Nel Castello Di Barbablù

❝ Lasciate che il vostro
cuore soffra per l’afflizione
e la disperazione degli altri.

personaggi presenti: Théa

personaggi nominati: Dana

Tempo e locazione sconosciuti

Buio.
Fu questo il primo pensiero e la prima cosa che Thèa vide quando aprì gli occhi, una densa e impenetrabile oscurità che la opprimeva, schiacciandola sulla dura superficie alla quale era adagiata.
Era quella la sua punizione? Era discesa all'Inferno per tutta la perfidia che aveva disseminato nell'Opera? Sarebbe stata probabilmente una giusta punizione, pensò, almeno lì avrebbe potuto riposare.

Ma all'Inferno non dovrebbe esserci un sottile suono di acqua, dei ticchettii su roccia e altra acqua.
Intontita da non sapeva esattamente cosa si tirò a sedere e, allora, la sua vista venne invasa da qualcosa di diverso dalla pura oscurità: il riflesso sull'umida roccia di centinaia di candele che si rinfrangevano sulla superficie umida, danzando.
Che coincidenza, le sarebbe piaciuta essere il riflesso di una fiammella che danzava intoccabile, debole quanto imperterrita.

Se vedeva la luce però non doveva essere morta, se sentiva il freddo sulla pelle non poteva essere morta e il lancinante dolore che provava sulla nuca era ben lontano dalla pacifica sensazione che si immaginava nella morte.
Dalla posizione seduta riuscì più o meno a capire in che luogo si trovasse, o per meglio dire osservò in quale specie di buco era.

Ella era seduta sul duro pavimento di una piccola e angusta cavità rocciosa scavata in quella che probabilmente era una parete centenaria. La giovane si corrucciò, sempre più indecisa sul se collocarsi nella dimensione umana o se pensarsi davvero morta e all'Inferno, la mente le sembrava poco lucida e i pensieri che formulava erano ben lontani da avere un nesso logico.

Non vi era nulla in quel piccolo luogo a parte lei, non una branda, non una toeletta, non un goccio dell'acqua che udiva gocciolare; allora si voltò verso la fonte di luce alle sue spalle e trattenne un singulto: delle sbarre.
Quella che aveva pensato essere una piccola grotta rocciosa era invece una cella scavata nella roccia.
A quella vista le sembrò che il cuore le si restringesse, non soffriva certo di claustrofobia, ma vedersi chiusa in tale spazio senza via di uscita la faceva pensare di essere un topo in trappola, cosa che effettivamente era.

Alzandosi barcollante cercò di raggiungere le sbarre, ma scivolò a metà strada, lei che era tanto atletica sembrava aver dimenticato come controllare il suo stesso corpo, ritrovandosi stesa sul terreno.
Nello scivolare si era graffiata la pianta dei piedi scalzi, lo intuiva dal forte bruciore che percepiva verso il tallone e dalle dure sporgenze che costellavano il terreno, quella penombra era troppo fitta perché capisse come muoversi.

Con una mano tremante e umida per il contatto con il suolo si scostò una ciocca bionda dal viso e si ritirò in piedi, questa volta con meno foga e poggiandosi alla parete.
Eccola lì, la sua prigione: oltre alle sbarre si trovava un ampio spazio chiuso, anch'esso scavato nella roccia, ma più chiaro e illuminato da centinaia di candele sparse sulle superfici più piatte e stabili. Non aveva idea di dove si trovasse.

Non riusciva a individuare nemmeno il punto in cui l'acqua gocciolante si univa a quella che sembrava essere una distesa d'acqua più vasta, la visuale le era limitata dalla propria piccola cella.
-Dio, no.- mormorò stringendo le sbatte tanto forte da far sbiancare completamente le dita e le nocche. -C'è qualcuno!?-
Solo l'eco della propria voce le rispose.

