𝟐 - 𝐌𝐮𝐫𝐢 𝐝𝐢 𝐠𝐡𝐢𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨


Non riuscì più a dormire

Le parole di Draco gli ronzavano in testa senza tregua, come un incantesimo che non si spegne mai. Non poteva smettere di pensarci. Continuava a immaginare, ossessivamente, le giornate che avrebbe dovuto trascorrere a scuola, ora intrise di un peso nuovo, ineluttabile. Odiava profondamente suo padre per avergli ricordato tutto questo.

Hogwarts, per lui, era sempre stata un rifugio, uno strappo dalla realtà soffocante della sua vita. Un mondo fatto di amicizie sincere, esperienze uniche, magia ovunque e, soprattutto, libertà. Certo, c'erano le regole, a volte noiose e severe, ma non erano nulla rispetto alla pesantezza che avvertiva nella sua casa. Hogwarts era una parentesi di evasione totale, un luogo dove ogni angolo meritava di essere vissuto, amato, osservato e ricordato.

La magia, poi...
Nonostante appartenesse a una famiglia magica, quella stessa magia non gli bastava mai. Non era solo uno strumento per lui: era vita, era un modo per sentirsi libero, per scolpire il suo futuro lontano dalle ombre del passato. Era l'unico filo conduttore tra ciò che lo soffocava e ciò che lo rendeva davvero vivo.

Chiunque avesse frequentato Hogwarts avrebbe capito. Chiunque avrebbe condiviso quel senso di malinconia nel sapere che un giorno, troppo presto, sarebbe finito tutto. E lui, che ora contava appena due anni al termine del suo percorso scolastico, non riusciva a sopportarlo. Come avrebbe fatto a lasciarsi alle spalle tutto quel mondo? A lasciare la casa che per anni lo aveva accolto e protetto, un rifugio dai suoi stessi pensieri?

Ma il futuro incombeva. Era inevitabile. Poteva solo intravederlo, fatto di scelte che lo mettevano a disagio. Non lavorare, come un ozioso figlio di famiglia, oppure seguire quel sogno che aveva iniziato a incubare dentro di sé due anni prima. Ma inseguirlo significava ammettere qualcosa. Significava vedere negli occhi di suo padre quella soddisfazione che non avrebbe mai voluto concedergli.

La mattina dopo

«Signorino Scorpius, vostro padre la attende per la colazione. Manca solo lei.»

Rufus bussò cinque volte alla porta prima di ottenere un cenno di permesso. Quando entrò, vide il ragazzo ancora nascosto sotto le coperte. Solo i suoi capelli, spettinati e bianchi come neve, spiccavano tra il verde intenso delle lenzuola, delle tende e delle pareti.

«Rufus, potresti gentilmente riferire a mio padre che preferirei essere rinchiuso ad Azkaban piuttosto che fare colazione con lui? Grazie.»

L'elfo, per un attimo, non riuscì a trattenere una risatina dietro la sua minuta mano. Poi, con un sorriso malizioso, aggiunse:
«Signorino Scorpius... è anche vostra madre che la manda a chiamare.»

Quelle parole colpirono nel segno. Scorpius sospirò profondamente, sapendo di non poter ignorare quella richiesta. Liberandosi dalle coperte, con uno sbadiglio e un gesto stanco, fece cenno a Rufus di chiudere la porta.

Scorpius si stiracchiò lentamente, cercando a tentoni le sue ciabatte. Quando finalmente le trovò, si alzò dal letto e, con gli occhi ancora socchiusi, si trascinò nel bagno per una doccia veloce. Indossò il suo solito completo sartoriale nero, impeccabilmente stirato dagli elfi, e si diede un'occhiata allo specchio.

Gli piaceva essere se stesso. Nonostante le sue mille contraddizioni, adorava il suo aspetto particolare. Ma c'era qualcosa che detestava con tutto se stesso: gli occhi pungenti di suo padre. Quegli occhi che erano gli stessi che vedeva ogni giorno riflessi nel suo volto.

Dopo un profondo respiro, scese le scale, pronto ad affrontare la giornata.

