Archivi segreti e dove trovarli
Dove vado? Sono in mezzo alla folla di agenti, quindi vado non c'è la folla.
Cioè prendo le scale. Nessuno più prende le scale, buon per me!
«Sul serio, torniamo indietro»
«E tornare a riordinare? No grazie»
Piano terra. Possiamo scappare, verso la libertà e...
«Merda» impreco sottovoce.
«Linguaggio!» mi rimprovera James.
La professoressa May era a una decina di metri da noi, in tuta da combattimento.
Ritirata, in fretta.
Cerco una via di fuga, una qualsiasi, potremmo andare a nasconderci in bagno, o potremmo tornare su, e se lei dovesse salire non ci sarebbero vie di scampo, e se invece scendessimo? Troppe probabilità!
«Di qua!» esclama il biondo, tirandomi per una mano, dentro... Uno sgabuzzino? Che schifo.
Okay, preferivo la Professoressa May che stare qui.
«Se volevi pomiciare bastava chiedere, non a me, ma bastava chiedere» alzo gli occhi al cielo, mentre lui si fa più rosso di quanto credessi possibile
«Io non volevo...»
«Questo lo so, Rogers, era sarcasmo. Te lo devo andare a cercare sul vocabolario o lo sai cosa voglia dire?»
«Ovvio che so cosa voglia dire sarcasmo»
«Riesci a vedere la prof se n'è andata?» bisbiglio alzandomi sulle punte.
Melinda sta salendo, e tre, due, uno... «Via libera» dico a bassa voce, apro la porta e mi levo da quella situazione. James invece cade sui secchi, e rotola all'indietro.
Dio, ma perché lui? Perché?
Alcuni agenti ci guardano, o meglio guardano me che faccio facepalm in mezzo al corridoio.
E ho anche bagnato di detersivo una delle mie maglie preferite!
«Il signore ha intenzione di uscire da quello sgabuzzino prima dell'anno prossimo o no?»
«Vieni qui» risponde rimettendosi in piedi.
Borbotto un paio di maledizioni e lo raggiungo.
Ma qui... Non c'è un fondo. Erano solo le scope, dietro non c'è nulla.
Chiudo la porta dietro di me e mi inoltro nel corridoio buio
«Non mi piace» dice James più a se stesso che ad altri, e io reprimo l'istinto di zittirlo.
«Un archivio. Siamo in un fottuto archivio. Un altro!» esclamo arrabbiata. Alla fine del corridoio c'è un altro archivio
«Linguaggio!» risponde con veemenza lui.
«Dici un altra volta quella parola e ti faccio magiare la tua stessa lingua a cena» lo minaccio puntandogli un dito in faccia.
Almeno qui c'è un computer, diversi computer.
Attivo quello con la faccia più recente e inizio a smanettare per hackerarlo.
«Che cos'è questo posto?»
«Mah, direi un archivio segreto, ma poi fai tu»
Il computer suona irritantemente per segnalare il mio errore. Nei file che ho ottenuto non c'è nulla che possa essere la password, a parte quello che ho appena provato, ma in compenso alcuni spezzoni di codici degli armamenti nucleari d'America e video di gattini.
Piano B
«Che fai»
«In parole povere entro senza permesso»
Inserisco un algoritmo che digita tutte le combinazioni possibili di otto numeri nel giro di cinque minuti, più o meno.
Lui si avvicina a uno scaffale e inizia a sfogliare un fascicolo.
«Ahia!» esclama subito dopo
«Che succede?»
«Il fascicolo da scosse elettriche»
«Fa vedere» raccolgo il foglio caduto a terra, e lo faccio ricadere subito dopo.
Scossa elettrica, un volt molto basso, sennò saremmo entrambi fritti. Adesso ho voglia di aprirlo...
Perché mi frigge più?
L'energia si sarà esaurita? Bha.
«È vuoto!» esclama James
«Grazie signor ovvio, non lo avevo notato» rispondo sarcastica.
Il computer suona, e stavolta fa un meraviglioso suono, quello lì di un computer che si sblocca. Mi risiedo e sto per mettere mano alla tastiera, ma ci ripenso.
«Hai una chiavetta USB?»
«Io...»
«Lascia perdere signor anni quaranta»
Dove l'ho messa, dove... Eccola, tasca posteriore dei jeans.
L'attacco e io imposto su "scarica tutto sulla chiavetta e non lasciare tracce e ordina un doppio cheeseburger con patatine"
Tre minuti e poi tutti i segreti di questo posto sono miei.
«Ehy, biondino, che fai?»
Il ragazzo d'oro d'America se ne stava andando
«Vieni un attimo»
Borbotto e mi alzo dalla mia sedia per seguirlo.
«Guarda fuori»
Mi alzo sulle punte degli stivali e mi appoggio alla porta per vederci qualcosa, e qualcuno apre la precedentemente nominata, facendo cadere sia me che Steve Jr.
Merda, merda, merda
«Che ci facevate voi in uno sgabuzzino?» chiede un agente.
Avrà un venticinque anni, è appena entrato qui, quindi non sa della stanza, e non saremo noi a dirglielo. E dovrebbe togliere quel fallito tentativo di barba dalla sua faccia.
«Noi stavamo... Noi ci stavamo baciando, non è vero?» no, aspetta, che?
«Ma... Certo! Colpa degli ormoni»
Giuro che un giorno di questi lo ammazzo
«Mh» commenta l'agente... Smith, a giudicare dal badge sulla giacca.
«Noi adesso... Dobbiamo tornare alla nostra punizione, addio» dico velocemente e trascino James all'archivio, quello che dovremmo mettere apposto.
Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo e scoppiamo a ridere.
«Ci ha creduto!» esclama il biondo
Mi avvicino e provo a fare valere quel minimo di altezza che ho rispetto a lui, e lo guardo minacciosamente
«Rogers, osa di nuovo solo pensare di fare qualcosa in uno sgabuzzino con me e nessun supersoldato potrà salvarti, chiaro?»
«Signorsì signorina» risponde mettendosi sull'attenti.
«Come facciamo per la chiavetta?» penso, per poi esprimere la cosa ad alta voce.
«La possiamo prendere domani, magari anche esplorare meglio il territorio» sussurra, ancora pochi centimetri da me.
È divertente metterlo in imbarazzo, sul serio
«Forse dovremo informarci su cosa sia quel luogo, no?»
«Probabile.»
Fa un passo indietro e si stacca da me.
Alleluia.
«Ma prima finiamo qui.»
«Sul serio, Rogers?»
«Ehy la maggior parte del lavoro è toccata a me!»
«Mettere apposto è noioso.»
Lui sbuffa alla mia frase mentre riprende i dossier.
Non sono così senza cuore come sembro e lo aiuto un po'. È stato una faticaccia, ma, almeno, la professoressa sarà felice.
Ma anche no.
Devo ritornare in quel posto, con Rogers o meno
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