Due Vite E Una Pistola pt.6
San crollò per terra, non si sentiva più le gambe. Avrebbe voluto che tutto finisse il prima possibile.
Pov Seonghwa
Apro gli occhi accecato leggermente da una forte luce bianca.
D'istinto cerco di portare la mano destra sulla mia faccia per coprirmi ma mi sento bloccato da qualcosa.
Apro completamente gli occhi e vedo una coperta interamente bianca e abbastanza leggera che mi copre.
Mi guardo intorno e noto vari apparecchi tra cui uno simile a quello che misura il battito cardiaco.
Cerco di focalizzare meglio e arrivo alla conclusione che sono in una camera d'ospedale e che il tic che la macchina emette è la frequenza del battito del mio cuore.
"Buon risveglio agente Park, come si sente" sento una voce e guardo alla mia sinistra dove c'è un'infermiera che viene verso di me e mi accarezza il braccio.
La guardo attentamente : non è la prima volta che la incontro.
"Ci conosciamo già, vero?" dico alzando il busto leggermente.
"Si, ci siamo incontrati quando è venuto ad interrogare quel ragazzo ferito alla gamba" dice e i ricordi piano piano mi riaffiorano nella mente.
Dov'è Hongjoong?
"Dove si trova Hongjoong? Come sta?" chiedo alzandomi completamente e acquistando di nuovo le forze.
"Agente, non può alzarsi. Deve riposare, sono gli ordini del dottore" mi risponde spingendomi delicatamente sul letto siccome mi stavo ormai alzando.
"Allora mi chiami il dottore per favore" dico e lei mi guarda, sospira ed esce.
Sbuffo, vorrei uscire da questa stanza e andare a vedere come sta....l'ultima volta che l'ho visto era in condizioni pessime.
Mi torna in mente il sangue per terra. Solo il pensiero di quell'uomo che mette le sue mani sudice su Hongjoong mi fa salire la rabbia.
Non dovrei, da agente quale sono non dovrei pensare una cosa del genere, ma è un bene che io l'abbia ucciso.
"Agente Park, si è svegliato e vedo che è in forma, come si sente?" vedo il dottore entrare insieme all'infermiera di prima.
"Hongjoong? Dov'è? Come sta?" mi alzo dal lettino su cui ero seduto e vado incontro al dottore che inizia a ridacchiare.
"Sta bene agente stia tranquillo. Per caso è un suo parente?" continua a ridacchiare. Cosa ci trova di divertente in tutto questo.
"Posso vederlo?" chiedo e lui nega con la testa.
"Perchè no?"
"Adesso si deve riposare"
"Sono il vice direttore generale della polizia, dove si trova la sua camera?" alzo leggermente la voce e il dottore sospira.
"È al secondo piano, stanza 294" non rispondo e mi dirigo velocemente alla porta ma una voce mi blocca.
"La prego agente faccia attenzione, va bene? Se ha problemi nella respirazione non esiti a chiamarci" dice il dottore e io annuisco.
Ha detto problemi di respirazione...mi torna in mente la ferita che mi aveva causato quell'assassino. Forse è meglio se non corro.
Esco dalla stanza e trovo a fine corridoio una mappa dell'ospedale. La guardo e vedo di essere al terzo piano. Cerco le scale e le prendo subito fino ad arrivare al secondo piano...ha detto stanza 294 giusto?
257, 260, 264, 268....cazzo dove si trova.
"Mi scusi, dove si trova la stanza 294?" fermo una dottoressa e glielo chiedo.
"Giri all'angolo, prima porta a sinistra" mi indica la fine del corridoio e io ringrazio e seguo le sue indicazioni.
Prima porta a sinistra...eccola.
Non esito per bussare ed entro direttamente ma con gli occhi chiusi, non so il perché.
Appena varco la porta la richiudo dietro di me e poi tiro un grande sospiro e apro gli occhi. Speravo tanto di trovarlo sveglio, ma almeno sta bene.
Mi avvicino, non so nemmeno più che pensare di tutto questo.
Prendo una sedia, la metto vicino al suo letto e mi siedo.
Guardo la sua mano che è attaccata a quei fili con le macchinette inizio a diventare dubbioso.
Metto la mia mano sulla sua e la accarezzo delicatamente.
"Avresti dovuto festeggiare il mio compleanno con me..." sarebbe stato un bel regalo...
