221b Baker Street, Westwiew
Sono in un bagno di sudore.
Ho le gambe aggrovigliate alle lenzuola, e non riesco a muovermi
Riempo i polmoni di aria fresca, e cerco di ricordare
Siamo in paradiso?
No, più probabilmente andrei all'inferno.
Ma perché dovrei essere morta?
Cosa... Cosa ci faccio qui?
C'è qualcosa... Qualcosa di importante da ricordare. Ma cosa?
Sará solo un altro incubo.
James non è qui, stará facendo colazione. Mi godo un altro poco il terpore delle coperte, che profumano ancora di lui
Poi qualcuno mi scuote la spalla, e un buon odore di caffé e torta di mele invade le mie narici
Apro gli occhi e trovo il mio fantastico fidanzato, seduto vicino a me, che mi ha portato la colazione a letto.
Torta di mele, caffé, acqua e pane e marmellata.
«Buongiorno tesoro» mi saluta. Infila una rosa nei miei capelli, e io sorrido
«James se troppo gentile» commento, osservando quel succulento pezzo di torta
«Di tutto per la futura signora Rogers» risponde.
«No, ne abbiamo parlato, se mai ci sposassimo io non prenderò il tuo cognome»
Avvicino il caffé alle labbra
«È la tradizione» ribatte
«Sono nata da Stark e morirò da Stark. E poi Rogers è brutto come cognome. "Signora Rogers" o "Edith Rogers" non suona bene come Edith" Stark"»
Alza gli occhi al cielo e
guarda l'orologio per commentare «Devo andare. Goditi la colazione»
Per poi abbandonarmi da sola con la mia fetta di torta.
Un momento di silenzio per il dolce.
Quando ho finito di mangiare e rilassata abbastanza, scendo al piano di sotto.
Il giardino è tranquillo. Tutto è tranquillo. Come sempre
Mi butto sul divano, metto le gambe sul tavolino e ragiono su cosa fare.
James probabilmente è nello studio (in realtà è un gran capannone nel giardino, ma a lui piace) a disegnare.
Il suo regno privato.
Nessuno è ammesso lì
Nessuno è ammesso
Quindi ho la casa per me, finalmente.
Mi infilo il maglione azzurro di James, lo stesso azzurro dei suoi occhi.
Ci affondo dentro, è come un abbraccio
Un abbraccio molto molto grosso e caldo
Meglio di quelli umani.
«Jarvis?» chiamo
«Signorina Stark, cosa posso fare per lei?» risponde il computer.
Una scatola (sei metri per sei) di fili elettronici e pannelli di controllo, collegati a tutta la casa, costruita da me medesima.
«Apri le finestre, e fai partire l'aspirapolvere. Cosa c'è in frigo?»
L'aspirapolvere, anche lei una scatola di metallo, iniziò il suo abitiale giro per casa.
Sono riuscita a renderla automatica e silenziosa, così non mi da fastidio mentre sto sul divano a non fare nulla.
«Non ti preoccupare, faccio da sola» interrompo il robot, prima che inizi a elencare la roba in frigo, dato che sono giá arrivata in cucina.
Prendo tutti gli ingredienti che potrei usare, e li metto sul bancone. Quindi inizio a fissarli.
Delle risatine sommesse si diffondono nell'aria, una cosa alla quale sono abituata, ma che fa sempre rizzare i peli del collo.
La porta del retro si apre, e la boce familiare di Helena di diffonde nell'aria
«Ehy ehy ehy, come va, vicina preferita?» chiede, sorridendo come sempre
«Cosa abbiamo detto sul non entrare in casa mia senza preavviso?»
«Sono venuta a farti visita!-
«Sono le otto del mattino»
«Dieci e mezza, in realtá. Allora, hai preparato qualcosa per l'anniversario?»
«Anniversario?» penso ad alta voce
«Sei mesi di convivenza con James! Non te lo sei dimenticata vero?»
«uhm... sì»
Sei mesi?
Già mi sfugge in partenza il motivo per cui sono andata a convivere con l'imbecille sopracitato. Ma sei mesi? Di già?
Beh, è lava i piatti, ma viverci insieme è... strano. è ordinato. Molto ordinato. Troppo ordinato
E quadrato come un quadrilatero
No, non dormiamo nella stessa stanza. Non per motivi strani, ma io ho bisogno del mio spazio, dormire da sola, avere i miei due metri di spazio da occupare, e poi non mi piace quel contatto prolungato, per quanto il "due personaggi un letto" è una trope fantastica.
Io ho il mio letto, lui il suo.
Anche se finiamo sempre sul divano addormentati, quindi i letti sono raramente usati
«Che hai intenzione di fare?»
«Nulla. Lavorerò un po' all'auto, lui starà a disegnare e magari andare a mangiare fuori»
«Davvero? Nulla?»
Scuoto la testa. Avrei dato una festa con tanto di pavoni e fuochi d'artificio arcobaleno, ma a James non piacerebbe. A James non piace nulla, è noioso.
«Nulla nulla›
Sembrava delusa. Abbiamo chiacchierato un pochetto su come stesse andando la vita, il vicinato, cose normali, e poi se n'è andata, circa alle undici e mezza. Perché?
Non me lo ricordo. Effettivamente non mi ricordo nemmeno come ci conosciamo. Perché ci conosciamo?
«Ed!»
La voce di James mi distrae.
A cosa stavo pensando?
«Jamie?» rispondo, stravaccata sul divano. Lui salta da dietro e si butta vicino a me
«Seguimi» mi ordina, per saltare di nuovo in piedi.
Io tendo una mano verso l'alto, e uno sbuffo dopo mi aiuta a tirarmi su.
Osa legarmi un foulard intorno alla testa, coprendomi gli occhi, impedendomi di vedere.
Quindi mi prende per mano, e io inciampo nel tavolino.
«Auch» mi lamento a terra. Il biondo mi aiuta a rialzarmi, di nuovo, e mi prende di nuovo per mano
«Non posso toglierlo?» mi lamento, riferendomi al foulard
«No»
«Allora non mi muovo»
Pianto i piedi a terra, incrociando le braccia.
James mi prega in tutte le lingue del mondo, per poi promettermi di vedere tutto il signore degli anelli
Daccapo
Con me
E i pop corn con il cioccolato
A quel punto mi lascio prendere per mano e condurmi al capannone degli imbianchini.
_Spazio me_
Mi scuso per l'assensa pt. 587478, sto per morire dal sonno, vi voglio bene, notte a tutti vado a dormire ✌️
~ Athena ✨
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