evoluzione Pokemon: Stark minore < Stark maggiore
Il giorno dopo è stato un caos.
Nonostante l'avvertimento sul non chiamare i poliziotti, ovviamente, come potete dedurre dal capitolo preventivo, lo abbiamo fatto.
Quasi ventiquattro ore divise tra cibo in scatola, continue sfuriate da papà, altri interrogatori, moduli e allestimanti per lo scambio.
Sono le 23:23. Firmo spero che siano gli ultimi moduli, e sgranocchio una ciambella che mi sa tanto di plastica.
Stringo la mano immaginaria di James vicino a me, rispedito a casa per "non mettere altre vite umane in pericolo.
Effettivamente hanno ragione, se qualcosa andasse storto la prima a morire sarebbe Morgan
La seconda io
E conoscendo Jamie farebbe l'eroe e si butterebbe come bersaglio mobile in mezzo all'azione.
Finisco la ciambella, rosa con i decori blu e bevo dell'altro caffè, sperando di non addormentarmi davanti a tutti. Sarebbe imbarazzante
La donna dai capelli scuri che parlava con mia madre, presentatasi come Emily Prentiss mi consegna un giubotto antiproiettile
«Non si sa mai» commenta, sotto il mio sguardo confuso
Scivolo nel primo bagno che trovo e mi infilo il giubotto, stringendolo fino a farmi male. Poi mi infilo sopra la felpa della squadra di Quiddicth della mia casata, Serpeverde, in modo che non si noti. Mi butto dell'acqua in faccia, cercando di tenermi sveglia
Esco dal bagno, asciugando le mani sui jeans.
«Sicura di volerlo fare?» mi chiede l'agente Derek Morgan, l'uomo che parlava con la polizia prima.
Annuisco e cerco di non sembrare stesa su un letto di chiodi.
Vengo trascinata dall'agente nella sala principale, e riesco a sentire Hotch (l'uomo che discuteva con papà) dire
«Grazie Garcia»
«Continuerò a cercare» risponde una voce incorporea, o meglio sul computer. Una donna dai capelli biondi legati in due codini, occhiali e una faccia simpatica «e per favore riportate la bambina a casa» completa, per poi chiudere la chiamata.
Dieci e mezza, leggo sul computer
Mi fanno salire su un gigantesco SUV nero, vicino a Spencer sul sedile posteriore, mentre Hotchner guida e JJ è seduta al posto del passeggero, leggendo qualcosa su un tablet. Aggiusto il giubotto antiproiettile, dato che non respiro più, e per dissipare il silenzio. Spolvero la felpa e realizzo che emetto luce. L'arc emette luce, si vede sotto i due strati di stoffa. Hanno detto nessun arma, giusto.
La prima cosa che faranno è un persiquizione, almeno se hanno un QI a due cifre.
Quindi infilo la mano dentro la maglia, e dopo un po' di armeggianenti mi ritrovo con il reattore, e quindi la mia armatura, in mano. Il dottor Reid mi scruta interessato al gingillo azzurro.
Fisso un minuto il sedile davanti, tambireggiando con l'arc. Poi sbuffo, e mi giro verso Spencer e comunico
«Sì, lo puoi avere», porgendoglielo. Lui fa per prenderlo, e io lo ritiro «Deve tornare intero. E funzionante. E deve tornare»
Lui annuisce raggiante e finalmente lo prende in mano, iniziando a giocarci e provare a smontarlo
«Intero» ripeto.
«Certamente» risponde, continuando a giocarci felice come un bambino. Effettivamente sarà al massimo cinque anni più grande di me, forse di meno. Piccolo per essere nell'FBI
Sì, ho fatto una ricerca quando avevo cinque anni. Giusto per sapere, avete presente?
Finalmente arriviamo a destinazione. La vecchia prigione è un modo con cui chiamo un vecchio edificio abbandonato, uno dove andavo con Morgan quando ero appena tornata dal bliz. Le raccontavo storie di papà e lei in cambio passava un po' di tempo con me.
Non ho mai detto a nessuno come chiamavo quel luogo, o dove fosse.
Probabilmente mi seguivano, e da molto tempo. Questa cosa mi spaventa, e non poco.
Mi consegnano un auricolare, e Hotch spiega «non parlare attraverso l'auricolare, quando senitiremo il rapitore entrare interverremo. Tu trova il nascondiglio più vicino e non uscirne fino a quando non avrai il diretto ordine da me»
Infilo l'auricolare e sento una morsa allo stomaco.
Prendo il mio minuto per ripetermi che sono bellissima, intelligentissima e perfetta, la verità tra parantesi, e entro nella struttura. Cammino da sola, nonostante sia seguita da agenti da tutte le parti. Papà, mamma, e tutti gli altri non sono potuti venire, e nemmeno gli avengers, che cazzata
Senza L'arc mi sento nuda, e ho la brutta sensazione che stia per accadere qualcosa di brutto.
Salgo le scale, pericolanti, e salto lo scalino mancante, il quinto della seconda rampa. Di solito aiutavo Morgan a passarlo, prendendola per mano.
Mentre l'ansia sale, arrivo nella sala principale. Alta, muffosa, e disordinata, O, e pericolante. Una trave è sul punto di cadere attaccata al soffitto solo dalla muffa, e pende su di me come una spada di Damocle, ma più pittoresca
«Sono qui?» riesco a dire, con voce tremante «Esci fuori e ridammi mia sorella» continuo, più sicura
Nessuno risponde.
Sento Derek parlare attraverso gli auricolari, dicendo di aspettare
Placo il mio respiro, o almeno ci provo, senza riuscirci
«Avete rapito mia sorella e non vi presentate nemmeno? Certo che è scorretto. Cartellino giallo»
«Non provocarli troppo» mi dice l'agente Prentiss attraverso l'auricolare
«Allora? Non mi piacciono i ritardatari» completo, mettendo le mani sui fianchi, con il cuore che mi batte a mille
Qualcosa andrá storto, sicuro. La mia pelle d'oca non mi mentirebbe così
Spero.
Nulla ancora. Faccio un passo all'indietro, e un orrido rumore di uno sparo precede la sensazione di un proiettile nella carne.
La gamba.
Non credo che abbia preso una delle arterie principali, troppo poco sangue... Non lo so, non ho studiato medicina.
Ma poco sangue è buono, giusto?
Sento l'agente Hotchner urlare qualcosa su una trappola, poia trave pericolante cade, bloccando l'uscita.
Una sparatoria e l'agente Prentiss tra le travi sono le ultime cose che registro, prima che un doloroso colpo alla testa mi metta fuorigioco
_Spazio me_
giovane_Avenger Findelle_fangirl
Sono un umano di parola
Visto?
Btw, preparate i fazzoletti
Ci si vede alla prossima
~Athena✨🌈
(Ps: Mi dovrei firmare così?)
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