Insomma non l'ho mai festeggiato da quando lavoro alla centrale e se non fosse per la mia assistente che mi fa sempre gli auguri mi sarei dimenticato addirittura in che giorno ricade.
Guardo l'orologio che si trova appeso al muro e noto che sono le ventitré passate.
Rimango lì a guardarlo anche se inizio a prendere sonno nonostante abbia dormito tutto il tempo.
I suoi capelli sono posati sul cuscino e la sua testa girata da un lato lascia vedere la forma perfetta del suo naso unita però ad alcune cicatrici sulle sue guance.
Mi tocco il mio e scoppio in una leggera risata anche se poi inizio a sentire un po' di dolore al petto.
Mi alzo per spegnere la luce, chissà perché era accesa se ormai sono le undici passate..
Mi rimetto sulla sedia e incrocio la sua mano con la mia e mi appoggio sul letto con il braccio libero sui cui metto la testa e subito prendo sonno.
No one pov's
Seonghwa non lo sapeva ma era in quell'ospedale da circa tre giorni assieme a Hongjoong (che però si era svegliato prima del vice) e avrebbe visto San se solo si fosse svegliato durante l'orario delle visite e non durante la notte.
Il dottore, preoccupato per l'agente, che non era più tornato in stanza, va in quella di Hongjoong e appena entra trova quest'ultimo sveglio che tossisce leggermente.
"Ciao Hongjoong, come stai? Vedo che hai un po' di difficoltà" disse il più grande dei tre.
Hongjoong aveva solo delle profonde ferite che quel coltello e vari oggetti avevano creato. Per sua fortuna non aveva subito danni agli organi ma solo una gran perdita di sangue.
"Dottore...si è svegliato?" disse Hongjoong appena riuscì a calmare la tosse che era stata causata dalla saliva finita per sbaglio nelle vie respiratorie.
"Si, la prima cosa che ha fatto è stata quella di venire qui, per caso siete imparentati?" chiese il dottore sorridendo e appoggiandosi al muro della stanza.
"No...non lo siamo" Hongjoong esitò un attimo ma poi decise di parlare.
"Chi è lui?" chiese e il dottore lo guardò stranito.
"Riformulo la domanda. Quando l'ho visto venire verso di me per salvarmi aveva un distintivo, fa parte della polizia?"
"Si, è il vice direttore generale della polizia criminale" il dottore pronunciò quelle parole con serietà e forse anche con un filo di paura.
D'altro canto Hongjoong si sentiva preso in giro, Seonghwa non era chi diceva di essere e in più gli aveva mentito.
"Quand'è il suo compleanno?" chiese di nuovo Hongjoong, voleva vedere se anche quella era una bugia.
"È oggi, quando ho controllato le vostre schede ho visto la sua data di nascita. Come mai questa domanda?"
Hongjoong non sapeva come rispondere, si sentiva grato a quel ragazzo ma allo stesso tempo non lo voleva più vedere.
"E quanti hanni ha?" continuò con le domande.
"Ventotto compiuti oggi" rispose il dottore e nel mentre Hongjoong spalancò gli occhi.
Non poteva credere a quello che aveva sentito uscire dalla bocca dell'uomo. Seonghwa non aveva solo mentito su chi fosse veramente, ma anche sugli anni.
Che poi, magari se erano pochissimi anni di differenza non ci avrebbe nemmeno fatto caso, ma erano sei purtroppo.
"È stato strano vederlo così prima. Non è la prima volta che viene qui. Solitamente interroga sempre i malati appena si svegliano senza dar nessun tipo di tregua, questa volta è lui che non si è dato una calmata pur di venire da te il prima possibile" aggiunse il dottore guardando in alto.
"Quindi lei mi sta dicendo che appena si è svegliato è venuto qui?" Hongjoong era triste, non aveva amici e pensava che Seonghwa sarebbe stato il primo ma si sbagliava, però appena vide il dottore annuire scattò qualcosa. Pensava fosse una sorta di sensazione che lo induceva a perdonarlo.
"Non siete fratelli e nemmeno imparentati, come vi siete conosciuti? È dura avere la sua attenzione" il dottore voleva sapere ma in fondo chiunque conoscesse Seonghwa lo voleva sapere siccome era sempre stato freddo con tutti.
