𝘿𝙊𝘿𝙄𝘾𝙄
ʙʟᴀᴄᴋ ᴏᴜᴛ ᴅᴀʏs - ᴘʜᴀɴᴛᴏɢʀᴀᴍ
2:11 ─────ㅇ─── 3:47
«if I could paint the sky
Well all the stars would
shine a bloody red»
𝕮𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 𝕯𝗢𝗗𝗜𝗖𝗜
Taehyung era a dir poco nei casini. Dopo il macello che era successo nel suo appartamento, era stato costretto a rimanere nell'attico di Jeongguk. Ormai era praticamente notte, perciò era chiuso lì dentro da quasi un giorno. Naturalmente, l'attico di Jeongguk era estremamente lussuoso, e Taehyung avrebbe trovato il soggiorno piuttosto piacevole se non fosse stato per tre motivi. Primo: Taehyung era costretto a stare lì. Secondo: aveva un lavoro e aveva saltato un giorno senza alcuna ragione sensata. E terzo: era chiuso lì dentro e non c'era modo di convincere Jimin a lasciarlo uscire. Anche se era certo che Jeongguk lo avrebbe punito se l'avesse fatto.
Camminava in cerchio da diversi minuti ormai, mordendosi le unghie che cominciavano a fargli male. Nessuno era venuto a parlargli o ad aggiornarlo sulla situazione. L'unico contatto che aveva avuto era stato con una giovane donna (una cameriera, probabilmente) che era venuta a consegnargli i pasti. L'intera casa era chiusa coi lucchetti, finestre comprese. Anche i vetri sembravano essere a prova di proiettile, come dimostravano i numerosi tentativi di Taehyung di lanciarvi contro qualunque oggetto contundente, con scarso successo. Era bloccato lì dentro, non c'era modo di evitarlo. Così, invece di aspettare il padrone di casa come un bravo cagnolino, decise di dare un'occhiata in giro.
La cosa più evidente che Taehyung notò fu quanto fosse vuoto quel posto. Non fraintendetelo, l'appartamento era abbondantemente ammobiliato e pieno di costosissimi oggetti di lusso. Ma niente di tutto ciò sembrava avere un valore. Quel posto sembrava più un'abitazione che una vera e propria casa. Nessun oggetto aveva una storia, un ricordo da evocare, perché era tutto talmente nuovo. Taehyung aveva sempre amato i suoi mobili logori e le sue librerie inclinate perché associava a quegli oggetti tanti bei ricordi. Ma la cosa peggiore era che Jeongguk aveva un attico enorme e tutto per sé. Taehyung non riusciva a capire come potesse non sentirsi terribilmente solo in certi momenti.
Si guardò intorno nella cucina e fece scorrere le mani sul fresco granito del piano cottura. Era anche estremamente pulito, non c'era un granello di polvere. Le sue mani lasciarono un'orma sulla pietra. Considerando che Jeongguk viveva da solo, c'era una sovrabbondanza di piatti e di cibo. Abbastanza da sfamare una famiglia intera, a essere onesti. Taehyung sapeva che Jeongguk aveva numerose cameriere e governanti, perciò si chiese se Jeongguk cucinasse mai da solo.
Anche i bagni erano enormi. Ce n'erano tre in totale, il che confondeva parecchio Taehyung. Quale uomo aveva davvero bisogno di tre bagni? Due erano dotati di docce a cascata e l'altro di una grande vasca. Taehyung era quasi tentato di fare un bagno, ma quando considerò il fatto che lì dentro avrebbero potuto esserci delle telecamere decise di non farlo. Non aveva intenzione di dare a Jeongguk questa soddisfazione.
Negli ultimi due mesi aveva preso confidenza con la camera da letto principale. Da un lato c'era una cabina armadio, e Taehyung diede un'occhiata all'interno. Naturalmente, gli abiti eleganti di Jeongguk erano graziosamente allineati negli armadi e i suoi pantaloni erano ordinatamente piegati sugli scaffali.
Adesso nella cabina armadio era stata aggiunta anche una sezione dedicata a Taehyung. Tuttavia, Taehyung non aveva mai indossato nulla di quello che c'era lì dentro. Se una parte consisteva in normali abiti di tutti i giorni, l'altra metà era composta da cose che gli facevano girare gli occhi nelle orbite. Vestaglie di seta e abiti di pizzo, con un assortimento di tacchi e calze. Taehyung non voleva nemmeno menzionare la lingerie.
