/i don't wanna miss a thing/
14 Agosto 2010
Conobbi una ragazza in quei giorni. Era tedesca, si chiamava Claire. La vide mia madre, era sulla spiaggia con alcuni ragazzi e le serviva qualcuno che conoscesse almeno l'inglese per poter comunicare. Quando arrivai aveva un dizionario tra le mani e mi fece sorridere. Ci intendemmo subito, nonostante la lingua e nonostante le nostre differenze. Avere Claire con me riusciva ad attutire un po' quel dolore che sentivo ancora non avendo te con me. Alla fine conoscemmo anche quei due ragazzi che erano con lei il primo giorno. Alex e Paul.
Avevamo parlato tanto quel giorno, io ti chiesi se tu ti saresti spinto oltre se fossi rimasto qualche altro giorno.
— Magari una piccola, infinitesima cosa l'avrei fatta. Probabilmente sicuramente. — Non mi dicesti espressamente cosa, ma a me piaceva immaginarlo. Lo immaginavo e sorridevo, e così andavo avanti.
Poi presi coraggio. — Cosa siamo?
—Credo sia un confine — dicesti tu.
— Che intendi?
Tu esitasti, ma la tua risposta era sempre lì. Anche se tardavi, c'eri. Restavi. Perché adesso non ci sei più.
— Intendo che non siamo amici, perché è evidente che non lo siamo. Ma non so come definirci, però siamo legati in qualche modo. — Mi piaceva quella tua risposta. Mi piaceva tanto.
Parlammo ancora. Quel pomeriggio ero sulla spiaggia e poi ero a casa, poi ero ancora sulla spiaggia e tu continuavi ad essere con me. Continuavi a non bastarmi mai.
— Che cosa provi?
— Non lo so. Però so che mi manchi. E ho paura di dire qualcosa, ho paura di dirlo non perché non sono sicuro che quello che sento sia reale, ma perché ho paura che dirlo possa soltanto fare più male di quanto già non faccia.
Quelle parole lasciarono me senza. Però io volevo vivere senza rimpianti, e sapevo che avevamo sedici anni ma volevo avere la piena consapevolezza di averti almeno in quel momento perché una parte di me sapeva già che dopo non ti avrei più avuto. E una parte ancora più grande sapeva che come te non ci sarebbe stato nessuno.
— Dillo. Dillo anche se ti spaventa. Se lo senti davvero, dillo.
Entrambi sapevamo quello che ti stavo chiedendo. Entrambi sapevamo che quelle parole non ancora dette servivano a non delimitare interamente quel confine di cui parlavi. Perché così avevamo ancora un po' di spazio, ancora quel piccolo pezzo in cui stare senza fare male a nessuno, solo a noi stessi ma in silenzio. Solo che quelle parole sarebbero state diverse dal silenzio. Avrebbero distrutto il confine e poi lo avrebbero ricostruito diverso, forse più debole. Perché quelle parole facevano la differenza. Però a noi quelle parole servivano, io ne ero sicura. Adesso non lo più se lo sono. Non so se adesso lo vorrei ancora. Se potessi tornare a quel giorno, non so se te lo avrei chiesto. Se lo avrei voluto ancora.
Erano le dieci e trentacinque quando quel confine decidesti di distruggerlo. Ero con Claire, c'era anche mia madre. Stavamo ridendo, c'era la musica e Claire era al mio fianco che cantava la canzone di turno.
Il tuo messaggio me l'aspettavo. Me l'aspettavo come tutte le altre sere, come un'abitudine che non riesci a lasciare andare. Quello che non mi aspettavo erano quelle parole, quella canzone e tutto il resto.
I could stay awake just to hear you breathing, watch you smile while you are sleeping, while you're far away and dreaming. I could spend my life in this sweet surrender, I could stay lost in this moment forever. Well, every moment spent with you is a moment I treasure.
I don't wanna close my eyes, I don't wanna fall asleep cause I'd miss you, baby, and I don't wanna miss a thing.
Sono completamente, inevitabilmente innamorato di te. Già, io ti amo. E non posso più nascondertelo, non posso prometterti qualcosa che forse non accadrà, non posso dirti che sarà per sempre e che ci aspetteremo se non andasse bene, ma adesso, e domani, e domani ancora, io ti amo.
Quando finii di leggere quel messaggio sul mio volto c'erano già troppe lacrime, sulle mie labbra troppe parole che io volevo dirti e troppo dolore per non averti in quel momento lì con me. Per non potertele urlare quelle parole. Le lesse anche Claire. Mi guardò preoccupata insieme a mia madre quando io portai una mano sulla bocca mentre le rileggevo ancora una volta per il terrore che me lo stessi soltanto immaginando. Claire mi prese tra le braccia e io le porsi il cellulare. Camminò al mio fianco per tutta la sera e anche dopo, senza parlare, a volte con poche parole, senza lamentarsi. Mi fece compagnia mentre anche io distruggevo quel confine.
E, pensandoci adesso, riscrivendoti queste altre di parole e rivivendo tutto ancora una volta, ho capito che forse lo vorrei ancora. Probabilmente ti chiederei ancora di dirmelo.
E ancora, e ancora.
🌷🌷🌷
Scusate ancora una volta per essere stata così assente, ma non immaginavo che arrivati a questo punto questa storia sarebbe stata così difficile per me da scrivere.
Siamo quasi alla fine, e non sono ancora sicura se ci sarà un secondo libro o meno.
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, perché è uno dei capitoli più importanti dell'intera storia.
Un bacio a tutte,
september199six.
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