𝐈
| 𝗡𝗢𝗡 𝗖'𝗘̀ 𝗡𝗘𝗦𝗦𝗨𝗡𝗔 𝗗𝗢𝗡𝗡𝗔 |
𝙀 𝙧𝙞𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖𝙩𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙚𝙧𝙘𝙖𝙧𝙚 𝙚 𝙥𝙚𝙣𝙨𝙖𝙧𝙚 𝙨𝙤𝙣 𝙙𝙪𝙚 𝙘𝙤𝙨𝙚 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙧𝙨𝙚.
𝙀𝙙 𝙞𝙤 𝙩𝙞 𝙥𝙚𝙣𝙨𝙤
𝙢𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙩𝙞 𝙘𝙚𝙧𝙘𝙤.
"Non ce l'hai una donna, Timothée?" Chiede.
Egli scuote la testa. No, che non ce l'ha.
"Pensavo che andassi da lei, quando esci. Dalla tua amante." Afferma con un sorriso.
Timothée scuote di nuovo la testa. Selene aspira un po' del fumo della sigaretta e poi lo butta fuori. Le lancia uno sguardo strano che non riesce a decifrare.
"Un uomo?" Chiede, divertita.
"No." Dice, convinto. Scrolla le spalle, non sa veramente cos'altro chiedere e lo sguardo strano lo ha ancora addosso.
Decide di non farci caso. Aspira di nuovo, butta fuori il fumo e getta la sigaretta per terra.
Timothée nota come non sembra affatto attraente quando compie questi gesti necessari. I capelli disordinati e biondi, gli occhi blu, gonfi e sbavati dal trucco nero; le occhiaie nere e le borse così accentuate; il naso perfetto tinto di rosso; le gote altrettanto colorite e affrante; le labbra carnose e rosse fingono quel sorriso, quella spavalderia che solo quelle domande possono ricreare: no, non la rendono affatto splendida se non altro la rendono umana, pensano i suoi occhi disturbati dal silenzio.
"Tu ce l'hai l'amante?" Domanda straziato da questa tortura. L'unica sua dannazione: il silenzio.
Ella alza lo sguardo dal punto cieco che sta fissando. Gli occhi sembrano prendere vita, ma le occhiaie sono ancora lì. La puzza di martini dry si sente ancora quando sposta i capelli dalle spalle alla schiena e la voglia di piangere l'avverte ancora.
Non concentra immediatamente la sua attenzione all'uomo magro che ha davanti, bensì guarda le sue cosce tagliate dal freddo e coperte da una mini gonna nera. Osserva come il suo seno sia coperto solo da una maglietta di seta con i ricami in pizzo. Cerca di ricordare di chi è la giacca scura che la copre.
"È la mia." Risponde alla domanda mai esplicitata. Si rincuora e accarezza le sue braccia, tutta infreddolita.
"Vorrei poterne avere solo uno." Risponde finalmente, amplificando la risata finta e monotona che ha voluto ricreare. "O una." Ritorna di nuovo al suo punto cieco e, senza distogliere lo sguardo, sposta la mano sul tavolo in cerca delle sigarette.
Timothée gliele avvicina e per quell'attimo in cui le loro mani si sfiorano, lo sguardo di Selene si addolcisce e quel punto cieco assume il sapore della solitudine e una lacrime inevitabilmente scorre sulla sua gote destra e bagna quell'arida valle rossa.
Il salone in cui si trovano è ben allestito. Tutto sa di vecchiume, anche il divano sul quale giace Selene. Tutto sembra ricordare le storie di queste vecchie cose, delle vecchie persone che ci abitavano, tutto sembra riportare al dolore.
Ritornare fa male, andarsene fa peggio, pensa il giovane seduto sulla poltrona. Tra il pensare e il cercare, dicevano, c'è una gran differenza e dicevano di pensare ma non di cercare.
La loro storia va raccontata a poco a poco, forse la trovi tra il cercare - che fa un po' male - e il pensare che di vittime ne ha fatte tante.
Il suo nome in questa storia avrà una pronuncia diversa, lo addolora sentir quel rumore, lo affanna ricordare di quante vocali e di quante consonanti era composto.
Lo ammazza rammentare com'era sentire il suo nome ora che è sordo.
Cercare e pensare - diceva Bukowski - son due cose diverse. Lui la pensava, ma non la cercava. Quest'amata ne era a conoscenza, doveva esserlo, si ripete.
Lui la pensa, la cerca ed è lei, questa volta, a non saperlo.
*
*
*
Eccomiiiiiii di nuovo!
Dopo una scomparsa davvero lunga. Ho fatto avanti e indietro, ma eccomi qua finalmente con una nuova storia.
Sarà tutto diverso o almeno così spero. Sto cercando di fare qualcosa di nuovo, quindi ecco a voi Malanotte.
Spero vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo.
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