2 ❦ 𝕊𝕙𝕚𝕟𝕒𝕫𝕦𝕘𝕒𝕨𝕒 𝕊𝕒𝕟𝕖𝕞𝕚 ┊ 🌺 𝒻𝓁𝓊𝒻𝒻

ᴄᴏᴍᴍɪᴛᴛᴇɴᴛᴇ: padrepionelcuore

ɢᴇɴᴇʀᴇ: fluff

ᴄʜᴀʀᴀᴄᴛᴇʀ: Sanemi Shinazugawa x fem!Reader

ᴀᴍʙɪᴇɴᴛᴀᴢɪᴏɴᴇ: KnY

ᴇsᴘᴇᴅɪᴇɴᴛɪ ᴜᴛɪʟɪᴢᴢᴀᴛɪ:
(T/n) = tuo nome
(C/o) = colore occhi
(C/c) = colore capelli
(L/c) = lunghezza capelli

ʟᴜɴɢʜᴇᴢᴢᴀ sᴛᴏʀɪᴀ: 1411 parole

ᴀᴠᴠᴇʀᴛɪᴍᴇɴᴛɪ: boh ci sono delle parolacce (?)

ᴅᴀᴛᴀ ᴅɪ ᴘᴜʙʙʟɪᴄᴀᴢɪᴏɴᴇ: 14/08/2019

ᴄᴏᴍᴍᴇɴᴛᴏ ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ: spero che la OS ti piaccia, io mi son divertita a scriverla lol xD

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❦ _____Apologies accepted_____ ❦

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«Stronzo! Bastardo! Pezzo di merda!» calciò un sassolino con forza, continuando a camminare verso una meta non precisa nel boschetto.
«Potrebbe essere un po' più gentile! Sono quasi due settimane che sono qui! Stronzo! Stronzo! Stronzo!»

La ragazza si fermò improvvisamente, iniziando a picchiare un albero a suon di calci e pugni.

«Che ti ha fatto di male quel povero albero?»
Si girò di scatto e i suoi occhi (c/o) incontrarono quelli caldi e gentili di un suo compagno di allenamento.

«Non sono fatti tuoi, Tanjirou.» rispose lei, acida. Non voleva risultare così cattiva, ma era accecata dalla rabbia.

Il sorriso del ragazzo dai capelli di fuoco non vacillò, anzi, se possibile divenne ancora più largo e luminoso.
«È colpa di Shinazugawa san, vero?»

A sentire quel cognome un ringhio incontrollato fuoriuscì dalla gola di lei e Tanjirou lo prese come un sì.

«Ti capisco, è davvero senza tatto... pensa, tratta male persino suo fratello e si vede che lui fa di tutto per avere il suo perdono, povero Genya!»

«Sì, beh, se fossi in lui io lo manderei a fanculo.» borbottò lei incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo ridacchiò leggermente. «Io spero che risolvino presto... ma comunque cosa ti ha fatto?»

La (c/c) si girò verso di lui e la sua espressione serena ma al tempo stesso carica di aspettativa la fece sospirare pesantemente, così iniziò a spiegare in breve quello che era successo...

~

«(t/n), portami dell'acqua.»

«Non sono la tua schiava! Sono qui solo per allenarmi ed è quello che sto facendo.» la ragazza colpì un manichino con la spada di legno per accentuare le sue parole.

«Sì, ma sei anche nel mio territorio e quindi fai come ti dico io. Ora portami quella cazzo di acqua... e muoviti!»

La (c/c) buttò a terra la spada e si avviò verso la casa, non senza lanciare uno sguardo carico d'astio al pilastro del vento.
Quando tornò con un bicchiere d'acqua, inciampò accidentalmente in una buca e il liquido si riversò sull'haori di Shinazugawa.

«Ma che cazzo fai deficiente?!»

«Ehi! Sono inciampata non l'ho fatto a posta, scusami!»

«Non me ne fotte un cazzo delle tue scuse! Tch, stupida ragazzina, se non sai neanche startene sui tuoi piedi, dubito che riuscirai a battermi a duello e quindi a passare l'allenamento!»

«Guarda che se sono inciampata è per colpa delle buche che ci sono in giardino! Il giardino è tuo, di conseguenza è colpa tua se ti è caduta l'acqua addosso, cretino!»

«Non darmi del cretino, sono più grande di te e sono anche un pilastro! Esigo del rispetto da una novellina come te!»

«Io ti rispetto se tu mi rispetti... e ti dico cretino quanto mi pare!»

~

«Che cazzo ridi?!» sbottò la (c/c). A racconto finito, infatti, Tanjirou era scoppiato in una risata.

«Nulla! Solo che è un motivo un po' stupido per arrabbiarsi così tanto...»

(T/n) lo guardò truce, talmente tanto che Tanjirou sentì il suo corpo venir schiacciato dall'aura improvvisamente più minacciosa della ragazza.

«Beh... Shinazugawa san è una gran testa calda, ma secondo me dovete fare pace. Non andrai da nessuna parte facendo così e sicuramente non risolverai la cosa picchiando un albero.»

«Ma Tanjirou, lui è così... così... stronzo.»

Il ragazzo ridacchiò leggermente. «È solo un po' ottuso e testa calda. Infondo sono sicuro che sia buono, prova a dargli una possibilità e fai pace con lui.»

La (c/c) rimase qualche istante a pensarci. Tanjirou aveva ragione e pian piano la rabbia si affievolì, senza però sparire del tutto. Sospirò affranta. «Secondo te cosa potrei fare...?»

«Beh, un'idea ce l'avrei...»

