capitolo quaranta - l'ultimo spiraglio di luce
Per trovare il luogo di ritrovo della congrega, Rose doveva seguire la scia della cenere della lettera bruciata.
Camminò a lungo ininterrottamente, per ore forse, fino a ritrovarsi in un vicolo cieco.
Un'incatesimo.
Dalle lezioni di Trasfigurazione, imparò che non tutto era come sembrava: utilizzando Revelio, incantesimo di rivelazione, scoprì che quel muro apriva le porte a una scalinata di marmo bianco.
Le faceva venire i brividi, ma doveva farlo per James.
Sospirò e percorse la strada di numerosi gradini.
Udì un chiacchericcio accompagnato da risa e urla di dissenso.
"Silenzio!" strillò una donna dalla voce dura e per niente soave.
Rose entrò nella stanza circolare, al culmine della scala, dall'odore acre di fumo e di bruciato.
Le sue scarpe calpestarono il pavimento macchiato di strane pozioni e di sangue.
Bizzeffe di tende indiane arricchivano il piccolo appartamento.
Un lungo tavolo, che occupava gran parte della sala, ospitava centinaia di componenti della congrega.
"Che accoglienza deliziosa, oserei" disse Rose, ondeggiando di qua e di là a mo di sformie di disgusto.
Rivolse uno sguardo generale a tutti e scoprì chi aveva urlato: ancora in posizione di rabbia, con le braccia alzate piegate verso l'interno, la donna rossa indossava abiti sensuali in pelle fiammeggiante.
"Piacere, Dameta Grept" la precedette la strega.
Le strinse la mano e sorrise appena.
"Oh, credo che non sia il caso di presentarmi"
"Una signorina deve sempre comunicare la propria identità" sottolineò un uomo dall'accento inglese.
I suoi capelli oro brillarono alla luce di una candela appena accesa: aveva un volto familiare.
Egli stesso si alzò e baciò delicatamente, come un soffio al dente di leone, la mano di Rose.
Mostrò i suoi denti splendenti con un sorriso e i suoi occhi scuri erano puntati sui suoi riccioli che la cadevano sulle spalle.
Era affascinante e misterioso allo stesso tempo.
"Dimmi prima il tuo nome"
"Preferisco scoprire prima il tuo, mia cara"
Capì che aveva più o meno l'età di Jonn: la stessa altezza, gli stessi occhi giovani.
"Rose Hayley Rèal-Black Potter" decifrò il nome lentamente, evidenziando il cognome <Potter>.
Decise di presentarsi col suo vero nome, o almeno così pensava; un pensiero che le riempiva la testa e tormentava il sonno.
Una curiosità crescente le mordeva lo stomaco ogni qualvolta che nomivana il suo nome completo.
"Principe Alexander Grindelwald"
Adesso che la candela era spenta, i suoi capelli si scurirono in un biondo spento.
Rose riformulò quel cognome familiare, ma non ci diede molto peso.
Ritornò alla donna fiammeggiante, che adesso la guardava infastidita e disgustata.
"Penso che i Riddle nutrino una certa simpatia per i Potter" commentò un'altra strega dal corpo sottile e i capelli lisci come la seta.
"Ah, quindi tu sei la ragazza che ha fatto perdere la testa al nostro caro Jonn, il più bel mago della congrega" s'intromise un'altra maga ancora, codesta paffutella e dalla voce rauca.
"Io direi più valoroso che bello" disse Dameta.
Ella si alzò e si avvicinò al mento della ragazza.
Portò il dito affusolato a studiarle il volto liscio e ghignò qualcosa che Rose non riuscì a capire.
"Se per valoroso intendi un omicida, non la pensiamo allo stesso modo"
Notò Alex serrare la mascella e cambiare espressione: adesso era infastidito, arrabbiato.
"Che cosa vuoi da noi" chiese Dameta, riportando l'attenzione di Rose su di lei.
La ragazza le bloccò il polso della mano che le toccava la faccia.
"Parliamo in privato"
"Certamente"
Dameta portò Rose dietro una piccola porticina verde acido, cui l'interno assomigliava a un universo infinito e spaventoso.
Migliaia di ombre circondavano la stanza semibuia e libri riempivano i numerosi scaffali delle mura beige.
La invitò a sedersi su un divano di pelle di drago, esclusivamente nero.
"Come posso far tornare James in vita"
La donna abbozzò una smorfia disgustata: le persone si spingevano così oltre per ciò che amavano?
