forty
[Outer space/Carry on — 5 Seconds Of Summer]
🌹 H A R R Y 🌹
«Harry, sono Robert.» La sua voce è provata, e non so per quale motivo.
«Cosa c'è?», gli domando subito; una strana sensazione mi preme sul petto.
«È per Ariel», dice, e la paura attraversa il mio corpo.
«Le è successo qualcosa?» Mille scenari diversi e tutti disastrosi in modo diverso si creano e susseguono nella mia mente così velocemente che mi fa male la testa. Se le fosse accaduto qualcosa non so in che modo potrei reagire.
Stephan mi ha detto che lei e Zayn si sono lasciati, ma non credo che tutto ciò — di qualsiasi cosa si tratti — riguardi questo. Sono passati giorni da quando è successo, e io sto fottutamente impazzendo.
«No, lei è...», inizia, ma poi segue una breve pausa. Lo sento sospirare e non so che cosa fare. «Non riesco a calmarla, potresti venire qui?»
Non so cosa sia accaduto, ma il modo in cui me lo chiede non mi fa esitare nel rispondergli neanche per un millesimo di secondo. «Arrivo subito.»
«Grazie», lo sento sussurrare prima di concludere la telefonata.
Vado velocemente verso la mia stanza e senza neanche cambiarmi recupero le chiavi e le scarpe, che indosso velocemente.
Stephan appare sulla porta mentre segue i miei movimenti.
«Cos'è successo?»
«Era il padre di Ariel. Devo andare da lei», lo informo, superandolo e raggiungendo la porta.
«Sta bene?»
«Non lo so», sospiro rumorosamente e mi faccio scorrere una mano tra i capelli.
Esco dal mio appartamento e vado verso le scale. Indosso soltanto dei pantaloncini da basket e una felpa, ma tutto ciò a cui riesco a pensare in questo momento è lei. Devo soltanto arrivare da lei.
Inizialmente, quando ho sentito la voce di Robert, la mia mente è corsa ad Andrew e agli altri bambini del reparto. È già successo una volta che mi chiamassero per avvisarmi che qualcuno di loro non era riuscito a superare quella notte, e il pensiero che potesse dirmi una cosa del genere mi fa stringere il cuore.
Se un giorno succedesse ancora?
Se un giorno Robert, o qualsiasi altro medico o infermiere di quel reparto dovesse chiamarmi nel mezzo della notte per dirmi che uno di loro ha smesso di combattere?
Ma loro non smettono e non smetteranno mai di farlo. Io sono ancora qui, e anche loro devono esserlo.
La neve ricopre le strade e sono sicuro di aver superato ogni tipo di limite, nonostante l'appartamento di Ariel sia a poca distanza dal mio.
Sosto l'auto ed entro nell'atrio, dove trovo Philip che mi saluta. Gli lancio una veloce un'occhiata prima di salire verso il suo piano. Mi fermo davanti alla porta del suo appartamento cercando di prepararmi a quello che potrei trovare al suo interno.
Solo che poi mi rendo conto che ho soltanto bisogno di vederla e di sapere che sta bene.
🌹 A R I E L 🌹
Sento la voce di mio padre ovattata, e non riesco a capire cosa stia dicendo o con chi stia parlando.
Le pareti di questa camera mi stanno costringendo tra di esse e non riesco più a respirare. È come se mi stessero impedendo di lasciarle andare, come se volessero soffocarmi tra di loro.
Ho pensato di farlo una volta. Ho pensato che la vera sfida sarebbe stato restare, ma adesso è finita. Mi arrendo: ho smesso di combattere.
Io ci ho provato, ho provato a far funzionare tutto, ma forse non l'ho fatto abbastanza.
Mio padre ha tentato più volte di farmi cambiare idea, ancora una volta e anche quella dopo, ma questa è diversa. In questa ci sono in gioco io; c'è la Ariel che ho perduto e che non so se voglio davvero recuperare.
Il suo sguardo quando gli ho urlato contro mi ha spezzato il cuore, perché so bene che anche lui ci ha provato. Forse è quello che ci ha provato più di tutti. Ha combattuto, si è rialzato e ha continuato a farlo in ogni singolo istante. Volta dopo volta, caduta dopo caduta, sfasciato e con le ossa ammaccate era ancora lì, a sorreggersi sulle sue gambe per tenersi in piedi fino alla volta successiva. Vorrei essere forte anche soltanto la metà di quanto lo è lui.
La porta della mia camera è chiusa, ma riesco a sentire alcune voci attraverso di essa. C'è una seconda voce, oltre a quella di mio padre. Il tono è più basso, quasi rauco. Harry.
Perchè è qui?