Tornato nella stanza principale, si buttò sul letto e si sdraiò sbuffando. Quel dannato letto era davvero comodo. Si spostò all'indietro per sdraiarsi sul lato di Jeongguk. Quando posò la testa sul suo cuscino, si accigliò confuso per il rigonfiamento che sentì sotto la nuca. Mettendo la mano sotto di esso, tirò fuori una piccola pistola. Bene, questo sì che è rassicurante.
La rimise delicatamente al suo posto. Era un po' preoccupante che cose come questa non lo turbassero quasi per niente. Taehyung iniziò a rovistare nel letto, alla ricerca di qualsiasi altra cosa potesse esservi nascosta. Non trovò nulla di significativo finché non arrivò a controllare sotto il materasso. Tirò lentamente fuori una piccola fotografia e la esaminò con attenzione.
Era palesemente molto vecchia e i colori avevano cominciato a sbiadire. Da quello che Taehyung riuscì a decifrare, era una foto di Jeongguk da bambino. C'era anche una donna che gli teneva la mano. Era così... normale. Entrambi avevano un sorriso enorme e strizzavano gli occhi a causa della luce del sole. La donna, che Taehyung immaginò essere sua madre, era di bassa statura e aveva un viso molto gentile. Sembrava stanca, ma si capiva quanto amore ci fosse nei suoi occhi. Jeongguk, invece, beh, Taehyung dovette trattenere le risate. Sembrava il bambino più impacciato del mondo. Il piccolo Jeongguk sfoggiava il più brutto taglio a scodella che avesse mai visto. La frangia, ovviamente, era troppo lunga e gli finiva negli occhi. Al suo sorriso mancavano diversi denti e c'erano ampi spazi vuoti. Era un bambino dall'aspetto mingherlino, ma con mani e piedi grandi. A Taehyung sembrava un bambino normale. Goffo e un po' strambo. Il suo petto si scaldò guardando quella foto.
Jeongguk sembrava così felice nella foto. Il piccolo Jeongguk non assomigliava affatto al Jeongguk di adesso. Taehyung si chiedeva cosa gli fosse successo per farlo diventare così. A dire il vero, Namjoon sembrava aver risolto i problemi della sua vita molto meglio del fratello minore. Taehyung aveva sempre pensato che Jeongguk vivesse dietro una sorta di maschera. Come se fosse sepolto sotto molteplici strati di difese emotive. C'erano stati momenti in cui Jeongguk aveva abbassato la guardia e aveva lasciato che Taehyung intravedesse qualcosa dietro quelle barriere. Momenti in cui era riuscito a intuire che Jeongguk provasse qualcosa. Ma poi l'altro nascondeva subito tutto con il suo temperamento irascibile e il suo bisogno di dominare.
Taehyung non sapeva dire con certezza quando avesse iniziato a interessarsi in quel modo a Jeongguk. Per quanto la sua testa si opponesse, il suo cuore stava lentamente iniziando a scaldarsi per lui. Forse era pietà o empatia, Taehyung non ne era sicuro. Non si fidava di Jeongguk, non in maniera emotiva. E di certo non aveva dimenticato ciò che Jeongguk aveva fatto a suo fratello. Non avrebbe mai perdonato Jeongguk per questo. Quel gesto era la sola cosa che tratteneva il suo cuore. Perché Taehyung voleva davvero provare qualcosa per lui. Riusciva chiaramente a vedere quanto fosse tormentato e quanto avesse bisogno di compassione e compagnia. E Taehyung voleva dargliela, voleva superare quei muri di cemento e dimostrare a Jeongguk che il vero amore esisteva e che chiunque al mondo era capace di amare.
Ma ogni volta pensava a suo fratello, il fratello che non aveva più, e il suo cuore vacillava. Jeongguk non era una brava persona, non c'era altro modo di definirlo. Quale trauma avesse portato Jeongguk a diventare così, non aveva alcuna importanza. Non poteva essere una scusa per i crimini e le atrocità che aveva commesso nel corso della sua vita. Taehyung non poteva e non voleva dimenticarlo. Era giunto alla conclusione che probabilmente sarebbe rimasto al fianco di Jeongguk. Forse fino a quando l'altro non si fosse stancato di lui, il che poteva richiedere molto tempo. Perciò, se proprio doveva rimanere ancorato a Jeongguk, col cavolo che gli avrebbe reso le cose facili. Avrebbe fatto crollare tutti i suoi muri, tipo domino.
