Userò James per imbottire il mio cuscino. Poco ma sicuro
Scendiamo dalla scaletta, James quasi inciampa e muore, ma sono altri fatti.
E sì, siamo a Venezia, la città dell'acqua
Infilo Edith, per proteggermi dal sole che batte sull'asfalto, nonostante il freddo invernale.
Cavolo, ne la immaginavo più calda, ma siamo al Nord infondo
E si inizia con le due settimane di disagi, che finiranno con Capri, bellissima isola per quanto di ricordo.
Avevo sette anni, okay?
Comunque, entriamo nella struttura dell'aereoporto, per non venire investiti dai mulinelli che ricarcano l'aereo che deve ripartire.
«Che sonno» si lamenta James
«Questo è perché non hai dormito» lo rimprovero, nonostante abbia sonno pure io.
Ma questo è normale.
«Ma io ho dormito!»
«Hai testimoni?»
«C'eravamo io e te su quell'aereo, non ho testimoni»
«Vuol dire che non lo puoi provare, quindi non ti credo»
Credo che mi voglia uccidere.
Andiamo alla ricerca delle valigie, ce la sbrighiamo alla frontiera con dei poliziotti con una pronuncia inglese davvero strana, e andiamo in albergo.
Due camere, comunicanti con una porta, nel centro di Venezia, in pratica ci affacciamo e si vede l'acqua sotto di noi.
Sistemo le valigie in modo che non cadano, mi cambio trovando un maglione giallo con una bella scritta sulla felicità e un paio di jeans dalla provenienza sconosciuta.
Mi introduco in stanza di James, il quale dorme, o almeno credo.
Mi stendo vicino a lui e lo chiamo per farlo svegliare.
Mi vede e cade dall'altra parte del letto, rosso come un peperone.
Io rido fino alle lacrime, cadendo amche io vicino a lui.
Grazie moquette per esistere
«Cosa cavolo...»
Inizia lui
«Eri addormentato, perciò ho deciso di farti prendere un colpo.»
«Sei pazza! Ho pensato che fosse successo qualcosa!»
Riprendo a ridere con la pancia oramai dolorante.
Dopo dieci minuti fa
«Hai finito?»
«Sì, almeno credo» mi metto su un lato e mi arrampico sul suo petto, giusto per metterlo a disagio.
Fisso le sue iridi blu.
Adoro mettere a disagio la gente
«Vuoi vedere una città che gallegia sull'acqua o preferisci rimanere qui?»
Chiedo, sorridendo.
«Dipende, tu rimani?»
«Con te quando una delle più belle città del mondo mi aspetta? No grazie»
«E allora perchè non te ne vai?»
«Sei un ottimo cuscino.
Di cosa sei fatto? Oca?»
Mi fa scendere e io lo fisso arrabbiata.
Le sue guance riprendono il loro colorito roseo.
Comunque, lo trascino a fare un giro.
Aka io corro a fotografare tutto con Edith e James mi segue cercando di godersi qualcosa.
Ah, e sono quasi caduta in un canale.
Adesso scatto foto a James in piazza San Marco, ricoperto di piccioni in modo quasi imbarazzante, mentre dei bambini danno da mangiare ai volatili.
Credo di stare per scoppiare dalle risate
«Edith, un a mano?» chiede James, a disagio
«No» rispondo, pubblicando su Instagram l'ultima foto di lui ricoperto di uccelli.
Questi occhiali sono semplicemente utilissimi.
I volatili lentamente se ne vanno, molto lentamente, mentre io mi bevo una coca cola.
«Mi fai dare un sorso?» chiede il biondo, mezzo morto.
Indico la lattina vicino a me, e lui instintivamente la stappa, assetato
«Non mi è mai piaciuta, ma cavolo, ne avevo bisogno» commenta.
Io inizio a ridere alla sua faccia beata, per quasi cadere all'indietro.
Un bambino con una maschera di Iron Man.
Lo saluto sorridente e lui a disagio alza la riproduzione del mio casco e chiede «Tu sei la figlia di Tony Stark?»
«Sì, sono io.» rispondo.
