𝖼𝖺𝖽𝖾𝗍𝗍𝗈 𝗄𝗋𝖺𝗎𝗌𝖾 !

𝟎𝟏 , cadetto krause !
season 1 - 𝟪𝟦𝟩 ; xii 𝒚.𝒐
地獄 ─ 𝒋𝒊𝒈𝒐𝒌𝒖 ©s-starspace

« 地獄 »
𝒋𝒊𝒈𝒐𝒌𝒖

𝐎𝐑𝐌𝐀𝐈 𝐈𝐋 𝐒𝐎𝐋𝐄 era alto nel cielo sereno, privo d'accenni di tempesta e costeggiato da uno scarso numero di candide nubi; i raggi di questo battevano sui capi di oltre cento giovani, schierati in fila e fermi nel saluto militare.
Il gettar voci dell'istruttore, intento ad ispezionare le nuove reclute, sembrava aver raggiunto i gendarmi del Wall Sina, tuttavia queste non sembrarono toccare Eva.

Keith Shadis, semplicemente, passò avanti dopo averle lanciato un veloce sguardo inquisitorio, incaricato di scrutare le iridi scure che celavano con distacco qualsivoglia emozione.
Non si chiese troppo perché avesse scelto di risparmiarle una bella strigliata, a differenza di molti altri suoi compagni, escluse l'eventualità di esser speciale per la sua appartenenza ai Krause (soprattutto perché il suo cognome non aveva più la benché minima rilevanza da 5 anni ormai) o di aver intimorito un uomo come quell'istruttore; osservò perciò gli altri ragazzi ai quali l'istruttore non rivolse altro che uno sguardo, provando ad intuire la risposta.

Tra questi spiccavano in risalto ai suoi occhi una ragazza dal taglio degli occhi vagamente sottile e dai capelli neri ─ ha dei tratti particolari, constatò ─ e un  ragazzo castano poco distante da Eva, sulla sua stessa fila; il suo sguardo cadde poi su altre tre figure vicine, due ragazzi, uno dei quali molto massiccio e l'altro semplicemente alto, entrambi dall'aria vissuta, sebben l'aura del massiccio sembrava emanare più fierezza ed eroismo, ma la sua attenzione venne richiamata da una ragazza dalla minuta ed esile figura.
Il suo sguardo era gelido e tagliente, il viso esprimeva un vuoto senso di noia, emozione simile a quella che Eva scorgeva riflessa nel suo specchio.
Si ritrovava in quello sguardo maggiormente per il senso di vuoto che questo emanava, dal quale poi veniva generata una noia visibile alla superficie di quelle iridi gelide.
Noia, disprezzo . . . da quel giorno, la vita di Eva s'era fatta più ardua, decisamente, ma per quanto pesanti e molti potessero esser i doveri che occupavano il suo tempo, questi non riuscivano a colmare il senso di vuoto e solitudine che attanagliava il suo animo, potevano solo distrarla da lunghe riflessioni e insopportabili ricordi. Le faceva impressione, ad Eva, notare gli stessi vaghi caratteri di una sensazione da lei continuamente provata, riflessi su un viso estraneo.

Memorizzò il suo viso, incrociando poi lo sguardo con il soggetto delle sue riflessioni. Con naturalezza, entrambe passarono oltre: Shadis sembrava essersela presa con un altro cadetto.

« . . . per poter vivere nei territori interni, signore » Eva alzò le sopracciglia, sorpresa, velando di curiosità lo sguardo. Ma questo fa sul serio?

« Ho capito, e così tu vorresti vivere nei territori interni? » notò il tono vagamente cantinellante dell'uomo, e rimase nuovamente sorpresa dalla energica risposta affermativa dell'interrogato. Poverino. Pensò scrutando impassibile la sua umiliazione, priva di compassione, congiungendo in un velato arco corrucciato le sopracciglia sottili, in un segno di disapprovazione.
Tuttavia apprezzava l'essere diretto del ragazzo, quasi ammirava la franchezza con la quale aveva riconosciuto soprattutto a sé stesso la verità sulle sue intenzioni, a differenza di molti altri ipocriti lì presenti, e ne condivideva l'ambizione: anche Eva ambiva a tornare nel Wall Sina; ciò che invece gli disapprovava era la spavalderia del suo tono, poiché era una presentazione degna di un'idiota quella, sebben probabilmente infondo Kirschtein non lo dovesse essere, visto che (almeno a giudizio di Eva) il suo scopo era di tutto rispetto.