"Non ricordo bene...mi scusi" Hongjoong mentì, non ne voleva parlare.
"Tranquillo, riposati va bene?" disse il dottore e uscì dalla stanza mentre Hongjoong continuava ad osservare la sua mano incastrata con quella di Seonghwa.
Decise di mettersi a dormire, sentiva dolore alla testa perciò si girò verso il suo amico e tendendo sempre le mani legate, si addormentò.
La mattina seguente, però, si era svegliato prima Seonghwa colpito da alcuni raggi di sole. Si era alzato dalla sua posizione e si era avvicinato al corpo di Hongjoong che pur sembrando stesse dormendo, era sveglio.
Aveva iniziato ad accarezzargli la faccia senza toccare le ferite e Hongjoong appena sentì quelle carezze ebbe un brivido lungo la schiena.
In quell'esatto momento entrò una dottoressa.
"Agente Park, come sta?" Seonghwa si allontanò subito sentendo quella voce, non sapeva nemmeno cosa stesse facendo.
"Stia tranquillo, sono una donna e capisco quando a voi maschi piace qualcuno" disse sorridendo.
Sorrise anche Seonghwa e Hongjoong era meravigliato perché non aveva detto niente.
"No aspetti...piacere in che senso?" domandò Seonghwa rendendosi conto di quello che la dottoressa aveva appena pronunciato.
"Piacere, non ti è mai piaciuta una persona? Non hai mai amato nessuno? Sappi che è una bellissima sensazione" Seonghwa non riusciva a credere alle parole della dottoressa, innamorato lui? Non ci aveva mai pensato, non gli era mai passata per la mente questa cosa. Si girò verso Hongjoong e lo guardò attentamente. L'unica cosa che voleva era che si svegliasse e lo abbracciasse.
"Sa dirmi come sta? Quando si risveglierà?" Hwa lasciò stare tutte le cose che la dottoressa aveva detto e si concentrò solo sui suoi pensieri.
"Si è svegliato ieri mattina, adesso vi lascio soli che forse dovreste parlare" disse la dottoresse e fece come aveva detto.
Seonghwa invece si girò verso Hongjoong che continuava a far finta di dormire. Le loro mani erano sempre rimaste legate.
Seonghwa era astuto perciò decise di sedersi sul letto e piegarsi fino alla faccia del falso dormiente e mise la sua mano libera accanto alla sua testa e stessa cosa quella legata a Hongjoong.
Hongjoong non era sicuro di quello che stava accadendo ma appena sentì Seonghwa sussurrargli all'orecchio un "so che sei sveglio", la sua faccia iniziò ad andare a fuoco.
Seonghwa invece non lo sapeva, voleva solo vedere se lo stesse prendendo in giro o meno.
"Se non lo fai procedo con la respirazione bocca a bocca, magari ti svegli veramente" disse scherzando. Non avrebbe fatto niente ma il cuore di Hongjoong immaginando la scena iniziò a battere più velocemente e ovviamente la macchina che segna i suoi battiti cardiaci iniziò a fare dei tic con maggior velocità.
Seonghwa scoppiò a ridere silenziosamente trascurando anche un po' il dolore che sentiva, adesso era più che sicuro fosse sveglio ma decise lo stesso di fare come aveva detto.
"Se non apri gli occhi tra tre secondi lo faccio. Tre" si avvicinò alla sua faccia.
"Due" Hongjoong sentiva il suo respiro sulle labbra.
"Uno..."
"Sono sveglio, sono sveglio" gridò leggermente il ragazzo sul lettino.
"Lo so, il tuo cuore sta battendo molto rapidamente" disse e sorrise. Finalmente si sentiva bene.
"Perchè hai fatto finta? Ero preoccupato per te.." Seonghwa abbassò la testa mentre pronunciava quelle parole. Pensò a quello che la dottoressa aveva detto qualche minuto prima.
"Perché mi hai mentito?" Hongjoong, invece, andò dritto al punto.
"Cosa?"
"Hai capito bene. Perché mi hai detto di essere senza casa e di avere ventidue anni quando invece sei un agente della polizia ventottenne?"
Seonghwa non sapeva come rispondere, non ci aveva minimamente pensato.
"Quando torneremo a casa ti spiegherò tutto" riuscì solo a dire questo.
