𝙎𝙀𝘿𝙄𝘾𝙄


ᴅᴇsᴘᴇʀᴀᴅᴏ - ʀɪʜᴀɴɴᴀ
1:06 ───ㅇ───── 3:06

«we've both had our hearts broken, uh
take it easy
I'm not tryna go against you
I can be a lone wolf witcha»




















𝕮𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 𝕾𝗘𝗗𝗜𝗖𝗜






Mentre gli ultimi studenti uscivano dall'aula, Taehyung si rimise a sedere con cautela dietro la scrivania. Con cautela, perché il suo sedere pareva gridare aiuto ogni volta che si muoveva. Inutile dire che quel giorno si era mosso un po' più lentamente del solito, più o meno sotto ogni punto di vista. Si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi, prima di guardare l'orologio al polso. Le otto di sera. Maledette lezioni serali.

E la sua serata non era neanche lontanamente finita, perché doveva ancora scrivere alcune valutazioni prima di concludere la giornata. Stava riflettendo se fosse il caso di chiamare qualcuno che lo venisse a prendere subito o se fosse il caso di perseverare e finire il suo lavoro lì dentro. L'idea di tornare a casa (non sapeva ancora quando avesse iniziato a considerarla casa) non lo allettava molto. Dopo gli eventi del giorno prima, le interazioni tra lui e Jeongguk erano state a dir poco imbarazzanti.

Taehyung si era svegliato dopo qualche ora, con una macchia della propria saliva sul cuscino di Jeongguk e i loro corpi intrecciati. Le braccia del maggiore lo avvolgevano con fare protettivo e il loro calore era confortante. Erano entrambi nudi e i ricordi delle ore precedenti gli tornarono alla mente come un fiume in piena. Porca puttana.

Taehyung non si aspettava che fosse così bello, in tutta sincerità. Il suo collo era costellato di succhiotti e i fianchi erano pieni di lividi. Tutto il suo corpo era alquanto indolenzito, e quando si spostò per stare più comodo emise un mugolio. C'era sicuramente un punto che gli faceva molto più male di tutto il resto.

Con un sospiro cercò di districarsi senza svegliare l'altro. Evidentemente non fece un gran bel lavoro, perché Jeongguk si agitò e borbottò parole senza senso. Taehyung riuscì a capire solo qualcosa del tipo: «Dove stai andando?»

Taehyung tolse la mano di Jeongguk dalla sua schiena e la poggiò in mezzo a loro sul letto.

«Devo solo andare in bagno.»

Jeongguk aveva gli occhi chiusi e fece un profondo respiro assonnato prima di schiudere le labbra. Era evidente che fosse stanco e non del tutto cosciente.

«Mm-kay.»

Il maggiore si girò in modo che Taehyung non fosse più stretto contro il suo petto. Il più piccolo fissò Jeongguk per un secondo. Sembrava così vulnerabile in quello stato. Taehyung si sentì quasi disturbato da quella scena così domestica. La scacciò via dai suoi pensieri e si alzò.

Quel giorno non ne parlarono più. In verità, Jeongguk non ne parlò affatto, né vi fece riferimento. Taehyung ne rimase un po' sorpreso, poiché si aspettava che l'altro lo prendesse in giro e lo tormentasse per tutti i giorni a venire. Ma Jeongguk si era comportato in modo... stranamente normale? Quando si svegliò dal suo sonno, si vestì e iniziò a lavorare a qualcosa nel soggiorno dell'attico. Lasciò Taehyung a fare le sue cose, aprendo l'ingresso principale nel caso volesse uscire.

Jeongguk era fuori casa quando giunse l'ora di cena, a quanto pareva Jimin e Yoongi volevano parlargli di qualcosa. Quando rincasò, tuttavia, aveva gli occhi vitrei e sembrava immerso nei suoi pensieri. Taehyung non disse nulla finché non si ritrovarono a letto insieme. Non erano l'uno di fronte all'altro, ma le loro spalle erano strette l'una all'altra.

«Cosa ti hanno detto?» chiese a bassa voce nell'oscurità. Non era sicuro del perché lo stesse chiedendo, ma l'altro sembrava un po' infastidito.

«Ne parliamo domani. Te lo prometto.»

Taehyung non lo disturbò più. Era sicuro che all'altro sarebbe passata presto. Quando la sveglia suonò alle sette del mattino, si rese conto di essere solo nel letto. Non c'era da stupirsi, perché in fondo era una cosa abituale. Non se n'era andato da molto, però, perché lo spazio accanto a lui era ancora caldo.

I lividi sul collo erano coperti da una spessa sciarpa rossa e tutto il resto da un lungo cappotto. Hoseok lo aveva accompagnato all'università come al solito e Taehyung aveva dovuto nascondere il fatto che il suo collo e le sue clavicole fossero segnate da lividi rossastri per tutto il giorno. Pregò sinceramente che nessuno dei suoi studenti o colleghi avesse notato il suo andamento zoppicante. Era stato scomodo muoversi e aveva passato ore a soffrire il caldo a causa dei tanti strati che aveva addosso.

La cosa peggiore era che si sentiva assolutamente esausto. Il suo lavoro era già impegnativo e, dato che nessuna delle sue giornate era più tranquilla, si ritrovava sempre stanco. Allentò la sciarpa intorno al collo e fece un respiro profondo. Forse avrebbe dovuto fare una passeggiata per prendere un po' d'aria fresca e poi chiamare Hoseok perché venisse a prenderlo. Poteva portare a termine il lavoro nell'attico, così sarebbe potuto andare a dormire subito dopo. Raccogliendo le ultime cose nella sua borsa di pelle, si alzò e uscì, assicurandosi di chiudere la porta dietro di sé. I corridoi erano per lo più vuoti e fortunatamente non vide nessuno di sua conoscenza. Non era in vena di chiacchiere in quel momento.

