capitolo quarantasette - l'anello d'opale
18 Giugno 1996
"Io li ucciderò tutti, tutti!" urlò Morgana frustata, appena uscita dalla gabbia del ministero.
Quella notte non aveva perso solo il padre, ma anche il caro fratello, colui che era sempre disposto a sacrificarsi.
"Ana, ragiona. Adesso che Louis e tuo padre sono morti, che senso ha ucciderli tutti?"
"Giusto, non li ucciderò. Farò di meglio"
Si tolse l'anello che portava al dito, un meraviglioso opale nero dalle linee che scorrevano come sangue.
"No, niente Fearman."
"Sono destinati a mia figlia, in quanto alpha avanzato"
Trasformò una bustina gettata per terra in un pezzo di pergamena, cui vi scrisse sopra qualcosa che Gilbert non riuscì a capire.
La donna raccolse altri oggetti gettati per terra e trasformò uno di essi in un doppione dell'anello che aveva tolto.
Posizionò il pezzo originale tra le mani del giovane e, sussurrando incantesimi dannati che le dipinsero le iridi di bianco, l'oggetto sparì.
"Che hai fatto agli spiriti!"
"Semplice, ho portato l'anello ad Hogwarts. Voldemort li voleva e se li vuole avere, deve combattere con mia figlia.
Saranno legati a lei finché la bambina vivrà"
"Hai creato un legame?"
Morgana, tra le lacrime che le solcavano il viso, annuì e iniziò a incamminarsi verso un luogo appartato per spiegare le ali e viaggiare via.
"La tua vendetta è rovinare sempre e solo tua figlia"
"Sempre"
-
Rose osservò a lungo il biglietto, studiando le dolci curve delle lettere: sapeva di chi fosse quel pezzo di carta.
Nel cuore della notte, tra le stelle,
ella aprì le sue ali nere e provò ad andarsene.
"Rose, aspetta!"
Quella maledetta voce.
Prima di quel giorno, ogni nota delle urla di Jonn erano arte, fuoco che ardeva la sua pelle.
"Che vuoi, Jonn"
"Fermati"
Le prese la mano: adesso era solo una forte stretta al palmo, no al cuore.
"Senti ho appena scoperto una cosa che può aiutarmi per sconfiggere due piccioni con una fava. Smettila di tormentarmi"
"Hai spento questa dannata umanità per stare meglio, ma non stai affatto bene. Hai dimenticato quanto ci amiamo?"
"Forse il nostro amore non è mai stato così forte da valere la pena ricordarlo"
Scostò violentemente l'arto e lasciò perdere ad andare da colei che aveva scritto quel messaggio: sua madre.
Ritornò al castello, dove un silenzio sovrumano regnava sovrano: Hogwarts stava nascondendo qualcosa.
Aveva ragione; una bassa melodia terrificante percorreva tutto il secondo piano.
In particolare, un quadro raffigurante delle spine vibrava come un vinile su un giradischi.
"Luce e misteri nascondiam;
Noi i Fearmen siam.
Morirai con noi
Se non lasci i segreti tuoi"
Sembrava la filastrocca che un compagno di orfanotrofio urlava nel sonno: Chuck.
Colpì l'opera d'arte, rendendolo carta bruciata.
La canzoncina continuava fino allo sfinimento, ricordando le voci di piccole anime morte.
-Non sono le bambine del Galles, non è Chuck- si ripeteva, sentendo un piccolo battito accelerato.
L'interno era spinoso quanto la raffigurazione: gli angoli erano infasi da spine e dalle pareti colava sangue, denso e scuro.
Il pavimento era invaso da incostrazioni del liquido delle mura.
Tutto spaventosamente familiare.
"Anche se non è la terza notte del mese,
Questo è il ricordo di ciò che l'accaduto ti rese.
I demoni del passato sono arrivati,
Noi spiriti infernali siam emozianati"
Silenzio.
Arrivata al centro del quadro, vi si trovò in una stanza circolare, ampia quanto la sala da ballo del palazzo dannato.
Secondo le voci, l'arrivo degli spiriti era dovuto a una specie di anniversario.
"13 Novembre 2013, orfanotrofio di Red Church. Non ti dice niente?"
A
lzò lo sguardo e, dopo giorni, lo rivide: Lord Voldermort volava nell'angolo cui non c'erano spine, poggiato su una nube nera.
