XXIV. Verità
Leon
Erano riusciti a rubare la chiavetta usb. Si sentiva così elettrizzato, mentre era in auto con Andromeda. Certo, la mano lesta era stata sua sorella, dato il suo gesso ingombrante, ma si era sentito un po' come un agente segreto sotto copertura mentre telefonava Zalia con un numero anonimo, distraendola.
Era seduto accanto ad Andromeda, che guidava diretta verso casa. Si sentiva stranamente eccitato. Si chiese se fosse quella sensazione a spingere suo fratello, quel brivido di pericolo a tenerlo in vita.
Più pensava ad Orion, più si aggrappava alla speranza che potesse essere ancora vivo. Ci voleva credere ad ogni costo. Ne aveva bisogno.
«È stato divertente.» commentò, guardando distrattamente fuori dal finestrino. A volte abbassava ancora lo sguardo sul proprio gesso, lasciandosi trasportare da un leggero sorriso. Il fatto che tutti si fossero stretti attorno a lui, in un abbraccio di protezione lo rendeva felice.
Andromeda fece un piccolo ghigno soddisfatto. «Siamo decisamente una famiglia di piccoli criminali.»
Leon scrollò le spalle. «Probabile. Alla fine scorre nel nostro sangue, no? Per cui credo sia anche giusto.»
Sua sorella gli accarezzò i capelli scuri.
Il suo sguardo era preoccupato comunque. Leon era felice che l'avesse coinvolto, lo aiutava a tenersi distratto dai recenti avvenimenti.
Ricordava ancora quel terrore che aveva invaso ogni fibra del suo corpo. Credeva davvero che non sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo. E si era domandato sulle ultime parole che aveva detto ai suoi fratelli. Forse non diceva loro abbastanza quanto li amasse.
Abbassò lo sguardo sulle proprie vans e sospirò piano. «Ti voglio bene.»
Erano fermi al semaforo. Andromeda aggrottò la fronte e si voltò a guardarlo. Inclinò appena il capo. «Che succede?»
Sbuffò stanco. «A volte penso di non dimostrarvelo abbastanza. Discutiamo spesso, anche su cosa vedere alla televisione. Insomma, quando ero legato a quella sedia mi sono chiesto se fossi davvero un bravo fratello e-»
«Ti voglio bene anche io, Leon. E ti assicuro, sappiamo tutti quanto ci ami. Spero tu sappia che lo stesso vale per noi. Sei il mio fratellino nerd insopportabile.»
Leon ridacchiò e si portò una mano agli occhi. Si asciugò quelle piccole lacrime di commozione, con la manica della felpa, prima ancora che potessero solcargli le guance. «Ci vieni con me a vedere Star Wars?»
«Dillo che mi odi.»
Riprese poi a guidare, quando il semaforo divenne verde. Leon aveva bisogno di sua sorella, l'adorava, nonostante i suoi modi un po' rozzi a volte. Ciondolò il capo, aveva bisogno di parlare. Chiacchierare fino allo sfinimento per non concedersi momenti liberi: la sua mente avrebbe viaggiato indietro alla sera precedente.
A volte gli sembrava ancora di avere le allucinazioni. Vedeva quel soldato ovunque, in ogni angolo della strada.
Sorrise appena, stemperando la paura. «Avresti dovuto sentire Zalia come era arrabbiata a telefono. Si innervosiva tantissimo, mentre mi fingevo un operatore telefonico completamente stupido.»
«Sei stato molto bravo.» Sua sorella sorrise soddisfatta.
Arrivarono a casa, insieme corsero su per le scale, raggiungendo Eris, che era ancora in camera con Michael e la si sentiva parlare già da fuori.
Leon era abbastanza sicuro che lo stesse tormentando sul progetto di Shakespeare, ormai erano agli sgoccioli e avevano quasi concluso tutto.
A volte sua sorella sembrava un generale e credeva che qualche dittatore del passato si fosse impossessato del suo corpo.
Andromeda aprì la porta ed entrambi si infilarono in camera. Michael era disteso sul letto, con un cuscino in volto, come se volesse soffocarsi.
