ɪ. one of them
India, 15.12.2021
« Siamo sotto attacco! »
« Dove sono?! »
« Base, qui Roger! »
Direttamente dalla centrale operativa nello stato della Virginia, il direttore della CIA rispose.
« Qui Base. Rapporto. »
« Dobbiamo muoverci! »
« Dove sono?! »
« Dietro quei fottuti alberi lì giù a ore otto! »
« Figli di putta/ »
« Roger. »
« Ci serve supporto aereo! »
« Non arriverà in tempo. L'agente é sotto la vostra custodia? »
(nel mentre...) ❝ Trovato! ❞ esclamò la donna in una tenuta nera, tutta sorridente con i capelli biondi raccolti in una coda bassa, forse a voce troppo alta perché Bancroft sgranó gli occhi quando senza abbassare la guardia si voltò alle proprie spalle. Guardò male prima lei, poi un uomo dalla folta barba e chioma, sporco in viso e con due stracci addosso; Sarah lo teneva saldamente per un braccio rinsecchito. Perse però il sorriso quando l'altro sbuffó.
« Non é il nostro uomo! », e a lei fece cadere la mandibola.
❝ Come no?! ❞. Guardò lui, il prigioniero e di nuovo la sua spalla prima di tirare fuori una foto dalla tasca interna della giacca che indossava. L'avvicinó al viso del prigioniero e alternó lo sguardo su quei due primi piani. Dapprima pensó fossero uguali, o forse lo desiderava così ardentemente che la mente se ne volle convincere, poi provó a immaginarselo senza barba né capelli spezzando l'illusione. Quando riabbassó la fotografia guardò lo straniero con la desolazione dipinta in viso. ❝ Scusa, amico... Non sei il nostro uomo. ❞ e detto ciò, dallo stesso braccio lo spinse dentro un'altra cella per toglierselo di mezzo e piuttosto non lasciarsi disarmare.
« Callahan e Bancroft lo stanno cercando! » rispose l'uomo in radio. Passarono interminabili minuti e alla fine vi riuscirono. Erano sotto attacco Sarah, l'agente Bancroft, i quattro Marines selezionati per la missione e ovviamente il commilitone che avevano tratto in salvo infiltrandosi in una struttura segreta e abbandonata in cui un piccolo esercito lo teneva prigioniero. Il perché e come fosse successo non era cosa a loro nota, ma avrebbero dato la loro vita per farlo tornare a casa sano e salvo. Possibilmente anche tutto intero, per questo Sarah lo tirò per il colletto della t-shirt di un bianco sporco e sudicio per cacciarlo dietro di lei quando l'uomo cadde a terra esausto; senza scarpe, gliele avevano rubate nel primo giorno di prigionia assieme alla dignità. Aveva i capelli lunghi e brizzolati come la barba a conferirgli un aspetto selvaggio piuttosto che quello di un soldato americano da medaglia al valore, ed era ridotto ormai a pelle e ossa tanto che Sarah aveva avuto il pensiero di lasciarlo buttato nell'angolo della sua cella per la paura di doverselo incollare in spalla e rimanerci secca anche lei; un pensiero solo però, che in un millesimo di secondo venne scansato via da quella che era la sua vera coscienza. In spalla l'aveva portato, il diversivo messo in atto dall'agente Bancroft e i militari aveva consentito loro di uscire dall'edificio servendosi solo di cinque colpi di una pistola semiautomatica: due in testa a dei miliziani e tre per aiutarsi a sfondare la porta rompendo la catena che la teneva bloccata; l'inviato della CIA copriva le spalle della donna che pur non avendo alcuna medaglietta di riconoscimento al collo combatteva come fosse sempre stata una di loro, merito degli addestramenti di Azael alle armi e il combattimento ravvicinato corpo a corpo se fino a quel momento era sopravvissuta alle mille peripezie di quell'azione. Il sole li aveva accecati ma avevano trovato subito riparo dietro dei veicoli abbandonati. L'averlo trascinato però fece sollevare della polvere.
❝ Stai giù, cazzo! ❞ sbraitó la donna che impugnando il fucile in dotazione dall'esercito mirò alle teste dietro la verde flora.
« Soldato in custodia! » , aggiornó il rapporto il soldato Roger dopo aver gettato a loro un'occhiata.
