Sei ore di viaggio e ho ancora sonno. che palle
«Ciao Pepper, ciao Morgan»
La mia sorellina fa i compiti, mentre Pepper l'aiuta.
Che quadretto adorabile, forse non è il caso di rovinarlo.
Tutta la grinta sul dire quello che mi è successo muore nel giro di tre minuti.
Forse è davvero meglio che non lo sappiano
Mi avvio "leggiadra" verso il frigo e prendo un succo alla pera.
Mi guardano, leggermente scioccate. Probabilmente non ho una bella cera.
«Vi devo dire una cosa»
Silenzio
«Stasera parto, vado in Italia. Non ti preoccupare, James è con me» dico infine, dopo aver finito il succo
«Ma cosa- Edith! Non puoi!»
«Certo che posso. Mancherò per circa due settimane, adesso vado a fare la valigia e devo prenotare l'albergo. Addio»
«Non sei nemmeno maggiorenne!»
Morgan mi segue
«Posso venire con te?» chiede.
«Scusa piccoletta, ma no» abbassa lo sguardo triste
«Ti porterò tanti souvenir!» esclamo, per tirarla su di morale
«Io non voglio lasciarti» ripete.
«E non lo farai. Adesso posso fare la valigia o mi vuoi aiutare?»
Lei mi prende per mano, e andiamo alla ricerca del mio armadio.
Pepper non ha opposto resistenza, anzi, amche troppo poca. Tanto sa che non può fermarmi.
E poi si fida di James, sa che non mi farà uccidere.
Infilo le due valigie nel portabagagli.
Dio, che fatica.
Morgan mi ha convinto a portare mezzo guardaroba, ma potevo deluderla? No.
Quindi adesso la saluto con un ultimo abbraccio. Pepper non si è nemmeno degnata di venire a salutarmi giù, è finita con una stretta di mano.
Siamo davanti all'entrata dell'avenger, e lascio Morgan.
La guardo rientrare nel palazzo e mi infilo nel posto di guida.
Cerco di orientarmi e per miracolo arrivo a casa di James, il quale è sulla porta, con un paio di valigie pure lui
Peggy e Steve sono con lui
«E ricorda, il contraccettivo» finisce una frase il capitano, facendo ridere me mentre lui diventa rosso fino alle orecchie
«Sì papà»
«Signori Rogers» li saluto.
James mi guarda come un apparizione, i due invece come se fossi un fantasma pazzo
«Edith da dove ti è saltato in mente di andare a fare un viaggio in Italia nella tua situazione!?» esclama Steve
Scrollo le spalle
«Ne avevo voglia»
Scuote la testa
«Identica a tuo padre» commenta
«Non mettevi nei guai, non vorrei dover parlare con la polizia estera, e Edith neasuna esplosione» ci raccomanda Peggy
«Sì, mamma»
«E fammelo tornare intero» continua, rivolgendosi a me.
«Certo Signora»
«Questa cosa è folle»
«Lo sappiamo» rispondiamo in coro io e lui, io con un sorriso e lui con voce rassegnata
Me lo trascino in auto e mi rimetto alla guida
«Tu sei folle» esclama ad alta voce
«E tu sei con me. Chi è più pazzo, il pazzo, o quello che segue il pazzo?»
«Ti odio»
«Non è vero. Non hanno fatto molta resistenza»
Commento «Pensano che viaggiare sia una buona cosa, almeno per me.
Non sono mai uscito dal paese, quindi eccomi qui»
«Ma con me? Hanno idea di chi sia?»
«Contano sul fatto che io non ti faccia saltare in aria»
Il silenzio, tranne urletti randomissimi di James perché sono troppo veloce e prendo le curve strette.
Sgommo sulla pista, e parcheggio. Scendo dall'auto e mi guardo intorno.
«Signorina, l'aereo è pronto»
Credo sia il copilota.
Qialcuno carica i bagagli a bordo e io e James saliamo sul vecchio aereo privato di papà, oramai mio in pratica, e ci mettiamo comodi.
O meglio, il mi metto comoda, e James sta imbarazzato sulla poltrona.
«Che c'è?» chiedo, alzando Edith dagli occhi e mettendola nella custodia (è inquietante chiamarli come me)
«Non ho mai volato»
«Capisco. Non ti preoccupare, tutto andrà bene.
Rilassati e goditi la vita»
«Non è il mio ambiente»
«Se hai me come migliore amica abituati»
Peter intanto probabilmente sta osservando il cielo cercando il nostro aereo.
Dovevo chiedere anche a lui di venire? Forse.
Ma non lo so, voglio passare un po'di tempo con James, vorrei fargli capire, nel mio modo assurdo che infondo ci tengo, io...
Lasciamo stare.
L'aereo inizia a correre sulla pista, e poi si alza in volo.
Tutta la durata dell'ascesa James guardava fuori spaventato, mentre io mi godevo il viaggio ad occhi chiusi
L'ascesa finisce e Steve Jr. Si slaccia la cintura, riprendendo a respirare
«Visto? Tutto a meraviglia» commento, sorseggiando un cocktail che mi ero fatta portare poco prima
«Sei minorenne» commenta, indicando il bicchiere
«Se non ti stai zitto rompo il bicchiere e uso una delle scheggie per sgozzarti»
Lui prende un libro.
Harry Potter e l'ordine della Fenice, ottima scelta, devo dirlo.
Io recupero una coperta e cerco di addormentarmi, almeno forse il jet lag colpirà di meno, e il siero mi rende ogni giorno più stanca
«Perché me?» chiede ad un certo punto.
Mi muovo scompostamente dal posto comodo che avevo creato con due sedie, e cerco di rivolgergli quel poco di attenzione che ho
Stavo dormendo, lo ammetto.
Il sonno sta aumentando di questi giorni
«Cosa?»
«Perché mi hai chiesto di venire con te per due settimane in un paese straniero»
«Perché ho bisogno di qualcuno a cui dare la colpa per le esplosioni, no?»
«Seriamente»
«Perché sei l'unico abbastanza pazzo da seguirmi.
E poi infondo ci tengo a te, molto infondo. Quindi, benvenuto a bordo. Torno a dormire, il jet lag ci ucciderà»
Mi giro dall'altra parte, rimbocco la coperta (vi pare che non me ne portavo una?) E chiudo gli occhi
Lui ritorna al libro.
L'aereo sobbalza, siamo atterrati. Grugnisco assonnata. Ho dormito fino ad ora?
Cavolo.
James mi guarda con due occhi spalancati e dice «Credo che ci siamo»
Aprono il portello, e io mi precipito a vedere la pista di tarda mattinata, secondo i miei calcoli
«Buongiorno Vietnam» commento
«Ma non eravamo in Italia?»
_Spazio me_
Sono le 00.49 e io aggiorno perché... Sì.
Non ho sonno e mi voglio togliere dalla testa l'immagine di Edith e James versione cars motori ruggenti
Addio
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top