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(T/n) camminava a passo spedito verso la tenuta del pilastro del vento con un sacchetto tra le mani.

Perché mi sono fatta convincere da Tanjirou? È una cosa così stupida!
Pensò scuotendo la testa facendo muovere i suoi (l/c) (c/c).

Shinazugawa Sanemi, il pilastro del vento, era una gran testa calda e sembrava completamente privo di empatia. Non aveva tatto e (t/n) era certa che nel suo vocabolario esistessero solo imprecazioni e offese.
Come avrebbe reagito, quindi, di fronte a un regalo di scuse da parte sua? Lei che da quando era arrivata nella sua tenuta non aveva fatto altro che litigarci.

Provò a immaginarsi la scena, ipotizzando tutte le reazioni che avrebbe potuto avere il pilastro... ma si ritrovò a soffermarsi sul suo aspetto. I capelli argentei, costantemente arruffati e liberi; gli occhi grandi e di un nero talmente scuro da inghiottire la pupilla, quasi spaventosi ma al tempo stesso ipnotici; il viso e il petto -lasciato scoperto- ricoperti da cicatrici di qualsiasi forma e dimensione... (t/n) era sicura ne nascondesse altre sotto la stoffa della divisa.
Nel complesso Shinazugawa era veramente affascinante, non c'era nulla da dire.

«Ma che vado a pensare? Lui affascinante? Bah!» esclamò a se stessa per scacciare via i pensieri, ma un lieve rossore sulle sue gote tradì le sue stesse parole.

Finalmente giunse alla tenuta.
Era ormai notte e la maggior parte degli ammazzademoni era a dormire nella propria camera.
(T/n) camminò a passo deciso verso il giardino sul retro; sapeva che a quell'ora, solitamente, Shinazugawa si trovava lì per allenarsi in solitudine.
E infatti lo trovò proprio al centro del prato, intento a colpire un manichino.

La ragazza si apprestò a nascondere il sacchetto dietro la schiena e fece un lungo sospiro.
Avrebbe dovuto dire qualcosa? Dare un accenno della sua presenza? Avvicinarsi o restare lì, a distanza? Forse doveva aspettare che finisse o...

«Smettila di fissarmi. Mi dai fastidio.» la voce del ragazzo le giunse alle orecchie forte e chiara, riportandola alla realtà.
Seriamente si stava facendo dei complessi per un tipo simile?

Ingoiò a fatica un insulto e si avvicinò a lui, stringendo il sacchetto dietro la sua schiena.
«Volevo... ecco... io volevo scusarmi... per prima.» disse non guardandolo negli occhi.
Vide però il ragazzo irrigidirsi leggermente, bloccando i suoi movimenti.

«Bene, l'hai fatto, ora vattene.» disse riprendendo a colpire il manichino.

Inutile dire che (t/n) scattò come un fulmine. «Sul serio?! Io vengo qui per scusarmi quando in realtà dovresti essere tu il primo a farlo e ancora ti comporti da cafone?! Ed io che ti avevo anche comprato degli ohagi! Sei veramente uno stronzo!» esclamò girandosi sui tacchi e dirigendosi verso la sua stanza.
Ma una mano la bloccò, prendendola per la manica della divisa.

«Hai detto... ohagi?» chiese con voce quasi timorosa.
La ragazza annuì lentamente, stranita da quel cambio di tono e prese un dolcetto dal sacchetto, ben sigillato da uno strato di carta bianco.
(T/n) giurò di aver visto una scintilla brillare negli occhi del pilastro mentre prendeva il dolce; per far questo le loro dita si sfiorarono e la ragazza ignorò il brivido che le percorse la spina dorsale.

Il maggiore si sedette per terra e lei lo imitò, osservando le stelle mentre lui mangiava.
Un silenzio tombale e soprattutto imbarazzante li pervase, spezzato qualche volta dal rumore delle foglie mosse dal vento.
Il pilastro osservò di sottecchi la ragazza al suo fianco e sospirò. Prese un dolce dal sacchetto, posto in mezzo tra i due -unica barriera che li separava dal sfiorarsi- e lo sventolò davanti alla faccia della (c/c).
Lei si girò verso di lui, confusa, ma Shinazugawa teneva la faccia rivolta verso il lato opposto.

«Scusa...» borbottò.

Il cuore di (t/n) ebbe un sussulto.

«Cos'hai detto? Non ti ho sentito.» in realtà aveva sentito forte e chiaro, nonostante il suo fosse quasi un sussurro.

«Ho detto scusa...» disse di nuovo, se possibile ancora più piano di poco prima.

«Come come?» chiese lei sporgendosi vicino a lui.

«Ho chiesto scusa, cazzo!» esclamò lui voltandosi di scatto.
I due si ritrovarono vicinissimi. I loro nasi si sfioravano e potevano perfettamente sentire il respiro dell'altro sulle labbra. Entrambi sgranarono gli occhi, mentre le gote prendevano un bel colorito cremisi.

«Tch.» Shinazugawa si voltò di scatto, distogliendo lo sguardo da quello (c/o) di lei.

(T/n) rimase immobile qualche altro secondo prima di prendere il dolcetto che l'altro le aveva offerto, per poi avvicinarsi a lui appoggiando la testa sulla sua spalla.
Del perché di questa sua azione, non lo sapeva nemmeno lei, ma in quel momento gli risultò quasi naturale.

«Scuse accettate...» mormorò mangiucchiando l'ohagi.

Shinazugawa s'irrigidì leggermente, ma non spostò la ragazza. Anzi, le cinse un fianco con la mano delicatamente, mentre sulle sue labbra si dipingeva un lieve sorriso.

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