𝖼𝗈𝗆𝖾 '𝗊𝗎𝖾𝗅 𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝗈'

𝟎𝟔 , come 'quel giorno'
season 1 - 𝟪𝟧𝟢 ; xv 𝒚.𝒐
地獄 ─ 𝒋𝒊𝒈𝒐𝒌𝒖 ©s-starspace

« 地獄 »
𝒋𝒊𝒈𝒐𝒌𝒖

« 𝐑𝐎𝐌𝐏𝐄𝐓𝐄 𝐋𝐄 𝐑𝐈𝐆𝐇𝐄 » Keith Shadis congedò i soldati del 104° Corpo Reclute. Questi si dispersero presto, fuggendo dal freddo della sera e dall'angoscia dell'addio per trovare calore nella sala della mensa.
Ma Eva sembrò esitare.

Me la caverò.
Strinse i pugni, lasciando cadere le braccia tese lungo i fianchi.
L'espressione sul viso di lei era indecifrabile, almeno agli occhi di Jean, posati con dispiacere sulle iridi grigie e spente di Eva.
Era la prima volta che il suo sguardo gli appariva così vuoto, eppur non sembrava diverso da quello che giornalmente era abituato a ritrovarsi davanti: ed era proprio questo a lasciarlo interdetto, ovvero la mancanza di reazione.
Tre anni orsono Krause gli aveva confidato il suo obbiettivo, il suo desiderio, quello di entrare nella Gendarmeria per poter tornare a vivere nei territori interni.

Ma tra i primi dieci del corso non c'era il soldato Eva Krause.

Quando sentì il nominativo del decimo soldato, istintivamente il suo sguardo cercò quello di Eva: gli sembrò di scorgere un velo di sorpresa capace di allargare il taglio sottile dei suoi occhi, ma presto qualsiasi accenno sembrò sparire.

Era troppo lontano per notare qualcos'altro. Invece, Annie le era vicina.
Lei cercò a sua volta le iridi grigie di Eva, osservandola in silenzio realizzare, metabolizzare ed accettare la situazione. Sapeva della sua ambizione, e sapeva che la fanciulla non avrebbe ceduto alla disperazione; dopotutto era certa che avesse considerato anche questa eventualità, perciò, conoscendo il suo lato pessimista, avrebbe interpretato l'assenza del suo nome nell'elenco come una conferma della sua ipotesi.
« Andiamo » decretò Annie, quando vide lo sguardo di Eva risvegliarsi, lasciando per intesa la domanda "possiamo?" prima di avanzare qualche passo verso la mensa.
Fu in qualche modo sollevata di vedere Krause fare il primo passo di sua iniziativa, accompagnato da un sincero e genuino « Complimenti Annie » addolcito dall'accenno di un sorriso, che mostrava orgoglio.
« Grazie »

Me la caverò.
Ci sono sempre riuscita, questa volta non sarà diverso.
Troverò una soluzione.
Non è un problema.
Lo avevo immaginato, considerato, era molto probabile che succedesse.
Sarà stato per non aver preso parte all'addestramento invernale, probabilmente mi sono giocata il decimo o nono posto per questo, considerando il mio non aver eccelso in nessun requisito in particolare, tranne che il combattimento corpo a corpo e la precisione. Inoltre nell'ultima marcia mi sono ammalata, sono troppo cagionevole di salute, avrà influito questo nella mia classificazione.
Per forza per questo.
Deve essere andata così.

Era così che Eva sembrava reagire alle problematiche: si fermava, le analizzava e ci rifletteva. Ciò solo per comprendere al meglio la situazione ed intuirne i possibili sbocchi, le infinite varianti. Pensava, pensava.
Solo così avrebbe potuto metabolizzare l'enorme delusione.
Eppure . . . Fu più semplice del previsto accettare la realtà delle cose e rinunciare a tornare a casa, perché? Mi va bene così? Stohess era la sua città e la casa che aveva perso, tuttavia non le sembrava così indispensabile tornarci, solo comodo, il fine di quell'addestramento dopotutto non era tornare nel Wall Sina, ma imparare combattere. Non aveva mai perso di vista l'obbiettivo che le permise di perseguire l'allenamento fino infondo.
Lo ho raggiunto. Ora so combattere e difendermi. Devo solo capire cosa farne adesso della mia vita.
Come risolvere adesso il problema? Il Corpo di Ricerca era fuori discussione, perciò era certa che il Corpo di Guarnigione le avrebbe potuto permettere un'esistenza tranquilla, sebbene non agiata.

