XXXVII. A Lavoro

Yennefer

Era agitata. Continuava a lanciare tutti i propri vestiti in aria per la stanza, investendo anche il letto di Zalia. Sbuffò affranta.
Doveva esserci per forza qualche dettaglio sfuggito. La sola idea la stava facendo impazzire.

Un gridolino isterico si liberò dalle labbra, scappando dal suo controllo, e si lasciò cadere sul letto. Non le piaceva il piano di Orion, le sembrava davvero campato in aria e quasi auto distruttivo, ma continuava a chiedersi quali altre soluzioni avessero.

Yennefer chiuse gli occhi, provando a prendere grossi respiri. Si grattò nervosa i polsi, liberandoli da alcuni elastici per capelli, che avevano iniziato a lasciarle il segno, oltre che fastidiosi pruriti. Si alzò i capelli in un alto chignon.
Sentì bussare alla porta e sbuffò piano. «Avanti.»

Robert si affacciò e inclinò il capo. Aggrottò le sopracciglia, forse sorpreso dal suo regno del disordine. Prima ancora che potesse parlare, Yennefer alzò la mano. «Lo so, è un disastro. Ma in mia difesa, di solito sono meno disordinata di così-»

Robert ridacchiò. «Ah, davvero?» Si poggiò alla parete e incrociò le braccia al petto. «Ho sempre avuto la sensazione che fossi disordinata. Quando ci incontrammo in treno, avevi una borsa che sembrava pronta ad esplodere. Ho escluso una bomba ad orologeria, quando hai iniziato a sbatterla alla disperata ricerca delle gomme da masticare.»

Yennefer ridacchiò e scosse il capo. «Tu sembri un maniaco dell'ordine da come sistemi i capelli, sai?»

Robert si portò una mano tra i ciuffi scuri, spingendoli all'indietro. Scrollò le spalle. «Sono una frana anche io. Ormai Altair ha smesso di rubarmi maglioni perché il disordine del mio armadio lo terrorizza.» Si guardò attorno.

In poco tempo calò il silenzio. Yennefer non trovava imbarazzanti quei momenti. Di solito detestava le persone che si ostinavano a riempirli, anche con argomentazioni assurde. Si guardò la punta dei piedi. Non riusciva a smettere di pensare, però, ai propri genitori. Si aggrappava disperatamente alla speranza che fossero ancora vivi.

Robert si passò una mano in volto, accarezzandosi il mento. Si sistemò il collo del maglione. «Niente ancora?»

Yennefer scosse il capo. «No... non so a cosa pensare. Credo davvero ci sia qualcosa qui, che Orion abbia ragione. Eppure... sono confusa. Non so.»

Robert si avvicinò piano e Yennefer scivolò lateralmente. Le posò una mano sulla spalla, cercando di darle conforto. Trovava divertente le sue espressioni del corpo. Si irrigidiva ogni volta che cercava di esserle vicino. Come se avesse dimenticato come si facesse. «Non preoccuparti. Risolveremo.» Le circondò le spalle con un braccio.

Yennefer sospirò piano e posò il capo contro la sua spalla, quasi all'altezza del petto. Fissò la parete davanti a sé e osservò la vecchia foto di famiglia, che avevano preso dalla casa di sua zia. C'erano i suoi genitori sorridenti, la abbracciavano, quando lei e Zalia erano ancora due ragazzine. Zia Eleonore teneva tra le mani una torta enorme e un cappellino buffo di Natale. Suo padre, invece, indossava un copricapo simile alle corna di una renna e la madre rideva divertita.

A volte le sembrava che la risata di sua mamma rimbombasse ancora nella sua mente.

«Dove ti sei persa?» Robert attirò l'attenzione. Il suo profumo all'acqua di colonia le invase la mente. Scosse il capo, accoccolandosi ancora un po' vicino a lui, che la tenne stretta comunque a sé.

«Emani calore-»

Robert ridacchiò. «Ah ecco, ora si spiega. Mi sembrava strano tutta questa propensione improvvisa all'affetto umano.»

