Capitolo 16. Buon compleanno.

Erano passati due mesi da quella giornata e in due mesi cominciai anche a lavorare. Vorrei poter dire che andasse tutto bene, che ero felice di quel lavoro e che venivo trattata come meritavo,ma non era così.

Appena cominciai a lavorare le cose presero il loro corso in modo pacifico. Andavo in ufficio analizzavo i documenti per poter trattare meglio e poi incontravo i rappresentanti delle aziende estere. Ma in seguito cominciarono a chiedermi più del dovuto, mi trattavano come una serva spedendomi di qua e di là per svolgere servizi che io non avevo accettato di fare. Le prime volte credevo fossero richieste di cortesia per la mancanza di tempo, ma il direttore cominciò a sfruttare la mia gentilezza e io, da testa dura quale sono, non accettai di farmi mettere i piedi in testa. Ogni giorno una litigata con il capo, nessuno si azzardava a prendere le mie difese, nessuno si ribellava o faceva qualcosa quando subivano il mio stesso trattamento. Dovetti sbrigarmi tutto da sola e farmi rispettare senza l'aiuto di nessuno.

Quel giorno ero con il mio capo e lo staff discutendo del prossimo incontro con un'azienda spagnola, quando il mio capo si rivolse a me.

"Sara puoi andare a prenderci il pranzo qui vicino? Sentiamo una certa fame." Disse senza nemmeno guardarmi.

Alzai lo sguardo dai documenti davanti a me e risi.
"Mi dispiace ma temo di non poterlo fare."

"E perché mai?" Disse sfogliando una cartella.

"Perché non sono la sua serva e lei come tutti gli altri uomini in questa stanza siete perfettamente capaci di interrompere questo dibattito e fare una pausa pranzo. Con le proprie gambe." Poggiai le braccia sul tavolo e incrociai le mani sfoggiando un finto sorriso.

"Su non fare la difficile e va." Finalmente mi degnò di uno sguardo.

"No."

Lo vidi infuriarsi, non era noto per la sua pazienza e nel per la sua comprensione. Si alzò e si posizionò di fronte a me.

"Oh vedo che le sue gambe funzionano benissimo." Mi alzai.

"Ringrazia il cielo se non ti ho ancora licenziata perché mi servi, altrimenti saresti già sparita dalla mia vista ragazzina." Disse  puntando il dito verso di me, una vena pulsante spuntava sul suo collo rosso dalla rabbia.

Se avevo mantenuto la calma fino a quel momento, non ce la feci più.
"Sa una cosa, mi sono resa conto di non aver bisogno di questo lavoro o di lei per guadagnarmi da vivere. Mi licenzio." Sbottai per poi voltarmi, ma lui afferrò il mio polso.

"Non puoi andare via così ragazzina, dobbiamo trattare tra un paio di giorni." Strinse la presa.

Lo guardai disgustata e mi liberai dalle sue grinfie.
"Non si azzardi a toccarmi o a chiamarmi ragazzina mai più. Impari a rispettare quelli che la rispettano, nessuno lo dice ma la pensano tutti come me in questo posto. Ora se vuole scusarmi dovrei uscire da questo inutile ufficio. A mai più."
Non gli diedi neanche il tempo di rispondere e mi ritrovai fuori dalla stanza stranamente sollevata ma comunque arrabbiata per i suoi atteggiamenti.

Appena uscita di lì fui accolta dallo sguardo sconvolto della manager  dell'agenzia di quel verme.
L'avevo conosciuta il primo giorno di lavoro e da quel momento eravamo diventate buone amiche,anche lei come me era trattata scorrettamente se non peggio.

"Immagino tu te ne vada." Abbassò gli occhi con sguardo affranto.

"Si e dovresti farlo anche tu Minso." La guardai severa.

"Ma io non posso, ho bisogno di questo lavoro." Sbuffò.

"Oh ma per piacere, ci sono migliaia di agenzie qui che morirebbero per avere una persona preparata come te. Ora se vuoi seguirmi bene altrimenti resta qui a non darti il valore che meriti."