Quando finalmente uscì dall'edificio, fece un respiro profondo. L'aria era gelida e lo fece rabbrividire. L'autunno stava cominciando a svanire e l'inverno si stava avvicinando. Ringraziò di avere con sé sciarpa e cappotto. Il campus era impresso nella sua mente come una mappa, così camminò con calma, sapendo che non avrebbe potuto perdersi lì dentro. Il cielo era scuro, ma Taehyung non riusciva a vedere le stelle a causa della coltre di nuvole. Dubitava che sarebbe riuscito a vederle anche in una giornata limpida, visto che si trattava di Seoul. Uno dei suoi desideri era quello di trasferirsi in un altro Paese dove la vita non fosse così frenetica. Un posto dove avrebbe potuto sistemarsi con un'altra persona e mettere su una famiglia tutta sua. Una piccola città, magari, dove l'aria fosse pulita e dove non ci fossero grattacieli in vista. Era un solo desiderio, però. Probabilmente non avrebbe mai avuto abbastanza soldi per andare a vivere in un paradiso come quello. Probabilmente sarebbe rimasto bloccato in quella città per il resto della sua vita.

Inoltre, Jeongguk gli avrebbe mai permesso di lasciare la città? Non senza di lui. Taehyung dovette chiedersi come sarebbe stato il suo futuro. Lo fece mentre camminava tranquillamente lungo il marciapiede.

Sarebbe rimasto al fianco di Jeongguk per il resto della sua vita? Forse l'altro si sarebbe stancato di lui a un certo punto. Dopotutto, prima o poi sarebbe arrivato il giorno in cui non avrebbe più avuto il suo bell'aspetto e il suo corpo avrebbe iniziato a mostrare i primi acciacchi. Ma quel giorno sarebbe arrivato anche per Jeongguk. Tuttavia, lo rendeva un po' triste pensare a come Jeongguk sarebbe invecchiato. Quando non fosse stato più in grado di gestire la gang, sarebbe stato ucciso? Qualcuno lo avrebbe protetto? Jeongguk aveva tanti soldi, ma non aveva né fiducia, né amore. Non aveva un senso di protezione. Namjoon e Jin lo amavano, ma non era sicuro che gli altri li amassero a loro volta.

Sbuffi di aria calda contrastavano con il freddo che lo circondava. Si strinse nelle spalle e infilò le mani nelle tasche del cappotto. Sembrava che l'unica cosa a cui riuscisse pensare in quei giorni fosse Jeongguk. In un modo o nell'altro invadeva sempre i suoi pensieri con quegli occhi penetranti e quell'atmosfera potente che lo avvolgeva. A volte desiderava che lui e quell'uomo si fossero incontrati in circostanze diverse. In realtà, molto spesso.

Queste fantasie di solito gli venivano in sogno. Si immaginava al college, giovane e senza preoccupazioni per il futuro. Forse a una festa si trovava da solo, con un drink in mano e posizionato in un angolino, dato che non era mai stato portato per quel genere di cose. Un uomo attraente, con i capelli scuri e gli occhi ancora più scuri, lo avrebbe distolto dai suoi pensieri.

«Ti annoi?»

Si presentavano e iniziavano una conversazione. Parlavano di quanto odiassero le feste universitarie, anche se entrambi vi stavano partecipando. Alla fine, i drink aumentavano di numero, li portavano a baciarsi e a camminare insieme verso una stanza al piano di sopra.

Ma quando Taehyung si svegliava, queste fantasie venivano bruscamente sostituite dalla fredda realtà. Taehyung si sentiva in colpa per aver fatto quei sogni e soprattutto si sentiva confuso. Erano semplicemente sogni o rappresentavano desideri più veri e nascosti? Sperava che la risposta fosse la prima.

A proposito di risvegli, sembrava che nel corso delle settimane lui e Jeongguk si fossero lentamente avvicinati l'uno all'altro durante la notte. Non si poteva parlare di coccole, ma invece di stare dall'altra parte del letto, di tanto in tanto braccia e gambe si toccavano o finivano l'una sull'altra. Taehyung ha attribuito la colpa di questa situazione al fatto di avere un sonno agitato. Non aveva nulla da dire, invece, su quando Jeongguk gli cingeva la vita con un braccio. Era meglio non soffermarsi su quelle cose. Dopotutto, quell'uomo non provava alcun sentimento sincero per lui. Giusto?

Taehyung si fermò e osservò la città che si muoveva intorno a lui. Le auto si allontanavano verso le loro destinazioni e le persone passeggiavano sui marciapiedi con amici e sconosciuti. Voleva stare in un posto un po' più tranquillo per riordinare i suoi pensieri.

Si fece strada tra alcuni edifici del dipartimento e si sedette su una panchina. Non c'era nessuno in giro. L'unica luce che illuminava la zona proveniva da un lampione a qualche metro di distanza. La sua luce cadeva dolcemente sui suoi respiri, e sospirò profondamente. Avrebbe davvero dovuto chiamare Hoseok. Ma ora voleva solo stare un po' da solo. Era da tanto tempo che non passava più del tempo da solo con se stesso. Era così che si sentivano le coppie sposate?

