CAPITOLO 14
PAUL P.O.V.
“Papà, io vado!”, dissi a mio padre.
“Ok, Paul... Aspetta! Dove vai conciato in questo modo?!”, rispose lui.
Indossavo una giacca di pelle, come i pantaloni, e mi ero messo un po' di gel nei capelli per tirarli su e formare un ciuffo... forse ne avevo messo più di un po'?...
“In che senso, papà?”.
“Hai capito il senso, James. Vai a cambiarti e mettiti dei vestiti decenti”.
“Oh, come vuoi!”. Andai in camera e mi cambiai.
Ho preso dall'armadio dei pantaloni scuri e una camicia. Sopra la camicia mi sono messo un gilet a quadri marrone.
Ho preso i vestiti di pelle e gli stivali e li ho messi in una sacca, così mi potevo cambiare dopo.
“Ecco papà, sono pronto!”.
“Bravo Paul, così sei molto più ordinato e... bello”, disse mentre mi sistemava il colletto della camicia.
“Allora posso andare adesso?”, gli chiesi.
“Da chi vai?”.
“Vado da George”.
“Ok, puoi andare”.
“Ciao papà”.
“Ciao Paul”.
Sono uscito di casa e sono andato velocemente dietro, in giardino.
Mi sono cambiato i vestiti e mi sono messo quelli di pelle. Allora raggiunsi il cancello e dove mi appoggiai, aspettando l'arrivo di George.
“Ciao Paulie!”, disse una voce dietro di me.
“Ciao Georgie, eccoti! Sei pronto?”, lo salutai io.
“Spero di si... Sono carico!”, esclamò facendomi un sorriso a trentadue denti.
“Andiamo allora, George!”.
~ • ~ • ~ • ~ • ~
Siamo arrivati alla fermata dell'autobus e abbiamo aspettato che arrivasse.
Quando è arrivato siamo saliti e siamo andati al secondo piano, come mi aveva detto John.
“Ben arrivati”, disse una voce dal fondo dell'autobus vuoto. Era John.
“Ciao John”, abbiamo detto in coro io e George.
“Vediamo cosa sai fare”, rispose dando un'occhiata di sfida a George e indicando di sederci.
GEORGE P.O.V
“Allora, cosa mi fai sentire Harrison?”, mi chiese John mentre prendevo la mia chitarra.
“Raunchy”, risposi io.
“Vai George”, sussurrò Paul sorridendo.
Iniziai a suonare. Ero molto agitato, ma speranzoso di un buon risultato.
JOHN P.O.V
George iniziò a suonare. Devo dire che non era così male come pensavo. Anzi, era molto bravo.
Suonò quella canzone alla perfezione, senza sbagliare minimamente una nota.
Quando finì di suonare mi guardò con uno sguardo un po' preoccupato.
“Sei dentro Harrison, devo dire che sei stato stupefacente!”, esclamai io.
Vidi Paul sgranare gli occhi ed abbracciare George riempiendolo di complimenti.
“Grazie John, per la possibilità...”, mi disse George.
“Sei stato bravo, te lo meriti”.
“Grazie ancora”, ripeté tutto contento.
“Senti”, gli sussurrai avvicinandomi al suo orecchio, “se non te l'ha già detto Luna mi dispiace tanto per quello che è successo l'altro giorno...”.
“Non ti preoccupare Lennon, ti perdono”, scherzò lui.
“George, questa è la tua fermata”, disse Paul.
“Uh, hai ragione Paul. Ciao John, ciao Paul!”.
Fu così che io Paul rimanemmo soli.
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