Doveva essere forte per suo fratello, lui avrebbe voluto così. Non sarebbe diventato la bambola gonfiabile con cui Jeongguk poteva giocare ogni volta che si annoiava, non l'avrebbe permesso. Era stufo che le loro interazioni fossero costantemente sessuali o fisiche. Se doveva stare con un boss della mafia, voleva un po' di fottuta normalità. Taehyung voleva che avessero conversazioni normali e interazioni piacevoli. Voleva che la loro intimità andasse al di là di ciò che era stata fino a quel momento, ossia Jeongguk che muoveva i fili come un burattinaio e lo faceva sentire come una specie di manichino.
Perciò al diavolo. Se proprio doveva provare qualcosa per lui, allora si sarebbe assicurato che anche Jeongguk cadesse in ginocchio.
I pensieri di Taehyung vennero interrotti dal rumore di una porta che si apriva. Infilò di nuovo la foto sotto il materasso. Credendo che fosse Jeongguk, si diresse a passi svelti verso il salone principale, ma quando arrivò lì si accorse che si trattava di Jimin. Portava un vassoio con quella che, a quanto pare, era la sua cena. Taehyung si sentì al contempo sollevato e deluso. Jimin si avvicinò a lui con uno sguardo comprensivo.
«Mi dispiace che tu sia rimasto chiuso qui dentro tutto il giorno. Avrei voluto portarti fuori, ma il capo ha insistito perché tu restassi nell'appartamento.»
Taehyung annuì e prese il vassoio dalle mani di Jimin. Sembrava una specie di curry. Iniziò a mangiare in silenzio.
Jimin si sedette sul divano accanto a Taehyung, appoggiandosi ai cuscini e incrociando le braccia. «Ad essere sincero, non ho idea se metterai mai più piede in quel condominio in vita tua. Dal modo in cui si comportava Jeongguk, sembrava che volesse dare fuoco a tutto.»
Taehyung deglutì un boccone prima di parlare. «È meglio che non dia fuoco nessuna delle mie cose; ho un sacco di cose importanti lì dentro. E io resto nel mio appartamento.»
Jimin sbuffò una mezza risata.
Passarono alcuni minuti in cui si limitarono a chiacchierare mentre Taehyung mangiava la sua cena.
Prima di porre la prossima domanda, Taehyung esitò un po'. «Secondo te, Jeongguk cosa prova per me esattamente?»
Jimin venne colto alla sprovvista da quella domanda e fece un profondo sospiro, soprappensiero. Si grattò la nuca e aggrottò le sopracciglia. «Insomma, per lui sei sicuramente diverso da tutti gli altri. Non è mai stato così indulgente con qualcuno, né così attento. Ovviamente non mi ha mai parlato di sentimenti, quindi non so fino a che punto provi qualcosa per te. Posso solo osservare e fare supposizioni, capisci?»
Taehyung annuì, mandando giù un altro boccone. «Posso chiederti un'altra cosa?»
«Sì?»
Taehyung guardò Jimin con un'espressione seria e posò il vassoio. «Ci sono dei microfoni qui dentro che registrano la nostra conversazione?»
Jimin socchiuse gli occhi alla domanda. Era evidente che l'altro volesse parlargli di qualcosa in privato.
«No», rispose alla fine.
«Mi stai dicendo la verità?»
«Sì, Tae. Qui dentro ci sono solo telecamere, non ci sono microfoni. Di cosa vuoi parlare?»
Taehyung si morse il labbro. «Devi mantenere il segreto. Non puoi dirlo a Yoongi o a Hoseok. E soprattutto non puoi dirlo a Jeongguk.»
Jimin sospirò e si pizzicò il ponte del naso. «Tae. Sai che gli ho giurato fedeltà. Non posso omettergli informazioni come...»
«Non è forse compito tuo proteggere anche me? Non sono forse di Jeongguk?»
«Non provare nemmeno a tirare in ballo questa storia adesso...»
«So di Jeong Gyu.»
Jimin si bloccò e fissò di rimando Taehyung, che lo guardava con gli occhi sgranati e un'espressione eloquente. Decise di andarci con i piedi di piombo.