Nel mentre, Shadis era passato avanti con il suo appello.
« Ho capito, questo ti fa veramente onore. Complimenti. Ma c'è un problema: al nostro sovrano non importa un accidenti se muori per lui » stavolta, Eva dovette trattenere sulle labbra vagamente increspate l'accenno di una risata; in un contesto più rilassato e non così tanto formale, probabilmente avrebbe riso di gusto, anche solo per l'espressione del povero cadetto. È simpatico, e lo pensava davvero.

Poi, nuovamente, le sue risa furono messe alla prova da un'altra presentazione, quella del cadetto Sasha Blouse, intenta a mangiare una patata nel mezzo dell'appello.

« È con te che sto parlando dannata! Dimmi immediatamente chi sei! » l'espressione nervosa di chi è conscio di star sbagliando (ignorando tuttavia la situazione) che, al sentir quelle parole, sfumò in nervosa sorpresa valse al Eva un altro vacillare della retta linea delle sue labbra; avrebbe seriamente rischiato di scoppiare a ridere così vicina all'istruttore?

Solenne, la ragazza si presentò come "Sasha Blouse del villaggio di Dauper, nel distretto di Wall Rose", « Sasha Blouse, eh? E sentiamo un po', che cos'hai nella mano destra? » Eva era davvero curiosa di sentire la risposta ─ o giustificazione.

« Una patata cotta al vapore, la ho presa in cucina quasi senza accorgermene, signore! » Ah sì? commentò scettica Eva, sempre sul procinto di ridere, inclinando un sottile sopracciglio.

« Ma allora tu la hai rubata, e perché l'hai tirata fuori proprio adesso? »

« In realtà non volevo che si raffreddasse, signore, così ho pensato che fosse meglio mangiarla subito » Ma è un genio, si sforzò ulteriormente, increspando in modo più evidenziato le labbra. Non voleva deriderla, era ammirevole la sincerità della ragazza, ma più la situazione era tesa più le sue risa venivano stimolate. Avrebbe riso della situazione, non del cadetto in questione.

« Certo. Ma io non capisco. Perché rischiare tanto per una patata? »

« Signore, la domanda che mi sta facendo adesso è "perché io mangio le patate"? » lo scrupolo del dubbio sul viso di Sasha, nel silenzio tombale sorto dopo quella domanda, aveva teso ulteriormente la tensione nell'aria.

Poi, tra gli sguardi vigili dei suoi compagni, Sasha offrì un pezzo della sua patata all'istruttore, sostenendo che si trattasse della metà. « Metà a me? » era un gesto gentile, ma l'espressione finale della ragazza valse, finalmente, lo scoppio di una risatina sulle labbra della fanciulla.

Ma quella è meno della metà! non ricordò se davvero Eva lo avesse riso o mormorato, ciò poco importa, visto che aveva attirato l'attenzione di Shadis ─ e almeno spezzato la tensione.

« Chi ha riso tra di voi dannati! » gridò intimidatorio, probabilmente conoscendo lo stesso la risposta, visto che il suo sguardo era caduto sulla sagoma della corvina.

« Io, signore! » rispose tempestivamente Eva, tornando gelidamente impassibile. L'istruttore avanzò a passi decisi verso la sua direzione, minaccioso, pronto a darle una bella strigliata.

« Chi sei tu dannata! » gridò autoritario l'uomo, ottenendo immediatamente una solenne risposta: « Eva Krause, del distretto Stohess del Wall Sina, chiedo scusa per il mio comportamento! » l'ultima frase non la convinse particolarmente; notò poi gli sguardi incerti dei suoi compagni, cosa ci faceva una del Wall Sina tra le fila del 104° corpo di addestramento reclute?

« Cadetto Krause! Dimmi, hai trovato divertente questa scena? » domandò l'uomo, pretendendo una risposta immediata. Sebben l'idea non la stimolasse particolarmente, Eva decise di optare per la sincerità (a malincuore e pentendosene presto), poiché temeva che una bugia avrebbe solo peggiorato la situazione.

