Arriverà l'amore in un secondo

Passano i giorni ed io e il mio bambino stiamo bene, ma sto fremendo per tornare al mio posto accanto a Lauro. Anche se le infermiere mi hanno più volte raccomandato di pensare al bambino, di non stressarmi troppo e non portarlo in altri reparti dell'ospedale.
Mi arrivano fiori a rotazione: una volta i genitori di Lauro, un'altra volta Valentina ed Edoardo. Stanno facendo di tutto per tenermi alto il morale.
La madre di Lauro non mi ha lasciata un attimo da sola in questi giorni, un po' come se fosse la mia.
"Desirè, hanno portato questi." Fa spallucce, ha un mazzo di rose nere tra le mani, siamo entrambe sorprese dalla scelta del colore per una nascita. Mi appresto a prendere il biglietto: "speravo ti morisse in pancia questo bastardo, sappi che per noi non sei più nessuno. Quella che era tua mamma."
Leggo ad alta voce, getto poi inorridita il biglietto, anche mia suocera sgrana gli occhi e prende subito fiori e biglietto e li getta nel cestino.
"Non ci pensare tesoro." Corre ad abbracciarmi. "Tuo padre è stato arrestato, non volevamo dirtelo in questo momento, sarà la collera che parlerà per lei." Cerca di giustificare questo gesto.
"Non mi importa, se questo è il prezzo da pagare per stare con la persona che amo lo pago." Annuisco con un velo di malinconia, perché tutto sarebbe più semplice se ora vedessi gli occhi aperti di Lauro.
Entrano mio suocero, Valentina ed Edoardo, così cambio subito espressione, non voglio intristire tutti.
"Hey." Dico sorridente nel vederli, hanno dei cartocci tra le mani. "Che avete lì?" Sorrido, in questi giorni hanno cercato di sfamarmi in ogni modo possibile e immaginabile.
"Pizzette." Edoardo batte le mani.
Un piantino ci distrae, il mio bambino si è appena svegliato.
"Oh eccolo." Lo prendo tra le braccia. "Vieni, amore di mamma." Gli sussurro baciandogli una manina.
"Hai gli occhi più aperti stamattina, fammi vedere se sono come quelli del tuo papà." Continuo a parlottare con il mio piccolo, come se esistessimo solo io e lui in questo momento.
"Secondo me somiglia a te." Valentina dice guardandolo.
"È sputato er padre." Edoardo rettifica.
"Io sinceramente non ho mai saputo vedere le somiglianze." Il papà di Lauro alza le mani.
Continuiamo a fissarlo e parlare, giochiamo con lui, c'è armonia e solarità in questa stanza, la riempiono di vita ogni volta che vengono. Anche se dall'altra parte c'è chi sta lottando con la morte. Io sto cercando di essere forte per il mio bambino, ma solo Dio sa quanto in questo momento non riesca ad essere felice veramente.
"Ma solo io ancora devo vederlo?" Una voce fin troppo familiare cattura la nostra attenzione, ci voltiamo di scatto e Lauro ci sta di fronte, ha ancora una flebo, il camice dell'ospedale e la medicazione. Due infermiere lo accompagnano e lo aiutano a camminare.
Sembriamo tutti colpiti da un fulmine, nessuno si muove.
"Oh, avete visto un fantasma?" Ride sciogliendo la tensione.
"Amore mio." Lascio il piccolo a Valentina e corro ad abbracciare Lauro, piango tutte le lacrime accumulate in questi giorni, un pianto liberatorio.
Mi bacia le labbra più volte. "Finalmente te lo sento dire." Dice facendomi ridere.
"Ho avuto paura di non potertelo mai più dire." Continuo a piangere.
Mi stringe il viso in una mano e continua a stamparmi baci nei quali soffoca parole.
"Da oggi in poi pretendo di sentirtelo dire sempre, ne ho bisogno più che mai, non mi sembra vero che sei finalmente mia." Confida e ci leghiamo in un abbraccio che il piccolo Achille scioglie con un pianto.
"Oh, si sente escluso." Rido e Valentina me lo porge, mi avvicino poi a Lauro che lo fissa sognante.
"Papà, ti presento Achille." Sorrido e li guardo innamorata.
"Achille? Lo hai chiamato Achille?" Chiede entusiasta, ha gli occhi che gli brillano.
Annuisco e lo vedo fiondarsi sulle mie labbra, a vedere come mi bacia devo essergli mancata un bel po'.
"È bello come te." Mi sussurra tra un bacio e l'altro e continuiamo come se ci fossimo solo noi in questa stanza.
È così che mi sento ogni volta che poggia le sue labbra alle mie, come se non esistesse null'altro al mondo.
"Ao." Edoardo richiama la nostra attenzione. "E co volete fa qua er secondo?" Scherza e fa ridere tutti.
"C'è una cosa che devi sape, fratè." Edoardo gli dice, così Lauro sgrana gli occhi. "E nun fa 'sta faccia, Maleducata sta scalando tutte le classifiche." Urla entusiasta e quasi gli salta addosso.
"Edo, pianoooo." Gli urla Valentina, facendogli notare che Lauro è ancora medicato e debole.
"Non mi sembra vero, questo è un sogno." Lauro confessa quasi commosso. "Ho tutto quello che volevo in questo momento e mi sento così felice." Prosegue poi si rivolge a me. "Tu mi resterai accanto, vero?"
"In ogni passo che farai, ormai siamo una sola cosa tutti e tre." Mi accoccolo a lui.
"Proprio come volevo, dal primo momento che la mia anima ha incontrato la tua." Dice baciandomi la fronte. "Del resto, la mia maleducata sei tu." Sorride facendo sorridere anche me.
Così siamo in una stanza d'ospedale che si è appena colorata di mille colori, entrambi con dei camici addosso eppure così felici. Il nostro bambino e tutti quelli che ci hanno fatto famiglia.
Ora so che voglio vivere questo, che sia con ostriche e champagne o spritz e patatine. Perché l'amore che provo in questo momento grazie a tutto questo non si potrà mai comprare con nessuna cifra.

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