Sono davvero così distaccata dalla mia infanzia? Sono davvero così poco legata alla mia famiglia da non voler desiderare di tornare alla nostra casa? Sono davvero così distante da mamma e Derek da metterli in secondo piano così?

Probabilmente avrebbe fatto domanda per esser trasferita a Karanese, come per fare ammenda per il suo egoismo.

Le sarebbe servita da lezione questa sconfitta, sebben poco più avanti avrebbe saputo che, al tempo, non era rientrata nella classifica semplicemente per un sol posto. Un risultato notevole, ma non abbastanza, avrebbe poi pensato autocritica.

« Andiamo? » la voce di Annie servì a destare completamente l'attenzione di Eva, la quale annuì, iniziando a camminare.
Era sorpresa da Annie.
Non era facile a quanto pare rientrare nella classifica, figurarsi prendere i primi posti. Annie Leonhart era davvero incredibile, e questa per lei altro non era che l'ennesima conferma. « Complimenti Annie » le rivolse, sorridendole, ricevendo in risposta un grazie di cortesia, come è solito rispondere a questo genere di complimenti.
Raggiunsero la mensa e tra risate, discorsi motivazionali (come quelli di Jaeger) e gli ultimi addii, la notte trascorse serena.
La tranquillità dell'ultimo sonno tra i letti del dormitorio sembrava presagire un imminente cambiamento, che andava ben oltre le aspettative dei giovani soldati.
Quella altro non era che la calma prima della tempesta.

୨⭒〄⭒୧

Il trambusto della città in sobbuglio avvolse Eva da ogni direzione, riportandola in una realtà che il tempo l'aveva portata a dimenticare: l'energica, movimentata vita di città.
Quella mattina (prossima al mezzogiorno) il Corpo di Ricerca, tra l'euforia dei cittadini di Trost, avrebbe lasciato presto le mura per perseguire una missione all'esterno del Wall Rose.

La folla acclamava i membri di spicco del Corpo di Ricerca e tra questa la figura di Eva sembrava sparire, come un flebile sussurro tra urla di gaudio.
Ammirava i veterani del Corpo di Ricerca, ma non li seguiva come modelli: il capitano Levi, il capitano Hanji Zoe ed il comandante Erwin Smith erano soldati al servizio del genere umano di tutto rispetto, meritavano ben più riconoscimenti, poiché (detto francamente) era il Corpo di Ricerca la parte più attiva dell'esercito, almeno nella lotta contro i giganti.
Eva, dato che attualmente non aveva mansioni da svolgere, non si lasciò sfuggire la "piccola parata" del Corpo di Ricerca, dopotutto non ne aveva mai vista una.

Improvvisamente, un turbamento le sconvolse le viscere dello stomaco mentre si stava godendo la cerimonia; un ricordo riaffiorò alla sua memoria, ho già visto una scena simile, iniziò a mancarle l'aria, ad avere capogiri e d'istinto alzò lo sguardo sulle mura esterne di Trost, cercando con frenesia nel cielo l'immagine che aveva ormai sepolto negli antri più oscuri della sua memoria.

È tutto apposto. Questa volta è diverso.
Era vero. Si respirava un clima diverso da 'quel giorno', persino la marcia del Corpo di Ricerca era trionfante e questi fiduciosi stavano per lasciare le mura a testa alta, non stavano tornando sconfitti ed a testa bassa in una umiliante processione.
È diverso da 'quel giorno'.