« Sì signore, ho trovato divertente la situazione » Me ne pentirò presto . . .

« Ah sì? » disse acido. « Mi divertirò anch'io a vedere Krause correre fino al tramonto e Blouse fino a dopo sera, saltando la cena » gridò nuovamente, guadagnandosi il pianto di Sasha ed il sospiro di Eva.

୨⭒〄⭒୧

Prima che Eva potesse effettivamente rendersene conto, Shadis sciolse le fila al termine del suo appello, lanciando il severo sguardo sulle due giovani che, esitanti, si scambiavano sguardi vagamente confusi.

Anzi, Sasha osava ancora sperare nello scherzo dell'uomo e cercava un qualsiasi appiglio per svignarsela, un segno capace di dimostrarle che quella non fosse altro che una crudele burla, atta solo a spaventarla.
Eva, invece, non riusciva a comprendere i disperati dubbi di Blouse, la quale s'ostinava ancora a cercare una via di fuga dinanzi la realtà. È davvero così devastante per questa ragazza il rapporto con il cibo?
Scrutò la fanciulla, corrucciando scettica lo sguardo sui suoi comportamenti bizzarri, riconoscendo il principio di un altro pianto in quegli occhi dal caldo color nocciola. Il suo comportamento mi ricorda qualcuno . . . eppure non ha la stessa costituzione di mio fratello minore, ha detto di venire dal villaggio di Cauper, che se ricordo bene è nella foresta, che abbia patito la fame?

Continuava a scrutare curiosa la sagoma di Sasha, scattando presto rapidamente in avanti, afferrando alla giovane il braccio destro, quando questa sembrava aver avanzato un primo passo per la fuga. « Ma che fai? » proferì Eva, severa, inclinando il capo lateralmente e corrucciando ulteriormente le sopracciglia, assottigliando velatamente lo sguardo, criticando il comportamento sconsiderato della ragazza senza servirsi di troppe parole. Sasha bloccò la sua avanzata, irrigidendosi, nervosa per l'esser stata come colta in fragrante.
« Non ti conviene provocare ancora la pazienza di Shadis. Comincia a correre » non era particolarmente acida nel suo tono di parlata, solamente abbastanza sicura di sé da sembrare razionale e fin troppo decisa nella sua scelta di parole; tuttavia intuiva lo stato d'animo della ragazza, evidentemente ancora nervosa, e preferì evitare di giocare al soldato diligente incaricato di metter in riga l'indisciplinato (sarebbe stato anche da ipocrita, poiché Eva si trovava nella stessa situazione), e poi avevano dinanzi un intero pomeriggio, sarebbe stato uno spreco trascorrerlo in silenzio.

« Come stai adesso, ragazza patata? » domandò Eva, correrendo con la giovane, vagamente interessata e premurosa nel tono di voce ─ sebben questa fosse solo una frase di circostanza, atta ad iniziare una conversazione; inoltre, il curioso appellativo affibbiato alla Blouse indicava la chiara ricerca di scherzo.

« Meglio e ─ ehi! Non mi chiamare così! » ribatté, corrucciando offesa le sopracciglia, velando di fastidio lo sguardo nocciola in una buffa espressione.
« Così come? Ragazza patata? » domandò, inclinando in un velato sorrisetto le labbra rosate, alzando di poco le sopracciglia con falsa ingenuità. « Esattamente! » ribatté.
« Va bene, va bene . . . Ragazza patata » Sasha sbuffò, mormorando qualcosa come un legittimo "antipatica", provocando una lieve e genuina risata della corvina. « . . . non ti chiamerò più così » la menzogna chiara nel suo sorriso, così come il divertimento nel suo tono.
Sasha parve tentare di radunare i pensieri nella sua testa per poter trovare una efficiente controffensiva, magari un antipatico nomignolo o una fredda battuta, ma i suoi pensieri rimasero tali e alle sue parole non diede voce, poiché Eva la precedette:
« Dai rilassati, e non preoccuparti per la cena, potrai avere la mia; non mangio molto » la rincuorò Eva, guadagnandosi inconsapevolmente la simpatia dell'interlocutrice. Rimase sorpresa quando scorse una luce d'ammirazione nei suoi occhi, lei semplicemente interdetta e confusa. Sei proprio una creatura semplice tu.

