capitolo quattro - la prima lezione di magia
Il giorno dopo al suo risveglio, la ragazzina dai lunghi capelli mossi trovò una lettera sul suo letto firmata da un certo "T.M.R.".
Era scritta con una pergamena antica,leggermente bruciata ai lati, e con un inchiostro nero, come la cenere del camino della sala comune.
Non conosceva nessuno con quelle iniziali così decise di chiedere ad Hugo.
Scese le scale del dormitorio femminile e vide Hugo già preparato, come uno sposo la mattina del matrimonio.
"Già pronto Weasley?"
"Non voglio farmi rimproverare da mia sorella come al solito. 'Hugo mettiti bene la cravatta, Hugo studia di più, Hugo non mangiare troppo'. Mia sorella pretende troppo." sbottò Hugo disperato
"Perché non le dici che sei stufo di tutti questi avvertimenti?"
"Mia sorella Rosy è sempre stata la perfettina. È come mia mamma. Io sono sempre stato il figlio goffo. Vorrei essere come mia sorella ma non ci riesco" spiegò Hugo
"Non devi essere per forza come tua sorella. Perché non provi ad essere te stesso. Ah, aggiustati la cravatta, ti aiuto vieni" disse Rose sistemando la sua cravatta. Poi aggiunse:
"Hugo posso chiederti una cosa?"
Hugo annuì.
"Conosci qualcuno come le iniziali T.M.R.?"
"Io no, ma mia sorella spero che conosca qualcuno".
Aprirono la lettera e c'era scritto :
"Signorina Rose. I nemici son vicini. Paura devi avere."
Non capivano. Chi erano i nemici e perché doveva avere paura? Non lo sapevano.
Si stava facendo tardi.
Hugo pensava a chi potesse essere il mandante della lettera mentre Rose si preparava.
Era entusiasta della sua prima lezione. Per la "prima" volta praticava la nobile arte della magia. Ma la piccola Rose sapeva che c'era qualcosa di più oscuro in quell'arte.
Si recarono nell'aula di Difesa Contro Le Arti Oscure. Già dal nome Rose capì ch'era la sua materia preferita.
L'aula era illuminata da una debole luce mattiniera ed era avvolta da un'aria fresca come Settembre. Al centro della stanza c'erano circa dieci banchi,il quale due studenti potevano sedersi.
Hugo e Rose presero posto al banco centrale della quarta fila. Entrambi presero bacchetta,libro, pergamena e inchiostro.
Il professore, il professor Dintin, un uomo alto e magro, dai capelli neri e gli occhi verdi. Portava degli occhiali quadrati dal bordo verde smeraldo.
Si schiarì la voce e presentò alla nuova classe l'ospite d'onore, Harry Potter.
"È un vero piacere vedervi ragazzi. Sono contento di darvi dei consigli su ciò che so grazie a questa scuola."disse Harry.
Era diventato uomo. I capelli erano, dopo tanto tempo, in ordine. Portava sempre gli occhiali a cerchio. La saetta sembrava più piccola; in realtà era che Harry era cresciuto molto, e tutti ci avevano fatto l'abitudine.
In quanto alla ricerca di sua figlia, la sua piccola Lily, ci aveva rinunciato da tempo, quando ricevette una lettera sconvolgente:
《Quando la troverai, sarà tardi per te. Non disperarti, crescerà anche meglio.
-Anonimo》
Con il ruolo nel Ministero, quello di Capo degli Auror, provò più volte a individuare l'emittente, ma l'inchiostro usato era stato stregato; le mosse di Harry, con la sua influenza nel mondo magico e il suo lavoro, erano prevedibili.
L'emittente, chiunque fosse, lo sapeva bene...
C'erano ragazzi di tutte le case, anche Albus Severus. Il poverino era imbarazzato dal fatto che il padre insegnasse, anche se solo per un giorno, nella sua classe.
Oggi imparavano un'incatesimo semplice: Expelliarmus
Il professore prese il bersaglio, fatto di legno e con la capacità di muoversi attraverso le rotelle che aveva, disse, rivolgendosi alla classe:
"Quest'incantesimo, Expelliarmus, disarma l'avversario. È molto utile nei duelli, che spero nella vita mai affrontantiate, perché lo distraete. Senza la sua arma, ovvero la bacchetta, non può colpirvi e nel frattempo pensate alla prossima mossa da fare. Capito?"
Gli alunni annuirono.
Rose,però, sembrava annuire nel vuoto; era come se fosse contraria a cio che aveva detto il professore.
In realtà, per sua esperienza, non c'era bisogno di una bacchetta per attaccare...
"Mettetevi in fila e colpite il manichino. Quando avrete provato tutti, passeremo a una simulazione del duello, ovviamente seconde le regole di sicurezza..."
Il professor Dintin era un tipo piuttosto ansioso: era il suo primo giorno di lavoro.
La prova col manichino andò piu che bene, tranne che ad Albus, imbarazzato di attaccare un manichino avanti al padre.
Harry non era entusiasto del fatto che il figlio fosse andato male; era l'incantesimo che gli riusciva meglio alla sua età.
Decine di scintille rosse arricchivano l'aula.
"Perfetto! Se il professore vuole, disarmete me e non il manichino."propose Harry
"Oh sì, mi sembra un ottima idea" rispose positivamente Dintin, preoccupato che i suoi alunni potessero farsi male.
Gli alunni riuscirono a disarmare Harry, anche se l'uomo si faceva battere a duello per aiutarli a scuola; sapeva cosa significava impegnarsi a scuola per ricevere un voto accettabile.
Arrivò il turno della ragazzina dai capelli mossi e gli occhi che ricordavano James Potter.
-Lily- pensò Harry non appena la guardò negli occhi: gli occhi che raccontavano tanto. C'era paura e sofferenza. Rabbia e disperazione. Odio per sé stessi.
"Puoi farcela" incoraggiò Harry.
Rose deglutì e disse:
"E-expelliarmus"
Dalla punta della bacchetta uscirono piccole scintille rosse che non toccarono minimamente la bacchetta avversaria. Aveva fallito.
"Non scoraggiarti Orvoloson, è solo la prima lezione. Man mano imparerai, tranquilla" rassicurò il professore, scrivendo qualcosa sul suo diario.
"Allora, per lunedì dovete fare uno schema in cui spiegate l'Expelliarmus. Okay?"
"Va bene" risposero in coro gli alunni.
"Ringraziamo il signor Harry per questa prima splendida lezione!"
"Di niente professore. Sono lieto di aiutare questi ragazzi"
La lezione finì.
Rose si dirigeva verso la porta immersa nei suoi pensieri; non smetteva di chiedersi chi fosse T.M.R.
Improvvisamente Harry la fermò e disse, come se fosse uno svitato:
"Assomigli cosi tanto a lui. Sei Lily!"
"Mi chiamo Rose, non so chi sia questa Lily! La prego di scusarmi, devo andare!"disse Rose furiosa e confusa.
Harry si rese conto che aveva esagerato: dire a una ragazzina di undici anni di essere sua figlia, non è una cosa da persone normali.
Rose si voltò e si diresse nella prossima aula, quella di Pozioni, senza dire niente all'uomo che l'aveva spaventata.
-Forse la lettera parla di Harry Potter. Se fosse così, tutto quadra...
I nemici son vicini; lui è qui.
Paura devi avere; beh, è strambo quasi quanto i suoi parenti...- pensò la fanciulla quasi giunta alla sua meta.
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