𝓟𝓻𝓸𝓵𝓸𝓰𝓸

«THE WORLD! Ferma il tempo!»

Nove secondi.
Aveva solo nove secondi per rialzarsi e fare qualcosa.
Lui era immortale, ma quel maledetto ragazzino giapponese gli stava dando filo da torcere, non l'avrebbe lasciato fuggire facilmente.
Ovviamente nessuno poteva eguagliare la sua potenza, ma quel giovane, Jotaro Kujo, aveva trovato il modo di muoversi nel tempo per un paio di secondi.
Per un momento pensò di essere spacciato.
Poi, una speranza: un taxi stava passando di lì, se l'avesse raggiunto forse sarebbe sparito dalla vista del ragazzo e avrebbe avuto abbastanza tempo per fare in modo che le sue ferite si rigenerassero.
Non era affatto il tipo da fuggire via così, ma non aveva scelta. Gli doleva ammetterlo, ma in quel momento era troppo debole per combattere ancora. Se fosse stato al massimo delle sue forze avrebbe facilmente distrutto quel Jotaro, come aveva già fatto con suo nonno e con il suo amico. Solo uno dei suoi avversari era fuggito, ma era svenuto e non poteva comunque essere considerato una minaccia, o almeno non in quel momento.
Strisciando a terra, riuscì a raggiungere l'auto, con un gesto veloce aprì lo sportello e vi si aggrappò tentando di salire a bordo.

Nove secondi erano passati.

Il taxi ripartì, trascinando con violenza l'uomo che vi era attaccato. Con un ultimo sforzo, lui entrò dentro.
La rabbia gli ribolliva nelle vene: non poteva credere che lui, il grande DIO, fosse stato sconfitto da uno stupido adolescente, un Joestar per di più!
Era furioso. La vecchia Enya gli aveva assicurato che mai nessuno avrebbe potuto batterlo con quel potere.
Mentiva. O forse stava sottovalutando i suoi nemici.
O sopravvalutando lui.
No.
Lui era potente e lo sapeva. Era invincibile.
Come era potuto succedere?
Se solo i suoi schiavi avessero lavorato meglio... Era sicuro che fosse colpa loro. Lo avevano forse tradito? No, se ne sarebbe accorto e li avrebbe uccisi lui stesso.
Forse, con la loro sconfitta avevano involontariamente fatto in modo che i suoi nemici diventassero più potenti?
Ma come avevano fatto a morire? Sapeva che erano dei forti alleati, almeno le divinità egizie, come avevano fatto a batterli?

Si stava facendo troppe domande. Doveva calmarsi.
Incrociò le braccia e fece un profondo respiro. Probabilmente Jotaro lo stava cercando, ma non aveva idea di dove potesse essere.
Il tassista, accorgendosi dell'uomo seduto al sedile posteriore, chiese cercando di non scomporsi per la sorpresa:

«Dove la devo portare, signore?»

«Il più lontano possibile da qui.» rispose DIO.

L'uomo al volante era confuso, ma non osò obiettare intimorito dall'aspetto del passeggero, quindi lo portò all'aeroporto.
DIO scese senza dire una parola, ma vedendo che l'autista si stava innervosendo per non aver ricevuto una paga e stava anche componendo il numero della polizia bloccò il tempo. In cinque secondi distrusse il telefono dell'uomo e gli tirò un pugno in faccia facendogli perdere conoscenza.

Abusando del suo potere, DIO riuscì a prendere un aereo e partire per l'Europa.

* * *

Jotaro tornò in Giappone dopo aver cercato il suo nemico per tutto l'Egitto, senza risultati. Aveva fallito.
Aveva perso suo nonno, sua madre e i suoi compagni di viaggio. Tutto questo per colpa di quell'essere.
DIO aveva ucciso il suo trisavolo, gli aveva rubato il corpo, e poi aveva fatto fuori tutta la sua famiglia.
Il ragazzo era rimasto completamente solo.
Al funerale, per la prima volta nella sua vita, il giovane si lasciò andare, affogando nella rabbia e la disperazione.
Dopo quegli eventi Jotaro divenne più riservato, ma nel suo cuore attendeva con ansia il giorno in cui avrebbe distrutto l'uomo che non aveva portato altro che disgrazie nella sua famiglia.
Nonna Suzie andò per un po' a vivere con lui, era l'unica rimasta della famiglia. Pianse per giorni: non poteva credere di aver perso così improvvisamente, tutti in una volta, sua figlia e l'uomo che aveva sempre amato. Nessuno le aveva fatto sapere che sua figlia era malata, e nessuno le aveva detto che suo nipote e suo marito avevano intrapreso un pericoloso viaggio per salvarle la vita. Era distrutta, perse tutta la sua tipica energia e positività, tratto che la madre di Jotaro aveva ereditato.
In più, tramite una lettera che proprio suo marito le lasciò in caso non fosse mai tornato, seppe che il suo amato Joseph aveva avuto una relazione con un'altra donna, una giovane donna, e che lei aveva avuto un figlio. Nella lettera l'uomo si scusava con sua moglie, diceva di amarla più di qualsiasi altra cosa al mondo e che si pentiva di aver tradito la sua fiducia. Chiedeva di andare a trovare questo figlio e sua madre, di vedere come stessero, di far conoscere il fratellastro a Holly se fosse sopravvissuta e se la notizia non l'avesse sconvolta.
Quella fu l'ultima goccia per Suzie. Credeva di conoscere l'amore della sua vita, e invece lui l'aveva tradita. Non sapeva come sentirsi se non tremendamente triste.
Mandò il nipote a trovare il figlio illegittimo di suo marito, la povera donna non aveva intenzione di vederlo.

Durante il suo viaggio, Jotaro si rese conto che il suo scontro con DIO non era finito, anzi, era appena iniziato...

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