Colazione in famiglia

«Tesoro, buongiorno!» La voce calda di sua nonna Narcissa lo accolse ai piedi delle scale. Come da tradizione, lei era lì, pronta a dargli un bacio sulla fronte. Era uno dei pochi momenti in cui il ragazzo riusciva a lasciarsi andare a un piccolo sorriso. «Hai dormito bene, amore?»

«Sì, nonna.» Mentì, convinto di poterle nascondere il suo tormento. Narcissa, però, lo osservava attentamente, le occhiaie del nipote parlavano più di mille parole.

La colazione proseguì senza intoppi apparenti, anche se Scorpius non smetteva di osservare i suoi genitori. Sperava, invano, di vedere tra loro un gesto di complicità, un sorriso che gli ricordasse il passato. Ma non accadde. Quei tempi, per quanto lo riguardava, sembravano finiti.

Improvvisamente, un'esplosione di tensione ruppe il silenzio.

«Cosa c'è, padre?»
La voce di Draco risuonò nella sala da pranzo, irritata. Lucius, seduto al suo solito posto, lo fissava con sguardo indagatore. Draco si alzò di scatto, esasperato, ma Lucius, con un tono insolitamente dolce, si limitò a rispondere:
«Nulla.»

Scorpius osservò in silenzio la scena, notando per la prima volta la somiglianza tra suo padre e suo nonno: entrambi intrappolati in una lotta silenziosa, entrambi incapaci di comunicare davvero.

Un momento di tregua

Il pomeriggio scivolò via rapidamente. Rufus e gli altri elfi si occuparono di raccogliere i materiali scolastici per il nuovo anno, mentre Scorpius si ritirò nel salotto con sua madre, Phyton.

Seduto sul grande divano di pelle, con la testa appoggiata sulle sue ginocchia, giocherellava con le sue ciocche dorate e rossastre.

«Domani è il grande giorno, vero tesoro?» chiese lei, accarezzandogli dolcemente i capelli.

«Già.» rispose lui, senza entusiasmo, perso nei suoi pensieri.

Non riusciva a smettere di pensare a una persona. Ma non era pronto a parlarne. Non ancora.

Capitolo Rivisitato

«Scorpius.» La voce di Phyton lo riportò bruscamente alla realtà. Era la seconda volta che lo richiamava dai suoi pensieri incessanti, e ciò iniziava a preoccuparla. Non sopportava il suo silenzio, quella chiusura impenetrabile che lo rendeva così distante.

Lei stessa sapeva quanto fosse frustrante essere esclusi dai pensieri di qualcuno. Eppure, capiva che non era facile per lui aprirsi. «Si può sapere cosa hai? È tutto il giorno che sembri immerso in un altro mondo. Mi stai facendo preoccupare... lo sai che con me puoi parlare, vero?» La sua voce era un misto di dolcezza e determinazione, un tentativo di scalfire quel muro che suo figlio sembrava aver eretto.

Scorpius sapeva cosa stava tentando di fare. Non era difficile intuire che stesse cercando di leggergli dentro, ma era proprio questo a infastidirlo di più. L'idea di essere privato della sua intimità mentale lo mandava fuori di testa. Tuttavia, non voleva esplodere con sua madre. Non con lei. Così, con un gesto improvviso ma pieno di affetto, le diede un bacio sulla guancia, un tocco dolce ma al tempo stesso un tacito messaggio: "Non spingerti oltre".

Le sorrise, un sorriso enigmatico, e prima che Phyton potesse dire altro, si alzò e corse verso la sua camera, chiudendo la porta dietro di sé.

Rimasto solo, appoggiò la schiena contro il legno della porta e lasciò vagare lo sguardo per la stanza. Era grande, perfettamente ordinata, ma nonostante il lusso e il calore che gli oggetti cercavano di trasmettere, la percepiva vuota. Ogni volta che entrava lì, veniva avvolto da una sensazione opprimente di mancanza. Non era qualcosa di fisico; era un'assenza che si sentiva nel profondo delle sue ossa.

