viii. domande domande domande

𝐅𝐎𝐑𝐒𝐘𝐓𝐇𝐈𝐀 ... !
𝖺 𝚆𝙾𝙾𝚂𝙰𝙽 𝖿𝖺𝗇𝖿𝗂𝖼𝗍𝗂𝗈𝗇 ❨ 𝙰𝚄 ❩
ooi. 𝑪𝑨𝑷𝑰𝑻𝑶𝑳𝑶 𝑶𝑻𝑻𝑶
🀄️📌 — 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘦












𝖽𝖾𝗇𝗍𝗋𝗈 𝖽𝗂 𝗆𝖾 𝗁𝗈 𝗎𝗇 𝖽𝗂𝗌𝗈𝗋𝖽𝗂𝗇𝖾 𝗋𝖺𝗋𝗈.







«Sei ancora più in ritardo dell'altro giorno» disse Emma aprendo la porta per la seconda volta in una sola settimana.
«Quanto sei fiscale!» esclamò Isabel, piombandole in casa come se fosse la propria.
«Prego, comunque» sussurrò l'altra, alzando gli occhi al cielo.

«Hai deciso l'argomento?» chiese la bionda, una volta che entrambe furono in camera, «Uhm.. No? Avevi detto che l'avresti fatto tu»
«No, io non mi ricordo!»
«Isabel, me l'hai scritto ieri al telefono. Dopo le litigate ti sei stufata e hai deciso che l'avresti scelto tu. Non so, vuoi vedere?» replicò schietta, cercando già il messaggio del giorno precedente.
Lei sbuffò, «Fallo tu, poco mi importa. Basta finire questo progetto orribile!»
«Dovremmo almeno provare ad andare d'accordo, non credi?»
«Si, però non so se mi va.»

Dopo un paio di secondi, Emma rispose a tono, «Io penso che ti farò cambiare idea.» e, subito dopo queste parole, abbozzò un sorriso.
«Cioè?»
«Lo scoprirai»
«Cosa vuol dire?!»
«Oh, mamma mia! Quante domande che fai! Riesci a stare in silenzio per un po'? Sai, sto cercando di fare ciò che non hai fatto tu!»

Mentre la più piccola tra le due cercava al computer un argomento che potesse piacere ad entrambe, Isabel si guardava attorno. Si alzava dalla sedia nella stanza e girava, si sedeva sul letto, guardava le fotografie e tutti gli oggetti sulle mensole; «Quando hai finito di curiosare per camera mia, magari mi aiuti mh?»
«Non mi va. Mi diverto di più cercando di indovinare la persona che sei» rispose lei, incrociando le braccia e continuando a esaminare ricordi appesi su una tavola di sughero.

Emma scosse il capo, si alzò e si posizionò proprio qualche centimetro dietro di lei, mise le mani sui fianchi e, con voce sicura, finalmente parlò: «Oppure potresti semplicemente provare a conoscermi di più, tipo che ne so, avendo con me una conversazione pseudo normale?»
Isabel sobbalzò, non l'aveva sentita arrivare e, quando si girò, non si aspettava di certo di trovarla così vicino al suo viso imbronciato.

«Magari ti piaccio anche» aggiunse alzando un sopracciglio e sporgendosi leggermente più in avanti. «Non.. Non c'è nessuna possibilità che questo accada!» esclamò spostandosi in fretta, indietreggiando.
«Datti una possibilità per scoprirlo»
«Ehm.. Continuiamo? Ho.. Ho pensato che potremmo fare una ricerca sulla storia della fotografia.» disse un poco impacciata.
«Ah, quindi un cervello ce l'hai
«Che intendi dire?»

«Intendo dire che, dopo tutte le cattiverie che hai detto su me o sui miei amici, nemmeno pensavo che ne avessi uno.» sbottò.
«Ero arrabbiata»
«Ti sembra una scusa?»
«Quello aveva guardato San»
«Quello ha un nome»
«Eh, Woo-coso»
«Wooyoung»
«Si, lui. Continuava a fissare San»
«E quindi? Ti senti così poco sicura della tua posizione da dover litigare in questo modo?»

Quella conversazione - che per l'esattezza stava prendendo una brutta piega - venne interrotta da qualcuno che bussò, improvvisamente, alla porta della stanza.

«Em? Io escAh! Sei in buona compagnia oggi» esclamò entrando.
«'Buona' non mi sembra l'aggettivo più corretto - disse ridacchiando e guardando la ragazza - però si, in compagnia di certo
«È il tuo fidanzato?» chiese Isabel con un filo di voce, forse per non farsi sentire da lui.
La minore scoppiò in una fragorosa risata, «Ma ti pare?» fece prendendo fiato.

«Sono Hongjoong, piacere»
«Isabel. Perché ho l'impressione di averti già visto da qualche parte?» domandò con quella sua voce puntigliosa e fastidiosa.
«Oh, lui è il ragazzo di Seonghwa» informò Emma, indicandolo.
«Ah, ora capisco. Probabilmente ti ho visto fuori scuola o qualcosa del genere.»
«Può essere! Comunque io ora vado, ci vediamo domani - disse lasciando un bacio sulla nuca a Emma - Ciao!»

Quando Joong lasciò la stanza, arrivò il momento tanto atteso da Isabel: quello delle domande. Era incredibile come passasse dall'odiare la sua compagna di lavoro a riempirla di quesiti per sapere più su di lei.
«È tuo fratello?»
«Fratellastro. Mio padre è morto quando avevo pochi mesi e dopo cinque anni, mia madre, si è risposata. Hongjoong è stato per tantissimo tempo la persona più vicina ad una figura paterna o a un amico. Abbiamo un bel rapporto, gli devo molto» spiegò.

