VERITÀ ▸ cosa accadde nel frattempo

«Se ci sono due o più modi di fare
una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo.»

Nessun muro le può fermare, nessuna parete le può trattenere, dove il fato le chiama esse camminano e nei loro passi risuona il destino.

-No, César, c'è qualcosa che non quadra.- mormorò Hercule seduto sul rosso sofà dai morbidi cuscini. -Anche se questo non era un segreto, a volte mi chiedo se non sia tutto un brutto scherzo.-
-Magari.- ribbatté Brigitte dalla sua sedia a dondolo, mentre picchiettava le dita sulla superficie di legno dei braccioli. -Peccato che di solito negli scherzi non scappi il morto. Avete visto il giornale di oggi? Molti parlano dell'erede francese di Jack lo Squartatore. Io, se fossi il vostro assassino, mi offenderei.-
Se l'ispettore si limitò a scuotere la testa di fronte al senso patriottico della moglie César non sembrò per niente divertito.
-No, c'è davvero qualcosa che non va.- mormorò l'uomo mentre faceva avanti e indietro per il salotto di casa Dubois, si sarebbe quasi potuto vedere il fumo che si alzava dal suo capo tanto era concentrato. -Hai sentito cosa ha detto il coroner, dal rigor mortis si deduce che Elodie Legrant sia morta tra le undici di sera e l'una di notte, ma ciò non concorda con l'orario in cui le è stata sfondata la cassa toracica.-
Hercule annuì un poco come a far capire che aveva presente quel dettaglio, apparentemente molto più tranquillo del suo vice, nonostante nella sua mente un turbine di pensieri e ipotesi si affaccendavano.
-Il sangue era ancora fresco e non era sgorgato del tutto, doveva essere passata meno di un'ora quando è stata ritrovata.- aggiunse César, corrucciato come mai era stato prima.
Mentre tornava dall'ospedale si era fermato all'ufficio censimenti di Parigi e, oltre a scoprire che di un Elodie Legrant che avesse circa vent'anni non c'era traccia, aveva pure incrociato il coroner che si trovava all'edificio per pura coincidenza. Sembrava che la fortuna sorridesse al caso, almeno finché non si era scoperto che egli portava solo brutte notizie.
-Potrebbero essere due assassini.- azzardò Brigitte leggermente pensosa, probabilmente ella non avrebbe nemmeno dovuto essere in quella stanza, ma né Hercule né César sembravano essere infastiditi dalla sua dolce presenza.
-Ci abbiamo pensato.- rispose il vice ispettore in tono concitato. -Ma in ogni caso non avrebbe senso, perché una persona che trova un cadavere dovrebbe strappargli il cuore? Anche se i due avessero lavorato insieme non vi sarebbe una spiegazione logica. Se erano una coppia avrebbero benissimo potuto trasportare il cadavere in un posto più riparato in cui non sarebbe stato trovato. E poi farebbe buchi da tutte le parti il fatto di tornare sulla scena dell'omicidio in un secondo momento, qualcuno avrebbe potuto ritrovare il cadavere prima.-
-Almeno che non volessero lasciare un messaggio.- aggiunse Hercule, lisciandosi i baffi con aria pensosa. -Ma a chi? Perché? Cosa voleva dire? Potrebbe essere un omicidio passionale di un qualche sadico, ma poi non avrebbero senso gli attacchi agli altri dipendenti dell'Opera, ma se non fosse un omicidio passionale invece non avrebbe senso quei due gioielli simili, anzi, lo stesso gioiello spezzato in due, un po' a mo' di simbolo di amicizia.-
-Ma in realtà l'assassino non può essere neppure una persona singola.- spiegò César. -Elodie Legrant è stata uccisa da un colpo alla testa, come se l'omicidio non fosse stato premeditato oppure come se la persona che le ha tolto la vita non avesse abbastanza forza fisica da affrontarla direttamente. Invece lo squartamento è il chiaro segno di una persona sadica, malata di mente, oserei quasi dire con uno scopo più alto nei suoi pensieri perversi.-
-E non potrebbe essere stata la stessa persona?- chiese ancora Brigitte, le avrebbe fatto piacere riuscire ad aiutare il marito e l'amico, ma quello sembrava un caso quasi impossibile da comprendere. -Prima magari l'ha uccisa perché appunto non poteva affrontarla direttamente e poi ha sfogato i suoi istinti squartandola...oh, povera giovane.-
La donna si fece un segno della croce prima di appoggiarsi allo schienale della sedia con un pesante sospiro.
-È una delle ipotesi, ma in ogni caso non ha senso il fatto che sia tornato in un secondo momento sulla scena del crimine e soprattutto non dopo un lasso di tempo così ampio.- rispose il vice ispettore con un gesto della mano, come se in quel momento si stesse immaginando l'area in cui la donna era stata recuperata. -E comunque lo squartamento indica motivazioni personali: odio verso Elodie, verso i ballerini o verso le donne in generale. Però allo stesso momento non vi è un senso: la vittimologia non esiste in pratica. Una ballerina, un tecnico, una cantante lirica, le figlie del direttore, non si basa neanche sui dipendenti.-
-Mettiamo da parte per un secondo gli elementi che ci fanno pensare ad un omicidio passionale, lasciamo stare i gioielli, la famiglia a quant'altro. Forse ho un'intuizione.- sussurrò Hercule, i baffi scossi da un fremito. -Se l'assassinio non fosse stato mosso da una motivazione personale ma il cuore gli servisse per altri motivi?-
Le altre due persone nella stanza volsero lo sguardo all'uomo, incuriosite e quasi supplicanti di sapere.
-Pensi si possa trattare di un cannibale?-
-Leggi troppi gialli, tesoro.- ridacchiò l'ispettore di fronte alla teoria della moglie. -No, non a Parigi. Ma c'è altro che può spingere una persona a prendere un cuore umano: il mercato nero.-
Brigitte sbuffò alzandosi di scatto, alzando le braccia come a fermare altre ipotesi.
-Voi continuate pure, cari miei, tutto questo parlare di organi e mercato nero mi fa venire i brividi. Vado a preparare un po' di caffè e a recuperare dei biscotti al burro, suppongo che questa serata non finirà tanto presto.- mormorò la donna avviandosi verso la cucina. -Anzi, per te César caro preparo una bella camomilla, non vorrei ti venisse un'auneurisma nel nostro salotto.-
I due uomini seguirono la figura della donna mentre si allontanava sparendo nel corridoio illuminato.
-Se troviamo il cuore troviamo colui che se l'é procurato.- mormorò César pensoso. -Hercule, mi serve un telefono.-