"Gli spiriti non vogliono alterare il ciclo vitale: se James è morto, lo sarà per il resto dei secoli"
Rose la guardò ferita, amareggiata; le avevano mandato una lettera dicendole che c'era un modo.
"Tuttavia"
Dameta sbuffò e sbuffò prima di continuare.
"Potevi usare i doni della morte, ma sono stati rubati dai cagnolini di Lord Voldemort.
Altra alternativa? Vai dalle streghe dell'Ade, ti daranno un modo per vederlo"
Solo vederlo? Lei voleva che ritornasse, ma non disse nulla.
Annuì e riflettè prima di chiedere altro.
"Dove si trovano?"
"Hanno un modo strano per farsi vedere"
Aggrottò le sopracciglia e Dameta sfoggiò nuovamente il suo sorriso malefico.
"Vogliono le stragi. Devi uccidere finché loro non vogliono svelarsi"
Rabbrivì alla richiesta; doveva uccidere ancora.
"Inizia da domani"
Il giorno seguente, per mesi, uccise vampiri, lupi mannari, gente innocente...
Quella notte del 31 Ottobre, Rose si ritrovò nell'isolata cittadina di Mystic Falls: si narrava che fosse il cuore dei soprannaturali.
Streghe, vampiri, licantropi e persino dannati, si riunivano in quella città, nata nel 1864, per liberarsi dal nascondiglio almeno la notte di Halloween.
Ma tutti sapevano che quella zone dell'America fosse governata dai vampiri; erano di abitudine rapine di sacche di sangue, morti improvvise e scordarsi attimi della giornata.
La giovane dannata alpha, macchiata da più di mille morti, era pronta a una nuova strage.
Si recò in una discoteca babbana, cui festeggiava la notte dei mostri.
Per il dresscode, decise di indossare un costume da angeli caduto, completamente nero: per le ali, pensò di aprire semplicemente quelle che aveva.
L'entrata puzzava di alcolici e droga e, per una quindicenne come Rose, ciò l'infastidiva.
Una lunga fila di giovani ragazzi, travestiti dai mostri più improbabili ai quelli più famosi, occupava lo stretto corridoio illuminato da luci colorate e in movimento.
Tra la folla, scrutò un ragazzo attraente, alto e vestito di bianco, come un angelo.
Arrossì quando lo vide voltarsi: i lineamenti spigolosi, gli occhi scuti penetranti, il labbro morso.
Solo dopo capì di chi si trattasse...
Arrivò il suo turno per entrare nella sala; un uomo alto e massiccio, con una cartellina fra le mani, controllava che tutti fossero in lista.
Ovviamente, Rose non lo era.
"Nome?" chiese scrutandola.
Non rispose.
L'uomo ripetè la domanda, ma ella non si mosse.
"No-"
"Sta con me la signorina" disse una ragazza, più o meno coetanea, ch'era accompagnata dal ragazzo vestito da angelo.
Adesso portava una maschera sugli occhi.
"Miss Carly, entri pure"
Rose non rivolse nè un saluto nè un ringraziamento ai due giovani.
La fanciulla, un'infermiera, portava una lunga treccia nera e del sangue finto sparso su tutto il corpo formoso.
-Ultimo massacro- si promise abbandonando la strana coppia.
"Jasmine, grazie per avermi aiutato. Devo salvare Rose" disse l'angelo baciandole la guancia truccata.
"Di niente. Per Jonn Riddle, è il minimo che io possa fare"
Si scambiarono un'ultima occhiata gentile, per poi separarsi.
Doveva spargere il panico per l'intera sala, così da attirare l'attenzione.
Come?
S'incamminò verso il bar: c'erano molti ragazzi che bevevano e scherzavano.
Si fece spazio tra loro, appoggiando sensualmente il gomito sul tavolino.
"Oh, oh" bofonchiò uno di loro, dai capelli biondi splendente e ricoperto da brillantini.
"Si?" chiese lei, voltandosi e poggiando la schiena, assumendo una posizione attraente e dominante.
"Un angelo nero che mi fa cadere ai suoi piedi"
Quello fu l'istante che Rose capì il potere della bellezza: gli uomini cercano sempre qualcosa che li ecciti, che li faccia divertire.
Una semplice posizione può rendere tutto diverso?
Il ragazzo allungò le mani sulla dolce curva della vita, scendendo sempre di più.
Strinse la robusta mano sulla coscia e giocò con essa.
Una forte rabbia le fece ribollire il sangue: com'erano assetati di dominanza quei ragazzini.
