/black keys/

🌷 And the black keys
Never looked so beautiful
And a perfect rainbow
Never seemed so dull
And the lights out
Never had this bright a glow
And the black keys
Showing me a world I never knew, no
A world I never knew 🌷

7 Agosto 2010

Ero sulla spiaggia, il sole brillava sulla tua pelle e si rifletteva sulla mia. Ero di spalle, indossavo dei pantaloncini e un costume nero, che mi lasciava troppa pelle scoperta.

Ma faceva caldo, molto. Potevo dire di essere a mio agio con il mio corpo, ma il più delle volte mentivo. Sapevo che non ero una di quelle che avrebbero dovuto vergognarsi per le proprie forme, ma io spesso lo facevo. Lo facevo quando osservavo la forma larga dei miei fianchi e quella delle spalle troppo grandi, e la mia pancia che avrei voluto avere più piatta e liscia. Volevo quello spazio tra le gambe, anche infinitesimo mi sarebbe bastato.

Ma poi arrivasti tu. Mi avvolgesti la vita con le mani posandole sui miei fianchi mentre io ero ancora di spalle. A quel contatto sussultai, ma dal tuo tocco capii all'istante che eri tu.

Tu mi facevi dimenticare di tutte quelle insicurezze. Mi facevi davvero credere di essere bellissima, e a me stava bene. Volevo esserlo per te.

— Ciao — sussurrasti, avvicinando la tua bocca al mio orecchio. Il tuo respiro contro la mia pelle formò un brivido quando ti allontanasti.

Io cercai di reprimere un sorriso, ma non ci riuscii. Poi mi voltai, tu lasciasti cadere le mani dal mio corpo.

— Ciao. — Mi sorridesti anche tu.

I tuoi capelli erano disordinati ricci spinti all'indietro dalle tue dita, i tuoi occhi verdi erano quasi trasparenti e ancora assonnati. Le tue labbra erano curvate, e una fossetta comparve ai lati della tua bocca.

Non indossavi una maglia, soltanto un costume scuro che copriva la tua pelle fino a poco prima del ginocchio. La linea dei tuoi addominali era marcata e la farfalla al centro del tuo torace era l'emblema della perfezione. L'avrei tracciata con le dita come se fosse stato un tesoro inesplorato. Eri bellissimo, te lo giuro. E avrei voluto così tanto sapere se ai tuoi occhi apparivo così presa da te, da quello che eri.

I tuoi occhi si spostarono dal mio volto, scendendo sul mio corpo. Lo percorresti con lo sguardo mentre sulle tue labbra aleggiava ancora un debole sorriso. Istintivamente, le mie braccia si incrociarono per coprirmi. Sentivo come se mi stessi distruggendo con quel tuo sguardo, come se volessi qualcosa da me che io non sapevo se ero pronta a darti.
Nessuno mi aveva mai guardata nel modo in cui mi stavi guardando tu.

Come se in quel tuo sguardo ci fosse di più. Come se desiderassi di leggermi dentro, entrarmi fin sotto la pelle. Io non sapevo neanche che in realtà lo stavi già facendo.

Quando ti accorgesti del mio tentativo di evitare i tuoi occhi, il tuo sguardo tornò sul mio volto. Il tuo sorriso si ampliò, mostrando i denti bianchi e perfetti.

Non dicesti niente, ma non ce n'era bisogno. Stavo imparando ad ascoltare i tuoi silenzi, e mi piaceva farlo. Riuscivamo a capirci dopo così poco tempo, e se da un lato mi spaventava quel modo in cui comunicavamo senza il bisogno delle parole, dall'altro mi stava permettendo di innamorarmi di te senza che riuscissi a rendermene conto.

— Togli i pantaloncini — affermasti poi, non lasciando mai andare i miei occhi.

Inizialmente non ti ascoltai davvero, ma quando realizzai quello che mi avevi chiesto, scossi la testa. — Cosa?

