XVI; 𝐇𝐞𝐥𝐩 𝐦𝐞

Anthony venne svegliato quella stessa sera, un sussulto e con il cuore in gola che hatteva veloce come un tamburo.
Un tuono spezzó l'aria e la pioggia si abbatté forte contro i vetri dea finestra, quasi volesse entrare all'interno della stanza per ripararsi anch'essa da quel diluvio universale che irrompeva all'esterno.

La candela si era spenta.
Lui aveva ancora il cuore in gola, non riusciva a prendere più sonno e, allungando la mano, aprì il cassetto, tirando poi fuori un fiammifero per accendere di nuovo la candela sul comodino.

Quando la fiamma si accese e illuminò a malapena la stanza quadrata, si accorse che il letto di Alastor fosse vuoto e lui non si trovava lì.
Era strano, ma non ci diede molto peso.
Scese dal letto, percorrendo il pavimento in pietra a piedi nudi per raccogliere dei vestiti impilati per bene su una sedia in legno con la seduta in vimini intrecciato e li indossò aveva freddo.

Mentre fece ritorno a letto, un altro fulmine divise il cielo in due e la finestra si spalancò a causa del forte vento che tirava.
Immediatamente,  lo sguardo di Anthony ricadde sulla finestra, ma si accorse che non fosse solo.
Il cuore gli salí in gola e iniziò  a sudare freddo: il vampiro dei Carpazi era lì, sulla finestra.

Gli occhi gialli spiccavano nella semi oscurità; riconobbe immediatamente i suoi tratti.
Non li avrebbe mai dimenticati siccome quel vampiro era particolare.
Era spiccato al suo occhio e non avrebbe mai dimenticato il suo viso.

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Era da solo.
In quel momento non aveva nemmeno un'arma con sé, la paura non gli faceva ricordare dove l'avesse messa.
Alastor non c'era, non sapeva che fine avesse fatto e lui non aveva nessuna esperienza nell'uccidere  i vampiri.
Si trovava con le spalle al muro.
Era spacciato.

《Cosa ci fai tu qui ? Sei venuto a vendicarti per dei dannati fiori ?》
Un sorriso spiccó  sulle labbra del minore.
Era nervoso, tremava tutto ma cercava di non farlo vedere all'altro.
Solo che gli sarebbe bastato un soffio potente per farlo crollare a terra sulle sue stesse gambe.

Il vampiro non parlare.
I suoi vestiti erano sgualciti, rovinati e bagnati dalla pioggia.
Erano ancora bianchi, non aveva cenato e non voleva essere lui la sua cena.
Si mosse piano e in silenzio.

Tutti i sensi di Anthony finirono in stato di allerta, rigido come un palo.

Quegli occhi ocra e accesi come due fari lo stavano guardando, senza però parlare.

《Giuro che ti avverto l'ultima volta.
Un altro passo e ti finisce una pallottola nel cranio.
Sei avvisato.》

Ma l'altro sembrava non averlo sentito, anzi.
Continuava ad avanzare come se nulla fosse, fino a quando...successe l'impensabile: crollò.
Ma non fu Anthony, il vampiro era letteralmente crollato sul letto di Alastor, la testa premuta nel cuscino e il corpo steso sul materasso.

Si presentò una buona occasione per lui per farlo fuori ma ...sembrava morto già?

Quindi il biondino, muovendosi cautamente verso il corpo, prese la candela dal comodino e la avvicinò al letto per osservare quel vampiro meglio da vicino.

Per poco non gli cadde la candela dalla mano, quando vide l'altro spostarsi in una maniera brusca e il cuore gli salí nuovamente nella gola.

Un sospiro si innalzò tra quelle coperte e lui fece un passo all'indietro; doveva trovare quella maledetta arma.

L'altro però non sembrava reagire.
Era rimasto fermo, lo sentiva respirare a fatica e, solo nel momento inbcui spostò la candela lungo il suo corpo per illuminarlo,  si accorse di una grossa macchia rossa che andava a impegnare le coperte e che partiva dal suo addome.
Il vampiro era ferito; ecco perché non lo stava attaccando.

《Aiutami...》
Un flebile sussurro gli uscì dalle labbra. Una voce rauca, bassa e calma...diversa da quella che aveva utilizzato durante il loro incontro.
Anthony spostò nuovamente la candela fino ad appoggiarla sul comodino, illuminare meglio quella parte del letto e notare come lui aveva spostato la testa dal cuscino, spingendola di lato e guardandolo.
Gli occhi socchiusi in due fessure, in cui si vedeva appena il colore chiaro delle loro iridi.
《Non uccidermi.》
Il tono del vampiro era supplichevole.
Sull'orlo della disperazione.
Stava perdendo sangue e più tempo passava più il respiro del vampiro sembrava diventasse più debole.
Gli occhi pesanti, tanto che le palpebre stavano continuando ad abbassarsi e lo notava che aveva proprio difficoltà a tenerli aperti.

Ma Anthony invece non voleva avere pietà per lui.
Sua madre era stata uccisa da uno di quei mostri.
Loro non avevano avuto pietà per lei, perché doveva averla per loro ?

《Tu sei un vampiro.》
Anthony strinse i pugni.
L'altro non rispose.
Passarono pochi secondi, prima che il biondo sibilò un:《fanculo.》

Si allontanò velocemente dal letto su cui giaceva il vampiro.
Strappó un pezzo di coperta dal suo letto, poi prese una bacinella e la riempí di acqua da rubinetto, la appoggiò sul comodino e guardò poi il vampiro.
Respirava a malapena e sembrava conciato davvero male.
Aveva gli occhi chiusi.

Le dita titubanti del ragazzo si allungarono verso il suo corpo, lo sfiorarono fino a farlo voltare a pancia su.
Per fortuna aveva solo una camicia, quindi facile da sbottonare.

Il vampiro non si accorse di nulla, nemmeno quando sfilò il bottone dall'ultima asola e si avvicinò al fianco per ispezionare meglio la ferita: per quelle poche volte in cui aveva seguito Alastor al medico legale, in giro per Londra, riuscì a capire anche che tipo di ferita fosse.

Ferita da taglio; arma perfettamente liscia, i bordi della ferita combaciano perfettamente con un pugnale a stiletto.
Prese  dei pezzi di tessuto e li immerse nell'acqua, bagnando appena la ferita dal sangue  in eccesso.

Poi fece una fasciatura temporanea,  dopo averla pulita e infine osservò il vampiro.
Stava dormendo; respirava ancora.
Non era morto.

Eppure...era convinto che loro fossero dei morti viventi.
Che non respirassero.

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