Lontani si muore.
Nei giorni seguenti lo rivedo per il video, cerco quanto più possibile di avere un atteggiamento professionale, la presenza di Edoardo e Valentina stempera un po' la situazione. Sono due persone d'oro e stare in loro compagnia mi fa dimenticare qualsiasi problema.
Ormai ho due vite, quella che vivo per gli altri e quella che mi piace vivere.
Ci siamo divertiti parecchio oggi con le prove dei costumi per il video, anche se lo sguardo di Lauro è stato quasi sempre malinconico, Edoardo glielo fa notare non appena siamo fermi a mangiare una pizza.
"Laurè che c'hai?" Chiede e addenta una fetta.
"Nulla." Scuote la testa e gioca con un pezzo di pizza che ha davanti.
"Beh le cose sembra che stiano andando piuttosto bene, no? E daje, guarda che stiamo creando, che aria positiva, faremo grandi cose." Alza la bottiglia di birra e al suo gesto segue quello di Valentina. La mia attenzione viene catturata dal cellulare che mi squilla all'impazzata, do una veloce occhiata, sono messaggi a raffica di Tommaso.
È a casa mia, vuole sapere dove sono, aggiunge qualche insulto e qualche minaccia.
Probabilmente devo aver cambiato colore in viso, se ne accorgono tutti.
"Qualcosa non va?" Mi chiede Valentina premurosa.
"Tutto apposto, ma devo andare, scusate." Mi alzo frettolosa e lo stesso fa Lauro.
Mi raggiunge alla porta, sembra preoccupato.
"Desirè, che succede?"
"Nulla, devo solo andare."
"Ti accompagno." Sentenzia deciso.
"No, vado sola, ti ringrazio." Gli dico con gli occhi lucidi.
"Desi, perché non lo lasci?" Mi accarezza una guancia.
"Per fare che cosa, Lauro? Far passare lo sfizio a te ogni volta che vuoi?" Sorrido sarcastica, sposare Tommaso vuol dire sistemarmi per tutta la vita.
"Ma quale sfizio? Ma di che cazzo parli? Tu non hai capito niente, come il resto vedi il mio personaggio." Prende le distanze da me, forse davvero anche io non riesco a vedere più lontano del mio naso.
"Abbiamo fatto una cazzata, io ho fatto una cazzata, enorme quanto una casa."
Gli volto le spalle e ormai farlo è un po come voltare le spalle alla vita. La mia, quella che ho sempre sognato ma che non ho mai avuto il coraggio di prendermi.
Ma vado, con un peso tale sul cuore.
Forse nemmeno mi preoccupo più di tanto di cosa potrebbe accadere una volta entrata in casa.
Ad accogliermi in giardino c'è Linda, si contorce le mani, mi accoglie preoccupata come dovrebbe fare una mamma. Ma la mia non è lì fuori, sarà seduta conpostamente con lo sguardo perso nel vuoto.
"Desirè, c'è Tommaso dentro ed è furioso, per favore non lo stuzzicare." Quasi mi supplica conoscendo il mio carattere.
Continuo a camminare nevrotica, sono pronta ad ascoltare le solite offese e metter fine a questa serata.
"Desirè mi stai ascoltando?" Linda piagnucola.
"Linda." Urlo fermandomi, si spaventa così le accarezzo una guancia. "Devi stare tranquilla."
"Non posso Desirè, ho paura che ti stai cacciando in un mare di guai." Tira su con il naso.
"Bei guai." Farfuglio appena, ma non le lascio il tempo di chiedermi cosa abbia detto che mi fiondo in casa.
"Dove cazzo ti eri cacciata?" Tommaso urla vedendomi e mi molla uno schiaffo, è all'altezza del naso così mi comincia a sanguinare.
"Come ti permetti?" Urlo tenendomi la faccia. "Papà, tu non dici niente?"
Mio padre mi fissa e fa spallucce, non ci credo che sia arrivato a tanto, non ci credo che lo abbia permesso.
"Io non sono una tua proprietà, lo capisci?" Urlo e Tommaso fa per tirarmi un altro schiaffo, a fermargli la mano c'è Linda, che timorosa gliela tiene.
"Per favore, la lasci stare." Lo implora.
"Come si permette la cameriera di rispondere in mezzo?" Tommaso si agita nuovamente così mio padre manda via in malo modo Linda che nasconde delle lacrime in un fazzoletto.
"Allora, possiamo sapere dove tu fossi?" Si schiarisce la voce e comincia a gironzolarmi attorno, sembra in un'aula di tribunale pronto a difendere un cliente.