Yennefer gli mollò un pugno sul ginocchio, facendolo sussultare. «Cretino.»

«Nonostante io sia a favore del femminismo, mi duole ammettere che picchi come una femminuccia-»***

Yennefer gli pizzicò il fianco e sorrise soddisfatta, quando lo sentì lamentarsi appena. «Hai finito?»

Robert annuì. Iniziò a fissare anche lui di fronte a sé. Yennefer seguì il percorso del suo sguardo e lo vide soffermarsi sulla stessa fotografia. Sentì il suo corpo irrigidirsi di colpo.
Yennefer aveva sempre visto i propri genitori come delle persone fantastiche. Erano stati sempre presenti, amorevoli e non avevano fatto mancare loro nulla. Ricordava ancora l'intera giornata trascorsa al parco, tutti e quattro, perché suo padre aveva deciso di insegnare a Zalia a guidare una bicicletta. Fu divertente perché sua sorella dopo qualche metro in completa libertà, si voltò a urlare felice. Poco dopo si schiantò in un cespuglio.

Sorrise quasi senza accorgersene, perdendosi tra quei piccoli ricordi. Le mancavano quegli attimi di pura spensieratezza, in cui i problemi sembravano un ricordo lontano.

Fissò Robert con la coda dell'occhio. Era abbastanza sicura che i suoi pensieri fossero completamente diversi. Gli accarezzò appena il braccio. «E tu? Dove ti sei perso?»

«In ricordi poco piacevoli.»

Yennefer si allontanò appena e lo osservò di sbieco. «È strano. Tutta questa storia lo è.»

Robert si guardò attorno. Si alzò, avanzando verso la foto e la fissò con curiosità. Teneva le mani nascoste nelle tasche dei pantaloni. «Avevi i capelli corti.»

Yennefer storse il naso. «Già. Me li tagliò mio padre. Era una frana. Usò una scodella-»

«Rasò anche i nostri capelli. Sai dovevamo portarli corti. Orion sembrava sul punto di piangere, mentre fissava le ciocche ai suoi piedi.» Robert ridacchiò. «Per quanto li abbia detestati, credo che alla fine i tuoi genitori non fossero poi così diversi da noi. Eseguivano degli ordini. Forse credevano davvero in qualcosa, non saprei. Non penso minimamente che io, Arthur o Orion siamo superiori. Abbiamo ucciso tante di quelle persone in guerra. I loro volti li ricordo ancora, quasi tutti. Seguivamo gli ordini.» ripeté.

Yennefer si morse l'interno guancia. Non osava immaginare quanto potessero essere dolorosi quelle immagini, ma dalla voce malinconica di Robert poteva intuirlo. Si tirò di nuovo in piedi e si passò le mani in volto. «Dai. Aiutami a cercare e a mettere sottosopra questa stanza.»

Robert si voltò a guardarla e inarcò un sopracciglio. «Capisco che il primo appuntamento sia stato semi disastroso, ma non immaginavo di certo che il secondo prevedesse di iniziare a scavare nei tuoi cassetti-»

Yennefer acciuffò un cuscino e glielo lanciò in pieno volto. «Oggi ti sei svegliato simpatico?»

Robert sorrise e raccolse il cuscino da terra. «In realtà lo sono sempre stato. Tu eri troppo impegnata a lanciarmi occhiatacce cariche di odio e a dubitare di ogni mia parola-»

Roteò gli occhi al cielo. «Non avevo tutti i torti o sbaglio, soggetto due?»
Lo vide irrigidirsi di colpo e si paralizzò. Il suo tono era scherzoso, ma non aveva mai pensato a quanto quelle parole potessero agire sulla sua mente. Yennefer gli andò incontro e gli prese la mano. «Stavo scherzando. Va bene, te lo concedo, sono stata un po' stronza.»

Robert abbassò lo sguardo su di lei. Gli occhi color nocciola saettarono sulla sua figura e le sorrise appena. Allungò una mano, spostandole un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Yennefer trattenne il fiato per qualche istante, eppure le sembrò infinito. «Non credo che troverai risposte così.»  Si allontanò un po', arretrando.