Eris lo guardava in cagnesco. «Hai capito o no? Come tu faccia ad avere voti così alti con quella zucca vuota mi resta ancora un mistero.»
«Vi prego, uccidetemi.» Michael sorrise poi a Leon, che si ritrovò a ridacchiare.
A volte sua sorella sapeva davvero essere esasperante.
Eris scosse il capo e alzò lo sguardo su di loro. «Allora, l'abbiamo copiata in tempo e l'ho messa poi nella camera di Zalia, per fortuna Yen era al bagno. Vi abbiamo aspettato prima di vederne il contenuto.»
Michael sorrise sornione e scrollò le spalle tranquillo. «Ho sentito Yen che dava un nome a Robert: Oliver Richard.»
Leon annuì. Avevano un po' di informazioni racimolate, potevano davvero fare qualcosa. Andromeda, invece, si lasciò cadere sul letto che aveva improvvisato accanto a quello di sua sorella per la notte. «Io ho preso il gelato... oggi pomeriggio dopo i corsi anche loro leggeranno il contenuto della chiavetta e Altair ha organizzato la serata gelato e pizza, così per distrarvi da quello che è successo.»
Leon sorrise amareggiato. Certo, da un lato era felice di poter essere vicino alla verità sulla sua famiglia e su Orion, eppure era terrorizzato dall'idea che si fosse soltanto illuso che suo fratello potesse essere vivo. Voleva crederci, ne aveva bisogno.
Aveva solo anche molta paura.
«Bene, allora iniziamo.» Eris prese il proprio portatile e lo posò sul letto. Tutti si affacciarono incuriositi, anche Michael ormai era completano convolto da quel mistero. A volte Leon si chiedeva perché volesse star così vicino a tutti.
Ricordava ancora le parole di Max, l'uomo che li aveva rapiti: "Mi dispiace doverti far fare la stessa fine di tuo padre".
C'era una vocina in lui che gli suggeriva che, in realtà, ci fosse qualcosa che l'amico non gli stesse dicendo.
Poi si ripeteva che fosse troppo paranoico e che pensar male fosse uno dei migliori talenti di tutta la sua famiglia.
Andromeda si appollaiò al suo fianco. Si sentiva al sicuro quando i fratelli erano vicini. «Comunque...» stava smanettando col telefono tra le mani; ogni tanto aggrottava la fronte, nel frattempo che Eris litigava col pc che a volte sembrava non voler dare segni di vita. «Oliver Richard è un importante scienziato, dicevo che il nome mi era familiare. Ha uno studio nella mia università, al MIT. Possiamo andare a cercare di parlargli per avere informazioni, d'altronde non ci conosce e non è un professore dei miei corsi, non rischierei che mi bocci a vita.»
Michael sussultò appena. «Non è un po' azzardato? Credo che anche gli altri vogliano fare lo stesso, no?»
Eris sbuffò, premendo ripetutamente la barra spaziatrice, più in un gesto di stizza che con l'effettiva esigenza. «Sì, ma oggi Arthur e Robert dovevano discutere con una certa vecchia amica, quindi, considerando che domani Zalia ha l'incontro con l'agente della Serpents, abbiamo un giorno di vantaggio su di loro per poter indagare.»
Leon sorrise. «Allora domani andremo dal professore Richard. Per caso sappiamo anche dove vive? Anche perché nel caso non lo trovassimo in ufficio, potremmo presentarci a casa sua.»
Andromeda ghignò. «Ho già chiesto ad Ivy di trovarmi le informazioni che ci servono. Domani faremo un passo in avanti rispetto agli altri.»
Leon annuì, non poteva che esserne più felice. Era certo che se avessero trovato Orion per primi, sarebbero riusciti ad aiutarlo, senza rischiare di consegnarlo davvero alla polizia. Non voleva credere che suo fratello fosse capace di arrivare a tanto, ma Altair era troppo rancoroso e sofferente, a tal punto che, spesso, il dolore gli annebbiava la mente, spingendolo a fare azioni di cui si sarebbe pentito col tempo. «Eris, ci siamo?»