« Beh ─ grazie, ma tu, cioè . . . Non mangi? » domandò dubbiosa, preoccupata, e visibilmente confusa.
La corvina semplicemente fece spallucce, accompagnando le sue parole con un sospiro.
« Non sono abituata a mangiare molto » rispose con sincera semplicità.
« È perché al Wall Sina il cibo raffinato è poco ed i ricchi mangiano solo quello? » domandò Sasha, tradendo così la sua curiosità con quella supposizione quasi da elementare.
Gli occhi tondeggianti della fanciulla erano puntati su quelli dal taglio sottile di Eva, la quale inizialmente rispose con un riso divertito rimasto sulle labbra e poi con parole dedite a raggirare in una affermazione l'argomento, non volendo appesantire troppo l'atmosfera.
« Non abito nel Wall Sina da 2 anni ormai » sospirò. « Come mai? » Sasha intuiva la risposta, dopotutto raramente il suo intuito falliva nel fiutare qualcosa, ma aver la certezza di una ipotesi è meglio di ipotizzarla e basta. « 2 anni fa mi trovavo con la mia famiglia a Shiganshina » non le serviva aggiungere altro e, come previsto, Sasha abbassò lo sguardo, pentita della sua domanda.
Eva roteo gli occhi al cielo.
« Mi dispiace, non volevo . . . »
« Fa niente; visto che non ho molte storie allegre da raccontare, parlami di te. Abbiamo un lungo pomeriggio davanti » ribatté tempestivamente Eva, apparentemente non troppo curante di ciò che aveva detto e tranquilla nel tono, riaccendendo così un sorriso sulle labbra di Sasha. Lei annuì.

୨⭒〄⭒୧

Il sole stava tramontando sul nuovo dì, una luce calda dalle sfumature dorate si posò con delicatezza sul viso di Eva, quasi senza esser notata dalla stessa tra gli affanni dell'estenuante corsa. Non era estranea all'allenamento fisico, tuttavia una sessione di 5 ore riusciva, ovviamente, a stancare il suo corpo, come anche il suo spirito.
Fermò il passo, volgendo un ultimo sguardo di conforto alla giovane Sasha, ancora condannata ad un paio d'estenuanti ore di fatica.
Ripose il suo peso corporeo sulle braccia, le cui mani reggevano la rotola delle ginocchie di poco piegate, incaricate a sostenere l'intero peso della ragazzina. Con pesanti ansimi, riprese fiato. Si raddrizzò poi nel saluto militare, salutando con un sorrisetto sghembo il soldato indisciplinato scontare la sua punizione.

« Buona fortuna, soldato! » le intimò di resistere, e anche di riporre le speranze nella cena che le aveva promesso.
Dopo di ciò, girò sui tacchi e si diresse verso una struttura ove, affacciati, Eva trovò i suoi nuovi compagni a rivolgere sguardi curiosi alla scena illuminata dal tramonto.

Si appoggiò al parapetto in legno, lanciando un ultimo sguardo verso Sasha, senza seguire la conversazione dei giovani compagni.
Almeno fino a quando non fu nominata Shiganshina: corrucciò lo sguardo, vagamente turbato, richiamata la sua attenzione da uno dei giovani cadetti ai quali Shadis non aveva rivolto parola, il quale affermava di venire da lì. Che l'istruttore non abbia detto una parola a questi ragazzi perché già capaci di sopportare e reagire? Non bisognosi d'esser modellati a forza per crearne soldati?
Incrociò lo sguardo con quel cadetto, probabilmente suo compagno di sventure due anni orsono, almeno insieme al giovane biondino che lo affiancava. Distolse lo sguardo. « Anch'io ero lì » mormorò, vaga, più per ricordarlo a sé stessa che farlo sapere agli altri ─ i quali, sorpresi, avevano rivolto ora la loro attenzione su di lei. Presto, Eva rigirò la situazione con qualche parola, raddrizzandosi con un riso sulle labbra, rivolgendosi ai superstiti della tragedia. « C'era una bellissima atmosfera vero? Dai rilassatevi che tra poco servono la cena » e così, Eva liquidò anche le domande che il piccolo pelato era in procinto di porle, avanzando verso l'interno della struttura.