Ci pensò due secondi poi rispose.
"E va bene, ma devo scrivere una lettera di licenziamento."

"Lo farai una volta tornata a casa, ora usciamo di qui." La tirai per un braccio e la trascinai con me.

Arrivammo al parcheggio e ci abbracciammo prima di salutarci.

"Grazie per avermi  tirata fuori di lì." Mi sorrise.

"Di nulla. Ci vediamo allora." La salutai e mi incamminai.

"Oh e Sara."
Mi voltai.
"Buon compleanno."

Sorrisi. Avevo completamente dimenticato del mio stesso compleanno e nessuno dei ragazzi né tantomeno Namjoon mi avevam scritto o chiamato, ma erano molto impegnati quindi capii. Solo mi aspettavo un messaggio almeno dalle mie migliori amiche... Il lavoro aveva dovuto tenere impegnate anche loro.

Presi il telefono, c'era un messaggio vocale da mia madre e dalla mia famiglia in cui mi facevano gli auguri. Appena finito di ascoltare mi arrivò una chiamata da Jin.

"Pronto?"

"Ehi Sara dove sei?"

"Sono appena uscita da lavoro, perché?"

"Okay non muoverti ti raggiungo." Sentii la portiera di una macchina chiudersi.

"E Namjoon?"

"Mi ha chiesto lui di venirti a prendere, sono anche di fretta quindi mi accompagnerai a fare una commissione."

"Okay. Allora a dopo." Staccai.

Dopo qualche minuto arrivò e salii in macchina.

"Ciao, come è andata a lavoro?" Mi chiese jin sorridendo, poi mise in moto la macchina e partimmo.

"Mi sono licenziata." Guardai fuori dal finestrino, ero leggermente arrabbiata, nessuno si era ricordato del mio giorno.

"Mi dispiace." Disse tenendo gli occhi sulla strada. Svoltò per prendere la strada di montagna.

"Fa nulla è stata una mia decisione. Comunque dove andiamo?" Mi voltai verso di lui.

"Non è importante." Rispose secco.

"Ma voglio saperlo." Sbuffai.

"Sara sono di fretta e non ho voglia di spiegare, puoi stare in silenzio per una volta e tenermi solo compagnia?" Mi sgridò.

Lo guardai arrabbiarsi poi incrociai le braccia e mi sistemai sul sedile.

Dopo circa mezz'ora passata a infastidirlo perché non voleva dirmi dove stessimo andando arrivammo davanti un cancello e lì e Jin mi passò una benda.

"Metti questa."

"No."

"Mettila, è una cosa personale e non posso farti vedere dove stiamo andando."

"Uffa e va bene ma ti avverto Kim Seokjin, se mi stai tirando in mezzo a qualche affare losco ti uccido prima che possa farlo qualcuno di quelli con cui  ti sei messo nei guai."
Indossai la benda e lui guidò i miei passi poi si fermò.

"Siamo arrivati, puoi toglierla ora."

Sbuffai e tolsi la benda. Una volta tolta rimasi senza fiato.
Eravamo all'esterno di una baita immersa nel bosco, sul portico della baita c'era uno striscione colorato con su scritto "BUON COMPLEANNO"
Abbassai lo sguardo e sentii urlare da tutti "SORPRESA".

"Allora non avevate dimenticato del mio compleanno." Urlai saltellando felice.

"No stupidina,come potremmo mai farlo." Disse Chiara.

Li guardai uno ad uno, c'erano tutti. Tutte le persone che amavo erano lì, vennero ad abbracciarmi. Arrivai all'ultimo di tutti. Namjoon.
Non aveva detto una parola dopo era rimasto a guardarmi sorridendo con la fossetta sulla guancia che amavo tanto.

"Sei stato tu?" Dissi avvicinandomi.

"Si è stata una mia idea ma mi hanno aiutato loro."

"Non è vero ha organizzato tutto il weekend a sorpresa da solo." Urlò Hobi da lontano facendo arrossire Namjoon che si grattò la nuca imbarazzato.

"Grazie ti amo." Sussurrai avvicinandomi di più al suo volto.