In preda al panico chiuse gli occhi e si portò le mani gelate sul volto che, al contrario, sembrava andare a fuoco.
Fece qualche respiro profondo per calmarsi, andare in incandescenza non l'avrebbe aiutata.
-Andrà tutto bene, andrà tutto bene.- sussurrò a sé stessa, stringendo il più possibile le palpebre, quasi sperando che se si fosse impegnata abbastanza si sarebbe risvegliata nella propria stanza.

-Certo, tesoro.-
La voce sconosciuta la fece sobbalzare e allontanare di scatto dalle sbarre, facendola di nuovo scivolare sul pavimento umido. Si ritrovò a terra, di nuovo, questa volta doveva essersi graffiata anche le braccia contro la ruvida roccia. Le ci volle qualche secondo per ricominciare a respirare e raddrizzarsi, notando davanti a sé, fortunatamente separata dalle sbarre, una figura inginocchiata e acquattata al suolo.

-Più ti muovi più sarà peggio, ne sei consapevole?- sussurrò la figura con tono melifluo, la voce era un unico rimbombo, Théa non capì se era solamente un effetto dell'ambiente esterno o se ci fosse qualcosa d'altro ad ustruire la voce.

Non rispose alla domanda della figura, si limitò a scivolare all'indietro, graffiandosi anche le cosce contro la superficie e creando dei piccoli strappi nella veste da notte che ancora indossava.
La figura aspettò pazientemente che ella si fermasse dalla parte opposta della cella per poi poggiare una borsa di fronte alle sbarre.

-Bene, ora ravvicinati.-
Théa non rispose, il cuore le correva nel petto come impazzita e non era sicura di sentirsi bene, la testa le duoleva ancor più di prima.
-Va bene, allora ti lascerò lì a morire.- aggiunse, vedendo che ella non si avvicinava. -Guardati, sei già così pallida a causa del freddo e dell'umidità. Sembri un cadavere.-

La ballerina non avrebbe saputo come comportarsi, urlare le sembrava impossibile, era così dolorante che non avrebbe neanche saputo se fosse stata capace di rimettersi in piedi.
-Andiamo, Théa. Voglio solo aiutarti.-
-Rinchiudermi come una bestia non è un modo di aiutarmi.- sussurrò Théa a fil di voce, accorgendosi solo in quel momento di quanto la sua gola fosse secca.

-Siamo d'accordo.- rispose la figura, annuendo con vigore. - Se collaborerai sarai fuori in un batter d'occhio, in caso contrario dovrai abituarti a vivere tra le stallatiti.-
Vi fu un attimo di silenzio che seguì quel discorso, in cui Théa non sentì nulla se non il rimbombare dle proprio cuore. La scarica di adrenalina di poco prima non le aveva fatto bene.

-Guardati, io posso aiutarti.- aggiunse la figura dolcemente, accarezzando con fare materno le sbarre della cella. -Io posso tutto.-
Théa strinse le braccia intorno al corpo per proteggersi, non voleva nemmeno rispondere, sapeva bene che avrebbe potuto essere la prossima a morire.
-Posso darti delle coperte, degli abiti, delle scarpe...- fece una leggera pausa teatrale. -Qualcosa per il dolore.-

La giovane spostò di poco il capo, i capelli le caddero sul petto ed ella notò che erano impregnati di sangue.
-Sto morendo.- sussurrò, più a sé stessa che alla figura.
Non si sentiva così appena svegliata, le sembrava di essere entrata lentamente in un vortice che la trascinava sempre più in basso.
-Non esagerare, tesoro.- le rispose la figura, ridacchiando. -Di certo non starai bene per un lungo periodo se non mi permetti di aiutarti.-

-Che cosa vuoi da me?- mormorò Théa, lasciando cadere il capo su una spalla, le faceva così male, sembrava andare a fuoco.
-Aiutarti.- ribadì la figura con più veemenza. -Posso risolvere tutti i tuoi problemi. Tutti.-
-

Tutti.- ripeté Théa, alzando una mano davanti al volto e osservando le dita pallide la cui punta era già violacea. Dove diamine era per rischiare di morire di ipotermia?