Il silenzio in quel momento era bellissimo. Si godé ancora qualche momento di pace prima che un altro uomo si avvicinasse, sedendosi su una panchina di fronte a lui. Era un po' imbarazzante, perché nessuno dei due disse niente.

L'uomo di fronte a lui fissava il suolo e Taehyung non riuscì a vedere molto del suo volto. Nel complesso, però, sembrava piuttosto robusto e gli sembrò che fosse più alto di Jeongguk di circa un centimetro. Indossava una mascherina scura e un cappellino da baseball. Taehyung si mordicchiò il labbro.

Cominciò a sentirsi a disagio, così si alzò e si mise la cartella in spalla. Si incamminò lungo la stradina che attraversava gli edifici. Le luci lì erano tremolanti e le prime avvisaglie di paranoia iniziarono a farsi sentire. Non c'era nessuno nei dintorni.

La paranoia si insediò sul serio dentro di lui quando sentì dei passi dietro di sé. Fu facile intuire che si trattasse dell'uomo di prima, visto che non c'era nessun altro in giro. Le sue mani divennero un po' sudaticce e prese a sfregarle insieme, accelerando di poco il passo. Anche se cominciava a essere un po' più preoccupato, non voleva saltare a conclusioni affrettate e affermare che quell'uomo lo stava seguendo.

Svoltò un altro angolo e l'uomo fece altrettanto. Ok, adesso stava saltando alle conclusioni. E poi, ma che diavolo...? Deglutì e cercò di camminare un po' più velocemente. Arrivò quasi a correre prima di sentire una presa salda sul polso.

All'improvviso venne forzato a voltarsi e i suoi occhi si allargarono quando vide un panno che stava per essere premuto sulla sua faccia. Sembrava quasi un déjà-vu, visto che Yoongi, Jimin e Hoseok lo avevano accolto così per la prima volta nel suo appartamento. Tuttavia, a differenza dei mesi precedenti, riuscì a reagire prima che il panno entrasse in contatto con la sua bocca.

Taehyung cercò di allontanare le braccia e girò il collo in modo da restare il più lontano possibile. L'altro uomo era ovviamente più forte di lui, perciò tentò un altro approccio prima che le sue braccia cedessero. Afferrò subito il panno con una mano e lo stringe con forza, cercando di liberarlo dalla presa dell'altro. Fu un po' una lotta, ma alla fine l'uomo dovette usare entrambe le braccia per cercare di strappare via il panno.

A quel punto, Taehyung era finalmente libero dalla sua presa e si allontanò di corsa. Respirava affannosamente ed era fin troppo concentrato a scappare per pensare a quello che stava succedendo o al motivo per cui stava succedendo. E Dio, si stava seriamente pentendo di essere andato in un posto dove non c'erano altre persone, perché adesso nessuno avrebbe potuto aiutarlo. Tendendo le orecchie, riusciva a sentire l'altro uomo dietro di lui.

Il sangue scorreva rapido nelle sue vene e sentiva il cuore battere all'impazzata. Non era sicuro di ciò che quell'uomo cercasse da lui, ma non poteva essere niente di buono dal momento che stava cercando di drogarlo. Decisamente niente di buono.

Taehyung cercò di essere creativo nel modo in cui correva per depistare l'altro. E questo ovviamente lo portò a finire dritto in un vicolo cieco. Intelligente, Taehyung. Davvero intelligente. Le mani gli tremavano mentre tentava di tornare indietro e uscire da lì, ma il suo naso venne immediatamente colpito da un pugno potente, e indietreggiò per il colpo. La sua vista iniziò a vorticare, mentre sollevava le mani per lenire il naso già sanguinante. Per fortuna non sembrava rotto. Non vi prestò molta attenzione, però, perché l'altro era ormai vicinissimo a lui. A quel punto, la sua vita sembrava sul serio essere un flusso infinito di pericoli e brutte sorprese.

Il tempo pareva muoversi al rallentatore e gli occhi di Taehyung si spalancarono quando vide il coltello argentato nella mano dell'uomo. Riuscì a malapena a percepire la pericolosità della situazione prima che il coltello venisse puntato direttamente verso il suo stomaco. Con una reazione rapida ma istintiva, la sua mano si liberò e afferrò il pugnale.

Un guaito gli sfuggì dalle labbra quando la lama gli squarciò la pelle del palmo, facendo sgorgare sangue cremisi dalla ferita. Era sicuro che fosse comunque meglio di ciò che sarebbe potuto succedere se non fosse stato abbastanza veloce. Cadde a terra all'indietro e il suo volto si contorse per il dolore. Il suo corpo era già dolorante prima e adesso sembrava gridare.

Il panico cominciò a scorrergli nelle vene ed era certo che l'espressione che gli si leggeva in faccia doveva essere di puro terrore. Quell'uomo, chiunque fosse, stava davvero cercando di rapirlo o di ucciderlo. Il coltello nella mano dell'altro luccicò di rosso e una singola goccia di sangue scarlatto cadde dalla punta al suolo.

L'uomo sopra di lui guardò Taehyung con occhi inquietanti. Sembrava quasi eccitato. Si avvicinò minaccioso e Taehyung strisciò all'indietro, sapendo che se si fosse rialzato sarebbe stato subito catturato di nuovo. La sua mente correva veloce alla ricerca di una soluzione o di un piano, prima di ricordare di avere con sé qualcosa che gli aveva dato Jeongguk.

