capitolo ventisei - Sutton, o' dolce Sutton, quanti guai

La Tana era il posto dove Rose si sentiva più protetta e amata.
Forse il prato verde o il cinguettio degli uccellini che circondavano la casa, o semplicemente la compagnia, la facevano star bene.

L'unico problema era il suo cuore: James era molto dolce con lei ed era evidentemente quanto ci tenesse a lei.
Ma lei?
Pensava spesso a Jonn, ma non lo ammetteva.
Come stava? Dov'era?
Aveva paura delle risposte: come scoprirlo?
Così, una mattina di Agosto, Rose prese piuma e pergamena e scrisse, col cuore che batteva forte e mille dubbi che le riempivano la mente:

Caro Jonn,
Ho bisogno di parlarti, è importante. Vieni stanotte, l'ora sceglila tu.

con affetto, Rose

A Rose venne istintivo scrivere <con affetto>: non sapeva il perché, ma sentiva il bisogno di fargli capire che gli voleva bene.

Dopo altri minuti tra dubbi e vari pensieri, si decise e consegnò la lettera al gufo del Weasley, Leotoldo.

Era una semplice scusa per vederlo.
Una stupida scusa da neo adolescenti alle prese con i primi amori.

Per la prima volta, aspettò la notte con l'ansia che saliva e il pessimismo alle stelle:
<"verrà?" "cosa dico?" "pessima idea" > questi pensieri occupavano e invadevano la sua mente.

"Come mai stai così?" le chiese Hugo, vedendola nella sua stanza con aria sognante e pensierosa.
Rose lo fissò e tornò alla finestra e al panorama che racchiudeva.
Hugo si sedette vicino a lei e rifece la domanda.
"Jonn, il ragazzo della lettera."
"Quello che ti voleva salvare dal molliccio?"
"Esattamente"
Hugo era perplesso: che cosa voleva da Jonn?
"Che ha fatto?"
Rose sospirò e disse:
"Stanotte viene qui. Devo parlargli"
"Rose, ti ricordo che stai con Jam-"
"Lo so! Non voglio dirgli quello che pensi: è una cosa su James!"
"Non ti arrabbiare; credevo fosse altro, visto i precedenti"
Rose si alzò dal letto e uscì dalla stanza, arrabbiata con Hugo e pensierosa per Jonn.

Hugo restò lì a contemplare il cielo, pensando a una della poche cose che lo facevano sorridere:
Sophie, che non poté vedere per settimane poiché ella era Parigi per una sfilata dei suoi genitori.

Si alzò anche lui dal letto e si diresse in camera sua: era una stanza luminosa e colorata. La finestra era posta, come in camera di Rose, sopra il letto dalle lenzuola rosse ed oro.
Il mobilio era di legno di cedro con qualche decorazione magica; poster sul Quidditch e magazine di moda babbana inglese e francese erano sparsi per la camera.
-Chissà che fa a Parigi- pensò Hugo sentendosi sul letto aspettando che la notte arrivasse per sognarla sulla passeressa con un lungo vestito rosa, che tutti i fotografi babbani ammiravano.