Sua sorella prese un grosso respiro e aprì i file della cartella. Sgranò appena gli occhi. C'erano così tante documentazioni da farla spaventare. File su file su tutti i lavori e progetti effettuati per il governo.
Leon aggrottò la fronte, osservando i vari progetti di costruzioni di armi di ogni genere, anche chimiche e biologiche.
«Beh, proprio santi non lo erano-» Michael si lasciò sfuggire un commento.
Eris storse il naso «Lavoravano per il governo e l'esercito, sicuramente non progettavano vasi per i fiori.» Aggrottò la fronte e aprì un altro file. Leon aveva notato come fosse salvato sotto il nome di: prove.
Eppure, leggendo quelle parole, sentì il cuore schizzargli in petto dalla felicità. C'erano conversazioni intere salvate, tra Drew Cortez e suo fratello Orion.
"Probabilmente non ti è chiaro. Io risparmio la vostra vita e voi mi tenete in vita e mi date TUTTI i nomi che mi servono.
Io vi tengo lontano dai pericoli e voi mi aiutate a tornare dalla mia famiglia."
"Moriranno tante persone."
"Vuoi unirti a loro? Me lo devi, Drew. Avete rovinato le nostre vite. È il minimo che possiate fare."
"Cosa mi assicura che non cercherai di fregarci e ucciderci?"
E poi c'era una foto. Avrebbe voluto piangere. Il volto di suo fratello era sullo schermo. Era lui, non una vecchia foto. La barba gli copriva parte del volto e i capelli erano appena più lunghi. Gli occhi erano ricoperti da occhiaie violacee ed ebbe la sensazione che non se la stesse passando bene, tutt'altro.
"Potrete dimostrare alla polizia che sono vivo e denunciarmi. Avete le prove adesso.
Quindi, ora inizia a spillarmi nomi. Sono otto anni che cerco di raggiungere tutti. Adesso che vi ho trovato, non mi lascerò sfuggire quest'occasione."
"Va bene. Ti invio i file decriptati."
"Ottimo."
"Orion? Se dovesse succederci qualcosa, devi difendere le mie figlie."
"Fidati, Drew. Non torcerò nemmeno un capello alle ragazze. La famiglia è l'unica cosa che conta."
Leon si voltò a guardare sua sorella Eris. I suoi occhi erano annebbiati dalle lacrime. Sapeva bene che la frenesia di trovare Orion adesso fosse più forte di prima. Avevano un vantaggio, sicuramente, ma presto anche Altair e gli altri avrebbero letto quelle informazioni.
Non avrebbe saputo spiegare quanto fosse felice. Il fatto che da quelle parole trasparisse tutto il desiderio di tornare a casa di suo fratello lo rendeva euforico. Avrebbe voluto urlare, correre ovunque e saltare. Le mani presero a tremargli. Se avesse potuto avrebbe cominciato a gridare a squarciagola per casa. Avrebbe anche rubato un'auto e cercato suo fratello per tutta Boston.
Andromeda gli posò una mano sulla spalla, stringendola appena. Non avrebbe saputo spiegare come, ma Leon riuscì a percepire la felicità semplicemente dal suo tocco.
Non voleva credere che finalmente si sarebbero riuniti tutti. Non voleva illudersi, ma adesso non era più soltanro una speranza. Suo fratello era davvero vivo.
Si mantenne calmo, facendosi trasportare di nuovo alla realtà, quando Eris posò il pc.
«Quindi se andassimo da Oliver Richard, ci sarebbero ottime probabilità di incontrare Orion.» Aggrottò la fronte.
Leon annuì e si avvicinò a sua sorella, lasciandosi abbracciare. Andromeda sembrava imperscrutabile, ma era chiaro che un piccolo sorriso avesse iniziato a far capolino sul suo volto.
«Non ci credo... non ci credo.» Eris si portò le mani in volto. La voce era spezzata appena da piccoli singhiozzi di sollievo. Leon si scambiò un'occhiata con Michael e tutti abbracciarono sua sorella.
Trascorsero il resto della giornata a studiare. Eris sembrava non voler parlare di quello che era successo la sera prima.
