• prologo
"Professoressa?" chiese il giovane studente Serpeverde, alzando la mano più in alto che poteva.
I suoi ricciolini neri gli indondavano il viso, rendendo le sue iridi verdi brillanti nella luce fievola di un mattino nuvoloso.
L'anziana insegnante, la quale aveva iniziato la carriera della cattedra da pochi anni, si voltò leggermente e sorrise alla vista del piccolo uomo.
"Dimmi, Riddle" rispose dirigendosi verso lui, lasciando che la pregiata bacchetta continuasse a scrivere e riscrivere appunti sulla materia.
Grazie a lei, Storia della Magia era diventata la disciplina più interessante, ovviamente dopo la nobile arte della difesa contro le arti oscure.
"Ieri sera sfogliavo un libro, uno di quello che mi ha consigliato per la mia curiosità sui dannati, e mi sono imbattuto in una questione assai complessa"
Egli amava la letteratura e la scoperta di nuovi mondi e creature, soprattutto quelle riguardanti la fusione tra oscurità e benevolenza.
La professoressa sospirò; non capitava tutti giorni che gli studenti chiedessero dei dannati.
Annuì e fece continuare il giovane.
"La storia dei dannati si conclude con i Rèal..."
"...la nobile famiglia che creò il regno" continuò la donna, abbozzando un sorriso.
Osservò attentamente il giovane uomo, leggendo nei suoi occhi la luce della speranza nello scoprire la verità.
"Ma ciò non torna con i fatti"
Perspicace, forse troppo.
I suoi compagni lo guardarono: come faceva a sapere tutte quelle cose su famiglie e creature gettate nell'oblio?
"Ci sono frammenti posti in certo codice, tutte cose che l'autore voleva omettere..."
"Ne parleremo in privato Tom, sono questioni delicate" concluse la donna.
Tom non riusciva a distogliere l'attenzione da quelle righe che aveva letto il giorno prima.
Aspettò con ansia la fine dell'ora, il quale la passò con la gamba tremante e gli arti superiori in costante movimento.
"Smettila" lo rimproverò il compagno Theodoris.
"Zitto, non sai cosa ho scoperto sui dannati"
Il ragazzo sbuffò e gettò il capo sul braccio.
"Ne sei ossessionato da quando hai bruciato la mia toga con lo sguardo"
"Era magia oscura!"
"O semplicemente hai scosso troppo la bacchetta"
Un ticchettio proveniente dalla cattedra riportò il silenzio tra i due.
"Ragazzi studiate per la settimana prossima la prima guerra naturale e mi portate una pergamena di approfondimenti. Ah, vi consiglio la sezione tre, scaffale cinque" comunicò prima di alzarsi e raccogliere il materiale.
Notò immediatamente che il giovane Riddle era in piedi ad aspettarla sul ciglio della porta, impaziente per ciò che aveva da dire.
-Si assomigliano così tanto- pensò malinconicamente.
"Andiamo nel mio ufficio, Tom, parlerò io con il prof. Paciock della tua assenza a lezione. Capirà"
Attraversarono i lunghi corridoi in marmo, i quali l'intercolumni delle colonne facevano si che si ammirasse il prato verde del cortile.
Tom osservava la donna che lo guidava: nonostante l'età possedeva sempre il viso fanciullesco e brillante.
I suoi occhi scuri erano gli specchi della sua anima: innocua e dolce.
I suoi riccioli castani erano posti in una capigliatura fortemente ordinata, probabilmente realizzata con un goccio di magia, mentre il suo vestiario porpora era in armonia con il suo corpo.
Si voltò verso di lui e un rossore gli coprì il viso quando le sue labbra si contorsero in un sorriso.
"Entra pure" gli disse conducendolo in un umile ufficio.
Le pareti ocra erano coperte dalle pile di libri, scolastici e meno, a cui la professoressa era molto legata.
Immagini raffiguranti uomini e donne dai capelli rossi riempivano gran parte dell'angolo libero da scaffali.
Tom si avvicinò alla foto meno recente, risalente al secolo scorso;
dei giovani studenti indossanti le divise scolastiche, tranne quella Serpeverde -a suo dispiacere-, erano schierati uniti contro la fotocamera. Non riconobbe il luogo, probabilmente una stanza segreta del castello.
