Schegge di sangue
❝ Quello che non sai
non può farti male, vero?
Se un uomo attraversa una
stanza buia dove c'è una voragine,
se ci passa a pochi millimetri, non
c'è bisogno che sappia che c'è mancato un pelo a cascarci dentro.
Non c'è bisogno di avere paura.
Basta che le luci restino spente.❞
𝓢𝓽𝓮𝓹𝓱𝓮𝓷 𝓚𝓲𝓷𝓰
personaggi presenti: Chantal, Dana, Louise, César, Anaëlle
personaggi nominati: Hercule, Françoise, Dolores
Pomeriggio del 2 aprile 1885
-Ci sono voluti due giorni, un po' lento come sistema.- furono le parole che si alzarono tra gli allegri e mattutini corridoi dell'Opera, rasserenata dai raggi del sole che donavano all'ambiente un'aria decisamente meno tenebrosa.
-Purtroppo la chiave di riserva è stata irreperibile per un paio di giorni.- mormorò Anaëlle, un sorriso quasi divertito dalla situazione che in quel momento sembrava quasi buffa, non se lo sarebbe mai aspettata di finire a fare da guida ad una figura importante come un vice ispettore tra i soleggiati corridoi dell'Opera. -Ma non preoccupatevi, essendo scomparsa la chiave di Mademoiselle Legrant nessuno avrebbe potuto entrare.-
Peccato che ciò César già lo sapesse, lo infastidiva semplicemente tutto il tempo che stava venendo sprecato nelle indagini, se lui ed Hercule avessero potuto aprire la camera della defunta due giorni prima probabilmente avrebbero trovato altre prove che avrebbero velocizzato quell'indagine, invece si erano dovuti trovare ad attendere interminabili giorni in cui la chiave principale sembrava scomparsa e quella di riserva si era rivelata altrettanto introvabile. Seccante inoltre era dover ispezionare la camera senza il collega rimasto alle prese con gli interrogatori in quanto egli era, César doveva ammetterlo senza fare troppe storie, il più calmo e propenso a far aprir le persone tra i due. Inoltre Hercule disponeva per gli interrogatori di un asso nella manica che il collega non avrebbe sapuro gestire in quantità adatte: l'immancabile fiaschetta di whisky con cui l'ispettore ammorbidiva i sospettati.
-Siamo arrivati.- fu l'esclamazione di Anaëlle che già da diversi secondi aveva notato che il vice ispettore sembrava perso nei propri pensieri, non avendo notato che lei si era fermata, proseguendo oltre. Probabilmente era la stanchezza, si poteva dire che lui ed Hercule avevano dormito ben poco in quei giorni, dedicando corpo ed anima a risolvere quel caso complicato quanto particolare. Complicato per il momento, ma i due uomini non avevano realmente idea di quanto profonde erano le trame che si intersecavano sotto alla superficie e quanto vicini alla morte si sarebbero spinti cercando di districare quella complessa matassa.
-Aprite la porta.- fu il semplice borbottio di César che, tornando sui propri passi con aria stanca, si passò una mano sul volto come a voler scacciar via la stanchezza prima di fermarsi accanto ad Anaëlle che lo osservava con un'espressione di mal celato divertimento e forse un pizzico di compassione.
Non la divertiva tanto la stanchezza dell'uomo, ma il fatto che la presenza delle forze dell'ordine che avrebbero dovuto rassicurare tutti fosse in realtà cosa per il momento poco utile, quarantotto ore era un sacco di tempo e i due non erano ancora arrivati da nessuna parte, anzi realmente non erano neppure partiti. Ella non aveva paura per la propria vita, nonostante potesse chiaramente affermare che essere circondata da dozzine di colleghi o dipendenti isterici non le rendesse la vita facile, l'ultima volta che era andata in biblioteca alla ricerca di un manuale una ballerina, spaventata dal suo arrivo, l'aveva quasi colpita con un dizionario tedesco, cosa non molto piacevole. Le dispiaceva invece per la situazione che probabilmente l'uomo stava vivendo, non doveva essere facile convivere con la consapevolezza che un assasino girava nella struttura e che solo lui e il suo collega avrebbero potuto fermarlo.