Sulle ali del vento esse si spostano, la notte è loro compagna e le stelle i loro lumi. Nessuna strada é troppo impervia per loro, nessuna via irraggiungibile, le loro orecchie tutto odono e i loro occhi tutto vedono.

-Sto quasi pensando di tornarmene a casa.- mormorò Dana a bassa voce, un sorrisetto amaro sul volto. -Almeno tra i miei famigliari sarei al sicuro.-
-Oh, beata te.- ribatté Théa con un gesto della mano mentre giocherellava con il nastro del proprio abito. -Io, piuttosto di gettarmi dalla padella alla brace, finirei volentieri tra le braccia di un assassino.-
-Tragica.-
-Io sono realista.-
Dana scosse un poco le spalle, ormai faceva fatica a dormire e perfino a stare ferma, come in quel momento in cui continuava a camminare avanti e indietro per la stanza, i piedi scalzi a scricchiolare sul parquet. Perlomeno aveva trovato Théa che sembrava interessata a tenerle compagnia quella sera.
-Hai sentito del nuovo spettacolo che è stato proposto per questa stagione?- mormorò l'apprendista lirica con gate pensoso. -Quello ispirato alla storia di Amore e Psyche.-
Théa accavallò le lunghe ed affusolate gambe prima di annuire, aveva sentito alcune voci al riguardo quella mattina stessa.
-A quanto pare è uno scritto sia ballato che cantato, sembra interessante.- rispose, spostando gli occhi color del cielo sull'amica che sembrava un'anima in pena. -Puoi sederti, mi stai fecendo venire il mal di mare e non sono neppure vicina all'acqua.-
-Se Chantal non torna probabilmente dovrò svolgere io la parte canora principale.- sussurrò la tedesca, giocherellando con una ciocca di capelli. -Non so se sia una buona cosa.-
-Sarai al centro dello spettacolo, di una prima addirittura! Sarebbe senza dubbio un onore.- esclamò la ballerina, pensando che ella avrebbe dato di tutto per essere la prima ballerina a svolgere il ruolo principale di quella tragedia. Peccato che ella non sapesse quanto pericolosi potessero essere i desideri.
Un attimo di silenzio cadde tra le due mentre la cantante lirica si fermava accanto alla finestra della propria stanza, osservando con sguardo perso le buie strade deserte che si estendevano sotto alla sua vista.
-Hai ricevuto altre rose?- mormorò poi, il tono basso quasi ridotto ad un sussurro.
-No, peccato.- rispose ella con una leggera scrollata di spalle. -Mi piacciono i fiori.-
-Sì, certo, quelli che compaiono in casa tua nel bel mezzo della notte.- sbottò Dana, rifilando all'amica un'occhiataccia. -Avremmo dovuto parlarne alla polizia.-
-E dirgli cosa?- domandò Théa in chiaro tono sarcastico. -Che siamo minacciate da un fioraio? Hanno già abbastanza problemi, non ci è successo niente, quando troveremo un topo morto sulla soglia potremo riparlarne.-
Dana rabbrividì al pensiero, odiava i topi.
-Sì, sperando che il cadavere sia quello di un animale e non il nostro.-