«Intendi il fatto che hanno mandato tuo fratello a Pechino per separarlo da te. Lo so, Taehyung.»
Taehyung scosse la testa e guardò il soffitto come se parlarne fosse troppo difficile. «No, Jimin. Non sono un'idiota. Quello che gli è successo davvero.»
Jimin si scostò la frangia dagli occhi e sospirò profondamente, non sapendo bene come rispondere. Se Taehyung sapesse davvero tutto, sarebbe un problema serio. Molto serio. Come poteva non dirlo a Jeongguk? Se avesse scoperto che Jimin glielo aveva tenuto nascosto, di sicuro non se la sarebbe cavata senza una dura punizione.
«Come... come hai fatto a scoprirlo?»
«Io e mio fratello conosciamo il codice Morse. Ci è bastato battere le ciglia un paio di volte per trasmetterci il messaggio proprio sotto il naso di Jeongguk.»
Jimin si batté una mano sulla fronte per l'esasperazione. «Siete dei furbi figli di puttana.»
Taehyung deglutì il nodo che aveva in gola. «È stata... è stata veloce? La sua morte?»
Jimin lo osservò. La sua espressione era illeggibile. Ma Dio, Taehyung doveva essere una delle persone più intelligenti che Jimin avesse mai incontrato. C'erano così tanti segreti nascosti dietro quel faccino innocente. Eppure, questo rendeva solo il lavoro di Jimin ancora più difficile.
«Da quello che ho sentito è stato un colpo alla testa. Troppo veloce perché potesse sentire qualcosa.»
(Jimin sapeva che non era vero.)
Una lacrima scivolò sulla guancia di Taehyung. «Sono contento... Sai, non riesco a non pensare che sia stata colpa mia.»
Jimin aggrottò le sopracciglia e poggiò una mano sulla spalla di Taehyung. «Di cosa stai parlando? Tu non c'entri niente, Tae. È morto perché lui si è messo in quella posizione.»
Taehyung tremò mentre altre lacrime gli bagnavano il viso. «Ma forse, se non fossi stato così duro con Jeongguk... Forse se lo avessi lasciato fare... Avrebbe risparmiato la vita a Jeong Gyu. Avrei potuto fermarlo...»
Jimin scosse la testa. «No, non avresti potuto fare nulla, ok? Quando tuo fratello ha rubato quei soldi si è praticamente scavato la fossa da solo. Probabilmente lo sapeva anche lui. Non so esattamente per quale motivo abbia rubato quei soldi, ma doveva essere davvero disperato per farlo. Credo che abbia capito la gravità del suo errore quando ha trascinato te in questo casino. Non aveva nessuna intenzione di coinvolgerti.»
«Ma avrei potuto chiedere un compromesso a Jeongguk! Avrei potuto concedermi a lui e in cambio dirgli di liberare Jeong Gyu!»
«Taehyung, Jeongguk non lo permetterebbe mai. Ti ha già mentito. Se l'avessi fatto, saresti finito nel suo letto e tuo fratello sarebbe morto comunque. Quello che stai facendo ora è ciò che avrebbe voluto tuo fratello. Non stai permettendo a Jeongguk di ottenere tutto ciò che vuole da te. Stai facendo in modo che lui sappia che sei una persona.»
Quelle parole parvero risollevare un po' Taehyung. La dichiarazione di Jimin ribadì la decisione presa da Taehyung precedentemente. Stava facendo del suo meglio con Jeongguk.
Si asciugò le lacrime dalle guance con le maniche. «Non glielo dirai, vero?»
Jimin chiuse gli occhi ed espirò.
Taehyung gli sfiorò delicatamente il braccio e Jimin capì di essere fottuto, perché in un modo o nell'altro Taehyung era diventato un amico a cui voleva bene, a cui non riusciva a dire di no, semplicemente.
«Per favore?»
Jimin gemette e si buttò di nuovo sul divano.
«Va bene! Ma se mai decidessi di dirglielo, faresti meglio a non mettermi in mezzo! Perché io non riesco a farla franca come te!»
Taehyung sorrise. «Non preoccuparti, non lo farei mai.»
«Perché mi stai dicendo questo, comunque?»