"Ero con Agata..." Cerco di raccontare, ma la sua ira si scaraventa nuovamente su di me.
"Non mi dire cazzate, non lo tollero." Urla. "Agata l'ho chiamata e non era con te." Si mette a sedere e si massaggia le tempie.
"Mi viene in mente un'unica cosa Desirè, quel mostro tatuato, quel fenomeno da baraccone." Mi bisbiglia in faccia. "Devo preoccuparmi di quel buffone? Vedi, io non voglio pensare che tu sia così ammattita da prestare attenzione a quell' essere, ma se ti vedo di nuovo rivolgergli la parola vi spacco la faccia ad entrambi, sono stato chiaro?" Mi strattona, nel frattempo il sangue continua a colare e nel frattempo i miei genitori continuano a fare da sfondo a questa terribile scena.
Tommaso va via di lì a poco, ancora sanguinante e con livido in viso li fisso in malo modo.
"Gli avete permesso di mettermi le mani addosso." Delle lacrime mi rigano il volto.
"Desirè." Mio padre pronuncia il mio nome e lo soffoca aspirando del fumo. "Tu devi essere educata, forse noi non te ne abbiamo dati abbastanza. Se non capisci con le buone..." Mi volta le spalle e va via, mia madre fa per seguirlo ma la trattengo per un braccio.
"Ma tu sei viva? Conti qualcosa?" Le chiedo con disprezzo.
"Se vuoi fare un certo tipo di vita devi scendere a compromessi, tu non vuoi capire." Sospira.
La fisso, il suo fisico svuotato, i suoi capelli in dei boccoli rossi, i suoi vestiti dritti e affiorati. Sempre composta, sempre in tiro, mai che l'abbia vista fuori posto, fuori di sé.
"Io non voglio compromessi, voglio essere felice."
"La felicità, ancora con questa chimera..." Va a prendersi un bicchiere di liquore che butta giù con un'espressione corrucciata, l'unica volta che la vedi cambiare espressione, e si trascina via.
Salgo in camera, Linda mi segue con tutto l'occorrente per pulirmi.
"Vieni qui, fammi vedere." Comincia a tamponare, emetto qualche verso di dolore.
Mentre mi pulisce getto una veloce occhiata al telefono, Lauro mi ha riempita di messaggi, probabilmente deve essere preoccupato per come me ne sono andata.
"Ne vuoi parlare?" Linda chiede.
"Di cosa?"
"Di quello che stai combinando." Fa un gesto con il capo verso il telefono.
"Non sto combinando niente." Tento invano di nascondere l'imbarazzo calando il viso.
"Questo niente ha un nome e dei tatuaggi?" Mi alza il viso con la mano, mentre continua a tamponare la ferita.
"Ahi." Sobbalzo e mi sposto.
"Ecco che fai come da bambina, quando volevi sfuggire ad un discorso facevi i capricci." Mi sgrida.
"Ma da quant è che mi conosci tu? Una vita." La abbraccio, Linda mi fa sentire quel calore di mamma.
"Ti cambiavo i pannolini e ora non vedo l'ora di vederti donna e presto mamma." Mi punzecchia.
"Perché, non ti piacerebbe vedermi solo felice? La felicità non te la da sposare un uomo facoltoso." Mi incupisco.
"Allora, mi dici cosa combini?"
"Combino che penso di essermi innamorata."
"Innamorata?" Porta le mani alla faccia, ha già capito che non è di Tommaso che parlo.
Mi alzo dal letto frettolosa. "Lo so, ma non è colpa mia, non è colpa mia se per questi l'amore è un interesse. Io mi sono innamorata sul serio, di quell' amore che ti prende la pancia, che ti fa sentire come se camminassi sospesa a tre metri dalla terra. Perché non dovrei provare tutto ciò? Perché dovrei sposare un buon partito. E se il partito finisce? L'amore salva i rapporti anche quando c'è la fame, e se arriva la fame laddove non c'è l'amore?"
"Desi, tesoro, stai straparlando. Conosci questo ragazzo da pochissimo, hai quasi 30 anni e devi cominciare a pensare ad una stabilità. E poi, detto tra noi, a me non sembrava tanto apposto quello lì."
"Perché? Perché si tatua o colora i capelli? Questo definisce un tipo apposto? Beh Tommaso in giacca e cravatta mi ha tirato uno schiaffo." Le faccio notare.
Abbassa lo sguardo, a suo modo so che mi sta dando ragione.
"Si è fatto tardi, sarà meglio che riposi." Mette apposto l'occorrente e fa per andare.