Un'assenza che una persona, un anno prima, aveva lasciato nella sua vita senza troppe spiegazioni. Se n'era andata, lasciandolo senza appigli, senza nemmeno dargli il tempo di capire cosa stesse succedendo.

Quel vuoto lo tormentava. Era una ferita che nessuno era riuscito a sanare. Si sentiva come la luna, piena di crateri, mancante di una completezza che ormai considerava irraggiungibile. Lui non voleva più sentirsi così: a metà. Ma come avrebbe potuto trovare qualcuno disposto a riempire quel vuoto, a curare quella ferita così profonda?

Si tormentava con queste domande ogni giorno.

A sedici anni, Scorpius aveva subito un cambiamento che l'aveva segnato per sempre. Quell'anno aveva conosciuto l'umiliazione, il dolore di essere rifiutato. Si era sentito preso in giro, ridicolizzato. E, a quell'età, nessuno dovrebbe mai sentirsi così, tanto meno un ragazzo come lui, che sapeva di avere tanto da dare. Ma ciò che aveva ricevuto in cambio era stato un freddo e tagliente "No".

Quella delusione lo aveva spento. Gli aveva tolto la voglia di costruire una nuova identità, di mostrarsi per quello che era. Al contrario, si era chiuso in sé stesso, alimentando odio e rancore. Ed era bravo in questo, forse troppo. Spegnere i sentimenti era una dote che aveva ereditato dal padre. Draco Malfoy non era mai stato bravo a gestire le emozioni, e Scorpius lo stava superando in quell'arte pericolosa.

Ma c'era sempre un problema: una volta spenti, i sentimenti erano difficili da riaccendere.

Inconsapevolmente, quella freddezza gli aveva dato una reputazione. La sua bellezza magnetica e il suo portamento principesco lo rendevano irresistibile, ancora più di Draco alla sua età. Scorpius lo sapeva e, seppur non vanitoso, conosceva il potere che esercitava sugli altri. Era affascinante, sicuro di sé, con spalle larghe e un'altezza che faceva sentire chiunque più piccolo accanto a lui.

Le ragazze cadevano ai suoi piedi, stregate da quell'aura di mistero e potere. Eppure, nonostante potesse avere chiunque, Scorpius non si lasciava mai andare completamente. A differenza del suo migliore amico Albus, che sembrava divertirsi a collezionare conquiste senza rimorsi, lui si fermava sempre un passo prima. Non cercava piaceri fugaci o rapporti superficiali. Per lui, ogni relazione doveva avere un senso più profondo.

Nonostante il fascino che esercitava, non riusciva a trovare ciò che cercava. Non voleva solo qualcuno con cui condividere una notte; voleva qualcuno capace di colmare quel vuoto. Qualcuno che riuscisse a catturarlo, a toccare l'essenza della sua anima.

Lui lo chiamava l'arte di saper catturare.

Ma da quando aveva perso la persona che un tempo l'aveva illuminato, non aveva più incontrato nessuno capace di riaccendere quella luce. Ogni ragazza che gli si avvicinava sembrava vuota, priva di sostanza. E per questo, le allontanava tutte.

Non si trattava di sesso o di attrazione fisica. Si trattava di valori, di profondità. Di qualcuno che fosse un'opera d'arte, non una tela vuota.

Spazio autrice

Allora, ragazze, eccoci qui!
Vi ho lasciato con un po' di suspense, eh? Lo so, lo so: chi sarà mai questa persona del "quadro pieno di valori"? Beh, vi toccherà aspettare ancora un po'. Dopotutto, che senso avrebbe svelarvi tutto subito? Perderebbe tutta la magia, e non vogliamo certo rinunciare alla magia, giusto?

Ma ditemi, cosa ne pensate di questo capitolo? Vi piace il carattere di Scorpius? Io lo trovo incredibile, una perfetta fusione tra Draco e Phyton: freddo, ma anche capace di una dolcezza disarmante. Voi che ne pensate?

Aspetto i vostri commenti! E come sempre, grazie per il vostro supporto. Ci vediamo al prossimo capitolo!

Un abbraccio,
L'autrice

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