Tu incrociasti le braccia al petto, e ridesti. I tuoi occhi si chiusero mentre il suono che non mi sarei mai stancata di ascoltare lasciava la tua bocca. Io mi sentii improvvisamente insicura, e mi coprii di più, per quanto fosse possibile. Quando notasti la mia reazione, qualcosa cambiò nel tuo sguardo.

Il sorriso non era più impresso sul tuo volto, le tue labbra erano curvate verso l'alto soltanto debolmente. Ti avvicinasti a me e prendesti le mie mani poggiate sui miei fianchi.

— Sei adorabile — mormorasti, e il modo in cui dopo la tua espressione cambiò ancora mi fece capire che probabilmente non volevi trasformare quel pensiero in suoni.

Quindi poi accennai io ad un sorriso, e tu non riuscisti a non fare lo stesso, voltasti per un istante il tuo volto verso destra con le tue mani ancora sulle mie.

Tornasti a guardarmi. — Ma non credo tu voglia fare il bagno con quelli addosso.

Indicasti i miei pantaloncini con lo sguardo. — Forse vorresti stare più comoda e non dover uscire dall'acqua trasportandoti il mare dietro.

Sorridesti, io dischiusi le labbra e sospirai. Tu facesti scivolare le mie mani insieme alle tue dal mio corpo.

— Credo invece che tu non debba coprirti in questo modo. — Non lo dicesti giudicandomi, lo dicesti perché lo pensavi davvero.

Io ero ancora incapace di risponderti, perché tutte le tue parole si stavano ancora rincorrendo nella mia mente. Mi stavi chiedendo di fare il bagno con te; mi stavi dicendo che non avevo bisogno delle mie insicurezze; mi stavi dicendo che in qualche modo ti importava di me.

— Dai, vieni a fare il bagno con me — continuasti, e questa volta riuscii a risponderti.

— Vado a posare questi — dissi con voce bassa, alludendo ai pantaloncini.

— Lasciali qui — replicasti e io feci per replicare, ma il tuo sorriso riuscì ancora una volta a destabilizzarmi.

Ci guardammo per qualche istante, poi tu — con ancora quel sorriso ad aleggiarti sulle labbra — ti voltasti verso il mare, capendomi ancora prima che io riuscissi a capire me stessa.

Portai velocemente le dita sul bottone e lasciai scivolare il tessuto lungo le mie gambe. Feci un passo per uscirci e li sistemai sulla sabbia. Quando mi sollevai tu avevi le braccia incrociate e mi stavi guardando. Arrossii. Sentii le guance in fiamme, e non mi avevi neanche sfiorata. O almeno, era quello che credevo. Perché tu mi avevi completamente scossa dentro.

Il tuo sguardo cadde sulle mie gambe scoperte, e prima che l'istinto di coprimi prese il sopravvento tu lo spostasti sul mio volto. Spostai alcune ciocche fuoriuscite dalla crocchia disordinata, che con il vento si posarono davanti ai miei occhi.

— Andiamo — mi incitasti, e io annuii.

Avanzasti in avanti, e io ti stavo dietro. Ti seguii fino a quando i miei piedi toccarono l'acqua, perché al contatto sussultai. Tu sembravi immune a qualsiasi cosa.

Ti voltasti, ma prima che tu potessi dire qualcosa lo feci io. — Vai avanti tu, io ti raggiungo.

Tenesti il tuo sguardo su di me ancora un po' prima di annuire impercettibilmente e continuare a camminare tra le onde, prima di spingerti in avanti e fonderti con esse. Il modo in cui le tue braccia si sollevarono e quello in cui i tuoi muscoli si contrassero mentre ti immergevi mi lasciarono senza fiato. Completamente.

E io credevo che tu potessi dissolverti da un momento all'altro. Che da un momento all'altro tu non ci saresti più stato.

Non mi resi conto di essere rimasta ferma tra le onde a guardarti fino a quando tu emergesti, spingendo i capelli bagnati all'indietro e recuperando l'aria che mi avevi tolto.

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