Presto calò il manto della sera al campo, prossima alla notte, distante solo poche ore buie.
La cena era stata servita, tuttavia Eva si mostrò ostinata a mantenere la promessa fatta a Sasha, limitandosi a custodire la sua cena, coprendola, servendosi solo di un pezzo di pane per riempire il suo stomaco, proteggendola con il braccio sinistro.
Era tanto stanca.
E la cena tanto tranquilla, ai limiti della noia.
L'unico evento degno di nota sembrava esser stato un battibecco tra Jean Kirschtein ed il dannato di Shiganshina.

Non credo dispiaccia a qualcuno se mi stendo sul tavolo.

Rifletté, incerta se lo avesse mormorato o meno; comunque, semplicemente distese il braccio destro lungo il tavolo ove era seduta (condiviso con un numero misero di compagni), poggiando poi il capo su questo, chiudendo le pesanti palpebre, assopendosi poi nei rumori di sottofondo di quella notte.
Stava forse aspettando Sasha o semplicemente non aveva voglia di alzarsi? Forse entrambe.
Gli occhi socchiusi osservavano le sagome dei compagni mischiarsi alle luci delle flebili illuminazioni, divenire di sfondo mentre consumavano la loro cena, alzandosi per andarsene dalla sala rustica, ed infine non distinse più nemmeno i volti: erano troppi da memorizzare, era più facile vedere semplicemente le sagome in penombra o illuminate andare e tornare nel raggio della sua vista, mentre il mormorio che si alzava dalle loro chiacchiere s'andava ad affievolire sempre di più, lontano e silenzioso, confuso e accompagnatore delle immagini che i suoi occhi vedevano, prossimo a divenire un quiete silenzio.

« Dovresti dormire » una voce vaga, vuota e priva di troppo interesse (colma di noia), solo affievolita da pietà, destò l'attenzione vacillante di Eva, costringendola a metter a fuoco il volto di passaggio che, occasionalmente, nel suo tragitto aveva affiancato la fanciulla distesa sul tavolo. Riconobbe le iridi gelide, che impassibili scrutavano dall'alto il suo viso.
« Eh? » mormorò in uno sbadiglio, lentamente rialzando il busto, facendo vagamente attenzione a non urtare la cena di Sasha.
Passò le dita della destra tra i setosi fili d'ebano che incorniciavano scomposti il suo viso, mentre il palmo della sinistra provò a sostenere il capo, premendo sulla morbida e candida guancia sinistra. Alzò lo sguardo, incrociando finalmente quello impassibile della minuta ragazza. Confortante trovare qualcosa di così gelido una volta riaperti gli occhi sul mondo . . . Pensò ironica.

« Alzati. Se ne sono andati tutti » il suo tono risuonò più gelido e scocciato nella testa della corvina, pretendeva una immediata reazione, a meno che Eva non preferisse trovare il dormitorio tra le fatiche della stanchezza in totale solitudine.
« Okay, okay . . . » mormorò rialzandosi. Il cadetto non aspettò i suoi tempi, sembrò non lanciare neanche uno sguardo alle sue palle per esser certa che Eva non si fosse accasciata al suolo in un improvviso colpo di sonno.
Krause lasciò semplicemente in bella vista la cena di Sasha, certa che la giovane la notasse una volta terminata la corsa ─ ovvero a momenti, constatò, lanciando uno sguardo all'esterno: ormai la sera aveva lasciato il suo posto ad una fresca notte.

Eva riuscì ad avvicinarsi alla fanciulla, notando quindi la netta differenza d'altezza che le separava.
Il suo sguardo poi venne rivolto al cielo sopra i loro capi: nel buio della notte, le stelle splendevano, velate da poche nubi, trapassate dai perlati raggi della luna; questi si riflettevano sui visi delle due giovani, illuminandone la candida pelle e le iridi spente.