Il tempo è loro alleato, l'uomo loro nemico. Tre sorelle senza pietà che si aggirano nel mondo seminando inequità.

Louise era irrequieto, non poteva negarlo e tantomeno nasconderlo. Si rigirava nel letto senza posa mentre i pensieri affollavano la sua mente e gli impedivano di prendere sonno.
Il primo pensiero era l'amica Chantal, gli era stato proibito di visitarla nonostante in qualche modo si sentisse colpevole del fatto che ella si trovava in ospedale. Se fosse stato un po' più veloce, un po' più attento, forse si sarebbe salvata dal lampadario.
Il secondo pensiero era Dolores, da qualche giorno stava male ed era preda di capogiri e vomito, il giorno seguente un medico sarebbe andato a visitarlo, ma l'uomo non era pronto. Se la moglie avesse presentato una malattia mortale cosa ne sarebbe stato di lui? Sarebbe stato felice o meno? Come avrebbe dovuto prendere la morte di colei che l'aveva tradito?
Il terzo pensiero era quello della riapertura dell'Opera al pubblico, gli sembrava una mossa stupida e azzardata, ma soprattutto una mossa non da Ambroise. L'uomo poteva essere duro, freddo, a volte odioso quanto voleva, ma di certo non era una persona sconsiderata che agiva senza pensare. Cosa l'aveva spinto a riaprire al pubblico nonostante un pericolo si abbassasse sulle loro teste? Aveva provato a parlargli, ma il direttore dell'Opera non sembrava voler sentire ragioni, che volesse sfruttare la pubblicità che il teatro stava ricevendo? No, non avrebbe avuto senso.
Troppi pensieri e troppe preoccupazioni, se avesse potuto Louise avrebbe pagato qualsiasi somma di denaro pur di poter spegnere il cervello.

Di amore e dolore non si curano, non provano emozioni e tantomeno conoscono pietà.

-Grazie per avermi accompagnata.- disse Anaëlle, regalando un sorriso gentile al ragazzo che si trovava accanto a lei.
La notte era ormai calata da un pezzo e l'orologio della grande cattedrale si avviava a produrre il rintocco delle undici di sera mentre ben poche persone passeggiavano per strada sotto alle luci dei lampioni.
-Oh, figurati, tanto non avevo nulla da fare.- scherzò Daniel, dondolando un poco avanti e indietro con le mani conficcate nelle tasche.
-Tranne dormire, suppongo.- scherzò Anaëlle mentre i due svoltavano l'ultimo angolo che li divideva dall'edificio in cui si trovava l'appartamento della giovane. Era strano come si sentisse quasi in contrasto con sé stessa quando era nei paraggi di persone a cui voleva bene, da un lato avrebbe voluto sciogliersi e scoppiare a ridere, lasciar scoppiare tutta la gioia di cui era capace, d'altra parte invece desiderava semplicemente restare fedele a sé stessa, tenere gli altri lontano o non permettere a nessuno di scrutare dentro al suo animo.
-Guarda il lato positivo, se domani ballerò come uno zombie perlomeno sarà divertente.- esclamò Daniel con un ampio sorriso sul volto, avvicinandosi al primo lampione disponibile e appoggiandosi con i piedi alla piccola scalinatura alla sua base, mente con le mani si reggeva al sottile tronco impolverato. -Ma attualmente sono in ottima forma.-
Anaëlle si lasciò scappare un altro piccolo sorrisetto mentre si fermava accanto al lampione su cui si trovava Daniel, i due illuminati dalla luce di esso quasi come dal faro di un palcoscenico.
-