«Non ho nessun altro con cui parlare a parte te. Non posso parlarne con nessun mio amico perché non posso coinvolgerli, non posso dirlo a Yoongi o Hoseok perché correrebbero da Jeongguk, e non posso dirlo a Jin perché lo direbbe a Namjoon che lo direbbe a Jeongguk. Tu sei l'unico di cui mi fido abbastanza da tenere questa cosa tra noi.»
Jimin gli rivolse un'occhiata severa. «Mi rendi davvero la vita molto più difficile, lo sai?»
«Potrei sinceramente dire lo stesso di te.»
Jimin sorrise. In quel momento sentirono entrare qualcuno e Jimin si alzò immediatamente. Taehyung osservò Jeongguk che entrava nella stanza. L'atmosfera cambiò repentinamente con la sua presenza. L'aria diventò pesante e Taehyung ne percepì la tensione. Non poté fare a meno di notare il suo aspetto disordinato. Aveva i capelli scompigliati e le maniche erano tirate su il più possibile. E non sembrava affatto contento.
Jimin chinò il capo e Jeongguk si avvicinò ai due. Lanciò un'occhiata a Jimin.
«Ora puoi andartene.»
Il minore annuì e si allontanò in fretta senza guardare Taehyung. Jeongguk aspettò che uscisse prima di inginocchiarsi e mettere le mani a coppa sul viso di Taehyung.
«Hai pianto?»
Taehyung si rese conto che i suoi occhi e le sue guance dovevano essere ancora gonfi e rossi. Scosse la testa, non volendo che l'altro sapesse della conversazione avvenuta tra lui e Jimin.
«Non è niente, Guk.»
Jeongguk storse il naso. «Niente? Cosa succede, Jimin ti ha fatto piangere?»
«No, certo che no!» rispose in fretta Taehyung. Non voleva che Jimin si cacciasse in qualche guaio.
L'altro non sembrava ancora convinto. «Voglio sapere, Taehyung. Stavi piangendo davanti a Jimin per un motivo.»
«Davvero, non è niente. Ero solo arrabbiato per tutta la questione dell'appartamento, ok?»
(Taehyung notò che le mani dell'altro erano secche, come se le avesse lavate con troppo vigore.)
Jeongguk parve irritarsi, e il suo viso si corrucciò in un profondo cipiglio. La sua presa su Taehyung si fece più stretta.
«Se qualcuno avesse messo le sue sporche mani su di te... lo avrei ucciso, cazzo. Nessuno tranne me può toccarti. Lo capisci?»
Taehyung lo guardò con un'espressione confusa. «Jeongguk, perché sei così arrabbiato?»
«Sono arrabbiato perché qualcuno avrebbe potuto farti del male. Qualcuno avrebbe potuto macchiarti.»
Taehyung non capiva.
«Macchiarmi? Che diavolo stai...» Taehyung non riuscì a finire la frase perché Jeongguk lo tirò improvvisamente in piedi. Squittì per la sorpresa e lo guardò sconcertato mentre lo trascinava attraverso la stanza.
«Jeongguk! Che cosa stai facendo?» Jeongguk smise di tirargli il braccio e si voltò a guardare Taehyung, che sollevò lo sguardo verso di lui, incredulo e un po' spaventato.
«Non permetterò che ti tocchino», sibilò con voce pericolosamente bassa. Un brivido percorse la spina dorsale di Taehyung.
Riuscì a capire che tutta quella situazione aveva infastidito Jeongguk più di quanto avesse infastidito lui. Se la sera prima, quando erano nell'appartamento, aveva appena intravisto la reazione di Jeongguk, stasera cominciava a vederla molto più nitidamente.
«Di chi stai parlando? Jeongguk non ha senso!»
Taehyung non sapeva di chi stesse parlando. Jeongguk aveva scoperto chi aveva fatto irruzione nel suo appartamento e aveva messo tutto a soqquadro?
Jeongguk gli strattonò aggressivamente il braccio e Taehyung dovette seguirlo a passi svelti. Si rese conto che Jeongguk lo stava trascinando in camera da letto.
Il cuore gli batteva forte nel petto e non sapeva bene cosa fare.
Quando entrarono nella stanza, Taehyung trovò finalmente il coraggio di tirare indietro il braccio, strofinando velocemente la zona arrossata con l'altra mano.
«Smettila! Non trascinarmi in giro senza dirmi niente!»