Prima che potesse fare altro la figura si trovò accanto a lei, non l'aveva vista entrare la cella, non aveva neanche sentito il cigolio delle sbarre. Che fosse tutto solo un brutto sogno?
Cercò di raddrizzarsi, se non per fuggire almeno per mostrare una certa dignità e non assumere l'aspetto di una bambola di pezza abbandonata. Era più di così.

Si sbilanciò però dall'altra parte, rischiando di giacere supina sul lato sinistro del proprio corpo. Venne fermata da due braccia prima che potesse toccare il duro suolo, ne fu lieta, non voleva entrare in contatto con altre rocce che le avrebbero stralciato la pelle.
-Va tutto bene.- fu il caldo sussurro che le giunse alle orecchie mentre una coperta le veniva avvolta intorno alle spalle ed ella raddrizzata a forza.

La ballerina si aggrappò al tessuto, alzando un poco il volto verso quello scuro cappuccio che nascondeva nelle tenebre un volto indistinguibile.
I lineamenti sembravano incredibilmente dolci, ma era tutto troppo buio e sfocato per coglierli.
-Tieni, bevi questa.-
Una ciotola di legno le venne portata alla bocca, ma ella non la sfiorò nemmeno con le labbra, spostando il volto dall'altra parte, non era ancora tanto intontita da bere un liquido sconosciuto.

-Molto bene, Théa, tieniti il tuo dolore.- sospirò la figura, spostandosi un poco e sedendosi accanto a lei, tenendole un braccio sulle spalle.
-Come fai a conoscermi?- sussurrò la giovane, pensando che nessun calore proveniva dalla figura, sembrava freddo come un morto.

-Non mi resta molto tempo.- fu il sussurro che le giunse in risposta, non ebbe molto senso per Théa, voleva solo sapere dove l'uomo aveva sentito il suo nome. -Ho un patto da proporti che potrebbe essere molto vantaggioso per entrambi.-
Un nero taccuino venne estratto dalla figura, ella non capì nemmeno da dove la tirò fuori, seppe solo che la percepì in grembo e che alla vista non era nulla di rassicurante.
-Potrai leggerlo con calma, te lo lascerò, ma nel frattempo ho qualcosa per te.-
Aprendo il taccuino un volto si palesò di fronte allo sguardo di Théa: un volto tanto odiato, forse ancora più odiato di Adrienne.
-Ti ha mandato lui...- fu il debole sussurro che ella riuscì ad emettere, appena un soffio.

-No, tesoro, non mi ha mandato l'uomo che i tuoi genitori vogliono obbligarti a sposare.- sussurrò la figura, mostrandole che sapeva fin troppo rispetto a ciò che avrebbe dovuto. -L'uomo con cui vogliono tarparti le ali, toglierti la tua carriera. Oh, sorpresa dal fatto che io conosca il tuo segreto?-

Théa si era allontanata leggermente rabbrividendo, non era un bene che quell'individuo sapesse tante cose.
-Chi sei?- domandò con voce accesa da un leggero tono di rabbia, quell'argomento non era di sua competenza.
-Fidati, è la domanda che tutti si stanno facendo in questo periodo.- ridacchiò la figura in risposta, non sembrava minimamente interessato a risponderle realmente.
Poi fermò il movimento di Théa, afferrandola per il colletto della camicetta da notte e avvicinadola di nuovo con uno strattone.