Distogliendo lo sguardo dal vice ispettore ella estrasse dalla tasca del lungo abito scuro la chiave che Ambroise le aveva dato, inserendo il vecchio oggetto arrugginito nella fessura che, opponendo un poco di resistenza, si aprì con un piccolo scatto dopo un solo giramento un poco forzato, probabilmente quella serratura avrebbe avuto bisogno di un'oliata. Abbassando la maniglia la donna spinse la porta che si aprì con un cigolio sinistro, lasciando alla vista dei due solamente un uscio completamente divorato dall'oscurità, gli infissi dovevano essere stati chiusi con estrema cura in quanto non un raggio di luce entrava in quel posto, facendo sembrare la porta spalancata sul buio il portale per qualche strana dimensione abitata da mostri ed oscurità.
César non aspettò un cenno o una parola dalla donna, limitandosi a fare un passo avanti prima che le tenebre lo inghiottissero. Si fermò dopo qualche attimo, attendendo che gli occhi si abituassero all'inquietante buio di quel luogo, sembrava quasi che dall'esterno non filtrasse luce, ma che al contrario le tenebre di quella stanza si espandessero fino nei corridoi dell'Opera, ricacciando i raggi del sole. Nessun mobile era distinguibile e neppure nessun rumore, quasi che le pareti fossero ovattate, l'unica percezione che i sensi del vice ispettore ricevevano era un dolce profumo floreale che gli invadeva le narici con fin troppa insistenza, una fragranza che ricordava il macabro ambiente di un cimitero.
Nonostante i diversi minuti all'interno di quella stanza gli occhi dell'uomo non sembravano volersi abituare al buio, quasi restie ad accogliere quell'oscurità. Avanzò cautamente con le braccia davanti a sé, di certo alla prima parete che avrebbe incontrato vi sarebbero state delle finestre che avrebbe potuto aprire per godere di una vista migliore, ma la cosa che non aveva preveduto era che pochi secondi dopo che la sua mano lasciò la maniglia la porta si chiuse con uno scatto così violento da far vibrare il pavimento su cui egli posava i piedi.
Quel fremito del pavimento giunse anche ad Anaëlle che sussultò leggermente, sorpresa, chiedendosi perché il vice ispettore avesse sbattuto la porta con tanta veemenza. Si guardò intorno incerta, che egli desiderasse privacy nella stanza? Con un gesto incerto provò a spingere la porta per riaprirla, ma quella sembrava bloccata proprio come la chiave nell'uscio.
-Monsieur Ophelys?- chiamò la donna, facendo perno con il proprio peso sulla maniglia, cercando di abbassarla con scarsi risultati. -Merda. -
-Merda.- fu il lieve sussurro che evase dalle labbra dell'uomo, una persona qualunque avrebbe probabilmente urlato, ma non lui, perché agitarsi per una folata di vento che probabilmente aveva semplicemente fatto sbattere l'uscio? Effettivamente si potevano sentire piccoli spifferi che provenivano da destra rispetto alla sua posizione, probabilmente la parete su cui erano situate le finestre. Tenendo una mano alta di fianco a sè per evitare di sbattere contro eventuali ostacoli César iniziò a spostarsi lateralmente, ma quando posò il palmo su una superficie fu alquanto sorpreso di sentire la consistenza liscia di uno specchio sotto ai propri palmi, un materiale più scivoloso ed ampio rispetto al vetro di una finestra.
Spifferi d'aria provenienti da uno specchio? Avvicinandosi a lenti passi lasciò scivolare la mano lungo la superficie, trovandola fredda ma priva di ogni spiffero effettivo, spostando le braccia oltre alla cornice che percepiva finemente decorata, sfiorò invece la parete che al tocco sembrava liscia e vuota. E mentre un'espressione corrucciata si faceva spazio sul suo volto fu quasi certo di sentire un leggero riso provenire da di fronte a lui. Una risata bassa, rauca, che nel buio sembrava quasi il ringhio di un animale selvatico.