Jeongguk puntò un dito contro Taehyung. Non sembrava affatto composto come al solito e Taehyung capì che qualcosa gli aveva fatto saltare i nervi.
«Resterai qui con me. Non metterai mai più piede in quell'appartamento, hai capito? Mai.»
Taehyung spalancò la bocca. «Fai sul serio? Non puoi costringermi a restare qui!»
«Posso farlo e lo farò.»
Taehyung fece un passo avanti verso Jeongguk, anche se il suo cuore batteva impazzito. Non poteva permettere che Jeongguk lo usasse come un burattino. Doveva farsi valere, subito.
«No. Non puoi. Non mi chiuderai qui dentro come un cane.»
Jeongguk sembrava furioso e fuori controllo. Le sue pupille erano dilatate e aveva il viso arrossato. Taehyung notò che la sua mano stava tremando.
«Sei mio, cazzo. Non puoi prendere decisioni da solo. Quindi stai zitto e fai come ti dico.»
Col cavolo.
Taehyung sgranò gli occhi. «Sono davvero tuo se devi ripetere continuamente queste stronzate pur di farmele entrare in testa?»
Ci volle solo un secondo perché Taehyung si rendesse conto dell'errore commesso. All'improvviso un paio di forti braccia lo tirarono in avanti e Taehyung si dimenò nella presa dell'altro. Lottarono per un po', ma riuscì a spingere via Jeongguk e a dargli uno schiaffo sulla guancia.
Non così forte come quando l'aveva tirato a Namjoon, ma era comunque uno schiaffo.
La mano di Jeongguk sfiorò la zona, gli occhi increduli per quello che Taehyung aveva appena fatto.
Anche Taehyung lo guardò con sconcerto. Non aveva mai colpito Jeongguk in quel modo.
Per un attimo ebbe paura della reazione di Jeongguk. Si chiese se Jeongguk lo avrebbe colpito a sua volta. Ma passarono diversi secondi e non accadde nulla. Jeongguk rimase lì a fissarlo. Taehyung sbatté le palpebre e allungò una mano.
«M-mi dispiace... non volevo colpirti... io...»
Proprio quando la mano di Taehyung stava per toccare la guancia dell'altro, Jeongguk trasalì.
Le labbra di Taehyung si schiusero per lo shock. Non capiva cosa fosse appena accaduto. Perché Jeongguk si stava allontanando da lui come se avesse paura che Taehyung lo colpisse di nuovo? Il Jeongguk che conosceva bene era sempre violento e non temeva né il sangue, né le urla.
Ma Jeongguk in quel momento sembrava incerto. I pensieri si rincorrevano nella testa di Taehyung mentre cercava di capire perché Jeongguk si comportasse così.
Si avvicinò lentamente a lui, tendendo le mani come se fosse un animale spaventato. Le dita di Taehyung tremavano mentre le avvolgeva delicatamente intorno al polso di Jeongguk. Gli occhi di Jeongguk seguivano ogni suo movimento. Fu come se quella volta a Taehyung fosse concessa ben più di una rapida occhiata dietro quella maschera perenne.
Lentamente condusse Jeongguk verso il letto, lo fece sedere sul materasso e lo fece appoggiare contro i cuscini, in modo che fosse ancora seduto. Il maggiore sembrava confuso.
Taehyung si arrampicò accanto a lui e gli accarezzò lentamente il viso, i suoi movimenti erano ancora leggeri per evitare che l'altro potesse pensare che stesse cercando di colpirlo di nuovo.
Jeongguk lo fissava mentre Taehyung strofinava il pollice sulla sua guancia.
«Mi dispiace», sussurrò Taehyung. «Mi dispiace tanto, Gukkie. Non avrei dovuto colpirti. È che mi hai spaventato quando mi hai afferrato in quel modo. Non puoi farlo, ok? Non puoi farlo perché mi spaventi.»
Taehyung non era sicuro del perché, ma Jeongguk sembrava molto più giovane in quel momento.
Continuò. «Ma mi dispiace, davvero. Non avrei dovuto colpirti. Non pensavo che ti avrebbe turbato.»
Jeongguk sembrava essere in una sorta di trance e Taehyung stava cercando di capire come farlo uscire.
Taehyung premette un casto bacio sulle sue labbra prima di stringerlo in un abbraccio.
«Non la prendi bene quando ti colpiscono, vero?» sussurrò contro il collo di Jeongguk.