In quel momento, Taehyung ringraziò per la prima volta Jeongguk per essere un amante paranoico. Era stato dopo il loro litigio di quella sera, quando Jeongguk aveva voluto che non lasciasse più l'attico. Dopo che Taehyung era sceso a compromessi con lui, Jeongguk aveva infilato un coltello tascabile e una bomboletta di spray al peperoncino nella borsa che portava al lavoro. All'inizio odiava l'idea di portare con sé delle armi, ma in quel momento gli era piuttosto grato.

La mano che non grondava sangue raggiunse lentamente la borsa alle sue spalle. In quella situazione, decise di escludere il coltello da tasca. Era un'assunzione fondata che non fosse il migliore nei combattimenti corpo a corpo e sapeva che sarebbe stato più sicuro se non si fosse trovato coinvolto in uno scontro ravvicinato. Le sue dita avvolsero un familiare cilindro di metallo.

L'uomo parlò per la prima volta quella sera, anche se la sua voce era un po' attutita dalla mascherina che portava.

«Quindi sei tu la puttana di Jeongguk?»

Le sopracciglia di Taehyung si aggrottarono per la confusione. Come faceva quell'uomo a sapere di Jeongguk? E soprattutto di loro due? Pensava che Jeongguk tenesse segreta la loro relazione e che pochi ne fossero a conoscenza. Ma quest'uomo lo aveva fatto anche incazzare, perché non era affatto la puttana di Jeongguk e quello era onestamente un insulto bello e buono.

«Di che cazzo stai parlando?» disse a denti stretti, con l'indice premuto sul bottone, così che nel momento in cui avesse tirato fuori la bomboletta avrebbe potuto bruciare immediatamente gli occhi di quello stronzo.

L'uomo rise e puntò il coltello contro di lui. «Non fare il finto tonto con me. Sappiamo tutti che sei la bambolina con cui gioca ogni volta che si annoia. L'unico problema è che Jeongguk sembra essere diventato un po' troppo possessivo e premuroso nei tuoi confronti. Se fossi stato solo un altro delle sue sgualdrine, beh, non avresti avuto alcun valore per noi.»

Taehyung tremò, ma cercò di mantenere la calma. «T-ti sbagli... A Jeongguk non importa nulla di me. Mi tiene con sé solo per scopare, ma non ho alcun valore per lui... Non gli darebbe fastidio se tu mi uccidessi.»

«Oh, davvero? È per questo che ha fatto i capricci quando ha visto le condizioni del tuo appartamento? Perché ti ha costretto a stare con lui? Perché ti lascia dormire nel suo letto?»

Il sangue defluì dal volto di Taehyung, che impallidì. «C-come fai a-»

«Mi dispiace, ragazzino. Pare che Jeongguk si sia innamorato di te. Il che è una vera sfortuna per te, perché significa che sei diventato il suo tallone d'Achille.»

Taehyung sbatté le palpebre. Si era innamorato di lui? Di cosa stava parlando? Perché sapeva tutte quelle cose?

Ma l'uomo si avvicinò sempre di più a lui e gli occhi di Taehyung erano fissi su quella lama.

«Verrai con me stasera. Non preoccuparti troppo, bel faccino, ci assicureremo di fare un ottimo uso di te prima di avvertire Jeongguk della situazione.»

Taehyung tremò.

«Dovresti essermi grato. Finalmente potrai vendicarti di quel bastardo. Potrai finalmente vendicare il tuo caro fratello

Taehyung sussultò a quelle parole. Ok, basta così, fanculo a lui. Tirò fuori la bomboletta e spruzzò come un pazzo negli occhi dell'altro.

Questo ovviamente colse l'uomo di sorpresa e il coltello cadde a terra. Taehyung afferrò immediatamente l'arma, mentre l'altro si copriva gli occhi in fiamme, emettendo grida di dolore e lacrime.

Taehyung riuscì a rimettersi in piedi e stava quasi per correre via quando a un tratto si fermò. Gli sarebbe dispiaciuto per quel tizio e per il dolore che stava provando, ma lo aveva fatto davvero arrabbiare. Affinché rimanesse cieco ancora per un po', spruzzò la bomboletta negli occhi dell'uomo per altri sei secondi buoni. Le urla continuarono.

Una volta deciso che l'altro sarebbe rimasto fuori combattimento ancora per qualche minuto, i suoi piedi sfrecciarono via, portandolo lontano dalla scena. Doveva allontanarsi il più in fretta possibile e raggiungere un posto in cui non potesse essere ritrovato. Tirò fuori il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni e gemette quando vide lo schermo incrinato a causa della caduta.

Vide finalmente il numero di Hoseok e si affrettò a chiamarlo. Ormai correva come un pazzo e la sua mente stava iniziando a prendere coscienza di ciò che era appena successo. Con buona probabilità stava andando in iperventilazione, ma dovette scacciare quel pensiero. Finalmente arrivò un "ciao" dall'altra parte della linea.

«Hobi!» esclamò Taehyung, sollevato dal fatto che l'altro avesse risposto subito.

«Il solo e unico. Sei pronto? Posso venirti a prendere?»

Taehyung sgranò gli occhi per le maniere disinvolte dell'altro. «S-Sì, sto correndo e ho bisogno che ti sbrighi a venirmi a prendere...» Si guardò intorno e cercò di capire dove si trovasse.

La voce di Hoseok si fece più seria quando capì che Taehyung era nel panico. «Tae? Che succede? Dove sei?»