« Eva stai bene? » la voce familiare di Armin la fece rendere conto del suo comportamento strano.
Si voltò verso il premuroso giovane, incrociando il suo sguardo per rispondere un convincente « Sì, non preoccuparti, grazie Armin, sarà stato solo un colpo di calore, ma sto meglio ora ».
Vide poco più indietro anche Eren e Mikasa, affiancati da un soldato del Corpo di Guarnigione.
« Meno male » sorrise, e la corvina di rimando.
Eva incrociò lo sguardo con quel soldato, i cui occhi sembravano scrutarla attentamente, evidentemente come se stesse cercando di riconoscere il suo viso.
Il volto di quell'uomo le sembrò vagamente familiare.
Armin raggiunse i suoi amici, dileguandosi dopo qualche saluto, e nel mentre Eva avanzò qualche passo verso il soldato, indecisa ed assorta nei suoi pensieri.
Un sorriso gentile si dipinse sul volto dell'uomo « Soldato, ti chiami Eva giusto? Anche se non credo tu lo ricordi, ci siamo già conosciuti, a Shiganshina, sono felice di sapere che stai bene » parlò con sicurezza, riconoscendo la bambina di cinque anni fa.

Fu come vedere un fantasma.
Non ricordava precisamente i tratti del volto del soldato che l'aveva salvata da morte certa e che le aveva mostrato la via per la sopravvivenza, il combattimento, tuttavia non poteva che esser lui. Dopotutto, sembrava conoscere Eren, Mikasa ed Armin, molto probabilmente veniva da Shiganshina, ed Eva non era entrata in contatto con molti altri soldati quel giorno. Doveva esser per forza il soldato che l'aveva salvata.

« Sono Eva » mormorò la fanciulla, mantenendo il contatto visivo.
Le sembrò d'esser tornata la bambina di quella volta.
Lo sguardo era vago, leggermente sgranato, s'era irrigidita e scrutava persa la figura del soldato.
Le immagini tornarono a tormentare la sua memoria, da quanto non rammentava quelle scene? Però ora, finalmente, non la colpivano più come prima, non la spaventavano.
Dopotutto sono solo ricordi, si disse risvegliandosi dalla breve trance.

« Hannes » le sorrise.
Eva si riprese dalla sorpresa in pochi istanti, ed avanzò qualche altro passo, rivolgendo al soldato le parole che quel giorno non riuscì a pronunciare
« Grazie per quello che ha fatto per me e la mia famiglia a Shiganshina, signor Hannes » si meritava quel ringraziamento, « Avrei voluto dirglielo tempo prima » ammise con rimpianto e malcelato imbarazzo.

« Non preoccuparti, era mio dovere. Stanno tutti bene adesso? » chiese egli, incerto, sperando di non aver toccato un argomento delicato.
Nonostante la domanda, Eva non mostrò evidente tristezza, sebben il suo sguardo si oscurò di malinconia, finendo per cadere sulle punte delle proprie scarpe.
« Mia madre e mio fratello minore vivono a Karanese adesso, ma mio padre ed i miei fratelli e sorelle sono morti prima che lei arrivasse » rialzò lo sguardo e prima che Hannes potesse parlare (aveva già preso fiato e dalla sua espressione rattristata era facile dedurre cosa stesse per dire) « Non è colpa sua, non avrebbe potuto fare niente. Ha fatto già abbastanza » rassicurò, bloccando così le eventuali scuse del soldato, il quale espresse solo il suo sollievo.

« Sono felice di sapere che sta bene e della sua promozione »
Si congratulò la corvina, accennando ad un sorriso lieve, ma abbastanza espressivo da comunicare sincerità.
Con orgoglio, il soldato vantò il suo nuovo rango nel Corpo di Guarnigione, « Sono capitano di un'unità adesso » alluse con lo sguardo ad un'unità di soldati nelle vicinanze, forse intenti a cercare qualcuno tra la folla (che ormai andava a dissiparsi).
Il sorriso di Eva si arricchì di una curva di divertimento, contagiato dal buon umore del soldato.
« Comunque grazie, e complimenti per aver terminato l'addestramento. Sai già a che corpo dell'esercito unirti? » domandò curioso, sospirando di sollievo al sentire la risposta della ragazza: « Sa, forse, Corpo di Guarnigione » era lieto di non saperla in pericolo di morte in un prossimo futuro. Il pensiero di poter vedere il cadavere della ragazza tornare su uno dei carri trainati dai cavalli del Corpo di Ricerca, dopo che questa era riuscita a sopravvivere alla tragedia di anni prima, gli infondeva una triste malinconia. Dopotutto l'aveva salvata lui quando era una bambina, sarebbe stato triste saperla così morta pochi anni dopo.