Al di sotto dell'oscura figura, una donna dai capelli fiammeggianti le sorrideva malignamente, mostrando l'incurvatura delle labbra carnose.
"Il fatto che tua abbia ucciso sette bambine, con un colpo solo, non ti rende forte; sei solo un'assassina" disse Dameta, ondeggiando nel suo abito verde.
"Dissero gli assassini"
"Dovremmo inchinarci all'omega?"
Omega? Aveva sentito parlare degli omega di tutte le speci, coloro che possiedono un'elevata dose di potere che spesso è difficile controllare.
Fece un passo avanti verso la strega e, accidentalmente, posò il piede sull'incisione dei doni della morte.
In quel momento, si elevarono cinque pilastri, portanti i simboli che aveva sul braccio.
Essi brillarono come non avevano mai fatto: una luce diversa dalle precedenti.
Sul pilastro centrale, quello su cui vi era la figura dei doni della morte.
"Per averci dovete lottare
A Morgana piaceva giocare.
Per la figlia non c'era speranza
Voldemort vedrà la morte in lontananza"
Rose sorrise alla rivelazione degli spiriti: questo potete omega era l'arma che Voldemort cercava da anni, prima ancora che nascesse.
L'anello che brillava sopra la colonna era la risposta a ciò: doveva infilare la pietra al dito e toccare il pilastro.
"Siete così ridicoli. Credete che ceda così facilmente?"
Si avvicinò al luminoso gioiello e lo infilò nelle lunghe dita sottili.
Le si riempì la testa di urla, pianti, risate, preghiere e addii.
Urlò dal dolore, il quale la costrinse ad inginocchiarsi e portare le mani alla nuca.
"Adesso chi è il ridicolo"
Voldermort le accarezzò il mento, guardandola negli occhi rossi come il sangue che perdeva dalle narici.
"Tua madre ti ha nuovamente condannato a sistemare i suoi guai. I Fearmen sono tuoi, è vero, ma questo non mi vieta di prenderli in prestito"
"Come i doni che ti hanno portato in vita...questi sono miei. Non ti permetterò di portarvi via anche loro" disse ansimante, udendo la risata di Dameta in lontananza.
Rose guardò il viso serpentesco di Voldemort, le curve rigide della mascella.
"Mia madre sapeva quel che faceva. Questo giorno sarà l'ultimo per voi"
Poggiò il palmo sul gelido pavimento e lasciò che la smisurata dose di magia che possedeva si liberasse nell'aria.
"Il potere omega!" urlò la strega antica.
Le ultime parole della rossa.
L'energia la stava consumando come aveva prosciugato la nemica.
L'oscuro signore nemmeno si voltò per aiutare la compagna; la sua concentrazione era rivolta solo al forte potere di Rose.
Dal palmo nacque una spada cui fiamme nere ardevano la pelle serpentesca delle caviglie dell'uomo.
"Per quelle sette bambine, Chuck, James, tutti. Questa battaglia è durata a lungo.
Ma, grazie a te, Lord Voldemort, ho scoperto chi sono e chi potrò essere"
Rose si rimise in piedi, contrastandolo con la punta bruciante.
"Ti ammiro perché sei come me, dannatamente incompreso. Volevi solo il potere, essere elogiato, venerato come un dio"
Notò che l'uomo era inerte, non osava colpire il dannato.
"Ma mi dispiace, potrai solo essere lodato dal tuo ego. Sei solo temuto, no amato. Addio Tom, grazie di tutto"
Zac.
Un colpo secco al cuore, spaccato in mille pezzi.
Dal sangue che vi versò, scuro e denso, uscirono frammenti di ciò che era la pietra della resurrezione.
"Hai ucciso Voldemort e Dameta" disse una voce bassa, tremante.
"Dovevo, Jonn"
"Rose lui era la cazzo di chiave per controllare i tuoi poteri e lei era la fonte principale per scoprire della tua fottuta specie"
"Oh, mi perdoni signore se non sono in grado di capire cosa vuoi fare della mia vita!"
"Voglio solo proteggerti"
"Nessuno te l'ha chiesto. Porta via i corpi"
Protesse la sua nuova arma nella gonna scolaresca e fuggì da quella camera, l'inizio di una nuova guerra.
*Inaspettatamente, a dire il vero,
Eccovi il penultimo capitolo del primo volume della storia tormentata di Rose Hayley Rèal-Black Potter.
Preceduto dal prequel della donna che ha fatto innamorare i grandi eroi, questo volume è al culmine💔*
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