"Smettila"
Gli bloccò la mano strisciante e l'allontanò.
Il barista non c'era più: perché proprio adesso?
I suoi occhi saettarono e graffiarono il ragazzo; il suo istinto omicida lo voleva sanguinante, inerte sul pavimento sporco dell'emulsione che gli scorreva in corpo.
"Altrimenti che fai, angioletto?"
"Ti porto all'Inferno con me"
Le sottili dita si intrecciarono nei folti capelli del ragazzo e, con una grande forza, gli spezzò il collo.
Un sottile crac ed eglu cadde a terra, senza un lamento o una lacrima.
"Il prossimo?" chiese Rose massaggiando il rossore provocato dai palmi della vittima
"Io" annunciò l'angelo dell'entrata.
Si sentì il petto avampare e il collo annodarsi: era Jonn.
Gli prese la mano e lo portò verso l'uscita di emergenza, allarmata e agitata.
Sapeva di ogni omicidio, di ogni inganno usato.
Jonn si appoggiò alle mura fredde e polverose; la guardava come se fosse l'utlima stella nel cielo.
Cercò di capirla, di non incolparla per le sue atrocità. Ma non poteva.
"Finito lo show?" disse serio.
"Finito l'inseguimento?"
"Gli assassini vanno controllati, sempre"
Rose si avvicinò al petto del ragazzo, su cui poggiò una mano dalle unghie pittate di nero.
Premette forte sul lato sinistro, quello fronteggiante il cuore.
I suoi occhi si dipinsero e dai suoi palmi uscì una piccola luce, cupa come la notte.
"Varia cor"
"Rose, no!"
La supplica di Jonn ne seguì un urlo, forte come quello di una gazzella adocchiata e uccisa da un leone.
"Smet-tila!"
Col cuore che pareva spaccarsi come una scacchiera, Jonn le bloccò il polso e l'incantesimo si spezzò.
"Perché!? Perché vuoi tanto riportare in vita James quando non lo hai mai amato!?"
"Zitto!"
Tac.
Tac.
Tac.
"Immobilus"
Jonn si paralizzò come un tronco e cadde per terra.
Rose sentì ancora quei passi: una corsa.
Con una velocità sovrumana, un uomo muscoloso e dai capelli rame le bloccò le braccia.
Sentì i muscoli contorcersi e dolere.
Voltò il capo e vide delle vene sotto gli occhi: un vampiro.
"Allora sei tu l'alpha di cui tutti parlano"
"Pare di sì"
Il suo fiato le graffiava la pelle e aumentava le pulsazioni.
Sentì l'aspirazione del vampiro all'odore amaro del suo sangue.
"Che vuoi"
"Vendetta per Sol Gracen"
"Non so chi sia; probabilmente l'avrò uccisa, condoglianze"
Lentamente, strinse la bacchetta fra le dita e, con un colpo secco, il vampiro cadde all'indietro.
Il volto divenne grigiastro e ricoperto di vene più scure.
Recuperò l'arma dall'intestino del giovane e la ripulì sulla sua maglietta rossa.
"Tutti i sacrifici sono stati compiuti perfettamente"
Una voce acuta e femminile, melodiosa e perfetta come quella di um angelo.
Si voltò e ci ritrovò tre donne bellissime, tutte dai capelli neri e gli occhi verdi.
Assomigliavano a delle amazzoni greche; un fermaglio d'oro ricopriva il capo e delle lunghe vesti rosse e nere coprivano il corpo sinuoso.
Le streghe dell'Ade
"Adesso, è arrivato il momento di ricevere il tuo premio" disse quella dai lineamenti più dolci.
"Cosa desideri?" continuò colei dalla pelle olivastra.
Un fremito di eccitazione la fece rabbrividire: ce l'aveva fatta.
"Chiedo solo una cosa; rivedere il mio amico e riportarlo da me"
"Possiamo fartelo vedere soltanto" rispose l'utlima, la più bassa.
"Ma, perché?"
"Per quello ci vuole un sacrificio più grande" disse la prima, Annabel
"Devi prendere il suo posto e morire. Dovete deciderlo insieme" spiegò Karen, l'ultima che parlò.
Le tre streghe si riunirono in cerchio e mormorarono qualcosa in latino o aramaico.
Un varco spendente inondò il losco vialetto; Jonn osservava tutto inerte, senza poter fare niente.
Sapeva che Rose avrebbe fatto di tutto per riportarlo indietro: il rimorso era il suo tallone d'Achille.