Indietreggiò di scatto, le braccia alzate di fronte al viso per proteggersi da un ipotetico colpo, era certo, sicuro, che qualcuno di fronte a lui avesse riso, ma scattando indietro urtò con forza un mobile, rovesciandolo e causando un forte rumore di cocci rotti.
-Monsieur Ophelys!- fu l'esclamazione che questa volte giunse chiara dall'esterno della camera mentre con forza la porta veniva scossa e la maniglia alzata e abbassata più volte a vuoto. Non fermandosi nel suo indietreggiare, confuso e smarrito nelle tenebre, sbatté contro una parete e all'altezza delle spalle percepì un duro dislivello, voltandosi in fretta, sempre tenendo un braccio davanti a sé a mo'di scudo afferrò la maniglia della finestra alle sue spalle e, voltandola in fretta la spalancò con tanta forza da far saltare anche il chiavistello di legno delle ante protettive, permettendo alla luce di filtrare nella stanza, ferendogli gli occhi e dissipando l'oscurità. Leggeri pulviscoli viaggiavano per la stanza sotto ai raggi del sole, illuminando l'ambiente con le pareti di legno e pieno di candelabri e candele spente. Proprio in quel momento Anaëlle riuscì a spalancare la porta, entrando di scatto e quasi scivolando nel vaso pieno zeppo di rose bianche rovesciato per terra, i cocci del vaso azzurro in mille pezzi e l'acqua ormai già impregnata nel tappeto.
-Va tutto bene?- chiese la donna, lo sguardo sorpreso e sconvolto posato sull'uomo che sembrava scioccato il doppio di lei. -Ho sentito un rumore e la porta non si apriva...-
-Va tutta bene.- fu la brusca risposta di César a cui ci vollero solo pochi secondi per ricomporsi e raddrizzarsi, il ginocchio dolorante per il colpo preso nell'indietreggiare. Il mobiletto che aveva urtato era un semplice tavolino che in quel momento giaceva a terra rovesciato accanto ai fiori sparsi, ma la cosa più sorprendente non era quel piccolo dettaglio, ma le centinaia di rose fresche che ornavanoa stanza, rose bianche e rose di un chiaro rosa antico, ma sopratutto rose fresche.
-Avete detto che nessuno è entrato qui prima di me?- domandò il vice ispettore, avanzando di un paio di passi prima che una fitta alla gamba lo costrinse a fermarsi con una smorfia.
La segreteria annuì in fretta, non sapeva cos'era successo nei momenti tra la chiusura improvvisa della porta e il tonfo sentito, ma dall'espressione dell'uomo di fronte a lei intuì che era qualcosa di non molto piacevole.
Il vice ispettore dal canto suo non riusciva a smettere di guardarsi intorno, a parte loro due non vi era nessuno, ma la risata bassa e roca rimbombava nella sua mente, reale e insistente. Il cuore si doveva ancora calmare quando lo sguardo cadde su un oggetto che lo sorprese, non tanto perché strano di per sé, ma perché strano nel contesto.
Seguendo il suo sguardo Anaëlle trovò un cerchio di rose rosse, le uniche tra tutte quei fiori bianchi, fin troppo freschi a suo parere per essere lì da due giorni senza luce del sole o acqua rinnovata, al centro di quel cerchio floreale un portagioielli di legno aperto, una scatola insignificante e dall'aspetto vecchio e consumato, del tutto in contrasto con l'oggetto che conteneva: una collana con un ciondolo di colore scarlatto e dalla forma irregolare, un rubino molto probabilmente.
-Un gioiello un po' costoso per una semplice ballerina.- mormorò César avvicinandosi a passo lento al ripiano, osservando quelle rose anch'esse fresche, disposte in un cerchio quasi perfetto, il colore scarlatto in forte contrasto con quello candido del resto dei fiori.
