xxiv. la parte nascosta
༉ ⋆ ೃ 𝐅𝐎𝐑𝐒𝐘𝐓𝐇𝐈𝐀 ... !
𝖺 𝚆𝙾𝙾𝚂𝙰𝙽 𝖿𝖺𝗇𝖿𝗂𝖼𝗍𝗂𝗈𝗇 ❨ 𝙰𝚄 ❩
ooi. 𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑸𝑼𝑨𝑻𝑻𝑹𝑶
📞💕 — 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘷𝘦𝘥𝘦
𝗂𝗇 𝗎𝗇 𝗆𝖺𝗋𝖾 𝖽𝗂 𝗀𝗂𝗈𝗋𝗇𝗂 𝖿𝖾𝗅𝗂𝖼𝗂, 𝖺𝗇𝗇𝖾𝗀𝖺 𝗅𝖺 𝗆𝗂𝖺 𝗆𝖾𝗇𝗍𝖾.
TW: AUTOLESIONISMO
Erano le quattro del mattino quando San spense, finalmente, il cellulare e si mise accanto a Wooyoung per dormire.
Le ore precedenti le aveva passate facendo ricerche su internet per capirne qualcosa di più sull'autolesionismo. Insomma, cosa fosse nello specifico, come coglierne i segnali, come poter aiutare le persone che ne soffrono.
Il passato non si poteva cancellare, e nemmeno le cicatrici che portava sulle braccia, però poteva impedirne la creazione di nuove, cambiando il suo futuro.
Rimase qualche attimo a guardare il ragazzo addormentato e a pensare a quanto potesse aver sofferto. Da quel momento, se Wooyoung fosse stato male, lui ci sarebbe stato. Avrebbe asciugato le sue lacrime, baciato le sue ferite, protetto la sua felicità, colmato i suoi vuoti e curato i suoi dolori. Per qualsiasi, qualsiasi cosa, San l'avrebbe ascoltato.
Vide le sue cicatrici e si sentì improvvisamente solo. Le fissava e pareva che attorno a lui non vi fosse nulla, se non buio. C'erano solo i suoi occhi stanchi e rossi e i bianchi segni del ragazzo. Limitrofo c'era solo il nero totale. Insomma, nuvole di pensieri, angosce, paure e paranoie. I pensieri erano come scarabocchi nella sua testa, quelli che si fanno a lato del quaderno quando non vale la pena di seguire una lezione, e questi diventavano sempre più invadenti e faticosi da sopportare. Successe tutto in qualche manciata di minuti, eppure San stava impazzendo nel provare a comprendere.
E la cosa peggiore era che, quel senso di vuoto e, allo stesso tempo, di pesantezza che si impossessavano di lui nel guardarlo non erano nulla in confronto a ciò che aveva provato Wooyoung per anni. Stava male, ma male per davvero non come quando si finge, non come quando il male è passeggero e passa con una lunga dormita. No, lui faceva una lunga dormita sperando poi di non svegliarsi. E invece si svegliava. Si svegliava e continuava la sua cazzo di vita da ragazzino di quattordici anni come se nulla fosse, perché è anche questo ciò che fanno le persone che stanno male: vivono. Anzi no, sopravvivono. Si, in conclusione tirano avanti.
A scuola nessuno se ne accorgeva: aveva gli occhi gonfi e diceva d'esser stanco perché aveva dormito poco per guardare un film o studiare; aveva le maniche lunghe anche a maggio e diceva di avere sempre freddo; scappava in bagno e scoppiava a piangere e diceva semplicemente di aver preso un brutto voto.
Ma Wooyoung non era completamente solo, non si è mai completamente soli a che quando si sta vivendo il peggio. C'è sempre qualcuno che ti aiuta a vedere che, alla fine del tunnel, c'è sempre una piccola luce. E quel qualcuno è lì per te, è li per far bruciare la fiamma e far si che non si spenga. Per il moro, il punto bianco in mezzo al nero, era stato Seonghwa.
Gli aveva insegnato che, per quanto possa essere difficile, dopotutto c'è un lieto fine. Lui gli portava del cibo anche quando avrebbe voluto fare di tutto tranne che mangiare, gli sorrideva per dargli un po' di coraggio ogni volta che lo incrociava tra i corridoi, gli passava un fazzoletto da sotto la porta quando lo sentiva singhiozzare. Per farla breve, basta dire che era stato per anni il suo angelo custode e che, comunque, ora non aveva smesso di prendersi cura di lui ma aveva semplicemente mandato un aiutante: Choi San.
Quest'ultimo, continuando a guardarlo si asciugava una lacrima con la manica del pigiama e chiuse gli occhi sdraiandosi accanto a lui. Accarezzò i suoi capelli e respirò il suo profumo sperando che stesse facendo qualche bel sogno, poi sussurrò vicino al suo orecchio qualche parola che non avrebbe mai ascoltato.
«Finche io sarò qua, nessuno ti potrà fare del male.. E se sarai tu a volerti fare del male, lo supereremo insieme.. Però parlami Wooyoung, dimmi le tue paure, i tuoi demoni, i mostri che ti tormentano tutti i giorni. Parlami di te, per quanto possa essere difficile.. Ho bisogno di sapere come stai..»
Ormai sommerso da tristi lacrime, si mise a pancia in sù a braccia conserte, osservando il soffitto buio. Rimase così, cercando di spegnere il suo fottuto cervello, fino a quando non si addormentò sfinito.
Il mattino arrivò prima del previsto, ma nessuno dei due se ne accorse. Tra il caldo piumone del letto di San, i due continuavano il loro meritato riposo. Fuori pioveva, ma il croscio dell'acqua non era abbastanza forte per svegliarli, o forse loro non erano abbastanza rilassati per lasciarsi svegliare.