« Allora probabilmente ci rincontreremo » affermò ottimista, per poi notare che la sua unità lo stava cercando. « Adesso devo andare, tu abbi cura di te Eva » l'uomo la salutò con un sorriso, « Anche lei » rispose la fanciulla, accennando ad un gesto della mano mentre vedeva il soldato di spalle allontanarsi. Il simbolo del Corpo di Guarnigione illustrato nel retro dell'uniforme iniziava a farsi sempre più lontano.

Grazie per avermi mostrato come combattere.

୨⭒〄⭒୧

Eva cercò a lungo Annie, senza riuscire a trovarla.
Ormai era quasi mezzogiorno, l'ora di pranzo, ed aveva il desiderio di condividere un ultimo pasto con lei.
Dopo la conversazione con Hannes, dinanzi le si parò il nuovo possibile scenario della sua vita e di questo un numero davvero misero dei suoi compagni ne avrebbe fatto parte; tra questi di sicuro non c'era Annie.

La malinconia iniziò ad assalirla, torturarla, così come il desiderio di passare gli ultimi momenti da recluta con lei.
Percepiva come labile il loro rapporto, flebile il loro legame che presto sarebbe stato tagliato da una partenza, cancellato in un nuovo capitolo; era opprimente vivere nell'ombra di quest'imminente addio, molto angosciante.
Improvvisamente, dinanzi la consapevolezza di doverla lasciare uscire di scena dalla sua quotidianità, capì quanto Annie fosse diventata importante per lei, addirittura necessaria in questi ultimi anni: dopotutto, era lei a scandire il ritmo della giornata con gli allenamenti, lei ad averle insegnato a combattere, era lei a conoscerne debolezze e difetti, dopotutto . . . era lei con la quale passava più tempo. Per Eva era triste pensare che questo rapporto potesse essere unilaterale, eppure le andava bene così. Le bastava solo starle vicino.

Dove sei Annie?

« Annie! » Finalmente la trovò, isolata dagli altri, intenta in una seria conversazione con Reiner, probabilmente alle sue battute finali, visto il silenzio che calò poco dopo: poté avvertire tensione nel loro improvviso tacere, dove spiccavano le espressioni tese d'entrambi.

Ma non ci fece caso.
Accennò ad un sorriso e si avvicinò alla ragazza, sollevata d'averla finalmente trovata.
Non notò lo sguardo di Reiner bruciare sulla propria persona, solo il volto di Annie tornare improvvisamente impassibile.

« Ti stavo cercando » ammise la fanciulla, per poi aggiungere « ma eri come sparita, è successo qualcosa? » ed includendo anche Reiner nella conversazione, spostando le iridi grigie sul suo viso, cercando inquisitoria lo sguardo dorato.
Reiner sembrava ancora teso per qualche motivo ovviamente sconosciuto ad Eva.
Eppure, appena incrociò lo sguardo della corvina, il giovane cambiò espressione, rilassando i muscoli del viso per tranquillizzare la fanciulla.
« No, no . . . » iniziò, avvicinandosi di qualche passo per poi posare la mano sulla spalla destra di Eva, un gesto confidenziale che poteva permettersi, almeno per rasserenarla. « . . . è tutto apposto, ci stavamo solo confrontando sulle nostre scelte sui corpi dell'esercito ai quali arruolarci »

Eva stava per prendere nuovamente la parola, magari per chiedere qualcosa come "in che corpo volete unirvi alla fine?", oppure "avete cambiato idea?" o forse ancora per amnunciare "io credo sceglierò quello di gendarmeria alla fine", tuttavia un enorme frastuono la costrinse al silenzio.

