va contro, ha tutta l'aria di uno che sta dichiarando il suo territorio.
"Allora, stronzo colorato, hai capito che ti ho detto?" Gli ripete spingendolo, Lauro respira affannato e non cede alla provocazione. "Desirè non la devi toccare, ci siamo capiti?" Lo spinge un'altra volta ancora, così Lauro gli scosta le mani dal corpo, cerca di andarsene e di non scendere al suo livello da giungla, ma Tommaso non è d'accordo, pur essendo nel suo completo più elegante non sa cosa siano le buone maniere, così lo afferra ancora una volta e gli assesta un pugno in pieno viso.
"Tommaso, noo." Urlo e corro ad afferrarlo da dietro.
Ho le mani che mi tremano, non so cosa fare in questo momento, vorrei evitare che l'ira di Tommaso si abbatta ancora una volta su Lauro, così tentenno.
Mi avvicino poco a lui che mi guarda sanguinante, allungo una mano che prontamente Tommaso mi fa ritirare.
"Non ti azzardare, o picchio anche te e me ne fotto che sei incinta, hai capito?" Mi dice a denti stretti e mi trascina via.
Così mi volto a guardare appena Lauro che si tampona il naso sanguinante, con uno sguardo cerco di dirgli che mi dispiace, che non è così che volevo andasse, che mi odio per essermi avvicinata a lui e averlo trascinato in questo mondo di odio di cui faccio parte.

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