Mentre allungava una mano per sfiorate il gioiello un forte boato innondò la stanza, il primo istinto del vice ispettore e quello di Anaëlle fu di abbassarsi, come ad evitare un crollo o un ipotetico proiettile, contando però che, a parte qualche urla udita in lontananza, nulla accadde ai due. Uno sguardo veloce fu quello che bastò prima che entrambi si fiondassero in corridoio, César con il gioiello in tasca e Anaëlle con la chiave in mano dopo aver chiuso la porta, entrambi in corsa verso un vociare che da poco lontano attirava altri passanti.
Ua leggiadra melodia si spargeva per quella stanza pienamente illuminata dalla luce del sole, le mattonelle di lucido marmo a risplendere sotto al tocco dei caldi raggi mentre una figura al centro della stanza sedeva al pianoforte che dominava quell'immenso spazio vuoto, osando qualche nota.
Curioso come la luce del sole donasse coraggio a due donne che, se solo fossero state in presenza delle tenebre, non avrebbero neanche osato recarsi in quell'ampio salone a loro solitamente riservato con un probabile assassino in giro per l'opera.
-È in ritardo di dieci minuti.- borbottò la più giovane delle due figure dalla sua postazione accanto ad una delle ampie finestre, il volto giovanile piatto e freddo, nessun'emozione traspariva da esso, nonostante il tono seccato tradisse un certo disappunto.
La seconda figura invece, ormai intenta a suonare una breve melodia e a sistemare gli accordi del pianoforte scosse leggermente le spalle in un candido gesto, sistemando gli accordi premendo delicatamente la punta di un piede sul pedali alla base dello strumento.
-Oh, Dana, lui non è mai in ritardo.- mormorò la donna al pianoforte mentre le pallide mani sfioravano un'ultima volta i tasti altrettanto candidi prima di posarsi in grembo. -È più probabile che il tuo orologio sia indietro, cara.-
Dana, dal canto suo, si limitò ad un piccolo sospiro rassegnato, se fosse stato per lei si sarebbe esercitata solamente con Chantal, del resto a cosa serviva Monsieur du Polignac come musicista se entrambe sapevano già suonare lo strumento? Inoltre era abbastanza sicura che ella sarebbe stata ben capace rispetto all'uomo di suonare una melodia, cantando nello stesso momento, peccato che Chantal non la pensasse allo stesso modo e che quindi oltre a loro due durante le prove dovesse partecipare anche il direttore d'orchestra, uomo che ad ella non andava proprio a genio quanto alla sua mentore .
-Ricordi il testo?- domandò la cantante alla sua apprendista, alzandosi con un fruscio della chiara donna mentre avanzava verso Dana, il passo deciso e lo sguardo fermo sulla ragazza. Non capiva pienamente perché Ambroise avesse insistito perché fosse Dana a intonare l'aria di benvenuto per la duchessa de Nay, ma aveva rispettato quella decisione, del resto ella aveva già molte altre composizione da studiare e su cui esercitarsi, che le esibizioni sarebbero continuate o meno poco importava, avrebbe comunque dovuto mantenere allenata la voce e poi cantare per una singola nobile non era poi tutto questo grande evento.
-Sì, Chantal.- sbuffò leggermente la ragazza, spazientita da quell'attesa, avrebbero già potuto iniziare da un pezzo.
-In tedesco o in francese?- domandò ancora la maestra, arricciandosi una lunga ciocca bionda intorno alle dita affusolate.
Dana serrò le labbra, si era svegliata già abbastanza preoccupata e con la luna storta, certamente tutte quelle domande a volte insistenti non aiutavano, era la terza volta che Chantal glielo chiedeva da quando si erano riunite di fronte al Foyer del canto.
-In entrambe le lingue.- rispose però, sempre calma nella voce. -Ma ovviamente la canterò in tedesco. Tranquilla, non è la prima volta che canto l'aria della Regina della Notte.-
L'altra si limitò ad un piccolo cenno di assenso mentre, proprio in quegli istanti, la porta veniva spalancata e una figura scura entrava portando alcuni fogli in mani. Era in ritardo di qualche minuto e lo sapeva, ma aveva fatto fatica a ritrovare gli spartiti persi tra i vecchi armadi della sua stanza, se solo Dolores l'avesse aiutato a cercarli invece che starsene ferma ad osservarlo in quello stupido e fastidioso silenzio avrebbe fatto molto più in fretta, era abbastanza sicuro che mentre disfavano le valigie fosse stata lei a cacciarli in quel minuscolo scompartimento nei giorni seguenti al loro arrivo.