D'istinto si voltò dalla parte opposta rispetto all'origine di quel rumore assordante, spaventata da un orrendo presentimento nello scorgere il bagliore che sembrava aver spaccato il cielo.
È un incubo.
Non aveva ancora posato lo sguardo sullo scenario apocalittico che alle sue spalle era stato inscenato da uno scherzo del destino, eppure la paura pervase il suo corpo, premendole sul petto con il peso opprimente della consapevolezza.
Un forte emicrania la costrinse a chiudere gli occhi, rivivendo tra gli ansimi i ricordi lontani più vividi del suo stesso presente.
Vide la testa del gigante colossale affacciarsi sulle mura di Shiganshina e l'urlo che cinque anni orsono non era riuscita a liberare riecheggiò tra le mura di Trost e nella sua testa, sovrastando i rumori delle macerie che crollavano sulla città e sui suoi cittadini.

Si portò le mani alle orecchie, non voglio sentire, convinta di poter scacciare l'orrenda realtà solo soffocando i suoni del mondo circostante, è solo un incubo dal quale ora mi sto svegliando! eppure continuava a sentire le urla di disperazione, percepiva il terrore.
Era tutto esattamente come 'quel giorno', che Eva si sforzava con tutte le sue forze di non ricordare.

È la fine, questa volta tocca a me! Sono sopravvissuta solo per morire oggi. Non importa quanto ci siamo preparati in questi anni, sono tutte cazzate! Cadrà anche il Wall Rose entro il pomeriggio!

Eva era troppo confusa per rendersi conto del pessimismo esagerato delle sue previsioni, s'era lasciata prendere dall'emotività, e certamente non poté notare l'espressione indecifrabile che sia Reiner ed Annie avevano assunto in quel frangente.
Le campane iniziarono a suonare, dando il definitivo allarme, ma solo uno schiaffo di Leonhart riuscì a far ricomporre la giovane recluta.

Eva sembrò svegliarsi da una trance, e come prima cosa incrociò lo sguardo gelido, furioso e deluso di Annie.
Il taglio del suo occhio era severo, incuteva timore nello sguardo perso di Krause, sebben ora cosciente della situazione attuale. Eva era veloce a metabolizzare, persino dopo un crollo emotivo di tale portata.
« Andiamo » ordinò con freddezza, dirigendo i primi passi della sua corsa verso il quartiere generale, per poter ricevere la disposizione di ordini dall'alto. Non avrebbe aspettato Eva, lei avrebbe dovuto raggiungerla.
« Cazzo Krause, muoviti! » esortò duro e spazientito Reiner, dando un colpo sulla spalla alla ragazza, iniziando a correre.
Eva fu costretta a riprendersi, poiché la situazione non ammetteva qualsiasi forma di commiserazione.
Prese un profondo respiro e si figurò d'espirare la sua paura, la medesima che offuscava la sua lucidità. Determinata alzò lo sguardo sulle mura violate di Trost, affrontando quella visione infernale per cercare in lei la conferma dell'esistenza di una briciola di coraggio e risolutezza.
Strinse i pugni ed iniziò a correre nella direzione dei suoi compagni.

Questa volta per me è diverso.

❪ 地獄。❫ ⤸
⤹ 𝒂𝒅𝒓𝒊'𝒔 𝒔𝒑𝒂𝒄𝒆 ⛓️

RIECCOMI DOPO TANTO TEMPO !
Dopo qualche mese è uscito un nuovo capitolo e sono felice di essere riuscita a terminarlo, spero che ci sia ancora qualcuno che legga questa storia, affinché potrà dirmi cosa ne pensa.

Avevo già iniziato a scrivere il capitolo e spero che il distacco di questi mesi non stoni troppo nella lettura, ho sicuramente bisogno di un po' di pratica visto che sono molto arrugginita e chiedo pazienza per l'uscita dei prossimi capitoli: non ho intenzione di sparire nuovamente e tantomeno di lasciare incompleto questo progetto, o in cantiere i miei altri progetti, sono sicura che riuscirò a portarli a termine durante queste vacanze, anche perché ho molto più tempo libero. Detto questo, attualmente sono le 5:21 e non ho voglia di dilungarmi troppo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!

𝒄𝒂𝒅𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒌𝒓𝒂𝒖𝒔𝒆
pub: 𝟤𝟩/𝟢𝟨/𝟤𝟢𝟤𝟤
地獄 ─ 𝒋𝒊𝒈𝒐𝒌𝒖

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