"Che c'è? Fai come tutti gli altri? Fai finta di non vedere?" Le chiedo inquisitoria.
"Io vedo appena ciò che posso vedere, piccola Desi, ti vedo ferita da quello che sarà tuo marito con dei genitori che pensano solo a riempirsi le tasche anche a discapito della loro unica figlia. Fossi stata figlia mia, Tommaso stasera tornava a casa in carrozzella, ma non sei figlia mia, non posso fare altro che cercare di farti ragionare come loro per proteggerti."
Sospiro, probabilmente sono stata più dura di quanto dovrei con lei.
"Linda." La trattengo per un braccio. "Grazie." Farfuglio appena.
Lascia la mia stanza, così mi raccolgo sul letto, con il cellulare che continua ad illuminarsi, la faccia con dei lividi e tanti pensieri nella testa.
Vorrei essere un burattino e stare a quanto mi dicono, prendere ordini ed eseguirli. Dall altro lato vorrei scappare lontano, dove nessuno mi conosce, ricominciare una vita daccapo.
Il tempo passa e il sonno non arriva, i miei pensieri fanno da sfondo ad una notte che non si decide a passare.
Faccio così ciò che mi viene meglio, disobbedire e cacciarmi nei guai, almeno di notte mi viene meglio.
Mi calo come sempre dalla finestra, corro allo studio, devo farla finita se non altro per proteggere Lauro da quella che è la mia schifosa vita.
Ad aprire la porta è Valentina, la sua attenzione viene subito catturata dal livido sulla mia faccia.
"Cosa è successo?" Chiede, nel frattempo Lauro mi ha già raggiunta, mi controlla la faccia con fare da crocerossina.
"Chi cazzo è stato?" Urla.
"Lauro, ascoltami." Gli sposto le mani dalla mia faccia, Valentina ed Edoardo sono confusi. "Devi essere Lauro per me, quello che sei per tutti. Non ti posso assecondare, non posso assecondare Achille, la sua musica, le sue idee. Altrimenti succede questo e molto altro." Lascio cadere della lacrime.
"Ti arrendi così?" Fa spallucce deluso.
"Sì." Le lacrime continuano a rigarmi il viso. Fisso poi Valentina ed Edoardo, hanno bisogno di capire, così parto a spiegare.
"Sto per sposare uno alla quale non va molto giù quello che vorrei essere, in realtà a nessuno va giù, nemmeno ai miei genitori. Devo mollare o qualcuno si farà male, e fin quando quel qualcuno sono io va ancora bene..." Mi fermo, non voglio buttare benzina sul fuoco.
"Desirè non siamo più nel Medioevo, accetti passivamente tutto ciò?" Edoardo mi chiede inquisitorio.
"Dimmi che lo ami e ti lascio stare." Lauro si intromette, ha delle lacrime che gli riempiono gli occhi ma che tenta di nascondere. Mi si piazza davanti. "Se mi dici che lo ami ti dimentico, dimentico che sei stata l'unica a voler entrare nel mio mondo, dimentico che sei andata oltre la mia fottuta apparenza, l'aver fatto l'amore, dimentico tutto. Ma mi devi dire che sei innamorata di lui, perché è l'unico motivo valido per il quale non faccio di tutto per tirarti fuori da questa merda."
Lo fisso, vorrei solo intrufolarmi tra le sue braccia, mettermi a riposo sul suo petto come una bambina indifesa. Vorrei dirgli che no, non amo Tommaso, che voglio essere tirata fuori da questa merda ma vorrebbe dire condannarlo a sguazzarci dentro con me.
Vedi Lauro, mi sono resa conto che è vero cio che si dice, quando ami metti l'altra persona al primo posto, ed io voglio salvarti da tutto questo schifo, perché vedi, mi sono accorta che la tua felicità sta ancora prima della mia.
"Sì, lo amo. Voglio sposarlo e fare la vita agiata che ho sempre sognato."
"Sei seria?" Chiede ancora incredulo.
"Sono abituata a Chanel di 1800€, puoi darmi questa vita tu?" Sorrido sarcastica. "No, Laurè, non puoi. Lascia perdere, siamo due mondi opposti io e te. Tu sei lo spritz con patatine ed io ostriche e champagne."
Vado via sbattendo la porta dietro le mie spalle, ce l'ho messa tutta purché mi odiasse, ho fatto di tutto per convincerlo che non deve immischiarsi più. So essere convincente, la stronza come tutti quelli lì ho imparato sulla mia pelle come si fa.
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