«N-non lo so, qualcuno ha cercato di accoltellarmi o rapirmi o qualcosa del genere. Credo di essere vicino all'edificio del dipartimento di matematica, puoi raggiungermi subito lì? Sono riuscito a scappare, ma non so per quanto tempo sarò al sicuro.»

La sua voce tremava e la consapevolezza che avrebbe potuto morire si fece strada dentro di lui.

«Cristo, Taehyung... Sarò lì il prima possibile, nasconditi da qualche parte lì vicino e non salire su nessuna macchina finché non mi vedi, abbasserò il finestrino, ok?»

«Ok... Rimarrò in linea insieme a te. Non riattaccare. Può spiegarmi cosa è successo?»

Taehyung raggiunse finalmente la facciata dell'edificio e cercò di trovare un posto dove sedersi senza essere visto. Non era molto lucido in quel momento, perciò si accontentò di una siepe. Si infilò tra i cespugli e si rannicchiò dietro di essi. La mano gli pulsava e non aveva smesso di sanguinare.

«Non lo so, davvero... un tizio ha iniziato a seguirmi e poi ha cercato di drogarmi. Sono riuscito a impedirglielo, ma ha t-tirato fuori un coltello. Ho dovuto usare lo spray al peperoncino che mi ha dato Jeongguk...»

Sentì un sospiro frustrato dall'altro capo del telefono. «Hai visto chi era questo tizio?»

«N-no. Non ho idea di chi fosse. Indossava un cappello e una mascherina, quindi non l'ho visto nemmeno in faccia.»

«Ok, Tae? Manca solo un minuto. Resta dove sei, ok? Fai dei respiri profondi.»

Taehyung cercò di farlo, ma riuscì solo a boccheggiare e tentare di inalare aria.

Il minuto successivo sembrò passare come un'ora. Aveva paura e temeva che l'uomo lo trovasse prima dell'arrivo di Hoseok. Fortunatamente non accadde, perché un'auto si fermò davanti a lui. Un finestrino oscurato venne abbassato e Hoseok gli fece cenno di salire.

Taehyung balzò subito fuori dai cespugli, graffiandosi con i ramoscelli. Corse verso l'auto e aprì la portiera prima di scivolare sul sedile di pelle.

«P-parti», ansimò.

Hoseok schiacciò il piede sul pedale dell'acceleratore, ma non si accorse dello stato in cui si trovava l'altro.

Il sangue si stava asciugando sul viso nel punto in cui era stato colpito, lasciando brutte macchie sulla bocca e sul mento. Si stava formando anche un grosso livido. La sua mano maciullata si poggiò sul cuoio del sedile e Taehyung schiuse le labbra per il dolore. L'adrenalina di prima non bastava più a intorpidire il dolore dello squarcio e adesso lo sentiva pulsare.

«Gesù, Taehyung! Ti sei fatto male da qualche altra parte?» chiese preoccupato Hoseok, in ansia per la situazione.

«N-No... sto bene...»

Hoseok deglutì e cercò di prestare attenzione alla strada per non andare a sbattere. «Tieni duro per un paio di minuti. Andrà tutto bene. Andremo da Jeongguk e da qualcuno che potrà sistemarti la mano.»

Taehyung annuì, troppo concentrato sul dolore e sui propri respiri per rispondere.

Hoseok accelerò e si ritrovarono a sfrecciare attraverso Seul. Doveva aver perso coscienza a un certo punto, perché quando si sentì scuotere da Hoseok l'auto era ormai ferma. Taehyung sbatté le palpebre più volte prima di mettere a fuoco.

«Taehyung? Taehyung!»

«Sì, sono sveglio...», borbottò.

Hoseok indietreggiò e si strofinò la nuca. «Mi hai spaventato, cos'è successo?»

Taehyung si slacciò la cintura di sicurezza. «Credo di essere solo molto stanco. E sotto shock.»

L'altro annuì con la testa in segno di preoccupata comprensione. «Va bene. Ti aiuto a entrare e poi ti rimettiamo in sesto.»

Taehyung si limitò ad annuire debolmente con la testa e aspettò che l'altro gli aprisse la porta. A quel punto le sue gambe e il suo corpo ormai erano del tutto inermi, perciò Hoseok lo prese in braccio a cavalcioni. Riusciva a percepire l'urgenza di Hoseok mentre correva verso l'edificio.

Il sangue gli colava dalle dita. Anche il naso cominciava a fargli male. Non era certo nelle migliori condizioni al momento. Ma quando mai lo era stato?

Prima che se ne rendesse conto, Hoseok stava battendo il piede contro una porta. Taehyung capì che era quella di Jeongguk. Quel baccano proseguì ancora per alcuni secondi, prima che la porta venisse spalancata.

«Che cazzo stai-» Era Jimin. Il suo volto entrò in piena allerta quando vide la scena davanti a sé.

Si spostò per permettere a Hoseok di portare Taehyung all'interno.

«Hoseok? Che diavolo è successo?»

Taehyung cercò di forzarsi ad aprire gli occhi. Vide Yoongi e Jeongguk seduti l'uno accanto all'altro sul divano e li osservò alzarsi contemporaneamente in piedi. Jeongguk si avvicinò di corsa.

Cercò di non notare quanto fosse preoccupato per lui. Non servì a nulla.

«Dallo a me», chiese Jeongguk, e Hoseok ubbidì immediatamente. All'improvviso lo posò a terra e un nuovo paio di braccia lo avvolse.

«Tae? Stai bene? Che cosa è successo?» domandò Jeongguk, e la sua preoccupazione era profondamente radicata nelle sue parole.