Verso le due meno un quarto, Rose vide dalla sua finestra un pipistrello trasformarsi in un ragazzo alto e, stavolta, malconcio.
Scese freneticamente le scale e andò dal ragazzo.
Chiuse delicatamente la porta e corse dal ragazzo.
"Jonn!" esclamò stringendogli le braccia al collo.
Jonn ricambiò l'abbraccio; Rose si sentì la fronte calda come se avesse la febbre: però, come previsto, non era la temperatura alta, bensì il cuore che batteva forte a quell'abbraccio che durò minuti, i più belli per Rose.
"C-come stai?" balbettò Jonn, rosso d'imbarazzo
"Io bene, tu un po' meno"
"Questo non è importante. Cosa volevi dirmi?"
Rose sospirò e si sedette sull'erba umida. Aspettò che Jonn facesse lo stesso e disse:
"James ha bisogno di aiuto: una certa Sarah Honel lo minaccia."
"Ah, solo questo?"
Jonn pronunciò quelle parole con disprezzo e delusione trasformate in rabbia.
"Perché ti comporti così?! Potevi anche non venire se non volevi vedermi!"
"Beh, James lo sa? Il tuo ragazzo lo sa? Suppongo di no."
"Che centra adesso?"
"Non mi sta bene che ci vediamo solo quando vuoi tu e quando dici tu. Chiedi ai Black di aiutarti!"
Rose era sconvolta dalle parole di Jonn: perché aveva avuto quella reazione?
"Jonn, tu hai scritto la lettera, prenditi la responsabilità di quello che hai fatto."
"Ti saresti messa con lui, se non ci fosse stata la lettera?"
"E perché l'hai scritta?"
Jonn si alzò e disse, con il capo abbassato:
"Perché ci tengo a te, Rose. Troverò Sarah. Ci vediamo"
"Anch'io tengo a te, Jonn."
I due si scambiarono un sorriso: il sorriso più bello che Rose avesse mai visto.
I piccoli demoni dello stomaco sprofondarono in una pozza di rimorso e rancore nei propri confronti.
Odiava quella sensazione, ma non poteva negare che era piena di dubbi.

Rientrò in casa e corse in camera sua.
-perché mi fa quest'effetto?- si chiese salendo le scale.
Aspettò una risposta dalla sua coscienza, che mai arrivò.

Una settimana dopo...
Al canto del gallo, Rose si svegliò per un raggio del sole appena sorto che le illuminò il viso.
Aprì gli occhi e vide una lettera sul davanzale della finestrina.
Strofinò gli occhi, sbadigliò e prese la lettera: sul retro c'era scritto "Jonn" in lettere oro.
Sospirò e aprì la lettera:

Rose,
Sara si trova in una periferia di Londra: Sutton.
Porterò io James, tu fatti accompagnare.
Domani, andremo dritto all'albeare dell'ape, fiorellino...

"Si sarà impegnato per fare questo paragone"

...non preoccuparti, il tuo James sarà presto al sicuro.

tuo, Jonn》

Rose sospirò e tornò a dormire: poteva inviare prima la lettera?

Poche ore dopo, le urla di Ron mentre cacciava gnomi dal giardino la svegliarono nuovamente; il giorno era iniziato magnificamente, insomma.

Si alzò dal letto e si recò in bagno.
In quello specchio non vedeva la bambina innocente e senza paura da anni, quando quell'innocenza sparì e la paura ebbe la meglio su tutto.

"Buongiorno Rose" disse Hermione dandole un affettuoso bacio sulla testa.
"Tutto bene? Hai una brutta cera"
"Tutto bene, solo stanchezza"
Si sedette a tavola, prese una fetta di pane tostato e una tazza di te.
"Hermione, per caso Ron potrebbe accompagnarmi a Sutton?"
Hermione la guardò ditubante.
"Perché?" si limitò a chiedere.
"James mi accompagna."
"Dove andate, Rose"
"Dobbiamo far visita a sua zia, non sta molto bene" mentì Rose
"A Sutton"
"A Sutton"

Nel tardo pomeriggio, Ron e Rose prepararono tutte le cose per il viaggio.
La mattina dopo, i due entrarono nella nuova Ford del signor Weasley e partirono per la misteriosa Sutton.

Passarono circa quaranta minuti e i due arrivarono alla città: una grande campagna mal curata dava il benvenuto; percorrendo la campagna era visibile un viale, come quello di Notturn Alley, con negozi e gente poco raccomandabile.
"Vi accompagno io" annunciò Ron squadrando il posto
"No, non vi preoccupate. La casa della zia di James è dall'altra parte della campagna"
Rose era un'abilissima bugiarda; la sua furbizia poteva essere un dono nella casa Serpeverde.
Ron la guardò e non rispose.
"Appena abbiamo finito, vi chiamo alla prima cabina che trovo"
"State attenti. A dopo, Rose"
Rose annuì e aspettò i due cavalieri nella campagna dorata.