Yennefer lesse nel suo sguardo quasi una battaglia. Ricordava ancora le parole di Syria, quando aveva raccontato che avesse lasciato la donna che amava per tenerla al sicuro, lontano dalla Serpents Agency. Robert prese ad aprire alcuni cassetti. Si avvicinò a una scatola abbandonata in un angolo della stanza e iniziò a scavare al suo interno. Osservò un orsacchiotto di peluche e si voltò a guardare Yennefer. «Era tuo?»

«Sì, ma quando nacque Zalia lo regalai a lei...» Yennefer gli sorrise e inclinò il capo. «Sei arrabbiato per prima?»

«Cosa? No.» Robert scosse il capo. «Certo che no. So che lo dici scherzosamente, solo che quando sento quelle parole, i ricordi iniziano a vorticare e sento uno strano senso di vertigine. Preferirei non lo facessi...»

Yennefer annuì. «Certo.»

Sentirono bussare alla porta. Yennefer aggrottò la fronte, quando vide Orion entrare, tenendosi una mano davanti agli occhi.
L'ultima volta che avevano parlato, avevano discusso animatamente. Yennefer lo aveva accusato della morte dei suoi genitori e Orion aveva precisato con tanta poca delicatezza che i signori Cortez erano degli stronzi.

Robert inarcò un sopracciglio. «Perché diavolo stai facendo così?»

«Posso entrare?» Orion ghignò. «Non vorrei assistere al preciso istante in cui concepisci il mio futuro nipote-»

Robert si alzò di scatto, rigido come un automa. Afferrò l'orsacchiotto e glielo lanciò contro. Orion sbriciava tra le dita premute davanti agli occhi. Afferrò al volo il peluche e lo lasciò cadere su uno dei letti. «Sto scherzando, non offendetevi.» Ammiccò in direzione di Yennefer, che si ritrovò a roteare gli occhi al cielo infastidita.

«Hai finito?» Robert lo guardò male.

«Stavo cercando insieme anche ad Al e Zalia. Secondo me sarebbero carini insieme, non trovate? Quando finiremo questa storia, dobbiamo parlare concretamente delle nuove relazioni. Credo di dover trovare una ragazza a Leon. O un ragazzo, dipende.»

Robert si passò le mani in volto, esasperato. «Stai divagando. Qual è il problema?»

Orion annuì. «Giusto, scusate. Leon mi ha detto che tra un po' un suo amico sarà qui. Dove mi nascondo?»

Yennefer credeva che ormai se Michael avesse scoperto di Orion non sarebbe stato un gran problema, dato che aveva fatto parte della squadra di ricerca dei piccoli detective.

Robert si massaggiò le tempie. «In camera di Al sarai ben nascosto. Credo.»

Orion scrollò le spalle, li lasciò soli poco dopo. Yennefer lo trovava confusionario, quasi come se avesse il superpotere di stordire le persone che lo circondavano. Orion era caotico e aveva la netta sensazione che dieci anni di solitudine non fossero state particolarmente d'aiuto per la sua mente, già abbastanza scombussolata di per sé.

Robert seguì la figura dell'amico, senza nascondere un velo di preoccupazione. Yennefer decise di riportarlo alla realtà, picchiettando sulla sua spalla.

L'uomo si girò a fissarla. «Uhm, scusa. Dimmi.»

«Credo che, invece, Michael lo verrebbe a sapere comunque... Alla fine è stato d'aiuto alla famiglia, potrebbe esserlo ancora.»

«È un ragazzino. Voglio solo tenerlo lontano dai guai.»

Yennefer storse il naso. Ormai erano del tutto dentro quel problema più grande del previsto. Sbuffò scocciata e roteò gli occhi al cielo. «Va bene. Dobbiamo continuare a cercare adesso.» Aveva le idee così confuse. Negli ultimi tempi non sapeva più a chi credere. Non aveva idea se fidarsi del proprio istinto fosse la scelta giusta. La sua mente continuava a urlarle che non potevano fidarsi del tutto di Orion, non le trasmetteva sicurezze. Ma Robert sì. A poco a poco aveva scavato nella sua anima, cercando di darle delle rassicurazioni.
Aveva ammesso di aver odiato la sua famiglia, così tanto da desiderarli tutti morti. Però, nonostante quello che gli avevano fatto, credeva che non fosse solo colpa dei suoi genitori, che facessero parte tutti di un progetto e un gioco molto più grande di loro.