Mi avvicino alla porta per ascoltare meglio le loro parole, ma la confusione nella mia testa e i vari pensieri che continuano a rincorrersi non me lo rendono possibile.
Seguono poi dei passi e mi allontano dall'anta, mettendomi di fronte ad essa. Questa si apre, rivelando la ragione principale delle mie incertezze.
Chiude la porta dietro le sue spalle e si volta, incrociando il mio sguardo.
«Cosa ti è successo?», gli domando quando mi accorgo della piccola cicatrice e del livido sul suo zigomo destro. Istintivamente mi avvicino a lui allungando la mano sul suo volto, ma ritraendola prima di toccare la sua pelle.
«Non è niente», minimizza. La sua voce adesso è piatta, quasi vuota mentre volta la testa dall'altra parte.
«Harry.»
«Un piccolo incidente, sto bene.»
«Dovresti metterci qualcosa», dico continuando a guardarlo, anche se lui non sta facendo lo stesso con me.
«Potresti farlo tu», replica, voltandosi finalmente verso di me. «Non sarebbe la prima volta.»
La sua allusione porta me a distogliere lo sguardo dal suo. Quella è stata la prima volta in cui Harry ha cercato di baciarmi. Chissà dove saremmo adesso, se quel libro non mi fosse scivolato.
«Zayn ti ha lasciata?», mi domanda non aspettando neanche una risposta da parte mia. La curiosità trabocca da ogni singola parola che pronuncia.
Sapevo che prima o poi l'avrebbe scoperto, ma non so per quale motivo non volevo che accadesse.
«Tanto è quello che fanno tutti, no?» Scrollo le spalle prima di incrociare le braccia al petto.
Harry indossa una grande felpa nera e dei pantaloncini da basket grigi. Ai suoi piedi ci sono delle Converse completamente nere, e credo sia la prima volta che non porta i suoi stivali.
Mi guarda e mi scava dentro con tutto quello che ha. Non dice niente, neanche una parola. Soltanto i suoi occhi nei miei.
«Perché?», chiede ancora, la voce bassa e roca.
Esito prima di rispondergli. «Perché sono stanca di continuare a combattere.»
«La tua unica nemica sei tu, Ariel», dice fermamente.
Non lo guardo. Un sorriso amaro curva le mie labbra per la verità delle sue parole. È come se lui mi conoscesse meglio di chiunque altro, nonostante gli spazi vuoti che ci dividono. Ha ragione, e ce l'ha come ogni volta.
«Non pensi a tutte le cose che potrebbero cambiare, se tu te ne andassi?», continua, quasi urlando le parole. «Non pensi a come starei io, se lo facessi?»
«Non riguarda più soltanto noi due, Harry. Non si è mai trattato solo di me e di te. Ogni nostra scelta ha condizionato e cambiato le vite di chi ci stava intorno», affermo, utilizzando il suo stesso tono. È sempre stato così.
«Scappare in questo modo non risolverà le cose», sussurra scuotendo la testa.
«Non sto scappando. Tornerò.» Ogni convinzione che credevo di avere vacilla, perché è lui a farmi sentire in questo modo. Harry sa che con lui non riesco a mentire, lo ha sempre saputo, e lo sa anche adesso. Sa di essere il mio punto debole.
«E se non succedesse?»
«Vorrà dire che è così che doveva andare.» Ammetterlo fa male, e adesso mi rendo conto che il mio dolore non ha limiti né confini.
In questo momento, immaginare di non rivederlo mai più, di non permettergli di guardarmi così intensamente come sta facendo proprio adesso, fa più male di quanto avessi mai immaginato. Fa male ovunque.
«Non lo stai dicendo davvero.» Harry scuote la testa ancora una volta e si lascia scorrere una mano tra i capelli.
«Ho bisogno di rivedere mio fratello e di vivere per davvero la morte di mia madre», dico, e non è una scusa. È la verità.
Questo è uno degli altri principali motivi per cui ho deciso di tornare a Portland. Ho bisogno di rivedere mio fratello e di assicurare a me stessa che sta cercando di andare avanti, che starà bene e che sarà felice.
Ho anche bisogno di rivedere Liam. Ho bisogno che le sue braccia mi rifugino e che mi parli come soltanto lui riesce a fare. Ho bisogno che mi prometta che andrà tutto bene anche se non è vero, e ho bisogno di lui.
Ma ho bisogno anche di mia madre. Ho bisogno di tornare nella sua camera, di sfogliare i suoi libri e di prendere i suoi vestiti tra le mani per sentire il suo profumo ancora impresso su di essi. Ho bisogno di rivedere il suo sorriso negli occhi di Todd e ho bisogno di darle il saluto che merita.
