capitolo quarantasei - la rinascita dell'omega
Rose corse svelta per l'intero piano; scappava come una gazzella da un leone affamato.
Forse il leone era lei.
"Rose! Smettila" urlò una voce maschile che la fece voltare.
"Lucifer, vattene. Voglio stare sola"
Il suo volto rappresentava la pena: gli occhi scuri la scrutavano e chiedevano <per favore, non voglio farti del male>.
"Anzi"
Rose si fermò al centro del corridoio, fra i centinaia di quadri viventi.
"Perché sei qui!"
"Tu hai bisogno di me, Ferdinando e Jonn. Se non l'hai capito, angioletto, l'uomo serpente ti vuole con lui e c'è anche un gruppetto di scout antichi che ti vuole tra le braccia degli Inferi. Altro?"
"Io sono l'alpha, non ho bisogno di nessuno. Stupeficium"
Lucifer balzò in aria e si ritrovò tra le braccia fredde e morenti di Ferdinando, che li aveva raggiunti tra il silenzio dei passi.
Più osservava Rose, più il ricordo di Artemisia raffiorava; oltre all'aspetto, la determinazione e il dolore perenne le accumunava.
"Io posso affrontare tutto da sola, come ho sempre fatto"
"Nessuno ci riesce" rispose il vampiro, scostando Lucifer.
Sentiva la magia omega scorrere nelle sue vene, come un fiume verso un mare.
Oltre a ciò, però, c'era un cuore che pulsava incessantemente.
Quel cuore che lui desiderava sentire quando era in ansia, quando stava male.
Anche se Rose fosse in continua lotta contro sé stessa, lui voleva combattere per non far mai smettere di far battere quell'organo.
Ogni passo furtivo che la ragazza percorreva per fuggire da lui, dall'unica persona che la voleva stretta a lui, simboleggiava un tassello in più verso la rovina: senza i suoi consigli, l'amore familiare, la donna era solo condannata a morire e incatenarsi alla gabbia dell'Inferno.
"Rose" la chiamava cercando di capire dove si fosse nascosta.
"Oh no" sussurrò quando vide la porta segreta di un quadro vuoto aprirsi.
Rose non entrava in quel posto da anni: il lungo corridoio vuoto cui vi si accedeva a un'ampia stanza vuota.
Ogni angolo intrappolava i ricordi del suo rapimento; una sedia di legno, o ciò che vi rimaneva, e delle corde erano ancora lì.
Il pugnale di rosa.
Quella maledetta collana contenente un'arma potentissima...
Passò una mano sul legno graffiante, una lacrima alla prima avventura con James.
Quelle corde impolverate che il ragazzo si incolpava di non aver sciolto lui, bensì Scorpius.
Si accarezzò il polso portante quel gioiello a forma di bacchetta, il dono che l'avrebbe sempre protetta.
Adesso capiva perché James si era sacrificato per lei: sapeva che, anche da morto, il suo ricordo e quel braccialetto sarebbero sempre state la fonte della sua protezione.
-Perché non mi salvi dal dolore?- pensò mentre soffocava le lacrime.
Si lasció cadere sulla polvere del pavimento, abbandonandosi al piacere dei suoi poteri: una lunga scia argentea trasformava le pareti in un cinema.
Comparve il sorriso di James mentre volavano sulla scopa stretti, il petto contro la sua schiena muscolosa.
Su un altro spazio, una copiosa pioggia aleggiava due giovani che si baciavano dolcemente, sotto lo sguardo degli altri bagnanti.
Il sorriso del volo divenne pianto, lui accanto alle statue del portone della sala grande mentre lei lo lasciava.
-Non volevo James- cercava di scusarsi inutilmente.
E poi, ecco gli ultimi ricordi che prendevano tutta la stanza: un incantesimo rosso che colpiva il petto del ragazzo, cui cadeva tra le sue braccia ed esauriva le forze dichiarando il suo folle amore.
L'ultimo incontro in America.
Il suo viso perlaceo, gli innamorati, che la lasciavano per concedersi la pace.