«...Qualcuno ti ha picchiato quando eri più piccolo?»
Jeongguk si irrigidì nel suo abbraccio, evidentemente colpito da quella domanda.
Taehyung gli baciò il collo. «Mi dispiace. Non volevo riportarti alla mente brutti ricordi. Ti prometto che non ti colpirò mai più in quel modo. Non devi preoccuparti di questo con me.»
Gli ingranaggi nella sua testa stavano girando più veloci della luce in qual momento. Le domande che si poneva riguardo Jeongguk stavano trovando una risposta e tutti i nodi stavano venendo al pettine. Sapeva che doveva essere successo qualcosa a Jeongguk durante la sua infanzia e adesso stava iniziando a conoscere le origini della sua storia. Ma era un modo doloroso di apprendere. Il suo cuore soffriva nel vedere Jeongguk impietrito al solo pensiero del suo passato.
C'era una parte di lui che voleva sapere cosa fosse successo a Jeongguk in quel preciso momento. Era sempre stato curioso e quella reazione aveva sicuramente suscitato il suo interesse. Ma visto il comportamento di Jeongguk, decise che la sua curiosità poteva aspettare. Era meglio lasciare che le cose fluissero e accadessero naturalmente.
Doveva però chiedersi chi fosse il vero Jeongguk: questo Jeongguk, vulnerabile e bisognoso di conforto? O il suo solito Jeongguk che sembrava irradiare manie di controllo e potere? Pensò che in qualche modo doveva esistere uno strano equilibrio tra i due.
«Rimarrò qui, ok? Se è davvero questo che vuoi. Ma ho alcune condizioni. Faremo un compromesso, Gukkie. Primo, manterrò il mio lavoro. Secondo, voglio le mie cose. Voglio anche che il mio divano sia riparato. Se accetterai, resterò qui. Rimarrò perché sei preoccupato per me e non vuoi che mi faccia male.»
Doveva scendere a compromessi anche lui.
«È questo che volevi, no? Avevi paura che in un modo o nell'altro le persone che hanno distrutto il mio appartamento mi trovassero e mi portassero via da te, giusto? Posso capire perché ti sentivi così. Ma non sono così indifeso come pensi. Pensavo di avertelo dimostrato più volte... Ma va bene così. Possiamo entrambi accettare questo compromesso. Perché è così che funzionano le relazioni.»
Si ritrasse dall'abbraccio per valutare la reazione di Jeongguk. Gli sembrò che stesse uscendo lentamente dal suo stato di trance.
«Va bene così?» chiese di nuovo Taehyung.
Jeongguk annuì lentamente.
Taehyung annuì con lui. «Ok... grazie...» Si chinò di nuovo per nascondere il viso nell'incavo del collo di Jeongguk.
Quel genere di affetto era ciò che Taehyung cercava. Certo, era come la gran parte delle persone e la seduzione suscitava il suo interesse. Ma sapere di potersi stringere a Jeongguk e di essere abbracciato da lui, era ciò che desiderava veramente. Voleva qualcuno che lo amasse e si prendesse cura di lui con dolcezza.
Fece un respiro profondo. Il suo cervello stava ancora cercando di elaborare l'accaduto. E si preoccupava anche di quello che sarebbe successo una volta che Jeongguk si fosse ripreso. Come avrebbe reagito? Si sarebbe innervosito? Sarebbe stato ancora arrabbiato con Taehyung perché lo aveva colpito? Taehyung non ebbe molto tempo per riflettere, perché Jeongguk sembrò uscire rapidamente dal suo stato di trance, tornando di nuovo in sé.
Jeongguk si staccò da Taehyung e il minore lo guardò con occhi colmi di aspettative.
«Jeongguk...» sussurrò.
Taehyung aspettò che Jeongguk dicesse qualcosa. C'era una strana tensione nell'aria, entrambi aspettavano che l'altro facesse la prima mossa. Anche il silenzio sembrava far rumore.
I suoi occhi erano molto più chiari di prima. Non era esattamente arrabbiato, ma di certo non era felice. Quando Taehyung allungò la mano per accarezzarlo di nuovo, gli afferrò duramente il polso e lo scacciò via.
Il volto di Jeongguk si contorse rapidamente in un'espressione di disgusto. Si mise a sedere e Taehyung scivolò al suo fianco. «Questo non è mai successo», sibilò.