A Wooyoung non piaceva la pioggia, per nulla. Lui era un tipo da sole. La luce lo rendeva pieno di energie, vitale e felice. Da sempre si stupiva e si compiaceva per le piccole cose e aprire gli occhi trovandosi attorno a lui un limpido cielo azzurro era una di queste.
Il sole scaldava le sue ossa e la sua pelle, i colori del mondo erano più vivaci e la giornata prendeva un'altra piega.
San, invece, era l'esatto opposto. Il clima piovoso e quasi invernale, lo faceva sentire calmo, in pace con sé stesso. Si sedeva alla scrivania e anziché studiare chiudeva gli occhi ascoltando i rumori dell'acquazzone, oppure guardava le gocce fare a gara sul vetro della finestra. Il profumo di bagnato e umido che la pioggia lasciava, lo faceva sentire a casa.
Il loro amore era proprio come l'arcobaleno che si crea quando si unisce il sole alla pioggia.
Era quasi mezzodì quando il piccolo aprì gli occhi, le sue prime parole della giornata furono «Che palle..», espressione che pronunciò non appena vide il tempo fuori casa.
Si stiracchiò e alzandosi per andare al bagno, si era ripreso dalla sera precedente e ora la sua vita sarebbe continuata come sempre, quella che era cambiata, invece, era quella di San.
Si fece una doccia rapida - ormai casa Choi era casa sua - e quando tornò in camera, senza svegliare il suo fidanzato, aprì l'armadio rubandogli dei vestiti. La cosa migliore era il
profumo che il corvino lasciava su ogni suo indumento. Non importava quante volte essi potessero essere stati lavanti, il profumo di San era inconfondibile e non se ne andava mai.
Stringendosi nella calda tuta, notò infondo all'armadio un vestito tutto rosso.
Lo prese tra le mani convinto di averlo già visto da qualche parte e, dopo poco, si rese conto che quell'abito apparteneva ad Isabel. "Chissà da quanto tempo lo tiene qua" pensò appoggiandolo sulla scrivania.
IL POMERIGGIO
«E..Emma?» fece insicuro San, notando la ragazza mora uscire da casa di Isabel.
«Oh! - esclamò lei, sistemandosi i capelli - Ciao San!» salutò senza trattenersi, dirigendosi in fretta verso la sua auto e lasciandolo confuso e pieno di domande.
Il corvino bussò alla porta della sua ex ragazza che, nel giro di qualche secondo, gli aprì e lo fece accomodare in stanza.
«Emma?» sillabò lui, spalancando gli occhi e indicando l'uscio.
Isabel rise nervosamente, «Ci sono un paio di cose che non sai..» disse impacciata.
«Di certo questa non me la aspettavo»
«Beh, ma io non sono l'unica con delle novità.. Vero, Jung Wooyoung?» insinuò lei.
San diventò tutto rosso in volto, poi, prendendo coraggio disse «Presumo te l'abbia raccontato Emma.. Comunque.. Mi piace davvero quel ragazzo, voglio fare le cose per bene con lui.. Anche per questo sono venuto a portarti gli ultimi vestiti che avevi lasciato da me.. Me ne ero dimenticato» spiegò.
I due si misero a chiacchierare come se fossero sempre stati amici, nonostante "amicizia" era un termine che nessuno avrebbe mai usato per descrivere il loro rapporto. Parlarono di Isabel e su come ella non si volesse dare etichette, «A me piacciono le persone e basta» diceva lei, mentre San ancora non sapeva qualche fosse il suo orientamento sessuale. «Non devi farne un dramma, se non lo capisci subito lo capirai con il tempo. Non hai mica una data di scadenza come il cibo!»
Ascoltandosi parlare di Wooyoung ed Emma, si resero conto di quanto fossero diversi e di quanto la loro relazione fosse stata tossica e sbagliata, sotto ogni punto di vista. Semplicemente non erano fatti per stare insieme e, avere rapporti con altre persone, li aveva aiutati a capirlo,
«Almeno ci ha aiutato a crescere» disse lei.
Poco prima che il ragazzo lasciasse la casa, Isabel lo bloccò per fare un'ultima cosa.
«Mi sono comportata da stronza. Anzi, sono stata una stronza per un sacco di tempo. Mi dispiace per come ti ho trattato, per come ho trattato il tuo ragazzo e.. Si, praticamente per come ho trattato mezza scuola. Ma soprattutto per te. Negli ultimi mesi ero proprio al limite e scusami se ti ho fatto del male, se ti ho sempre urlato addosso e se ho fatto stupide scenate.
Stare con Emma mi sta aprendo gli occhi sul mio passato e mi ha detto che non è mai troppo tardi per scusarsi..
Mi dispiace davvero San, ti ho rovinato delle settimane e probabilmente dei mesi; so che non posso cambiare il passato, però non succederà più» si sfogò con le lacrime agli occhi, ricevendo in cambio un grande abbraccio e delle parole di conforto.
༄˚ ༘ ༉ ⋆ ೃ⁀➷ 𝚊𝚞𝚝𝚑𝚘𝚛'𝚜 𝚗𝚘𝚝𝚎 📞💕
uhm ciaooo :)
dai almeno questo capitolo è finito bene❤️❤️
basta non ho grandi comunicazioni da dare spero che stiate bene vvb <3 uhm dovevo postare ieri ma ovviamente 😅👍🏻 mi sono dimenticata che dire, strano
ah si il 23 ovvero tra un giorno ovvero mercoledi posto una nuova storia se volete il dt ditemelo eeee bho basta ciao amichetti
giulia
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