E, solo allora, notò che disse a Jonn di renderla felice: l'aveva lasciata a lui.
Il luccichio argenteo divenne pece, come ciò che sentì dentro sè.
Una fitta al cuore la liberò, finalmente, del dolore provato nell'ultimo anno.
Un'altra fitta, la rabbia e la felicità scomparvero.
Un ultimo e doloroso colpo, che la portò a piegarsi in due, portò l'amore a sfumare nel vento freddo.
"Come ti senti adesso" disse il vampiro, abbassando il capo.
"Non sento niente"
Il suo volto era inespressivo.
Le nubi nere riempivano l'aria, come il fumo di un incendio nel cielo.
"Non è questa la soluzione, Rose"
"Neanche seguirmi lo è"
Ferdinando non rispose; spegnere l'umanità era come uccidere l'agnello e salvare il lupo.
Ma Rose non era un lupo, bensì una vipera dal potente veleno.
"È inutile che ci provate, io sarò sempre il cattivo della storia, con i suoi segreti e il male in sè."
"Puoi cambiare, sei in tempo. Io posso solo aiutarti"
Accennò un sorriso; si alzò, diede una pacca sulla spalla all'uomo e s'incamminò verso l'uscita.
"Ti consiglio di non perdere altro tempo e di andartene. Porta anche il tuo amico"
Non appena egli perse di vista i fianchi ondeggianti della ragazza, Ferdinando si recò da Jonn.
Arrivato in camera sua, egli spiegò tutto al ragazzo, cui rimase sconvolto alla notizia che la donna che amava aveva perso pure la briciola di affetto che provava nei suoi confronti.
"E tu gliel'hai permesso. Sapevo che il piano del vecchio non avrebbe mai funzionato"
Si portò una mano sulla fronte e la sfregò per tutto il viso.
"Tu sei una delle cause del suo dolore"
"Zitto!" ringhiò Jonn, cercando con tutte le forze di mantenere la calma.
Ferdinando si accomodò sul letto dalle lenzuola nere, scrutando torvo l'anello che portava.
"La tua famiglia, i Riddle, ha rovinato la mia. Voglio solo che tu non le faccia perdere il controllo"
"Lurido bastardo, tu hai rovinato la sua vita per evitare un matrimonio. Ma ti senti quando fiati? Esci dalla mia camera, devo solo riaccendere i sentimenti di un angelo, una missione da poco."
Jonn, preso dalla rabbia, iniziò a tormentare l'anello al dito, senza cacciare il vampiro dalla camera.
"Smettila di guardarmi!" urlò scoppiando in lacrime.
Al di fuori della stanza del tirocinante, i professori si fermarono per udire cos'erano quelle lacrime.
"Jonn?" chiese la McGranitt, colei che credeva nelle capacità del ragazzo.
"Andate via professoressa" disse il princioe, con una calma impressionante.
"Il vampiro!"
"Aprite questa porta"
Il corpo di insegnanti si agitava per la presenza del vampiro, l'ex alpha, come se lui fosse il problema.
Rose passò il pomeriggio passeggiando per i campi del castello, perdendo la condizione del tempo.
La neve fredda sugli alti alberi, i piccoli animali che si rifugiano per le basse temperature: la tranquillità che le mancava.
Si recò al lago ghiacciato, sentendo altro che il vento fresco.
In lontananza, una civetta bianca volava tra i cieli, forse in cerca di cibo o solo per sfogarsi volteggiando tra le stelle.
Si sedette sulla neve candida, senza distogliere lo sguardo dal volatile.
Appoggiò una mano sul soffice manto bianco, sprofondando fino a sentire qualcosa simile a carta.
Estrasse la carta dalla neve e cercò di decifrare la scrittura.
《Se hai trovato questo biglietto vuol dire che sei l'omega e hai il diritto di ricevere l'anello dei Fearman.
Cosa sei e cosa sono loro, dovrai scoprirlo da sola. La notte del 3 dicembre, un anno dall'inizio delle disgrazie.
-Anonimo》
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