Non aspettò molto, i due arrivarono con una smatelizzazione congiunta.
James era più alto e i raggi del sole gli illuminavano gli occhi scuri. I suoi capelli erano più lisci. Era strano accanto a Jonn.
Gli occhi di Jonn si posarono sul corpo della ragazza; odiava guardarla negli occhi.
James lo guardò torvo e gli sussurrò:
"Smettila"
Jonn alzò gli occhi e annuì.
Strinse i pugni e lasciò che James e Rose si abbracciassero.
Non lo sopportava. Non riusciva a lasciarla andare.
Vedere i due stringersi lo rendeva vulnerabile, invidioso.
"Ragazzi, andiamo" disse subito dopo

I tre s'incamminarono per la cittadina.
Essa era un piccola città priva di colore e con negozi poco affidabili: armerie, bordelli e un b&b con le mura quasi pendenti.
Nel viale c'erano donne che sussuravano alle loro orecchio cose volgari e inopportune.
"Quasi, quasi accetto la tua proposta, mia cara" rispose Jonn, guardando la donna che si muoveva sensualmente
"Non credevo che ti lasciassi accecare dalla lussuria, Riddle" disse Rose tirandolo per la T-shirt nera.
Jonn sorrise e le sussurrò:
"Gelosa, eh?"
James guardò torvo entrambi e sospirò: l'attrazione tra i due era così forte che anche lui si arrese.
Tossì e Rose lasciò la presa e s'incamminò vicino a James.
Jonn, alla destra di Rose, cercò in tutti modi di non incontrare il suo sguardo.

Si fermarono d'avanti a un b&b scadente, il "Sir.Mockins Hotel".
L'interno era peggio dell'esterno: mura pallide e muffa negli angoli, quattro tavoli di legno scuro dalle sedie rotte.
"Jonn, se ci uccidono, è solo colpa tua!"
"Rose, shh. Non urlare."
Il ragazzo indicò un uomo basso e calvo. Egli si alzò e si avvicinò ai ragazzi: grasso e mal conciato, puzzava di alcool e gli occhi erano rossi e chiusi a fessure.
"Ehm, mi scusi, qui alloggia una certa Sarah Honel?"
L'uomo squadrò Rose: ella prese la bacchetta ed era pronta ad agire.
"Quella pazza mi sta devastando la stanza, lei e le sue armi. Adesso sta pulendo la sua armeria, non vi conviene entrare nella sua stanza"
"Quale armeria, signore?"
L'uomo non rispose a James.
"Parlo solo con la signorina. Sarah ti può uccidere in un secondo e una bella donzella come te, è sprecata tra insetti e terreno."
Fece per allungare la mano sul viso della ragazza, ma Jonn lo bloccò con una fattura.
"Immobilus!"
Egli cadde in terra e pronunciò tremante:
"È n-nella s-stanza tre-tredici"
"Così impariamo a fare i vecchi pervertiti."gli sussurrò Jonn sferrandogli un calcio.
Una goccia di sangue gli sporcò i piedi e aggiunse:
"Può evitare di sporcarmi signore? Sono sempre un nobile Riddle"
L'uomo non poté contrabbattere e vide solo le spalle del ragazzo allontanarsi.

I ragazzi si diressero nel corridoio a sinistra.
C'erano porte tutte rotte,vecchie e sporche.
Bussarono alla stanza tredici, con l'ansia e la preoccupazione alle stelle: era davvero una pazza come diceva il rozzo?

"Allora entra Rose, se sei in pericolo dici bell'arma miss" disse Jonn, guardandosi intorno.
Dietro a quella porta, spade e armi di ogni genere.
"Va bene." rispose Rose sospirando: era la prima volta che aveva paura
"Sta attenta. È pericolosa" disse James.
I due si nascosero nella stanza accanto, per intervenire subito.