Una figura umana, vestita da sera, oltrepassò il varco e si guardò intorno: non era il Paradiso.
Fulminò le streghe, ancora in cerchio, e camminò sulla Terra per pochi istanti, godendosi la vita.
Mosse il capo e vi trovò la donna che amò più al mondo. Trovò colei che vegliava notte e giorno.
Trovò la fanciulla che aveva lottato per vederlo.
"James!"
Due sottili braccia gli si attorcigliarono al collo e lo strinsero talmente forte da fargli mancare il fiato.
Finalmente, il suo battè nuovamente: più forte che mai.
"Rose" sussurrò abbandonandosi al suo corpo caldo.
"Mi sei mancata tantissimo"
"Anche tu"
La sua voce. Il suo calore. Le sue lacrime.
Amava tutto di lei; luce e oscurità.
Si staccarono dall'abbraccio ed ella gli accarezzò il viso.
"James, ascolta, adesso tu devi scappare, corri"
"No!"
"Devi andartene prima che ti portino nuovamente nell'aldilà"
No, Rose stava per commettere un sacrificio per lui.
"Scappa! Ucciderò le streghe e tornerò da te" gli sussurró all'orecchio, prima di baciarlo appassionatamente sulle labbra rosee.
"Fidati di me"
Rose gli stava promettendo la vita con lei, un'eternità insieme.
Iniziò a correre sempre di più, veloce, fuori dal viale.
Ma qualcosa lo frenò: un grido spaventato, delle esclamazioni di rabbia e l'immagine di Jonn paralizzato mentre una lacrima gli scendeva sul volto.
Corse verso il ragazzo, lo liberò dell'incantesimo e si avventò su Rose, intrappolata nelle grinfie di un vampiro.
Le stava dando il suo sangue dal braccio che si era morso; una lunga scia ricopriva i lembi delle labbra.
"Lasciala!" urlò Jonn impugnando la bacchetta verso Shila, la strega olivastra.
"Ci ha ingannate. Adesso, James, se non ritornerai nel varco, Rose perderà tutti i suoi poteri: morirà e si trasformerà in un viscido vampiro"
I due osservarono lo sguardo della ragazza: scuoteva la testa mentre cercava di liberarsi.
"Almeno staremo insieme" disse egoisticamente James, torturando l'orlo della giacca.
Karen sorrise.
"Sai com'è l'agonia della morte; James, tu e Rose adesso siete condannati a non rivedervi più in vita. Vi abbiamo concesso più del dovuto."
Jonn lanciò uno sguardo al varco.
Prese per il braccio il fanciullo condannato a morire, di nuovo, e decise di salvare la sua amata.
"Mi dispiace, ma io sceglierò sempre e solo lei."
Inaspettatamente, James annuì e si avvicinò al varco, da solo.
"Rose, promettimi che sarai sempre felice.
Promettimi che non proverai mai più a riportarmi indietro. Promettimi che non mi dimenticherai.
Promettimi che amerai qualcuno che ti ami quasi come abbia fatto io.
Non incolparti, morirei per te all'infinito.
Ti amerò sempre e per sempre"
Udì un ultimo <no> di Rose soffocato dal sangue che le colava in gola, e poi sparì.
Il vampiro la lasciò libera e, ancora sporca, battè i pugni serrati alle mura, dove prima eregeva il passaggio.
"Rose Hayley Rèal-Black Potter, regina dei dannati, alpha biasimato ad essere il ponte tra i vivi e i morti, erede più forte dell'Angelo Creatore, ci rivedremo in vita e vivremo in morte."
E, scomparvero come James.
"È solo colpa tua!" urlò Rose, puntando il dito contro Jonn.
Lui restò in silenzio nonostante i numerosi insulti inflitti e le botte ricevute.
"L'ho fatto per te" disse alla fine, prima di lasciarla da sola e abbandonarla al proprio destino.
"Mi abbandoni anche tu!"
"L'hai voluto tu"
Rose era pronta a combattere contro chiunque le avesse impedito di vendicarsi.
Aveva fallito in tutto: ancora.
Era arrivato il momento di scoprire le sue origini, le sue abilità, la sua oscurità e, soprattutto, capire chi fosse il vero cattivo della storia.
*Allora,
So che ultimamente non ho pubblicato, ma, beh, è uscito un bel capitolo.
Povero James, ha perso nuovamente la sua Rose💔.
Infine, secondo voi, chi è il vero cattivo della storia?*
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