Non ho idea di quanto il mio accompagnatore abbia capito.
Ma credo abbastanza
«Vuoi vedere una cosa?»
Il piccoletto annuisce.
Questo bambino mi ricorda Morgan, forse è per questo che mi piace.
Lego i capelli in una coda e attivo l'armatura (ho aggiunto un apertura sul retro per i capelli, così non di rovinano) che scintilla al sole di Venezia.
James mi guarda con un sorriso.
«Wow» esclama il bambino con gli occhioni spalancati.
Tolgo il casco, e glielo faccio provare.
È probabilmente troppo pesante per lui, ma la felicità disegnata sul suo viso è assolutamente meravigliosa.
Una donna lo chiama, immagino che sia la madre.
Lui se ne va, girandosi di tanto in tanto a guardarmi. Lo saluto sorridente, e mi risiedo vicino all'idiota che mi fissa come un ebete.
«Vuoi che ti prenda qualcosa per tenere la bava o sei apposto così?»
«Sei brava con i bambini» commenta, tenendo gli occhi incollati a me.
Disattivo tutta l'armatura che si ritira e mi lascia di nuovo respirare.
«Nah, è un caso apparte.»
«Da quando sai l'italiano?»
Dice, appunto, in italiano.
«E tu?»
poi scivolo giù e inizio a correre
«Edith no!» mi urla dietro.
Io non lo ascolto e mi infilo in uno dei vicoli.
Corro fino a rischiare l'asfissia, per questo motivo mi appoggio a un muro e cerco di riprendere fiato.
Respiro affannosamente per circa cinque minuti, ma non passa, e inizio a sentire la testa sul pinto di esplodere.
Oh, no.
Non ora, tutto ma non ora.
Scivolo a terra, nascondendo la testa tra le gambe.
Muovo un poco il piede destro, e la scarpa colpisce qualcosa. Stoffa, di una maglia probabilmente.
Alzo la testa e guardo la forma.
«James!» rantolo spaventata, e mi appiattisco al muro.
È morto, davanti a me. Non respira, è steso scompostamente
Poi solleva la testa di scatto e il sangue mi si gela nelle vene. I suoi occhi sono bianchi, bianco pallido, un bianco da far paura
«Tutto okay?»
Mi giro di scatto con gli occhi spalancati e una ragazza mi guarda
«Stai bene?» parla inglese
«Sì, tutto bene»
Rispondo, guardando dove poco prima c'era il corpo di James. È scomparso. Un altra visione.
Mi alzo, e mi asciugo le lacrime. Stavo piangendo
«Dove sono?»
Chiedo alla ragazzina.
Avrà la mia età, forse un anno in più.
Capelli color mogano le incorniciano il viso, che sembra quello di un angelo, al contrasto con l'abbigliamento quasi militare.
Mi ricorda qualcuno, ma non so chi, sarà una mia impressione.
«In un vicolo in mezzo al nulla. Posso chiamare qualcuno?»
«Non ti preoccupare»
Riprendo Edith, la quale avevo posato poco prima e l'attivo.
«Chiami James?» chiedo all'intelligenza artificiale
«Certamente signorina Stark»
La ragazza mi guarda confusa
«Sono gli occhiali» spiego «È una lunga storia»
«Sei Edith Stark, giusto?»
«Sì, sono io. tu come ti chiami?»
«Aurora»
Mi piace questa ragazza
«Che fine hai fatto? Ti sto cercando da venti minuti!»
«Sto bene, non sei mio padre. Vai al canal Grande, ci vediamo lì» chiudo la telefonata priam che inizi a farmi una ramanzina.
Faccio girare un po' lo sguardo
La ragazza dice, anticipando la mia domanda
«Ti accompagno se vuoi, stavo andando da quella parte»
_Spazio me
Due capitoli in due giorni, non ho capito come, ma sì.
Ah, e a proposito, ho tipo aperto watty e ho scoperto le 1,02 K visualizzazioni ed ero tipo "ma cos-"
PERCHÉ QUALCUNO DOVREBBE LEGGERE QUESTO
PERCHÉ
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