3.Safe

Arrivato a casa, dopo cena, Yoongi fece qualche ricerca sulla malattia di Hoseok, era curioso e voleva capire qualcosa di più rispetto a ciò che il rosso gli aveva confidato, non era di certo un medico e non si ricordava esattamente bene tutto.
"Tesoro, vuoi per caso iniziare la facoltà di medicina anzichè il conservatorio?" Sua madre lo raggiunse, abbracciandolo con dolcezza come era sua abitudine fare, erano molto legati.
Yoongi si ricordò che non doveva esporre l'amico, così inventò una scusa banale. "L'ho visto in una serie tv, volevo capire meglio che cos'era." Spiegò, e sembrò funzionare alla grande.
"Il mio piccolo curioso, eh? Appa ha mandato la lettera anche questo mese, dice che gli manchi molto, piccolo mio."
Yoongi annuì, felice per quella lettera, tornando a cercare ispirazione per una composizione al pianoforte, più tardi avrebbe risposto a sua volta a ciò che il padre aveva scritto, gli mancava tantissimo.
Nelle cuffiette, una canzone di un artista italiano che si chiamava Ermal Meta risuonava-lui ascoltava di tutto per trovare ispirazione-e quella era molto bella, aveva letto il testo su un sito che forniva traduzioni di canzoni da ogni lingua: che fosse coreano, giapponese, cinese, o qualsiasi altri lingua, lui non si fermava alla lingua in cui era cantata la canzone, ma cercava la profondità nei testi e nelle melodie.

Sano e salvo, sono salvo, e questa è casa mia...

Che ne sapevano gli esseri umani della salvezza? Nessuno era mai tornato illeso da una guerra, o nel fisico o nella mente si tornava feriti, e che ne sapeva lui del futuro che avrebbe avuto e che sarebbe toccato alle persone a lui vicine.
Aveva sempre odiato non sapere le cose, ma su una era certo: aveva trovato un amico, il suo primo amico.
Forse l'amicizia era una salvezza? O magari una piccola certezza?

Eppure nel deserto ci si commuove
Qualcosa nasce sempre lì, dopo che piove.
Ci siamo detti sempre, e il sempre è stato solo un po', ci siamo detti sempre, e il sempre è stato un po'...

Non aveva mai creduto nei miracoli, ma se poteva piovere nel deserto, forse un giorno Hoseok avrebbe avuto la possibilità di curarsi.
Anni prima le cure costavano molto meno e alcune erano gratis, ma con vari problemi di politica interna ed estera, lì il costo era aumentato in modo esponenziale, ma era una cosa orribile ad ingiusta nei confronti di chi come il suo nuovo amico aveva problemi di salute.
Se solo fossero stati ricchi... poi, gli balenò nella mente una cosa: il concorso di pianoforte!
Non solo era in ballo una borsa di studio, ma anche un premio in denaro, forse quello avrebbe potuto aiutare con il costo dei medicinali, anche solo in parte? Hoseok sarebbe stato in grado di vivere davvero, finalmente non più intrappolato da quella malattia, libero come un gabbiano sopra il mare.
Ora aveva un motivo, un vero motivo per suonare con il cuore e superare la sua paura delle persone, ma gli serviva il coraggio di andare ad iscriversi, di mostrare Min Yoongi il pianista al mondo. Quel Min Yoongi che teneva segreto il suo amore per la musica, che dimostrava solo di saper fare, ma non metteva emozione per la paura di poterla far notare, odiava si notasse.

Fuori ormai le stelle avevano scelto il loro posto tra il blu del cielo, ordinandosi come sempre in stelle solitarie o magnifiche costellazioni, al posto del sole, e la luna le osservava silenziosa.
Si sistemò davanti al pianoforte, iniziando a suonare una melodia, stava seguendo l'istinto, non era nulla nè di studiato nè meditato. Però stava uscendo qualcosa di carino, anche se non era una melodia veloce, era rilassante e stava bene con l'atmosfera calma.
Le sue dita si muovevano con grazia sui tasti bianchi e ogni tanto sui semitoni neri, come in una danza eterna cullata dalla musica che producevano, mentre lui sedeva davanti a quella pista da ballo fatta di tasti.
Chiuse gli occhi, ormai sapeva perfettamente dove trovare ciascuno di essi, suonava da quando era piccolissimo.
"Tesoro, è bellissima." Sua madre era in piedi sull'uscio della porta. "Che canzone è?"
Lui smise di suonare. "Nessuna, solo qualcosa che ho pensato a caso, ti piace? Butto giù le note? Le ricordo ancora."
La donna annuì. "È stupenda, sembra che tu stia descrivendo il cielo di stasera, scrivile. Hai un talento, figlio mio, utilizzalo."
Lui arrossì, ringraziando la donna e segnando le note sul piccolo quadernino apposito che portava sempre appresso, colmo di testi e composizioni musicali degli anni passati e prima o poi anche di quelli futuri, come quella che sarebbe servita per partecipare e magari vincere il famoso concorso di pianoforte.

Il giorno successivo, si svegliò prima del solito per fare colazione: non la faceva tutti i giorni, anzi spesso non aveva proprio appetito la mattina, ma quel giorno finì due ciotole colme di riso.
"Tesoro, hai molta fame oggi... che ti succede? Sono felice di vederti mangiare, è capitato qualcosa?" Domandò sua madre, mentre andava al lavoro.
"Sono solo felice." Spiegò ed era la verità, insomma dopotutto aveva finalmente un amico, Namjoon si era trasferito a Seoul da secoli e si sentivano solo tramite chat o telefonata-anche se a volte non potevano per un motivo o per l'altro.
Suo fratello maggiore era uscito di casa pochi minuti dopo, lavorava come medico sulle ambulanze, era un ragazzo dolce e disponibile e aveva conosciuto la sua ragazza dopo averla rianimata sulla strada verso l'ospedale a seguito di un incidente.
"Torno per le 20 Yoongi, occupati della casa e di mamma quando tornerà dal lavoro." Si era raccomandato, e il maggiore aveva dato il la ad una nuova giornata estiva: doveva mettere a lavare e stendere i panni sporchi, riordinare la sua stanza, cercare di trovare un'idea per la canzone, pranzare e poi alle 15 finalmente sarebbe uscito con Hoseok sulla spiaggia.
Non vedeva l'ora, avevano pattuito una domanda al giorno ed era leggermente curioso di sapere qualcosa della vita di Jung Hoseok.

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