xᴠɪɪ. fear of helplessness

New York, 31.12.2021

‧ ‧ ‧ 𝘐𝘯 𝘚𝘢𝘳𝘢𝘩'𝘴 𝘮𝘪𝘯𝘥 ‧ ‧ ‧

Ranicchiata su una lastra di ghiaccio Sarah aveva continuato a singhiozzare, pianse fino alla nausea e fitte allo stomaco dovute in parte a quella che le pareva fame. Tremava, gli occhi rossi erano ancora persi nel vuoto e sentendosi lentamente spegnere non riuscì a impedire che le palpebre si chiudessero. Forse sarebbe stato meglio dormire, magari al suo risveglio si sarebbe svegliata da qual terribile incubo perché non poteva essere altrimenti: Non poteva essere reale. Ma d'altra parte era forte anche il pensiero che forse una volta persa coscienza non sarebbe più riuscita a riprendersi. Tentò con tutte le sue forze di rimanere sveglia ma non fu possibile, non ci riuscì una volta smesso di singhiozzare e si addormentò con la speranza nel cuore ancora caldo a seguire un ritmo lento che questo potesse mettere fine alla sua solitudine.
(...)   « Svegliati. Sarah, svegliati. Apri gli occhi.». Una voce femminile la incoraggiava a sfuggire dalle braccia di morfeo, e con non poca buona forza di volontà iniziò a scacciare la nebbia che attorno alla propria mente le teneva nascosti i pensieri. Fu un risveglio graduale. Lentamente riaprì gli occhi, più volte sbatté le palpebre, vedeva appannato, ma più riacquistava lucidità e più le veniva semplice mettere a fuoco i due calici di vino posati su di un tavolino davanti al divano sulla quale era sdraiata con un coperta blu adagiata sui piedi.
La distanza fra le sopracciglia si ridusse quando lei le fece avvicinare e sul volto della bionda nacque un'espressione confusa.
Come era arrivata fino alla vecchia dimora, una villa a tre piani, che ormai da due anni aveva abbandonato assieme alla sua vecchia vita da giovane scapestrata... ? Ma certo, le tornò in mente, quella sera lei e il suo compagno avevano fatto tardi dopo una cena romantica ed era convenuto che passassero lì la notte. Si guardò attorno, del suo lui non vi era traccia nel salotto.   ❝ Amore...? Sei in cucina? ❞   Domandò la bionda con la voce ancora impastata, la gola e le narici secche come se avesse preso freddo durante quel sonno. Forse sarebbe convenuto anche accendere i riscaldamenti sotto il pavimento. Lentamente si alzò per mettersi a sedere, a gran fatica perché in realtà si sentiva ancora molto spossata. I piedi toccarono terra, come si aspettava il pavimento era freddo ma nonostante questo si alzò e si diresse verso la cucina con un piccolo sorriso stampato sulle labbra alla ricerca del suo amato. Poi dei rumori, più precisamente dei passi, la spinsero a guardare verso l'alto quando le capitò di passare vicino le scale, queste portavano ai piani superiori. Cosa era andato a fare al piano di sopra...? Non lo sa.   ❝ Amore...? ❞   Lo chiamò ancora lei, nessuna risposta se non ancora quel rumore di passi con l'aggiunta di quello simile al trascinamento di mobili.
Chiaramente c'era qualcosa di molto strano. Fece retrofront per prendere le scale e con cautela le salì. Qualcosa, forse il suo sesto senso, le disse di fare piano, di camminare in punta di piedi e in silenzio non appena raggiunse il nuovo pianerottolo. Su di esso affacciavano due porte, alla sua destra il bagno mentre a sinistra la camera da letto che lei era solita utilizzare, ed é proprio questa che nota avere la porta socchiusa, da lì provenivano i rumori uditi dal piano terra.
Il sorriso sul volto di Sarah scemó, le gambe si mossero avvicinandosi sempre più pericolosamente a quella porta a cui bastò una leggera pressione della mano sinistra per aprirsi, offrendo la vista sull'interno della camera da letto la cui luce era accesa, e la scena che si presentò davanti alla donna non era solo una stranezza ma un altro dei suoi più terribili incubi in vita già sperimentati.

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