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(T/n) = tuo nome β’ β
(C/o) = colore occhi β’β’ β
(C/c) = colore capelli β’β’β’ β
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ATTENZIONE! LA SEGUENTE OS POTREBBE CONTENERE SPOILER PER CHI NON SEGUE IL MANGA O PER CHI NON Γ ARRIVATO AL CAPITOLO 179
Io vi ho avvisati, per il resto... buona lettura :3
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ββββββββββββββββ
La quiete regnava sovrana in quel luogo abbandonato a se stesso.
Il vento, il cielo, persino la pioggia sembravano essere scomparsi.
Il rumore scrosciante delle gocce che cadevano dalle nubi e andavano a scontrarsi violente sul terreno, sulle foglie, sembrava essere svanito, scomparso, sciolto come neve al sole.
Oramai persino quel fastidioso suono ovattato, quel ronzio persistente nelle sue orecchie che le entrava fin dentro il cervello, era svanito... lasciando il posto a una canzoncina malinconica che forse, probabilmente, sicuramente, sentiva unicamente lei.
Anzi, da qualche giorno ormai non sentiva piΓΉ nemmeno quella. Quella melodia che l'aveva accompagnata giorno e notte, da quel momento.
Non c'era nessuno lΓ , in quella landa desolata, in quella collinetta solitaria, ove ergeva maestosa una grossa quercia ormai invecchiata dai secoli.
Vi era solo lei.
E il silenzio.
Il silenzio assordante che entra fin dentro le viscere. Quel silenzio, quello piΓΉ rumoroso di tutti, che ti acchiappa come una morsa e ti fa sentire impotente, vulnerabile, sola.
E tu vorresti urlare, oh, eccome. Vorresti spalancare la bocca e lasciare che le corde vocali vibrino nella tua gola, provocandoti uno scossone che si propaga dalla trachea fino alla spina dorsale, che scende giΓΉ, giΓΉ... fino alla punta dei piedi, per poi risalire sΓΉ ed esplodere in un urlo di dolore.
Ma lei non lo fece.
L'aveva giΓ fatto. Una volta. Un'unica volta.
Quell'unica volta.
Ricordava bene la sensazione. L'urlo era partito da lì, dal cuore, aveva scosso tutta la sua cassa toracica, facendo eco nel vento e confondendosi con esso, venendo trasportato dalle correnti... finché, semplicemente, svanì.
E la ragazza era caduta a terra, le ginocchia si erano scontrate col terreno fangoso, causandone un suono viscido e decisamente schifoso, come avrebbe detto lei. Ma in quel momento non le importava, non le importava se si sporcava.
Aveva alzato gli occhi al cielo e una miriade di gocce avevano colpito il suo volto, quando, dai suoi occhi, le lacrime smisero di scendere.
In effetti, anche quel giorno pioveva.
L'unica differenza era che quel giorno sentiva lo scrosciare della pioggia, sentiva i rumori della natura attorno a lei. Li sentiva forti e chiaro: erano come delle bestie feroci che l'avevano accerchiata, la volevano divorare... e lei gridava aiuto, ma lo faceva interiormente. Dopo quell'urlo, fu come se la sua voce fosse svanita.
Dopo quel giorno, la ragazza non aveva piΓΉ aperto bocca.
Ogni giorno andava lì, sotto la quercia, e fissava il vuoto aspettando...
giΓ ...
aspettando che cosa?
Forse che qualcuno la trovasse?
Forse che qualcuno la salvasse?
No... non voleva essere salvata.
Se non da lui.
Ma lui... lui come poteva salvarla?
Lui non poteva salvarla. E, a prescindere da dove fosse, non poteva di certo salvarla colui che l'aveva messa in quella situazione.
Quindi se ne rimaneva semplicemente lì.
Sotto le fronde della grande quercia... aspettando.
Forse, in realtΓ , aspettava solo il suo ritorno.
Sorrise.
Lui? Ritornare? No, non lo avrebbe fatto mai. Non poteva farlo. Non gli era concesso.
Quindi... sorrise. Un sorriso sghembo, un sorriso appena accennato, un sorriso spento.
Sorrise osservando davanti a sΓ© con occhi spenti.
Una goccia, l'ennesima, andΓ² a scontrarsi sulla sua fronte, scendendo sul ponte del naso, poi sulle sue labbra, delineando il suo profilo fino ad arrivare al mento... dove cadde sulla mano stretta all'elsa della spada.
La presa era talmente salda che le nocche le erano diventate bianche, la stava stringendo con tutta la sua forza e, probabilmente, nemmeno se n'era accorta.
Da quando era arrivata sulla collina non aveva fatto altro che fissare il vuoto, stringendo la sua spada... aspettando.
AspettΓ² e aspettΓ² ancora.
Stava aspettando il momento giusto.
O forse stava davvero aspettando che qualcuno la salvasse, che qualcuno la fermasse da ciΓ² che stava per compiere.
Ma lì non c'era nessuno.
Improvvisamente un suono.
Un tintinnio lontano riecheggiò in quella landa desolata. Una risata, sì, sembrava proprio essere il suono di un riso che lei conosceva molto bene.
La ragazza spalancΓ² di poco gli occhi e poi estrasse la spada, essa scivolΓ² fuori dall'elsa con talmente tanta facilitΓ che non le parve nemmeno di averla appena estratta. La puntΓ² al cielo e delle gocce andarono a depositarsi sulla punta, delineando la lama che luccicava fino a scontrarsi sulla guardia.
Un altro suono.
Quello di un tuono.
Un altro ancora.
Quello di un fendente.