« Dirigetevi a sud. »
« Cosa c'è a sud di qui? »
« Ancora niente, ma faremo in modo che al vostro arrivo atterreranno due cargo per l'evacuazione. Avrete fuoco di copertura. »
Eseguirono l'ordine trovando nascondiglio nella foresta tropicale alle loro spalle e correndo il più veloce possibile. Senza però riuscire a non farsela nei pantaloni. Il commilitone venne passato di spalla in spalla lasciando in fine che fosse Sarah ad aprire la fila e avanzare verso quello che doveva essere il punto di raccolta. L'elicottero lo sentirono sfiorargli quasi le teste e fermarsi su una distesa di terra perfetto per atterrare, neanche a farlo apposta. Il primo a salire a bordo fu il soldato che per la prima volta dopo cinque anni vedeva visi amici, e non un secondo aveva titubato nella corsa verso la salvezza. Non aveva perso in loro, nel proprio paese, la fiducia che trent'anni prima aveva riposto. Sarah lo aiutò a salire come esattamente l'addetto a bordo, poi fu il turno dei Marines.
« Veloci, veloci! » incitó Bancroft salendo. Quando fu il turno di Sarah egli si voltò a tenderle la mano, ma era troppo tardi. Un'altra scarica di proiettili colpí il veicolo rimbalzando sulla sua corazza, e Sarah istintivamente si accucció schivandone per fortuna alcuni. Non sarebbe riuscita a raggiungere tutta intera i suoi compagni di viaggio, perciò seguendo l'istinto fuggì via a sinistra mentre l'elicottero riprendeva il volo e si inclinava offrendo al nemico la pancia. « Sarah! », gridò l'agente della CIA sospeso nel vuoto.
Un Marines lo tiró per la giacca. « Torneremo a prenderla! », l'avrebbero fatto davvero, lo giurò a se stesso pure. Bancroft si scrolló di dosso quello che a confronto agli anni suoi e l'esperienza era un ragazzino, e si lanciò, perché sapeva che più tardi glielo avrebbero impedito e quella sarebbe stata l'unica occasione di salvarla e farsi salvare. Forse. Nessuno disse nulla a bordo, attesero di essere distanti dal fuoco per aggiornare il loro comandate, ma gli lanciarono due delle loro mitragliatrici perché in fondo a ognuno di loro era almeno balenata in mente l'idea di seguirlo ma... Gli ordini erano ordini: lasciarla indietro era stato l'ultimo da parte del Presidente degli Stati Uniti in persona, cosa che lei non sapeva.
Sarah levó in alto le ginocchia riuscendo nell'impresa di nascondersi nella vegetazione alta e più vicina mentre dal cielo i militari armati di fucili M27 le offrivano fuoco di copertura. Per un momento pensó di accasciarsi dietro una roccia a riprendere fiato e magari farsi un bel pianto, perché... "Mi hanno lasciata indietro", ripeté fra sé e sé. L'avevano abbandonata, come avevano sempre fatto tutte le persone di cui si era fidata ciecamente, del resto. "È così allora che io morirò... Da sola, lontana da casa mia...", con lo sguardo perso nel vuoto credeva di avere ormai i minuti contati. Ma si sbagliava. All'improvviso si ritrovò il cuore in gola, coltello alla mano recuperato dallo stivale destro perché l'arma che gettó a lato opposto sapeva essere ormai priva di munizioni, e la lama sulla gola dell'uomo dal viso amico che però si fermò dal reciderla.
« Dobbiamo andare! »
❝ Tu...! ❞, rispose la bionda.
« Mi ringrazierai più tardi! ». Bancroft la afferró per un polso e la trascinó via con lui. Se le gambe del soldato sembravano non conoscere alcuna stanchezza, quelle di Sarah avevano iniziato a tremare trovando difficile mantenere il passo, almeno inizialmente. Lui la spronava, e sentirgli il palmo stringerle così forte il polso da farle male l'aiutó ad aggrapparsi a quel suo gesto per tornare lucida e reagire per accelerare il passo e scampare alla morte, di nuovo.
❝ Torniamo a Kanpur! ❞
« No, il piano d'emergenza prevede di dirigersi verso Haldia! »
❝ C'è una cosa che devo fare! ❞
« Sarah...! »
❝ Fidati di me. Ho amici che potrebbero aiutarci. ❞, amici era una parola grossa. Ma che avesse una grande e importante rete di relazioni che avrebbero consentito loro di varcare il confine con la Cina in seguito all'obiettivo nascosto dietro Kanpur... Era noto anche a lui.
;; off
Un episodio tragi-comico lo definirei.
Ve l'aspettavate una Sarah così? Ci saranno molte sorprese nel corso di quest'opera.
Se vi va lasciate un feedback!
Buon proseguimento!
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