-Louise!- esclamò Chantal notando l'amico entrare. Probabilmente in circostanze differenti gli avrebbe dato del tu come osavano fare quando erano soli, ma già abbastanza voci giravano sui due e non pensava fosse il caso di dare una dimostrazione d'intimità di fronte alla propria apprendista. -Sei in ritardo, tutto bene?-
La donna sembrava del tutto tranquilla, il bel viso una distesa di candida pace, ma in fondo ella si chiedeva se l'uomo stesse bene, nella sua immensa precisione e rigidità raramente era in ritardo. Che ci fosse qualche problema con Dolores? Si appuntò di domandarglielo in seguito, quando sarebbero stati soli, per il momento si limitò ad osservarlo mentre si avvicinava al lucido strumento nero al centro della stanza.
-Solo un piccolo contrattempo.- borbottò egli dopo averle fatto un veloce cenno di saluto, lanciando un'occhiata all'apprendista che, dalla sua postazione alla finestra, gli stava rivolgendo uno sguardo di disappunto con un biondo sopracciglio inarcato. Solo il suo essere emetteva un'aria di superiorità che l'avrebbe spinto volentieri a girare sui tacchi e andarsene lasciando le due sole. Non le rivolse la parola, anche perché se l'avesse salutata avrebbe dovuto rivolgersi a lei con il suo strano cognome tedesco che non ricordava mai.
Invece si sedette al pianoforte, lanciando uno sguardo al lampadario che sovrastava la sua postazione, constatando che le candele erano spente e che solo la luce del sole si rifletteva sui cristalli che lo impreziosivano, creando giochi di luce che proiettavano forme geometriche sulla superficie nera del pianoforte.
Proprio su quel ripiano Chantal si adagiò, un foglio tirato fuori dalle piaghe della morbida gonna tenuto tra le mani mentre, con sguardo un poco corrucciato, leggeva le parole in lingua tedesca e allo stesso tempo studiava lo spartito. Dana si avvicinò a sua volta, prendendo posto in piedi davanti alla maestra, a meno di due metri di distanza mentre Louise iniziò a sistemare lo spartito sul ripiano accanto alla tastiera, muovendo un poco le dita ferite per riscaldare. Al pianoforte se la cavava discretamente anche se suonare non era esattamente il suo forte, soprattutto con le dita storte che gli impedevano movimenti eccessivamente agili, ma un'aria di pochi minuti avrebbe potuta accompagnarla.
-Inizia pure a vocalizzare.- mormorò Chantal dalla sua postazione leggermente sopraelevata rispetto all'alieva che subito dischiuse le labbra rosee iniziando a riscaldare le corde vocali con una semplice scala musicale.
Dana si sentiva sicura, si era esercitata per due intere settimane per un'aria discretamente complessa ottienendo ottimi risultati, avendola già cantata in passato inoltre conosceva le parole già a memoria e quelle già da diversi secondi scorrevano nella sua mente, mentre ella le ripassava. Dopo una scala, quando la giovane iniziò ad effettuare il ritorno, Louise iniziò ad abbozzare qualche nota, seguendo quelle emesse dalla voce della ragazza a pochi passi da lui.
La procedura durò diversi minuti sotto allo sguardo attento di Chantal che, nel suo silenzio quasi contemplativo, soppensava le alte note che l'allieva avrebbe dovuto raggiungere a breve, sperando che ci riuscisse. Certo, Dana aveva talento, ma era quasi più sicura che lei stessa sarebbe stata un poco più brillante in quella performance.