La bionda si limitò ad annuire, «E pensare che io credevo fosse il tuo ragazzo» disse.
Fece passare qualche istante, per poi riprendere a parlare: «Ne hai uno? Ecco.. Tu sai che sono fidanzata con Sannie, ma.. Io non so nulla di te»
«Questo non è vero»
«Che cosa?»
«Che non sai nulla di me. Ti ho appena riassunto la storia della mia famiglia»
«Dico in ambito sentimentale»

Emma non rispose, alzò le spalle e prese il computer ridacchiando, il suo intento era cercare un bel layout per la loro presentazione. Stranamente, le due, non battibeccarono più fino alla fine della giornata, ma in realtà nemmeno parlavano granché.

Più la padrona di casa guardava l'altra, più moriva dalla voglia di conoscerla meglio. Voleva sapere di lei, voleva cercare di comprendere i suoi comportamenti e, magari, aiutarla a diventare una persona migliore.

Si, insomma, una tipa che non se la prende persino con il semaforo che non cambia colore.

«Si è fatto tardi, forse meglio se vado»
Nella mente dell'altra balenò l'idea di invitarla a restare per cena, altrimenti avrebbe mangiato da sola. «Isabel..» iniziò a parlare, per poi fermarsi poco dopo. "Ma che sto facendo? Questa mi chiamava 'puttana' fino a tre ore fa!" pensò riprendendosi subito.
«Mh?», «No.. Nulla.»

«Dai, so che volevi dirmi qualcosa! Non me ne vado fino a che non vuoti il sacco!» replicò la bionda. Incredibile come fosse la maggiore tra le due ma anche la più infantile.
Fortunatamente, Em, trovò una soluzione all'istante: «Non ne ho uno».
«Di che cosa?»
«Il ragazzo dico, non ce l'ho»
«Ah.. Buono a sapersi

[ ... ]

«È mezz'ora che ti aspetto, sai?»
«Scusa, sono rimasto a parlare con alcune persone. Comunque potevi andare»
«Si, certo, e poi come ci arrivi a casa mia?»
Wooyoung stette in silenzio roteando gli occhi verso il cielo. «Non hai intenzione di dirmi che ho ragione?» chiese San istigandolo, «No, niente affatto.» rispose l'altro iniziando a camminare verso la strada.

«Dove pensi di andare, Wooyoungie?»
Questo si giro di scatto, fulminando il ragazzo con lo sguardo per come l'aveva chiamato.
"Devi stare calmo" si ripeteva.
«Quale è la tua auto?» chiese fermandosi in mezzo al parcheggio, «Quella» indicò il maggiore tra i due.

Il viaggio in macchina fu piuttosto silenzioso e una volta arrivati a casa consumarono il sushi comprato - da San, come promesso - qualche minuto prima.
«Se dovessi morire ora, sarei contento di aver mangiato questo come ultima cosa!» esclamò Wooyoung leccandosi le labbra e spargendo la salsa di soia su tutto il piatto.

L'altro, alle parole del più piccolo, sorrise istintivamente senza farsi vedere: era contento che, per una volta, avesse iniziato lui a parlare.
«È davvero molto buono» rispose.
«Grazie per avermelo offerto» disse guardandolo negli occhi.
«Figurati» fece bevendo un sorso di acqua.

Con lo stomaco pieno si diressero in camera dove, prima di riprendere il progetto - che non era ancora stato iniziato - ebbero modo di parlare un po'.

C'era da sottolineare che Wooyoung entrava facilmente in sintonia con persone, questo era proprio un dato di fatto. Gli piaceva stare in mezzo alla gente e non gli serviva molto tempo per entrare in confidenza con qualcuno. Tuttavia, con San, la situazione era leggermente diversa poiché farlo era davvero difficile. Non sapeva con certezza se potesse fidarsi o meno di lui, non sapeva cosa nascondesse dietro quella maschera e non sapeva nemmeno se gli sarebbe piaciuto ciò che avrebbe potuto trovare. Immerso nei suoi pensieri, mentre l'altro probabilmente parlava, capì che l'unico modo per comprendere questo ragazzo era cercare di conoscerlo.

«Io non ti capisco» disse ad un certo punto il minore, era sdraiato sul letto dell'altro come se fosse il suo e fissava il soffitto.
«Che?»
«Dico che io non ti capisco» ripeté mettendosi seduto a gambe incrociate, si trovavano uno di fronte all'altro.
«Grazie al cazzo, questo l'ho sentito. Puoi rendermi partecipe di quello che ti passa per la testa o devo tirare ad indovinare?»

«Ho una domanda per te»
«E fammela»
«Cosa ci facevi quella sera in un gay club, se dici tanto di essere etero?»

San trasalì.
Era arrivati quel fatidico momento e lui avrebbe soltanto voluto nascondersi da qualche parte o cacciare il ragazzo che lo guardava serio da qualche secondo. Cosa doveva dire?
Ma se nemmeno lui sapeva il motivo, come lo avrebbe spiegato a Wooyoung?













༄˚ ༘ ༉ ⋆ ೃ⁀➷ 𝚊𝚞𝚝𝚑𝚘𝚛'𝚜 𝚗𝚘𝚝𝚎 🀄️📌

CIAO💕💝💖💞💓
come state cuori <33
niente questo è il capitolo bho spero vi piaccia, ho parlato anche di emma e isabel per staccare un po' da i soliti due scemi, comunque basta il prossimo capitolo è ✨✨ fine ho finito le comunicazioni.
hongjoong special guest❤️
unico rilevante zero pensieri solo hongjoong

giulia

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