«Li troveremo.»

Ancora una volta sembrava pronto a insinuarsi nella sua mente. Yennefer agitò un vecchio maglione sul letto, svuotando tutto il cassetto. Sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi e, istintivamente, alzò lo sguardo verso l'alto, provando a ricacciarle indietro.

Sentì il profumo di Robert farsi più vicino. Le afferrò un polso, costringendola a voltarsi verso di lui. Le sorrise gentile. Le asciugò alcune lacrime con i pollici, con delicatezza. Il suo tocco era gentile e Yennefer percepì un crampo attorcigliarle lo stomaco, così forte che ebbe la sensazione di venir meno. Fissò i suoi occhi color nocciola, perdendosi quasi in essi, sentendosi risucchiata. Robert le accarezzò le guance. «Non c'è nulla di male a crollare, sei umana anche tu, nel caso non te ne fossi accorta...» La prese in giro.

Yennefer sbuffò, scoccandogli un'occhiataccia. «Hai finito di comportarti come un idiota insopportabile oggi?»

Robert ghignò. Sentiva il suo respiro sempre più vicino, il naso sfiorò il suo con delicatezza e inclinò appena il capo. Yennefer si alzò sulle punte dei piedi. Lo sentì sussurrare appena in un soffio sulle sue labbra. «Voglio solo che non vi succeda nulla... non posso permettermi che a causa mia ti accada qualcos-»
Yennefer lo afferrò per il colletto della camicia e socchiuse gli occhi, tirandolo a sé.
Fece scontrare le loro labbra e sentì quelle di Robert distendersi appena in un sorriso. La mano dell'uomo prese ad accarezzarle il collo, facendola rabbrividire, quando entrambi sussultarono perché Arthur entrò in camera, battendo un pugno contro la porta. Teneva lo sguardo basso sul cellulare. «Riesci a credere che Syria contatta ancora Orion?»

Yennefer pensò che Robert fosse sul punto di uccidere i suoi migliori amici. «Mai avuto il talento del tempismo, ma oggi sì...» lo sentì mormorare, mentre ascoltava Arthur. D'istinto gli prese la mano.

Yennefer era abbastanza stordita per ragionare in modo lucido. La sua mente continuava a riproporle gli attimi di poco prima come un tormento.
Piacevole tormento, in effetti.

Robert, poi, si allontanò, roteando gli occhi al cielo. Affondò le mani nelle tasche dei pantaloni. «Syria che contatta Orion... ma che novità.» lo guardò storto.

Arthur sbuffò scocciato. «Orion dice che non si fida. E ho motivo di dargli ragione-»

«Che cosa strana. Tu che sei d'accordo con Orion...» Robert sorrise sornione e Yennefer ridacchiò appena.

Arthur si dondolò sui talloni. «Ho forse interrotto qualcosa?» Inclinò appena il capo.

«Oggi avete deciso di farmi fastidio, per caso?»

Arthur scrollò le spalle. «Sai, com'è. Vecchi risentimenti...» sogghignò.

Yennefer sentiva ancora il cuore martellarle in gola e le orecchie andarle a fuoco. Con una scusa uscì dalla stanza. Iniziò a scendere le scale, raggiungendo poi gli altri in salotto.
D'istinto, mentre camminava, si accarezzò le labbra e sospirò piano, poggiandosi contro un mobile della cucina, persa ancora nei meandri degli attimi precedenti.

Orion era in cucina, a bere una spremuta d'arancia. Leon, Eris e Andromeda erano attorno a lui, a chiacchierare. Yennefer li raggiunse, versando anche lei del succo in un bicchiere.
Sentiva gli occhi scuri come la pece di Orion addosso. Si voltò a guardarlo bruscamente e inarcò un sopracciglio. «Vuoi per caso una foto per osservare meglio?»