-Sono pronta.- furono le parole della ragazza che risuonarono oltre la musica, fermando Louise che subito gettò l'occhio allo spartito di fronte a sé, le dita leggermente sospese sopra ai tasti vibranti per un poco di tensione. Da molto tempo non suonava e, nonostante facesse volentieri un favore all'amica, ogni volta che le dita della mano rotta sfioravano un tasto una leggera fitta fastidiosa gli percorreva tutta la mano, risalendo fino al gomito e sfiorando quasi la spalla. Sperava solo che avrebbero fatto in fretta.
Chantal fece un cenno con la mano che non reggeva il foglio a Dana, di solito non era suo compito condurre le persone nelle loro performance, ma avrebbe potuto affermare di provarci un po' di gusto.
Quindi incantevole, melodiosa quanto tonante la voce della tedesca si librò nell'ambiente intorno a loro, facendo leggermente vibrare i diamanti del lampadario sopra alle loro teste.
-La vendetta dell'inferno ribolle nel mio cuore,
morte e disperazione fiammeggiano intorno a me!- fu la prima strofa cantata da Dana, con così tanta passione nelle proprie movenze e nella propria voce che si sarebbe potuto giurare che ella stessa fosse la Regina della Notte irata verso la propria figlia.
-Meno rabbia Dana, tieni le emozioni più forti per dopo!- urlò Chantal sopra alla musica, la veemenza delle parole della ragazza, per quanto poco realmente ne capisse essendo quella una lingua straniera, era ammirabile, ma avrebbe dovuto trattenere tutte quelle emozioni per il punto cruciale durante le note più alte.
-
Se tramite te Sarastro non proverà le pene della morte,
non sarai mai più mia figlia! - quelle note finali, ripetute e talmente alte da far vibrare un poco i vetri agli infissi delle numerose finestre intorno a loro si sarebbero potute dire piene del dolore e della rabbia che solo il personaggio avrebbe potuto interpretare, quasi che Dana stessa si fosse trasformata nella donna che malediva la figlia ordinandole di uccidere l'amato. Un'interpretazione da artista, dovette ammettere Louise nella sua mente, mentre cercava di non farsi incantare dal canto e rimanere concentrato sulle note che egli stesso doveva produrre con lo strumento che rispondeva obbediente ai suoi tocchi. Un'interpretazione d'artista, pensò un'ombra celata ai loro occhi, un'interpretazione perfetta per la grande opera.
-Ripudiata tu sia per sempre,
Abbandonata tu sia per sempre,
Distrutti siano per sempre
Tutti i legami della natura
Se Sarastro non sbiancherà per mano tua!- ma con la potente musica prodotta da quelle note sia suonate che cantate chi avrebbe potuto percepire il leggero scricchiolio dei passi che avanzavano al di sopra delle teste dei tre sventurati, passi lenti che miravano a scopi proibiti a mente umana, scopi oscuri che chiunque avesse una sana percezione del mondo non avrebbe potuto immaginare. E mentre Dana riapriva gli occhi dopo aver alzato un poco le braccia al cielo, le gote leggermente arrossate prima che ella riprendesse fusto, quasi preparandosi lei stessa a domandare vendetta a quella presenza a loro sconosciuta. Poteva star certa che un dio della vendetta l'avrebbe ascoltata in quella giornata.
-Ascoltate, dèi della vendetta, ascoltate il giuramento di una madre! - l'ultima nota che scaturì dalle corde vocali, l'ultima tonalità e l'ultima parola si persero in un grido di terrore che tramutò il viso della giovane in una maschera di pura paura mentre ella, gli occhi ancora rivolti al cielo, scattava indietro quasi inciampando nella propria gonna per il terrore del momento.
-Chantal!- fu invece il grido di Louise che, fino a pochi istanti prima, non si era accorto del pericolo imminente che solo alzando lo sguardo lo fece raggelare. La tuonante voce di Dana unita alla musica aveva come creato una bolla intorno a loro, non permettendo di udire il sinistro cigolio del lampadario sopra alle loro teste: il lampadario che staccato dal proprio infisso calava sulle loro teste con il colpo di un sinistro dondolio, il pendolo di un'oscura morte.