Vide lo sguardo di Jeongguk cadere sulla sua mano. Jeongguk la prese in fretta fra le sue e la fissò incredulo. Taehyung cercò di non farsi condizionare dal modo in cui Jeongguk lo stava guardando in quel momento. Dal modo in cui lo stava guidando delicatamente verso una sedia per farlo sedere. Dal modo in cui gli accarezzava dolcemente il dorso della mano ferita con dita delicate.

«La tua mano, Taehyung... Dimmi cosa è successo.»

Yoongi, Jimin e Hoseok erano già corsi via in cerca delle medicazioni. Erano rimasti soltanto loro due.

«I-io...» Taehyung non riusciva ancora a respirare correttamente.

Jeongguk lo fermò, premendogli una mano sulla guancia. «Calmati. Respira con me, ok?»

Il maggiore prese un respiro profondo e Taehyung lo seguì. Dopo qualche secondo lasciò andare l'aria. Continuarono questo processo finché Taehyung non iniziò a respirare normalmente, riuscendo di nuovo a parlare.

«Ok, ora spiegami lentamente.»

Taehyung prese un respiro profondo e guardò Jeongguk. Esitò quando vide l'espressione apprensiva dell'altro e avrebbe quasi voluto abbassare lo sguardo sulle dita che lo accarezzavano dolcemente.

«Ho finito le lezioni e sono uscito a fare una passeggiata. Per prendere un po' d'aria fresca. Ho... uhm, cercato di andare in un posto più appartato e meno chiassoso. Mi sono seduto su una panchina e sono rimasto lì da solo per un po'. Ma poi un uomo si è seduto di fronte a me. Così, senza far nulla. Indossava una mascherina e un cappello, quindi non riuscivo a vedere il suo volto. Però, non credo di conoscerlo. Ho cercato di allontanarmi perché mi sentivo a disagio, ma lui ha iniziato a seguirmi. Ho cercato di andare più veloce, ma lui mi ha afferrato per un braccio e ha cercato di drogarmi.»

Taehyung guardò il soffitto e iniziò a battere un piede per terra, la tensione accumulata lo travolse tutto in una volta. Jeongguk lo guardò con preoccupazione e agitazione.

«Ho reagito e sono scappato. Ma poi mi sono trovato in un vicolo cieco e lui mi ha dato un pugno.»

Taehyung si toccò il naso nel punto in cui era stato colpito.

«P-poi lui...»

Jeongguk annuì, esortandolo a continuare. «Lui?»

Taehyung deglutì e cercò di raccontare. «Mi ha puntato contro un coltello. Ho dovuto afferrarlo con la mano prima che potesse arrivare al mio stomaco.»

La mascella di Jeongguk si contrasse e Taehyung avrebbe potuto giurare di aver visto una vena in procinto di scoppiare.

«Sono caduto e lui aveva ancora il coltello puntato verso di me. Ho strisciato all'indietro mentre lui si avvicinava. Ma mi sono ricordato dello spray al peperoncino che mi avevi dato tu e sono riuscito a prenderlo.»

A quelle parole, il maggiore sembrò un po' più soddisfatto.

«Jeongguk... lui lo sapeva...»

«Sapeva cosa?» chiese Jeongguk, i cui sospetti cominciavano ad avere riscontro. Yoongi e gli altri due tornarono, con i medicinali tra le mani.

Taehyung lanciò loro un'occhiata prima di continuare.

«Sapeva di noi, Guk. Sapeva cosa c'è tra noi e che ho dormito nel tuo letto.»

(Decise di non tirare fuori l'affermazione "si è innamorato di te"; sarebbe stato troppo strano per entrambi).

Le labbra di Jeongguk si schiusero mentre Taehyung parlava. Forse il suggerimento che gli aveva dato prima Hoseok era corretto.

«E sapeva di Jeong Gyu», sussurrò Taehyung.

Jeongguk si bloccò e lanciò un'occhiata a Yoongi, prima di allontanarsi per permettere ai tre di fasciare la mano di Taehyung.

Hoseok iniziò subito a pulire la ferita e Taehyung trasalì per il dolore. Yoongi tagliò le bende e Jimin pulì il sangue dal suo viso con degli asciugamani caldi. Si sentiva un po' sopraffatto.

Jeongguk si mise seduto sul bracciolo della sedia e incrociò le braccia al petto. Era immerso nei suoi pensieri. Quell'uomo doveva essere dell'altra gang. Voleva rapire Taehyung e usarlo contro di lui. Questo significava che Taehyung era davvero all'oscuro della situazione? Che non era lui il traditore?

Una cosa che lo tormentava però era il fatto che avesse menzionato Jeong Gyu. Pensava di essersi liberato di lui, eppure sembrava continuare a perseguitarlo. Per la prima volta dopo molti anni stava cominciando a pentirsi della sua natura e delle sue azioni avventate. Si chiese quanto quest'uomo avesse raccontato a Taehyung di suo fratello.

«Che hai fatto dopo?»

Taehyung parlò rimanendo immobile farsi medicare. «Dopo che ha detto queste cose, ho usato lo spray al peperoncino due volte, così che rimanesse a terra per un po'. Sono scappato e ho chiamato Hoseok, poi lui è venuto a prendermi e mi ha portato qui. E quindi eccomi qui.»

Jeongguk si morse il labbro e serrò gli occhi. Quel prurito familiare si insinuò sotto la sua pelle, corrodendolo dall'interno e minacciando di tornare in superficie. Chi cazzo si era sentito in diritto di toccare il suo Taehyung? Di perforare la sua pelle delicata con un coltello?