-Ora ascoltami.- le sussurrò, solo il fiato putrido era caldo e testimoniava che ella non stava parlando con un cadavere. -Non posso sentirlo, ma so che si sta avvicinando. Prima che io me ne vada devo fare un'ultima cosa e tu mi devi aiutare.-
Théa provò a spingerlo via, ma le braccia avvolte tra la coperta non le risposero, portandola solo ad emettere un gemito strozzato.
-Il tuo compenso sarà la libertà. Sarai libera dai tuoi opprimenti genitori, dall'uomo che vogliono farti sposare. Ho indagato su di lui, sai? Saresti già la sua terza moglie, immagina che fine abbiano fatto le altre.- fece una lettera pausa, il pesante respiro accompagnato dal gocciolare dell'acqua in lontananza. -Certo, è molto ricco, non mi sorprende che mamma e papà ti abbiano promessa in sposa. Vuoi essere la quarta moglie di Barbablù?-

Théa chiuse gli occhi, una fredda lacrima le solcò la guancia mentre ella si sentiva morire. I genitori le avevano detto che era un bravo giovane, non l'avrebbero mai mandata a morire.
-Ah, cosa non si farebbe per il denaro, mmh?-
La ripoggiò alla fredda parete, ormai ella sarebbe potuta sembrar svenuta, se non per le solitarie perle che le solcavano le guance. Non piangeva quasi mai, farlo di fronte ad uno sconosciuto era avvilente, ma non riusciva più a controllare il suo corpo.

-Io ti posso liberare da lui, non dovrai più sposarti.- sussurrò ancora la figura, le parole sembravo un veleno tentatore stillato direttamente dalle fauci del diavolo. -Non dovrai più sottostare a nessuna prima ballerina. Sarai tu la prima ballerina.-

Théa aprì un poco gli occhi, osservando con sguardo perso il cappuccio che per lei sembrava ormai un buco sulle profondità dell'inferno. L'offerta ovviamente era molto allettante, non poteva che ammetterlo.
-È la tua occasione una volta per tutte di risolvere i tuoi problemi.- aggiunse la figura, portandole di nuovo la ciotola di legno alle labbra.
Théa bevve, quasi sorprendendo anche sé stessa.

-Tutti i miei problemi.- ripeté ella, perlomeno con la bevanda tiepida che le aveva attraversato la gola le permetteva di parlare chiaramente. -Che cosa vorresti in cambio?-
-Solo un piccolo aiuto da parte tua e della tua amica Dana, è molto semplice...-

Il resto dei sussurri tra i due si perse tra le profondità della terra, tra grotte inesplorate e tra le ombre di un futuro non molto lieto.


Sorpresa, nessuno si aspettava un capitolo di venerdì vero?
In realtà neppure io me l'aspettavo, ma comunque ecco l'aggiornamento.
Diciamo che il capitolo è un terzo di quello che doveva essere, avevo in mente che ci si sarebbero stati anche Anaëlle, Daniel, Monique, Artemis, Lucien e Dolores. Insomma, ho tagliato fuori un po' di gente.
Però pensavo di provare a fare un capitolo più breve per capire se lo preferite, vi sembra meno pesante? Lo preferite così oppure vi piace di più un capitolo più lungo e articolato con più personaggi?

Diciamo che è un tipo diverso di capitolo principalmente perché c'è una sola scena e non due/tre come al solito, cosa ne dite?
Sostanzialmente per me è indifferente, diciamo che così facendo aggiornerei più spesso (scrivere 2000 parole e scriverne 6000 è un po' diverso), ma con meno personaggi e con meno avvenimenti, fatemi sapere come preferite insomma.

Poooi, come avrete notato sono tornata attiva anche con Théa e Louise, ciò perché è tornato eimi-d-ego-o-pozos su wattpad, quindi con grande gioia vi annuncio anche il ritorno dei nostri cari personaggi.

Inoltre ho iniziato, tra il vecchio capitolo e quello attuale, a lasciarvi diversi indizi un po' sparsi: in che senso la "misteriosa" figura ha poco tempo? A cosa servono Théa e Dana? Da dove esce il taccuino nero? Chi è in realtà Liselotte che lavorava all'Opera con il nome di Elodie? Cos'è il luogo in cui si trova Théa?

Uscitemi le teorie e le opinioni che sono sempre curiosa di sapere cosa succede nelle vostre menti e come si collega il tutto.
A presto!

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