xxɪɪ. apocalypse
New York, 31.12.2021
‧ ‧ ‧ In Sarah's mind ‧ ‧ ‧
Un'eclissi parziale era in corso e c’era una montagna di corpi maleodoranti sulla quale si era ritrovata senza sapere né come né per quale ragione. Semplicemente in un attimo aveva riaperto gli occhi ed era lì, a giacere su quelli che alcuni riconosceva amici, conoscenti, familiari, amori perduti e ritrovati con la faccia rivolta verso il basso ammassati come un mucchio di polvere e macerie: le rovine dell'umanità. La sua disperazione raggiunse il culmine quando l’occhio si posò su un esile corpicino di cui poteva sentire ancora un richiamo nella sua mente e una richiesta d'aiuto, una voce ancora acerba dall’ingenuità di una gioventù attraente. Sarebbe riuscita perfino a dar lei un colore, un profumo e un’emozione che solo il cuore di una madre può conoscere, perché non c’è verso tra i più lodevoli di egregissimi poeti che possa anche solo avvicinarsi nell'esprimere ciò che una madre può provare nei confronti della creatura che il Signore tramite lei ha messo al mondo. Procedendo a gattoni, spezzando ossa e sgualcendo stracci, lo raggiunse. ❝ No... No, no, no! ❞ disse a fior di labbra raccogliendo a sé il bambino. ❝ Amore mio... Mi dispiace... ❞ continuò trattenendo il vomito da chinata su di lui sotto il peso della sofferenza e i peccati commessi in vita. Risalirono i primi singhiozzi, manifestazione di un dolore troppo forte da essere inconcepibile per altri. ❝ È tutta colpa mia... ❞, lo aveva abbandonato una volta, voleva sapesse che non era mai stata sua la colpa né che sarebbe stata più sua intenzione ripetere quell'errore ancora. Presto o tardi... lei lo avrebbe seguito, ne era convinta. Ma in un mondo raso letteralmente al suolo da chissà quale straordinaria calamità non vi era se non il pensiero di una delle più raccapricciante delle fini: la fame. ❝ Ma sta tranquillo... La mamma verrà a prenderti. Non ti lascerà più da solo... ❞ affondò in fine il viso nell'incavo del collo di lui abbandonandosi a un pianto straziante alla sua memoria.
« Non è reale. » una voce proveniente alle sue spalle la fece trasalire e poi voltare. Gli occhi gonfi vennero accecati da una luce che divenuta sempre più intensa iniziò ad assumere una forma a poco a poco più umana. Da quella si palesò un ragazzo, di qualche anno più grande del suo, dagli occhi azzurri e i capelli chiari, così chiari da poterli distinguere di colore bianco come la luce che aveva attraversato per raggiungerla in quel tempo e luogo sconosciuti. Lo scenario intorno a loro faceva pensare all'Apocalisse, ed egli l'avrebbe commentato, forse un po' deriso perché incubo ricorrente di molti, se non fosse stato che la donna non l'avrebbe certo potuto comprendere. Come lei non credeva di essere semplicemente vittima di un inganno indotto dalla sua mente nella quale sarebbe rimasta rilegata fino all'assolvimento da tutti i suoi sensi di colpa. O in alternativa il ritorno alla vita, come per miracolo. L'unica cosa che rimaneva reale era il dolore alla quale continuava ad aggrapparsi, che da sempre veniva visto come la sua casa. Sarah fissò con aria interrogativa quel giovane dall'espressione tesa e lo sguardo che puntava ora lei ora l'altro. Allora non era più l'unica sopravvissuta a quel massacro...? «Guardalo, abbi coraggio: scoprirai che non mento. » disse risoluto, ma in realtà stava morendo un po' dentro anche lui nel riconoscere il suo stato di agonia in cui chissà da quanto era immersa. A quell'invito la donna abbassò il mento e seppur con qualche riserva - il timore di rovinare per sempre il ricordo che di suo figlio aveva guardando in faccia la sua morte - si separò da lui a sufficienza per potergli accompagnare il viso a rivolgersi verso l'alto. Da lì ella scoprì che quel figlio... Non era il suo. ❝ Cosa/... ❞ mormorò sfiorando con i polpastrelli della destra l'espressione anonimo del fanciullo laddove al posto dei solchi, e poco più a sud dei rilievi, avrebbero dovuto trovarsi occhi e labbra appartenenti al figlio che tanto avrebbe continuato a piangere se solo l' illusione non fosse stata spezzata dall'intervento di quell'altra creatura. Tornò ad accostare il mento alla spalla espirando rumorosamente. Lui era ancora lì. ❝ Lui è/... ❞ « No, lui non è tuo figlio. Non è qui. » rispose prontamente lui senza neanche darle modo di terminare la formulazione di quel pensiero; farlo avrebbe reso solamente le cose più difficili se voleva aiutarla a fermare quell'assurdo loop da farle recitare sommessamente delle strazianti preghiere e così rivoltare perfino gli angeli nelle loro comode poltrone bianche di zucchero filato; perché era così che lui li immaginava dal basso della dimensione in cui galleggiava. « Chiunque tu pensi di riconoscere qui dentro, non lo è. » proseguí indicando il massacro sotto il loro peso con un ampio gesto della mano. « Sei capitata nei peggiori dei tuoi frammenti. Mi dispiace non essere venuto a recuperarti prima ma... » accompagnandosi con quelle parole verso di lei le tese una mano. « Non sono stato avvisato del tuo arrivo. », concluse. Sarah era però tutt'altro che propensa a lasciar andare tutto il resto. Nonostante le rivelazioni nuove la sua mente tornava al lutto e con le braccia stringeva di nuovo in seno il bambino senz'anima e senza volto. Il giovane cambió espressione e mortificato mantenne la mano a mezz'aria tra loro. « Permettimi di aiutarti cosicché tu possa tornare a vederlo, nella vita... O nella morte. »
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