L'uomo ridacchiò. «Mi sei simpatica, davvero. Quindi quando vi ho lasciati soli non è successo nulla?»

Yennefer gli scoccò un'occhiataccia. Andromeda sbadigliò annoiata. «Qui in questa casa c'è troppo amore nell'aria ultimamente.»

Altair li raggiunse. Aveva gli occhi sgranati e sembrava in preda a una crisi isterica. «Ho lasciato Zalia con Izar. È troppo disordinata, sto rischiando di impazzire-»

Orion ridacchiò. «Allora, vediamo se ho capito bene. Adesso verrà un tuo amico, giusto?» Si rivolse a Leon, che annuì.

Il ragazzo sorrise divertito. «A proposito di amore... ha una cotta per Eris.»

Yennefer sorrise divertita. Ci aveva fatto caso anche lei, forse tutti lì.

Eris sgranò gli occhi. «Cosa? Quell'idiota? Anche no-»

«Ma se scrive le tue iniziali sul quaderno-»

«LEON!» Eris lo guardò storto.

Orion sorrise soddisfatto. «Allora se prova ad avvicinarsi e ti dà fastidio gli faccio male-»

Altair alzò una mano. «Tecnicamente tu dovresti nasconderti, sai com'è.»

«Sei troppo teso, Al. Perché non chiedi a Zalia di farti un massaggio?» Andromeda fece scontrare il proprio bicchiere con quello di Orion.

Altair si irrigidì. Si voltò a guardare di scatto, muovendosi quasi come un robot arrugginito, Yennefer, che si limitò a scrollare le spalle.

Robert li raggiunse poco dopo, tenendo tra le mani una cornice. Yennefer la riconobbe subito. Dovette cercare di far ricorso a tutta la propria forza interiore per non innervosirsi. Sua zia era molto legata a quella vecchia foto di famiglia e anche lei e Zalia. «Che ci fai con quella?!»

Robert si avvicinò piano. Le circondò le spalle, come ad abbracciarla. Yennefer non aveva ancora realizzato quando Robert aveva compreso che abbracciarla l'aiutasse a calmarsi, ma si rilassò appena. «Non era quella che avevate in camera. Era tra gli scatoloni di Zalia...»

Orion gliela strappò dalle mani e, subito dopo di lui, Altair lo imitò, rigirandosela tra le dita. Avvisò Andromeda di andare a chiamare Zalia e Izar. In poco tempo si riunirono tutti in cucina. Yennefer si scambio un'occhiata confusa con sua zia Eleonore.

«Che succede?» Zalia inclinò il capo.

Altair le porse la foto. «Ti ricordi? La prendemmo a casa tua. Quando trovammo la prima chiavetta usb...»

Zalia annuì. «E quindi?»

Yennefer la osservò. «E quindi è la stessa foto che ha zia...»

Arthur li interruppe. «Ricordo bene che durante l'attacco di Max mi chiedesti di recuperarla...» Si rivolse ad Eleonore, che si massaggiò i boccoli.

«Sì... perché mio fratello mi regalò quella cornice con quella foto, dicendomi che erano ricordi meravigliosi. E che non voleva perderli...» La donna abbassò lo sguardo.

Yennefer notò lo sguardo che Orion e Robert si scambiarono. A loro si aggiunse Arthur, che corse su per le scale, seguito a ruota dagli amici. Yennefer afferrò sua sorella per la mano e corsero lungo le scale. Orion strappò dalla parete la foto e la voltò. La estrasse dalla cornice. All'improvviso un sorriso felice gli illuminò il volto. Yennefer si protese in avanti per poter leggere con tutti loro.

Dietro la foto c'erano una serie di lettere e numeri. Avevano la formula del siero.


*** elijah (stesso prestavolto di Robert) dice la stessa cosa.

Angolino

È stato estenuante cercare di farvi percepire il mistero che ci fosse la stessa foto ben due volte😂
Alla prossima

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