Jimin guardò il suo capo rimuginare su ciò che Taehyung aveva appena raccontato. Lui stesso stava cercando di comprendere quanto accaduto. In fin dei conti Taehyung era innocente? Jeongguk sembrava profondamente concentrato. Sicuramente stava anche pensando a come prendere quell'uomo e a come punirlo per i suoi errori. E Jimin sapeva che sarebbe stato spiacevole.

Era però sorpreso di vedere quanto Taehyung fosse composto in quel momento. Niente lacrime in vista, sembrava più coraggioso che mai. Jimin avvertì anche un pizzico di orgoglio in lui.

Pregò comunque che questo significasse che Taehyung non era il traditore. Ricordò gli eventi accaduti la notte precedente.

Jimin, Hoseok e Yoongi si erano riuniti in una stanza minuscola, davanti a un computer portatile con il filmato in sovrimpressione. Avevano mostrato il filmato a Hoseok, che rispetto a loro non aveva mostrato una vera e propria reazione.

«Voglio dire, sì, potrebbe essere considerato sospetto, ma lo siamo anche noi.»

«Chi in questa squadra farebbe una cosa del genere?» chiese Yoongi, ancora incredulo.

«Perché Taehyung dovrebbe fare una cosa del genere?»

«Ha ragioni migliori di tutti noi.»

Hoseok aveva alzato gli occhi al cielo. «Yoongs, siamo membri di una gang. Non siamo un gruppetto di amici per la pelle che non si mentono mai l'un l'altro. Abbiamo tutti dei segreti. Uno di noi sei potrebbe benissimo essere il traditore.»

«Ti rendi conto che stai mettendo anche te stesso su quella lista, vero?»

«Non mi preoccupa. Non ho fatto nulla.»

Jimin sospirò e si strofinò gli occhi stanchi. Stava diventando una seccatura. «Il fatto che tu ne sia consapevole non significa che gli altri non sospettino di te. Eri molto legato a Jin, ricordi?»

Hoseok sbuffò una risata sarcastica. «Anche Chanyeol. Era lui che doveva far finta di stare in quel college con Jin per sorvegliarlo. E può essere considerato un legame più stretto del mio, dal momento che ha dovuto fingere di essere un grande amico di Jin e dei suoi compagni. Compreso Taehyung!»

«Hai ragione, ma anche Chanyeol è uno dei membri originari. Ha contribuito a costruire questo impero con i boss e continua a lavorare per mandarlo avanti. Sarebbe un'idiozia cercare di distruggere il lavoro di una vita.»

«Sto solo dicendo di non scaricare tutta la colpa su di me solo per i legami che ho con Jin. Non sono l'unico ad averli.»

Jimin stava per dire qualcosa, prima che Jeongguk entrasse nella stanza. Tutti e tre si inchinarono immediatamente in segno di rispetto.

«Ti dispiace dirmi perché hai richiesto la mia presenza a quest'ora?»

Yoongi annuì e fece un gesto verso il portatile. Si leccò le labbra screpolate. «Abbiamo trovato dei filmati che potrebbero essere usati come prova per la questione del traditore.»

Questo sembrò attirare l'attenzione di Jeongguk, che si avvicinò per premere il tasto play.

Jimin e Yoongi si scambiarono uno sguardo. Sapevano che Jeongguk avrebbe reagito malissimo a questa notizia. E magari avere un altro attacco d'ira. E temevano per ciò che questo avrebbe potuto significare per Taehyung. Che cosa gli avrebbe fatto Jeongguk?

Hoseok, invece, non sembrava affatto preoccupato. Aveva piena fiducia in Taehyung.

Tutti osservarono la reazione di Jeongguk mentre il video scorreva. Il momento in cui Taehyung aveva stretto la mano di quell'uomo familiare, salutandolo come un amico. Il modo in cui aveva promesso di mettersi in contatto con lui.

Quando il filmato si fermò, calò un silenzio tombale. Non c'era alcuna emozione sul volto di Jeongguk. Forse era una delle sensazioni più snervanti che i tre avessero mai provato. La calma prima della tempesta. Solo che la tempesta non arrivava mai. Jimin e Yoongi trattennero il respiro.

Jeongguk esitò prima di parlare. «Pensi che sia una prova sufficiente a incolparlo?»

Yoongi rispose per primo. «Non è sufficiente, ma è sicuramente un inizio. Il video è stato girato una settimana prima dell'incidente nel suo appartamento. Sarebbe una curiosa coincidenza.»

Jeongguk spinse la lingua contro l'interno della guancia. Quel filmato era certamente molto convincente, ma c'era ancora una parte di lui che gli diceva che Taehyung non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Tanto meno con il sorriso sulle labbra.

«Che ne pensi, Jimin?»

Jimin si spostò nervosamente. Non voleva dare subito la colpa al suo amico, ma si trattava di una prova schiacciante.

«Non vorrei che fosse Taehyung, davvero. Ma nessuno di noi può negare quello che è accaduto in questo video.»

Jeongguk rimase in silenzio. Era vero allora? Tutto quello che lui e Taehyung avevano vissuto insieme era una bugia? Anche quello che era successo solo poche ore prima? Taehyung non era obbligato ad andare a letto con lui. Lo sapeva bene, era una scelta sua e soltanto sua. Se Taehyung avesse voluto fermarsi, Jeongguk si sarebbe fermato per lui.