"Ti amo anche io, buon compleanno." Prese il mio volto fra le mani e mi baciò, era un bacio caldo e delicato, eravamo stati così impegnati ultimamente che non c'era stato neanche il tempo di stare così da soli per più di venti minuti.

Rimanemmo così per un po' fin quando Jin non decise di urlare.
"Oh abbiamo capito che vi amate, ma qui abbiamo fame e il cibo che abbiamo cucinato diventa freddo quindi galoppate verso la sala da pranzo su." Disse spingendoci.

"Okay non c'è bisogno di tutta questa violenza." Dissi io aggiustandomi la giacca.

"Violente sono le parole che hai usato in macchina con me signorina." Rispose lui.

Namjoon mi guardò incuriosito e io feci spallucce.

"Già scusa per quello." Feci gli occhi dolci.

"Fa nulla, Yoongi quando si arrabbia è peggio di così." Indicò il ragazzo corvino che stava apparecchiando la tavola.

"E io cosa c'entro ora scusami?"

"Nulla continua a fare il tuo lavoro."

Diedi uno sguardo alla tavola e c'erano tutti i miei piatti preferiti sia italiani che Coreani.

"Ragazzi li avete cucinati tutti voi?" Chiesi lanciandomi di fianco alla tavola.

"Beh io quelli coreani e Alessia quelli italiani, è stato divertente e Namjoon ci ha dato istruzioni precise su tutto." Rispose il più grande.

"Ehi Sara perché non vai a cambiarti ho portato la valigia in camera tua." Mi informo Jungkook mentre tentava di afferrare del cibo, ma venne fermato da Chiara che gli diede uno schiaffo sulla mano.

"Va bene vado a cambiarmi grazie kook." Mi allontanai ridendo.

"Ti faccio vedere la nostra stanza?" Sussurrò Namjoon nel mio orecchio mettendomi le mani sui fianchi.
Rabbrividì al tocco e mi limitai ad annuire.

Arrivammo in camera. Aprii la valigia accanto al letto e presi dei vestiti comodi e caldi; stavo per spogliarmi quando vidi Namjoon ancora sull'uscio della porta aperta.

"Allora che fai rimani per lo show oppure esci?" Lo guardai con aria di sfida.

Si morse una guancia tentando di trattenere un sorrisetto.
"Beh niente che non abbia già visto...molte volte." Disse chiudendo la porta dietro di sé, poi si accomodò sul letto di fronte a me.

Cominciai a togliere tutto, con estrema lentezza senza staccare un secondo i miei occhi dai suoi. Non ero mai stata una persona orgogliosa del proprio corpo, né sicura di me, ma davanti a lui sembrava tutto così naturale e giusto da non farmi passare per un secondo per la testa il pensiero di essere in imbarazzo.

Rimasi in intimo e lui mi guardò dalla testa ai piedi, ma non fece nulla. Così decisi di prendere i vestiti, prima di poter mettere qualcosa addosso sentii il suo respiro caldo sul mio collo e le sue mani vagare sul mio ventre. Mi voltai e senza pensarci due volte lo baciai, era un bacio voglioso e pieno di passione. Mi prese in braccio, attorcigliai le gambe attorno alla sua vita e lui cominciò ad indietreggiare fino a sedersi sul letto, senza mai interrompere il bacio.
Continuammo così per un po', potevo sentire la voglia di lui crescere dentro di me. Salii con le dita tra i suoi capelli, poi li strinsi quando morse il mio labbro inferiore facendomi gemere. Stavamo per andare oltre, quando fummo interrotti da Tae.

"RAGAZZI A TAVOLA." urlò dall'altra stanza.

In quel momento ci staccammo e riprendemmo fiato. Sbuffammo entrambi innervositi per poi ridere.
Namjoon spostò una ciocca di capelli dal volto, poi mi diede un dolce bacio sulle labbra e sorrise.

"Continueremo dopo piccola." Si morse il labbro mentre mi guardava.

"Va bene." Mi alzai e mi vestii, poi entrambi andammo in cucina.

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Cosa succederà nel prossimo capitolo tra questi due? Aspettatevi qualcosa di eccitante.

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