Rose sorrise e bussò ancora una volta.
La donna, brutta e malridotta, aprì la porta e urlò:
"Da quanto tempo il ciccione ha dato le mie chiavi a qualcuno"
I capelli ricci e gonfi ricordavano Bellatrix Lastrange, una delle streghe oscure più potenti e spalla destra dell'Oscuro Signore. Gli occhi verdastri erano sbarrati e tra le mani lunghe e sottili c'era un pugnale dal manico d'oro.
La lunga veste nera era coperta con uno scialle grigio e i piedi nudi camminavano tra polvere e sporcizia.
"Si vede che lo odia anche lei. Penso che lei mi conosca." disse Rose pochi minuti dopo
La donna confusa e annoiata rispose;
"Ah sì? E chi saresti? Mia nonna!?"
Rose fece una smorfia: un po' pazza lo era.
"Se ha una buona memoria dovreste ricordarvi della piccola Lily Potter. O meglio Rose, Rose Orvoloson. Le dice qualcosa?"
La donna fece cadere l'arma che aveva nella mano sinistra e ,sconvolta, si diresse verso una sedia. Bevve un sorso di vino rosso, l'ultimo di una grande bottiglia, e mise le mani tra i capelli: stava elaborando un piano, o almeno così credeva Rose.
"Allora è vero. L'oscuro signore ha risparmiato la grande erede Potter. Colei che ha un grande potere.
Tu sei la strega più potente che esista al mondo.
Anche più del mio signore. Presto diventerai Mangiamorte. Lo sapevi no?! Sei qui per darmi informazioni sui traditori del loro sangue?"
Dalla stanza accanto, James aveva sentito tutto ed era sconvolto quasi quanto Rose alla frase 'presto diventerai mangiamorte', che scosse la testa.

Perché?! Perché doveva diventare Mangiamorte nonostante fosse una Potter.

"Sono venuta da lei perché voglio sapere di più su James Black. So che ha avuto uno scontro con lui. D'altronde le bugiarde non hanno una bella vita, come lei sa. Fare il doppio gioco a volte è difficile. Com'è vivere due vite contemporaneamente? Ah, ha avuto lezioni private da Delphi Riddle, o mi sbaglio?"
"Stai scherzando sciocca ragazzina?! Tu non sei cattiva come speravo. Non ti meriti tutti i poteri marci e oscuri che porti dentro quel sangue.
Tu sei solo una povera bambina traumatizzata dalla vita"
"Meglio essere una povera bambina traumatizzata che una donna bugiarda. Inoltre, questi poteri non li ho chiesti io. Spero che non faccia sciocchezze come tutti voi Mangiamorte, succubi di una persona che vuole essere immortale e invincibile. Nonostante ho vissuto undici anni della mia vita in un'orfanotrofio, non ho mai pensato che l'unica via d'uscita fosse quella di mettermi dalla parte del male. Questa bambina non diventerà un Mangiamorte."
Rose fece per uscire dalla santa ma la donna, per non farla scappare, lanciò Filipendo, una fattura stendente. La ragazza cadde vicino a una parete polverosa.
"BELL'ARMA MISS!!" urlò la ragazza, mentre provò a rialzarsi.

James e Jonn entrarono in camera: James attaccò Sarah mentre Jonn corse da Rose.
"Tutto bene?"
"No! Prendi tre spade dall'armadio dietro di te e passala una a me e una a James."

Iniziò un duello tra James e Sarah.
"Perfetta occasione per morire Black. Peccato che hai portato la giusta Potter."
"Non le farai del male"
Jonn prese tre delle tante spade della donna. Le lancio ai due compagni.
"James vi copro io uscite"
"Balliamo un valzer, Sarah?"
Jonn roteò e spezzò in due la bacchetta: Sarah urlò e cercò di rincorrerlo, ma egli la bloccò con una fattura.

I tre corsero fuori al losco viale di corsa.
"Rose sei Lily giusto?" chiese James, una volta arrivati alla campagna che apriva le porte alla cittadina
Rose non rispose.
"Sì. Gliel'ho detto io in persona. Per la sua sicurezza. Dai Balck, non fare una polemica su tutto."rispose Jonn stufo della pesantezza del ragazzo.
Rose guardò Jonn e James infastidita: una rabbia improvvisa le bruciò in petto.
"Adesso vado a casa. Arrivederci."disse Rose arrabbiata.

Arrivò a Londra dopo un lungo cammino. Si fermò vicino a un cabina rossa per chiamare Ron. In lontananza vide l'orfanotrofio: così grigio, così cupo.
Quella rabbia le ricordò quell'ultimo giorno di Agosto, quando nulla fu come prima.
Doveva andare lì: dopotutto, era stata la sua casa per anni...

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