capitolo quarantaquattro - il diavolo, il vampiro e il cattivo

L'alba arrivò: i raggi fievoli del sole inondavano la sala da ballo, dove adesso c'erano pochi invitati.

I Potter furono i primi a lasciare il regno, insieme ai Weasley.
Rose aveva le guancie rigate di lacrime e i polsi pieni di lividi.
Voleva solo smettere di provare; tutto l'odio mischiato all'amore non lo voleva più addosso.
Desiderava affogare queste emozioni e dimenticarle.
Spegnere il cuore.
Lo stesso organo spaccato e ricucito dalla stessa maledetta persona.
Solo a pensarlo, ella provava pena e odio per egli: realmente solo James l'aveva amata per davvero.
Lei e Jonn si uccidevano amandosi; era una guerra cui il vincitore era chi si arrendeva per primo.
L'odio era la corona di alloro che vi riceveva.
Il suo sguardo mentre la vedeva andarsene, tuttavia, la distruggeva.

Quella eta stata una delle ultime notti della vita da semplice strega per Rose.
Era a conoscenza del suo lato divino, angelico.
Ma davvero sapeva tutto?
C'era qualcosa, dannatamente nascosto in sè, che solo degli accurati studiosi ne sapevano il contenuto.
Uno di essi, era Ferdinando Rèal.
Su egli non vi raccontavano storie di imprese eroiche o di disastri catastrofici.
Il principe era stato dimenticato per difendere l'orgoglio della famiglia.
Il suo rispetto era vacillato in seguito al stretto contatto con dei vampiri, vergogna per i dannati.
Proprio per questo legame inaspettato, molti s'insospettirono del suo omicidio: un ventenne che rinuncia così alla sua prodigiosa vita da reale?
Amava la vita, le belle donne, il divertimento: il solito ragazzo aristocratico.
E quando gli si chiese di crescere, di prendersi delle responsabilità, egli decise di scappare e legarsi all'unica speranza: vivere col sangue.
La disperazione di un giovane, sdegnato dalla famiglia, che mette fine alla sua vita umana per crearne una da vampiro.

Con la notizia della nascita di Rose, l'ultimo alpha per secoli decise di avventurarsi tra le strade di Londra, facendosi chiamare Frenard De Damnè, un nobile francese giunto dalla sua corte.

Aveva pedinato la nipote per interi anni, controllando che nessun mangiamorte potesse farle del male, come avevano fatto con la madre della creatura.
Ripudiava, tuttavia, la famiglia del padre dell'erede: il discendente dei Peverell.
Nel 2017, alla stazione di King's Cross, per poco non lo morse, preso dalla rabbia e dall'odio nei suoi confronti.
Aveva tentato svariate volte di fargli del male, fermato ogni volta dal buonsenso e dal pensiero della fanciulla sfortunata ad essere la figlia.

Dopo anni, quella stessa sera, rientrò al Regno per rassicurarsi che ella stesse bene, in seguito alla terrificante avventura a cui era stata sottoposta.
Quel calore indimenticabile che desiderava provare; i capelli castani inondati di luce magica e le iridi chiare scintillanti alla vista dei quadri.
Era a casa.
Si concese ore di viaggio nei ricordi, acri e dolci, per poi seguire Rose alla propria dimora.

La vide rannichiarsi sul prato, vestita ancora da sera, piangere e desiderosa di dire basta.
Rincorreva il sogno di una vita normale, senza quella maledizione che la imprigionava e la costringeva a sopportare la condanna affidatagli, pur essendo innocente.
Ferdinando, in quell'istante, capì che ella era un cristallo nelle mani sbagliate.
Un diamante scheggiato dall'uomo, e no dalla natura.