Taehyung non riuscì a trattenere il sommesso mugolio che fuoriuscì dalle sue labbra, sconvolto dalla reazione negativa dell'altro. Jeongguk era evidentemente irritato da ciò che era appena accaduto tra loro.
Il maggiore si alzò, lasciandosi alle spalle un Taehyung piuttosto ferito.
Taehyung gli afferrò rapidamente il braccio prima che si alzasse completamente dal letto.
«Jeongguk! Ti prego, non andartene!» Odiò il tono disperato nella sua voce.
Non poteva lasciare che Jeongguk se ne andasse così. Non dopo quello che era appena successo. Aveva finalmente avuto la possibilità di vedere Jeongguk in uno stato di vulnerabilità e non poteva permettere che l'altro lo ignorasse come se nulla fosse. Perché se l'avesse fatto sarebbero tornati alla loro solita routine. La routine in cui Jeongguk aveva continuamente bisogno di imporre il suo dominio su Taehyung, e Taehyung che temeva e dubitava costantemente di Jeongguk. Se Taehyung voleva che la loro relazione diventasse qualcosa di più di un rapporto tra un uomo e la sua bambolina, allora doveva avere quel tipo intimità con Jeongguk. Jeongguk doveva capire che non era necessario nascondersi da lui.
Jeongguk si voltò a guardarlo. «Togliti.»
Taehyung scosse la testa e si limitò ad avvicinarsi a lui in modo che i loro corpi si toccassero di nuovo. Doveva in qualche modo convincere Jeongguk a restare. Una lampadina si accese nella sua testa.
«Gukkie... Non lasciarmi qui... Ti voglio accanto a me...»
Taehyung si allontanò da Jeongguk, lasciando che l'altro lo guardasse ricadere all'indietro sulle lenzuola. Si sdraiò sul letto, il corpo esposto e in bella mostra per Jeongguk.
Leccandosi le labbra, alzò lo sguardo verso di lui, guardandolo con occhi bene aperti. «Pensavo che avessi detto che sono tuo... Non dicevi sul serio? Era una bugia?»
«Hai detto che volevi proteggermi. Hai detto che mi avresti tenuto qui con te. E ora vuoi allontanarti da me così? Non farmi questo, Gukkie... Non è giusto.»
(Non era più sicuro se quello che stava dicendo fosse una scusa per far restare Jeongguk o la pura verità.)
Jeongguk lo fissò con uno sguardo cupo. Sapeva a che gioco stava giocando Taehyung in quel momento. Si trattava solo di decidere se giocare insieme a lui o meno.
«Stringimi.»
Quella parola fece il miracolo. Jeongguk finalmente cedette, salendo sopra il più piccolo. Taehyung lo avvolse con le braccia, tirandolo più vicino a sé. Sospirò di sollievo. Sembrava che avesse finalmente avuto successo.
Jeongguk non sapeva esattamente cosa provasse in quel momento. Si sentiva disgustato da se stesso perché si stava mostrando debole di fronte a Taehyung. Odiava che Taehyung lo stesse convincendo a farsi abbracciare in quel modo. Gli ribolliva il sangue nelle vene e non sapeva come porvi rimedio. C'era una voce assillante nella sua testa che gli diceva di essere forte.
Ma allo stesso tempo, c'era qualcosa che sembrava così giusto quando Taehyung lo abbracciava. Qualcosa che lo faceva sentire leggero e al caldo, che sguazzava e palpitava nel suo corpo.
Riusciva a sentire suo padre e sua madre che si urlavano contro nella sua testa, spaccandogli il cranio.
Taehyung gli prese il viso e lo baciò con trasporto, le sue dita si spostarono più in alto per insinuarsi tra le ciocche di capelli scuri. Le loro lingue si incontrarono e continuarono a baciarsi così, con un ritmo rilassato. Non c'era fretta, né alcun bisogno di andare oltre ciò che stavano facendo. Si stavano solo... baciando. Niente di più e niente di meno.
Quando finalmente si staccarono per prendere aria, Jeongguk riuscì a osservare bene Taehyung. Le sue labbra erano rosse e gonfie, le guance rosa e le orecchie pure. Era in momenti come quello che poteva apprezzare davvero la bellezza di Taehyung.
Premette le loro fronti insieme.
«Sei mio.»
«...Sono tuo.»
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