« Dove si trova il dormitorio? » domandò in un altro sbadiglio, cercando una risposta dalla minuta che, almeno per quanto riguardava Eva, la stava aiutando; lei era qualche passo più avanti, non pareva volgerle la sua attenzione se non richiesta. « È vicino » rispose vaga quanto decisa, semplicemente di poche parole. « Logorroica eh? » commentò, velando le sue parole d'ironia, cercando una qualche reazione più naturale; come ricompensa ricevette solo d'esser guardata con la coda dell'occhio e qualche parola in più: « Che intendi? » Sei proprio una cretura fredda tu.
« Non mi hai neanche detto chi sei, qual è il tuo nome? » affrettò il ritmo dei passi per poter affiancare la ragazza, scrutandone curiosa il viso; la biondina chiuse gli occhi, ed a Eva le parve di vedere il principio di un sospiro stufato, stanco, molto probabilmente infastidito,
« Annie Leonhart » Krause sorrise, questa era una velata curva illuminata dalla flebile luce della notte, probabilmente non visibile ad Annie, non dal basso della sua statura.

« Annie . . . » Memorizzò quel nome, identificandolo con quel viso e quella minuta sagoma. « Hai ripetuto il mio nome come se dovessi appuntartelo » commentò acida, corrugando appena scettica le sopracciglia, cercando con con critica lo sguardo della corvina, costringendosi ad alzare il proprio per poter incontrare le iridi grigie dell'altra.
« . . . Dovrò ricordarmi in qualche modo il tuo nome visto che siamo compagne di corso, e tu il mio » il sorriso venne marcato da una vena divertita, vagamente scherzosa, alla quale Annie rispose semplicemente con un tsk in un sospiro, tornando a guardare dritto dinnanzi a sé.
« Sono Eva Krause, e grazie per avermi accompagnata » aggiunse, sorpassando poi la fanciulla alla vista della struttura del dormitorio, rallentando quel tanto che bastava per sentir un impassibile prego, privo di emozioni marcate nel suo tono.

Senza troppe cerimonie, Eva si abbandonò al calore del suo letto appena ne ebbe l'occasione, trovando presto la pace nella stanchezza del suo corpo, ignorando le voci di due ragazze che sembravano aver accompagnato una ronfante Sasha nel dormitorio, insieme al suo russare  ovviamente, destando qualche lamentela. Nonostante ciò, la corvina cadde presto nel tiepido abbraccio del riposo, dimenticando gli avvenimenti della giornata in un sonno privo di sogni.

❪ 地獄。❫ ⤸
⤹ 𝒂𝒅𝒓𝒊'𝒔 𝒔𝒑𝒂𝒄𝒆 ⛓️

SCRITTO IN DUE GIORNI, eccovi anche il primo capitolo, tempestivamente pubblicato un giorno dopo la storia! Non abituatevi troppo a questo ritmo, ma nel mentre che la mia vagonata di ispirazione continuerà a travolgermi in pieno e che le verifiche tarderanno ad arrivare, godetevi questi capitoli!

Purtroppo anche questo capitolo è venuto di 3200 parole, quindi è abbastanza lunghetto e decisamente meno movimentato, ma un'idea tira l'altra . . . Ed ho scelto di anticipare l'incontro tra Eva ed Annie, che in verità doveva svolgersi nel prossimo capitolo; diciamo che, nella mia idea originale, il capitolo si sarebbe dovuto concludere con Eva che si addormentava nel dormitorio subito dopo aver dato la cena a Sasha, ma alla fine mi è piaciuto di più concluderlo con questo incontro.
A voi è piaciuto? Vi hanno convinto le interazione di Eva con i suoi nuovi compagni? Come credete che abbia descritto i comportamenti dei personaggi? Spero di esser risultata più credibile possibile, poiché tengo molto alla coerenza nel rispettare il carattere originale dei personaggi di un fandom in una fanfiction.

Detto questo, anticipo che i prossimi saranno più corti, GIURO. Il problema è che mi lascio trasportare sigh, comunque sappiate che avremo un buon numero di capitoletti un pochetto più noiosi, visto che ci tenevo particolarmente a raccontare qualche episodio della vita di Eva durante gli anni dell'addestramento (soprattutto per illustrare il rapporto con i compagni), ma vi prometto che poi mi rifarò con la battaglia di Trost e con tutto il resto della storia. Questi saranno gli unici capitoli spensierati che avrete da me ~

𝒄𝒂𝒅𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒌𝒓𝒂𝒖𝒔𝒆
pub: 𝟥𝟣/𝟢𝟣/𝟤𝟢𝟤𝟤
地獄 ─ 𝒋𝒊𝒈𝒐𝒌𝒖

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