«Sai anche tu che non è soltanto per questo», sostiene Harry, tenendo il suo sguardo nel mio.
Distolgo il mio ancora una volta e mi allontano da lui.
Adesso so per quale motivo lui è qui, e so perchè mio padre gli ha chiesto di venire. Crede che Harry possa farmi cambiare idea, perchè lui riesce a rendermi più vulnerabile di quanto già non sia.
«Cazzo, Ariel, parlami! È questo ciò di cui hai bisogno. Tu hai bisogno di parlare, di reagire. Hai bisogno di lasciare a tutte le emozioni che ti costringi a tenere fuori di attraversarti, per poter tornare a vivere.» Sta urlando ancora e sussulto leggermente alle sue parole, ma non lascio che mi tocchino. È questo quello che faccio, e lui ha ragione ancora una volta.
«Non ho bisogno di parlarne, maledizione! Ho soltanto bisogno di chiudere con tutto questo.»
Tutti continuano a dirmi che è questo quello che dovrei fare, che dovrei parlare. E sono stanca che la gente mi dica quello che devo fare. Sono stanca di chi crede di avere il diritto di sapere come io stia davvero; di chi se ne appropria senza che io glielo chieda. Sono stanca di stare male, di vivere con questo persistente dolore nel petto che mi toglie il respiro.
Mentirei se sostenessi di non essere spaventata, di non aver paura. La paura è presente in ogni singola fibra che mi compone, ma ho bisogno di lasciarmi il passato alle spalle. Ho bisogno di lasciare indietro il dolore e tutti i segni della mia auto distruzione.
«Di chiudere con cosa, Ariel?», mi domanda. La preoccupazione è chiara nella sua voce esitante e nel suo sguardo quando riporto il mio nel suo.
«Dimmi che cos'hai», sussurro, evitando la sua domanda.
Un cipiglio prende forma sul suo bellissimo volto. «So tutto, Harry. Dimmi soltanto di cosa si tratta, ti prego.»
Durante questi ultimi giorni non ho fatto altro che pensarci. Le parole di Stephan e di Tara continuano a combattere nella mia mente occupando ogni mio pensiero in ogni momento. Ma non voglio più essere tagliata fuori, perchè so che in un'altra circostanza non avrebbero esitato a raccontarmi ogni cosa.
E ho bisogno di sapere. Ho bisogno di sapere cos'ha, una volta per tutte.
«Non posso», mormora, evitando il mio sguardo.
«Anche tu stai scappando», gli dico, e lui si volta all'istante venendomi incontro.
«Ma io continuerò ad aspettarti», promette. I suoi occhi infinitamente verdi si riflettono nei miei, e mi chiedo se riuscirei a sopravvivere senza quell'intensità che mi distrugge, che mi fa vacillare ogni volta, ma che ogni volta riesce a ricompormi.
È davvero questo ciò che Harry sta facendo? Lui sta raccogliendo i miei pezzi, uno dopo l'altro?
«Anche se tu adesso sali su quell'aereo, anche se decidessi di non tornare, io continuerò a stare qui ad aspettarti. Ti aspetterei sempre», sussurra, prendendomi il volto tra le mani.
Il suo tocco manda brividi lungo il mio corpo; il calore che mi trasmette mi fa sentire al sicuro, protetta da tutto il resto.
«Ti stancherai di farlo, un giorno. E quello stesso giorno capirai che non ne vale davvero la pena.»
Lui mi guarda ancora, ma nella sua risposta non c'è attesa, c'è una promessa.
«Ne vale sempre la pena.»
Sposto una mano dal suo petto al suo volto, tracciandone i contorni; la mascella scolpita, il piccolo taglio sul suo zigomo e la sua pelle perfetta, quasi come se fosse velluto. Le mie dita raggiungono le sue labbra, che sfioro dolcemente. Mi sporgo verso di lui, aggrappandomi al suo collo.
Le sue mani adesso sono entrambe intorno alla mia vita, e mi stringono come se avessero paura che io possa scomparire da un momento all'altro.
Sposto il mio tocco sul retro del suo collo racchiudendo alcune ciocche dei suoi capelli che ricadono su di esso tra le dita. I suoi occhi sono ancora nei miei, e mi guardano come se fosse la prima volta.
Un debole sorriso curva le mie labbra, quando mi rendo conto che forse non riuscirò mai ad essere pronta ad ammettere a me stessa quello che provo per lui.
«Allora prova a farlo, prova ad aspettarmi», sussurro a mia volta, cercando di apparire più sicura di quanto in realtà sia.
🌹🌹🌹
#Harriel's moments.
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