Al chiaro di luna amico mio Pierrot...- iniziò ad intonare Daniel, un'allegra canzoncina che sembrava adatta a quel momento illuminato in parte anche dalla luce della luna. -Prestami la penna per scrivere un messaggio.-
-Shh, sveglierai tutto il vicinato.- sussurrò Anaëlle portando un dito di fronte alle labbra. Non ebbe cuore di dire al giovane che effettivamente era un po' stonato e che a breve qualcuno probabilmente gli avrebbe tirato addosso un secchio d'acqua.
-La mia candela è spenta, non ho più da accendere.- continuò il ragazzo con un ampio sorriso sul volto, saltando e afferrando di fronte ad Anaëlle facendo un balletto molto simile al tip tap. -Aprimi la porta per l'amor di Dio.-
Lei lo guardò con aria divertita, coprendosi con una mano il sorriso che le era involontariamente spuntato sul volto.
-Dai, non lasciarmi in sospeso.-
Anaëlle scosse un poco la testa, rifiutandosi di continuare quella canzoncina.
-Peggio per te.- rispose Daniel scrollando le spalle, afferrando le mani della ragazza e iniziando a fare un girotondo con lei. -Al chiaro di luna Pierrot rispose: non ho penne, sono a letto.-
-Daniel!- sussurrò la giovane segretaria, cercando di trattenersi dal ridere mentre stava attenta a non inciampare nei suoi stessi piedi. In altre circostanze avrebbe cercato educatamente di allontanare Daniel, ma in quel momento da favola, sotto al chiaro di luna in un sudicio marciapiedi parigino, le sembrò quasi che i pensieri le scivolassero fuori dalla testa mentre girava su sé stessa e ciò non le dispiaceva. Anzi.
-Vai dalla vicina, credo che ci sia, perché nella sua cucina si batte l' acciarino.- continuò Daniel, questa volta praticamente urlando. -Continuerò ad alzare la voce finché non canterai tu.-
Anaëlle lasciò le mani al giovane, facendolo quasi ribaltare indietro, mentre si fermava barcollando un poco.
-Al chiaro di luna, l'amabile Lubin; bussa in casa della mora, lei risponde improvvisamente, chi è che bussa così?- lo accontentò la ragazza, facendoli poi segno di far silenzio mentre sentiva una donna in lontananza iniziare a sbraitare.
Daniel rimase in silenzio per qualche secondo prima di prendere la ragazza a braccetto e improvvisare una danza vagamente popolare con lei.
-Rispose lui a sua volta: aprite la vostra porta, per il Dio d'amore.- continuò Daniel, avanzando mentre lanciava un calcetto a destra e poi a sinistra.
Nonostante Anaëlle non volesse, non ne avesse la minima voglia e non se la sentisse di mostrare tanta gioia, non poté trattenersi dal ridacchiare. Le sembrava di essere tornata ad essere una bambina innocente senza preoccupazioni, una bambina che si stava dirigendo a casa dove una mamma amorevole l'avrebbe aspettata.
-Al chiaro di luna, non si vede bene si cercava una penna, si cercava da accendere.- continuò ella, questa volta non facendo troppa attenzione al tono.
Daniel dal canto suo era fin troppo contento, sembrava quasi inebriato da quel momento e niente avrebbe potuto ripagarlo dall'aver strappato all'amica un sorriso tanto sincero.
-Così cercando, non so cosa si trova; ma so che la porta si richiuse dietro di loro.- terminarono i due, in coro, ignorando i borbottii che si facevano spazio nelle case di quel quartiere sfortunato.
Nella notte si persero le risate dei due giovani, quelle allegre e spensierate di Daniel e quelle un poco più pacate e trattenute di Anaëlle.

La sottana delle stelle porta pace ad animi tormentati, ma nella notte si affila la lama, ignaro colui il cui collo sta per essere abbattuto.

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