Tutto lì attorno riprese vita, i rumori della natura tornarono a riempire quel luogo con il loro frastuono, il fruscio del vento muoveva impetuose le foglie della quercia secolare...
E le gocce di pioggia si frantumarono al suolo, confondendosi con fango e con rosso cremisi.
ββ¦β
La giovane aprì gli occhi di scatto, mostrando due iridi (c/o) che vennero illuminate da un accecante luce bianca. Fu costretta a chiudere le palpebre e a coprirsi il viso con un braccio, data la luminosità fin troppo elevata di quella luce così calda.
Si mise a sedere e fece un secondo tentativo. Aprì gli occhi pian piano, finché le pupille non si furono abituate all'illuminazione di quel luogo.
Una foglia le cadde sul naso, facendola starnutire, e si accorse solo in quel momento di essere circondata da foglie di ginkgo color giallo oro.
Prese delicatamente in mano quella che le era caduta sul viso, l'afferrΓ² dal sottile picciolo e la mise in contro luce, osservandone le nervature che la percorrevano. La forma a ventaglio le dava un aspetto elegante, ma al tempo stesso dolce e fragile.
Improvvisamente una figura sovrastò la fonte di luce -non era certa fosse il sole: il cielo, lì, era tutto bianco- e la giovane mise a fuoco colui o colei che aveva spezzato quella magia.
Dallo stupore fece cadere la foglia a terra, che si depositΓ² delicatamente sul suo grembo.
Dinnanzi a lei vi era un giovane dai lunghi capelli corvini. Aveva, probabilmente, la sua etΓ ed era vestito con un corto kimono bianco dai motivi a strisce color menta, proprio come i suoi grandi occhi, in quel momento furenti di rabbia e scossi al tempo stesso da grosse lacrime che andavano a scontrarsi con le foglie nel terreno.
«Che ci fai tu qui?» di certo il giovane avrebbe voluto utilizzare un tono più autoritario e rabbioso, ma la voce gli uscì incrinata e debole.
Tuttavia quelle parole colpirono in pieno la ragazza che fino a quel momento era rimasta in silenzio a fissarlo, sconvolta.
Calde lacrime solcarono le sue guance e si alzΓ² in piedi in fretta e furia. Con uno slancio si buttΓ² tra le braccia dell'altro, scoppiando a piangere rumorosamente.
Β«Sei vivo! Sei vivo!Β» singhiozzΓ² strofinando il viso sul suo petto, aspirandone il profumo a pieni polmoni.
Il corvino l'allontanΓ² e la scosse per le spalle, furente. Β«No! Sono morto, cretina! Ma se tu sei qui... tu... sei morta?! Razza di stupida! Non dovevi morire!Β»
Per un attimo ella si stupì. Il ragazzo sempre pacato e inespressivo le stava urlando contro, le sopracciglia piegate in un espressione misto tra l'arrabbiato e il sconvolto e il volto sfregiato da lacrime che non smettevano di scendere.
Si morse il labbro inferiore e abbassΓ² la testa, come fosse colpevole.
Β«Ma io non volevo vivere senza di te!Β» esclamΓ² poi, il volto ancora chino, le mani a stringere le braccia dell'altro.
Lui sgranò gli occhi e smise di scuoterla, capendo il motivo per cui si trovava lì.
Β«(T/n)...Β» sussurrΓ², in preda allo stupore. Non avrebbe detto null'altro, ma, anche l'avesse voluto, l'altra lo avrebbe bloccato sul nascere.
Β«Io non volevo vivere senza di te, Muichirou...Β» sussurrΓ² con piΓΉ calma, come una rivelazione, come fosse il piΓΉ oscuro dei segreti, tuttavia strinse la presa sulle sue braccia e appoggiΓ² la testa al suo petto, piangendo, questa volta, silenziosamente.
Muichirou strinse i denti, per poi prenderle delicatamente i polsi, liberandosi dalla sua presa ferrea. Successivamente la strinse a sΓ©, accarezzandole la chioma (c/c).
Β«Stupida... sei una stupida.Β» singhiozzΓ².
Β«Lo so, scusa... Γ¨ che ti amo troppo...Β»
Il corvino pianse in silenzio, stringendola sempre piΓΉ a sΓ©.
I due rimasero abbracciati per un tempo indefinito, in quella landa desolata coperta da una luce bianca dove la cognizione del tempo neanche piΓΉ esisteva... mentre volavano al vento le parole sussurrate di lui, insieme alle gialle foglie di ginkgo.
Β«Ti amo anch'io, stupida.Β»
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βββββ¦
βππ π π
Hola :D
Vi piace questa nuova disposizione dei capitoli? uwu in realtΓ Γ¨ un impostazione che ho giΓ usato per la mia raccolta di Oc... o forse Γ¨ meglio dire che userΓ² perchΓ© devo ancora pubblicare l'Oc con questa disposizione pff-
Comunque mi piaceva quindi l'ho riproposta anche qui uwu
Ho giΓ cambiato i titoli delle OS, devo solo sistemare anche gli altri capitoli... ma con calma ci arrivo xD
Intanto come vi Γ¨ sembrata questa OS?
Non avevo ancora scritto un angst e le note tristi delle OST di Inuyasha mi hanno aiutata nella stesura del capitolo... anche se l'idea di base l'avevo giΓ uwu
Ho reso il tutto un po' "ambiguo", "vago", perché così mi sembrava più bellino e meno spoileroso (?)
Ditemi che ne pensate, se volete :3
Ora, vogliate scusarmi, vado a mangiare quintali di gelato mentre guardo Haikyuu che scrivere questa OS mi ha ricordato cose brutte del manga ;-;
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