Spinto dall'infrenabile curiosità, decise di prendere la foto e voltarla, per poi leggere una data alquanto familiare:
9 Ottobre 1995
-Esercito di Silente-
"Mio padre me ne ha parlato, tempo fa" disse posando l'oggetto e accomodandosi sulla poltrona.
La donna guardò la foto e sorrise malinconicamente, sebbene di malinconia per i tempi bui di quegli anni non ne provava particolarmente.
"Ne ero co-fondatrice. Forte vero?"
"Beh, direi di sì, professoressa"
Ella ripose il piccolo quadratino dov'era posizionato e, una volta accomodata alla sedia, estrasse da un cassetto della scrivania in legno chiaro un'altra foto.
Quest'ultima raffigurava una numerosa famiglia il giorno di Natale: c'era uno schieramento composto da ragazzi rossi o biondi, mentre nell'altro facevano parte un uomo avente una bizzarra saetta sulla fronte con la propria moglie e i quattro ipotetici figli.
"Perché mi mostra questa foto? Non credo centri con il mio dubbio"
"Oh, certo che sì. Poi capirai. Dimmi tutto"
Tom schiarì la voce ed estrasse dalla tasca un fogliettino sporco e vecchio.
"Dei dannati è raccontata della leggenda, dell'Angelo Creatore e delle guerre. Alla fine c'è una nota d'autore, che dice:
<Ritenendo l' oscurità sostenitrice esaustiva del male assoluto, Preferisco terminare totalmente e
realemnte l'argomento dei dannati, riportando qui l'ultima frase della rèale:
"Mi porgeste l'oleandro quando desideravo la margherita; mi pugnalataste quando desideravo solo l'amore"
Chi capirà, rivelerà il segreto del mio stile letterario.
Calorosi abbracci,
Andrew St.Philips>
"Non era il libro che ti avevo detto io, Tom"
La professoressa assunse un'aria preoccupata, infastidita.
"Lo so, ma aveva colto la mia attenzione. Apparte questo, ciò è la chiave per la verità."
"Da cosa l'hai capito"
Egli prese una penna dalla borsa e iniziò a sottolineare delle lettere e delle parole.
"Andrew inizia la nota utilizzando parole insensate tra di loro, ma se si analizzano, si può notare che formano un nome: Rose Potter.
Ma c'è la parole rèale, avente l'accento tonico errato. È il chiaro collegamento tra Potter e Rèal..."
"Tom, sono ipotesi azzardate"
Un prurito ai polsi, dovuto alla tensione del suo sangue a quel nome, rese il giovane ancor più convinto della sua giusta idea.
"La paura fa ribollere il sangue, si calmi" disse indicando con il capo la mano frenetica, la quale si interruppe alle sue parole.
"Rose Potter Rèal, di cui non si hanno più tracce. Lei mi ha detto che avrà senso se la collego a quella foto che mi ha mostrato. Quella giovane che è accanto ad Harry Potter, è la figlia perduta, giusto?"
"Come fai a sapere della storia di Lily"
Non rispose, indicò semplicemente l'anello di famiglia: un serpente che seguiva le curve della R di Riddle.
"Ma questo è sola una della scappatoia alla censura per averne parlato, o meglio aver appoggiato la magia dannata."
"Il linguaggio dei fiori" ella anticipò il ragazzo, rassegnandosi a dargli ragione.
"La margherita è la verità, l'oleandro è la menzogna.
Devi sapere che Rose ha sempre vissuto nelle bugie, partendo dalla sua identità. Mi ricordo quel Natale, quando seppe completamente la verità, su tutto.
Aveva persino portato delle margherite"
"Professoressa Granger, quindi lei ha conosciuto l'ultima Rèal?"
"Non solo, Tom"
Agitò la bacchetta, pronunciando la formula Revelio, come indicava indirettamente l'autore, e vi comparve una frase agghiacciante:
< Rose Hayley Rèal-Black Potter è stata colei che ha raccolto margherite in cambio di crisantemi...>
"Ho conosciuto il diavolo che ha devastato la mia vita e massacrato se stessa"
Posò la foto e guardò Tom negli occhi, adesso con la fronte aggrottata, gli occhi lucidi e le labbra non più sorridenti.
Ma fu quello il momento in cui capì cosa voleva realmente quel giovane Serpeverde: la margherita nascosta.
"Tua madre, Tom"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top