Voleva solo lasciarsi sopraffare dagli impegni, come se così potesse smettere di pensare. La conosceva bene e sapeva che se avesse continuato in quel modo il crollo sarebbe stato inevitabile.
Anche se era difficile comunque concentrarsi. Ogni istante iniziavano a rievocare vecchi ricordi di famiglia. La verità su Orion aveva acceso una strana euforia generale.
Dovevano comunque fingere di non esserne a conoscenza, sebbene sarebbe stato difficile. Gli altri avrebbero potuto insospettirsi.
Leon accompagnò comunque Michael alla porta. Aveva chiamato un Uber per tornarsene a casa. «Ehi.» gli afferrò il braccio. L'amico si voltò a guardarlo, inarcando un sopracciglio.
Michael era sempre stato il ragazzo più allegro che avesse mai conosciuto, adesso vederlo così abbattuto lo rattristava. I capelli biondi sembravano quasi sbiaditi dalla tristezza e il sorriso spento. «Mi dispiace per tutto quello che ci è successo... è colpa mia. Se non aveste cercato me, non saresti finito in questo macello.»
Michael gli posò una mano sulla spalla. «Sei il mio migliore amico, Leon. Per te andrei anche all'Inferno okay? Non è colpa tua. Non è colpa nostra. Continuiamocelo a ripetere.» Gli sorrise gentile. «Noi siamo amici e lo saremo sempre. Ci riprenderemo.» Batté un pugno contro il suo e lo salutò.
Leon sospirò piano. Attese che l'amico se ne fosse andato prima di chiudere la porta. Adesso doveva stare vicino a sua sorella. Non avrebbe saputo spiegare a parole il loro legame. Percepiva il suo dolore ed era anche in parte suo. Se Eris era felice, allora lo era anche lui. Se stava male, allora condivideva la sua sofferenza. Salì velocemente le scale, richiudendosi la porta della camera della sorella alle spalle.
Eris era seduta sul letto a leggere un romanzo di Shakespeare per le prove. Glielo sfilò dalle mani e si distese sul letto al suo fianco. Non avevano bisogno di parole. La tirò a sé e cominciò ad abbracciarla. Restò lì vicino a lei tutto il tempo necessario. Le posò un bacio sulla fronte e la vide sorridere appena. «Andrà tutto bene, okay?»
Eris annuì. «Sono stanca e mi fa male la testa.»
Leon sorrise quando vide la porta aprirsi, dopo una spinta col muso di Anita. Il cane si accoccolò ai piedi del letto, poggiando solo il muso sul materasso. Eris le accarezzò il testone e socchiuse gli occhi.
«Dai riposati. Poi questa sera mangeremo gelato fino a ingozzarci.»
Sua sorella ridacchiò appena. «Non vedo l'ora che Orion torni a casa... lo mangeremo con lui.»
Leon annuì con un gesto deciso del capo. «Certo. Torneremo ad essere felici come prima.»
«Secondo te gli siamo mancati? Cioè, se avesse sentito la nostra mancanza, allora perché non ci hai mai cercati? Nemmeno per un istante.»
A Leon apparve strano quel discorso di Eris, soprattutto perché era sempre stata lei la più razionale dei due. Sebbene fosse la più piccola di famiglia, era stata la prima ad avere metabolizzato il lutto di Orion. Leon ipotizzò che proprio quella razionalità adesso fosse crollata, insieme a tutte le loro piccole certezze. «Non lo so... penso però che avesse un buon motivo. Lui-lui non ci avrebbe mai abbandonati, lo sai...»
Eris sfregò la testa contro il cuscino e annuì. «Non vedo l'ora di abbracciarlo.»
Angolino
Ed eccoci qua.
Non era un grandissimo segreto secondo me. Vi ho fatti dubitare, certamente, ma come poteva essere protagonista un morto?😂
Comunque sia alla prossima, pronta a sentire gli scleri di QUALCUNO.
Grazie per il sostegno a questa storia. Sono un paio di giorni in cui tutto ciò che produco non mi entusiasma.
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