Tutto ciò duro pochi secondi: paralizzata nella propria esposta postazione, Chantal non ebbe il tempo di spostarsi dalla traiettoria dell'enorme lampadario, gli occhi e le labbra sgranate in un muto grido mentre il suo corpo si preparava a scattare in un momento che sarebbe stato in ogni caso troppo lento rispetto alla rovinosa caduta dell'oggetto. Fu una fortuna che il coraggio di Louise e la sua fermezza si spingessero oltre a quello che avrebbero dovuto essere nel cuore di un uomo: in un rapido gesto circondò la vita della donna con un braccio per poi spingersi indietro con tutto il corpo. Un urlo acuto si perse nell'aria mentre Dana scivolava indietro dopo al suo scatto voluto a salvarsi la vita, gli occhi azzurri in un espressione sconvolta mentre osservava lo spettacolo di fronte a lei. L'orribile spettacolo di sangue.
-Chantal!- fu l'esclamazione della giovane mentre, in un gesto opposto al successivo, avanzava verso il cadavere del lampadario che giaceva a terra, in frantumi, una parte del corpo metallico a schiacciare parte della figura della donna che giaceva inerme, gli occhi sgranati al cielo.
Louise era stato svelto ma non abbastanza, aveva spostato l'amica, ma uno dei bracci l'aveva lo stesso presa bloccandola sotto al suo corpo di ferro.
-No, no, no, Chantal!- fu l'urlo di Dana che si avvicinava gattonando alla maestra, nessun segno di vita dalla figura immobile. Le spostò i capelli dal viso mentre anche Louise si avvicinava, pallido come un morto, dopo essersi assicurato di non aver lui stesso ferite rilevanti.
La giovane ragazza, inginocchiata accanto alla donna, sembrava sulla soglia di un attacco di panico mentre portava la mano al collo del corpo inerme. Un momento di assoluto silenzio e poi le palpebre di Chantal calarono, nascondendo le chiare iridi al mondo.
-È viva.- sussurrò Dana ad un tratto, spezzando il silenzio e facendo crollare la pressione in mille pezzi, rimettendosi in piedi, ma rischiando di scivolare sui frammenti di vetro su cui si era già graffiata i palmi delle candide mani. -Resta qui, io vado a chiamare aiuto.-
E mentre ella partiva di corsa, aprendo la porta così in fretta da rischiare di cadere di nuovo, Louise alzava gli occhi al soffitto, le membra vibranti per lo shock appena vissuto, la pelle di un pallore quasi mortale. Seguendo con lo sguardo la silhouette del lampadario ormai a terra incontrò il cavo che fino a prima lo collegava ad oltre il soffitto, il buco che esso aveva lasciato come un piccolo tondo sul buio. Solo in quel momento riuscì a sentire il sangue pulsargli nel capo e un sordo rumore ronzargli nelle orecchie, quasi che il suo corpo avesse recuperato sensibilità dopo secondi sospeso in un limbo mai incontrato prima.
-Chantal...- fu il sussurro che fuoriuscì dalle labbra secche, mentre con una nuova foga si sfilava la giacca nera posandola delicatamente sotto al capo della donna. -Mio Dio.-
Osservando la parte inferiore del corpo della donna si poteva notare una macchia di sangue che si allargava da sotto la gonna che fino a poco prima era di un incantevole carta da zucchero, ora tinta di un colore scarlatto. Non l'avrebbe spostata, sarebbe stato troppo rischioso muoverla senza sapere le sue condizioni, inoltre già udiva diversi passi avvicinarsi uniti ad un vociare concitato. Schegge di vetro e cristalli bagnati di sangue si spargevano intorno ai due, quasi un semicerchio a indicare dove il colpo di un primo attacco era stato sferrato.
Se solo avesse potuto udire il sinistro riso che si espandeva nel sotto tetto da cui i cavi erano stati tranciati, un riso di un'anima in preda al dolore e alla follia.
Lo so, sono terribile, ma adoro lasciarvi ansia ❤️
Vi lascio la canzone cantata da Dana, sul serio é stupenda e anche se non ci si capisce una mazza perché è in tedesco (io che in teoria lo studio: 🤡) vale la pena di ascoltarla.
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