Non era sicuro del perché il petto gli dolesse tanto. Del perché lo addolorasse tanto pensare che Taehyung gli avesse mentito su tutto. La gente gli aveva mentito e lo aveva ingannato per gran parte della sua vita, quindi perché adesso avrebbe dovuto essere diverso?

«Hoseok?»

L'uomo dietro di lui sbuffò e Jeongguk sollevò un sopracciglio.

«Ci state davvero cascando? Pensate davvero che Taehyung sia il traditore?»

Jeongguk si voltò, con la strana speranza che l'altro avesse un'argomentazione convincente.

«Deduco che invece tu non la pensi così.»

«Assolutamente no. È una trappola, non vedete? È una cosa palesemente architettata. Volevano farti credere che fosse lui il traditore o almeno indurti a dubitare di te stesso e a perdere la concentrazione.»

Jimin incrociò le braccia e si appoggiò al muro. «Una trappola?»

«Certo. Non ci voleva molto a far incontrare questo ragazzo con Taehyung, sia come finto studente che come membro della facoltà. È semplicissimo. Poi, sapendo che in quell'ufficio ci sono le telecamere, è entrato e lo ha salutato come un amico, dandogli un biglietto da visita come formalità. Se Taehyung avesse saputo con chi aveva a che fare, l'interazione sarebbe stata molto diversa. Dubito che sarebbe stato così amichevole. Poi la gang ha saputo che avevamo il filmato e ha fatto irruzione nel suo appartamento. Con una prova perfetta contro Taehyung piazzata proprio nelle nostre mani.»

Jeongguk prese un respiro profondo. Anche questo era del tutto plausibile. Entrambe le opzioni lo erano. Tuttavia, cercava di propendere per quella di Hoseok.

Si voltò verso il computer e guardò il fotogramma immobile di Taehyung seduto alla sua scrivania.

«Spero che tu abbia ragione, Hoseok.»

L'intera faccenda non era andata come Jimin aveva pensato. Jeongguk non aveva perso la calma e non aveva iniziato subito a puntare il dito. Era stato calmo e composto, e aveva chiesto la loro opinione sulla questione. A dire il vero, ultimamente si comportava in modo molto strano. Era più calmo, a suo dire. Probabilmente questo era dovuto a Taehyung.

Si accorse di come Jeongguk stava guardando Taehyung proprio in quel momento. Era lo stesso modo in cui a volte lui guardava Yoongi. Distolse lo sguardo e continuò a pulire il viso dell'altro.

Jeongguk posò una mano sul ginocchio di Taehyung.

«Tae? Devo mostrarti una cosa e voglio che tu mi risponda sinceramente.»

Taehyung lo guardò con occhi sospettosi. «Mostrarmi una cosa?»

Jeongguk fece un cenno a Yoongi, che si alzò e prese il suo portatile, cliccando sul touchpad.

«Ti mostrerò un video e ho bisogno che tu mi dica chi è l'uomo che è con te. Non mentirmi.»

Taehyung rimase in silenzio, senza capire cosa stesse succedendo. Tuttavia, annuì quando Yoongi girò il computer verso di lui.

La scena gli era familiare. Era il suo ufficio. Lo osservò con attenzione.

Doveva essere di mesi fa. Quando Chang Hee era andato a trovarlo e gli aveva dato un biglietto da visita con il suo numero di telefono. In seguito se ne era disfatto.

Il video finì e Taehyung sollevò lo sguardo. Tutti lo fissavano con aria interrogativa, aspettando una sua risposta.

Li guardò confuso. Non era del tutto sicuro di quale fosse il problema.

«Era un mio amico ai tempi dell'università. Chang Hee. A quanto pare, è tornato in città ed è passato di lì. Mi ha dato il suo numero ma non l'ho mai chiamato.»

I quattro uomini si scrutarono l'un l'altro prima di tornare guardare a Taehyung.

«Perché non l'hai richiamato?» chiese Jeongguk.

«Beh, quando dico amico intendo più che altro un conoscente. Era amico di uno dei miei migliori amici. Non è una persona che mi piace granché, quindi non mi sono preoccupato di ricontattarlo. Vederlo quella volta mi è bastato.»

Jeongguk si agitò sulla sedia.

«Di chi era amico?»

Taehyung si appoggiò allo schienale e trasalì per i muscoli indolenziti.

«Probabilmente non lo conosci, ma chissà, all'inizio era anche amico di Jin. Si chiamava Chanyeol.»

Il silenzio che seguì fu totale. Jeongguk apparì improvvisamente molto irritato. Anche Yoongi. Jimin sembrava scioccato. Hoseok, tuttavia, aveva un'espressione complice sul volto.

«Visto? Voi non mi credete mai.»














notes

guess who's back 🎤 back again 🎤
avevo questo capitolo nelle bozze da tipo un anno e ancora tantissimx di voi mi chiedono se ci sarà mai un comeback di LIT. well here we are!!!

premetto che l'avevo archiviata per i soliti commenti noiosi riguardo quanto sia toxic jeongguk e questa storia eccetera eccetera. honestly vedo roba peggiore sugli scaffali booktok. e comunque è una storia per adulti, quindi siamo tutti grandi e vaccinati per capire che è ovviamente una storia di fantasia e che nella realtà comportamenti del genere sono da TSO+galera. quindi astenetevi dal commentare le solite 4 frasi indignate, thanks 🫶🏻🫶🏻🫶🏻 don't like, don't read. it's that easy.

bacini
- M

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top