Uscì dal suo nascondiglio, il retro di una casa abbandonata.
"Principessa" disse dolcemente, come se parlasse a una bambina.
Sussultando, Rose impugnò la bacchetta sul cuore del vampiro.
Il suo pulsava incessantemente, all'impazzata.
"Chi sei!" ruggì, minacciandolo di ucciderlo con la bacchetta, utilizzata come paletto di legno.
"Principe Ferdinando Rèal" annunciò l'uomo inchinandosi.
Rose spalancò le palpebre: era l'uomo che cercava.
"Ma, ma non eri morto?"
"Non esattamente"
Osservò i suoi canini allungarsi e le sue iridi dipingersi di rosso, schiarendo i suoi begli occhi scuri.
Rose indietreggiò e capì che l'antenato era un vampiro da secoli, nascosto dai dannati.
"Perché piangi?"
Non si aspettava quella domanda: perché si preoccupava di un demone?
"Beh, un dannato alpha condannato ad essere un angelo mortale, un'entità oscura, e lasciato solo da tutti, persino dal suo più grande amore, come può sorridere?! Tutti mi odiano. Tutti!"
"Io non ti odio"
"Tu non mi conosci! È la colpa è solo tua se mia madre è stata scelta per procrearmi! Vattene"
Ferdinando le corse dietro e l'afferrò per il braccio.
Le accarezzò la guancia, asciugandole la lacrima che le rigava il volto.
Un fiore così delicato strappato dalle sue radici: la vedeva così.
Di una bellezza morente, graffiante, come se fosse la figlia di Afrodite; l'incarnazione della perfezione.
Un brivido lo percorse all'incrocio dei loro sguardi.
"Hai tanto da vedere, da vivere. Sei libera di prendere le decisioni che vuoi, di cambiare il tuo futuro.
Non ti biasimo, anch'io mi sentivo come te. Tu hai un mondo da governare"
Le schioccò un tenero bacio sulla fronte e la lasciò sola, sulla soglia della porta.

"Chi era Rose?" chiese Ginny sentendola entrare.
"Nessuno..." rispose sovrapensiero salendo in camera.

I giorni passarono e Rose, seppur di malavoglia, fece ritorno ad Hogwarts.

La scuola assunse un'aria malinconica, triste: ogni angolo era invaso del profumo di peonie di James.
Ogni pietra aveva l'impronta della sua forte mano.
Tutte le lacrime versate possedevano la sua essenza, il suo ricordo e il dolore vivo in sè.
Si recò nell'ufficio del preside Silente, un'ampia stanza circolare colma di libri e quadri dedicati ai vecchi proprietari della cattedra.
Un grande monumento in pietra l'accolse e vi fece entrare attraverso delle scale.
"Buongiorno" disse aprendo la porta e ritrovandosi l'anziano di fronte.
"Signorina Potter, bentornata. Mi è giunta voce della sua avventura in America"
Il suo tono grave le fece ribollire il sangue: un vecchio preside che tratta così un angelo mortale?
Assurdo.
"Ciò che faccio al di fuori di queste mura, sono fatti miei cui lei non deve interessarsi"
"Oh, non la stavo sgridando. È normale compiere certi atti dopo uno shock che ha subito. La capisco, ma non posso essere deluso da lei, signorina"
Rose rise e si avvicinò alla cattedra, poggiando i gomiti sul tavolo e trasformando le sue iridi nel demone cui era abituato ad essere.
"Me l'aspettavo questa reazione"
Cosa?
Era tranquillo e non si spostò nemmeno di un centimetro.
Dall'angolo comparvero due figure, riconosciute dalla ragazza.
"Ho deciso di farti controllare da due esperti: il diavolo e il vampiro"
Lucifer Morningstar era lì per lei?
Un uomo d'affari come lui?
Si sedette accanto a lei e la guardava divertito: come ogni situazione della sua vita, questo "lavoretto" l'aveva preso come un divertimento.
L'altra figura, meno elegante, era il suo antenato incontrato il giorno prima: Ferdinando Rèal, cui il suo contatto bruciava più degli inferi.
"Visto, Alberforth? Il diavolo, il vampiro e il cattivo"
"Bel terzetto, Lucifer"
Rose uscì dalla stanza, correndo  arrabbiata.

La stavano trattando come un cane rabbioso che ha bisogno di un'addestramento.

*Nel prequel, il nome di questo vampiro Rèal compare tantissime volte e, finalmente, nel prossimo capitolo scopriremo la vicenda oscura della nascita della profezia...*

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