Era consapevole che lo avrebbe perso ma non poteva fare più niente.
"Ma chi te l'ha detto che torneremo insieme a casa, anzi, chi glielo ha detto?" Hongjoong sentiva il suo cuore chiuso in un piccolo pugno.
"Hongjoong, del tu per favore"
"Chi se ne frega, mi hai mentito e non so nemmeno per quale ragione. Ti sono grato per avermi salvato ma tu ritorni alla tua vita e io alla mia"
"E se non volessi?"
"Cosa?" Hongjoong non capiva.
"Se non volessi tornare alla mia vita? Prima che tutto questo accadesse, si, ti stavo mentendo ma non mentivo sul fatto di tenere a te se no non ti avrei aiutato quella notte. Anzi non avrei nemmeno pensato di cucinare per te o farti dormire tra le mie braccia" l'ultima frase venne detta a bassa voce, a Seonghwa faceva effetto dirla e a Hongjoong sentirla.
"E con questo? Dove vuoi arrivare?" chiese il più piccolo.
"Ti prego, lascia stare tutto quello che è accaduto e ritorniamo come prima, amici, io ventidue anni e tu qualche mese dopo di me"
"A quale scopo? Non ci guadagni niente"
"Chi ti ha detto che lo faccio per qualcosa, si chiama "voler bene" non è per altri scopi".
Hongjoong fece un mezzo sorriso, ma non di felicità.
"Ti sei lasciato influenzare da quella dottoressa?" chiese il ragazzo e Seonghwa scrollò le spalle.
"Anche se fosse? Ieri avrei voluto passare il mio compleanno con te" disse sorridendo.
"E io mi ero svegliato presto per andare a comprarti una torta, chissà dov'è ora.." sorrise anche Hongjoong.
"Una torta?" chiese Hwa per assicurarsi che avesse sentito bene.
"Già, una torta"
"Vedi? Alla fine ti sei legato anche tu con me" rispose Seonghwa.
"Ma te l'avevo già detto, le mie guardie non mi fanno avvicinare a nessuno tranne che a te e ora capisco anche il perché" Hongjoong ancora non credeva che fosse uno della polizia.
"Più che altro non capisco perché tu sia qui da me piuttosto che ritornare nella tua stanza per riposare, il dottore ieri mi ha detto che sei sempre freddo con tutti tranne che con me. Mi spieghi qual è il motivo?" chiese Hongjoong sperando in una piccola e preziosa scintilla ma, Seonghwa invece, non sapeva perché aveva questo comportamento nei suoi confronti. Magari era perché lo vedeva come un piccolo fratello da proteggere?
L'unico problema era che se pensava a Hongjoong come fratello non c'è lo vedeva proprio.
"Lasciamo che sia il tempo a dircelo" rispose semplicemente.
La sua frase faceva capire una cosa.
"E questo cosa significa" chiese invece l'altro.
"Significa che sarà il passare dei giorni a dirci come andrà tra noi due. Come ti senti ora?"
Il cuore di Hongjoong batteva molto forte e Seonghwa lo aveva notato dall'apparecchio.
Si sentiva debole ma solo perché quelle frasi avevano lasciato dentro di sé qualcosa della quale non era ancora a conoscenza anche se aveva capito attorno a cosa ruotava.
Si accasciò sul letto e si mise a guardare il soffitto.
"Tra noi due intendi..." non sapeva come finire la frase, pensava solo che era impossibile fosse vero amore.
"Te l'ho già detto, intendo quello che il tempo ci dirà, adesso è meglio se ti riposi" Seonghwa parlò ma Hongjoong prima che il più grande si alzasse dal letto strinse di nuovo la sua mano.
La voleva lasciare, voleva farlo riposare perciò dopo aver esitato qualche secondo sospirò e la lasciò.
"Perchè?" chiese il poliziotto guardando le due mani.
"Hongjoong per favore ti chiedo scusa se ho mentito" venne fermato dal ragazzo.
"Devi riposare anche tu, tutto qui"
"Allora fammi spazio" disse sorridendo come un ebete.
"Cosa? Spazio? Spazio per cosa?" Hongjoong aveva capito ma non voleva realizzare.
"Qui" disse Seonghwa indicando il cuscino.
"Avanti spostati un po'" ripeté e Hongjoong fece come aveva detto Hwa.
Quest'ultimo appoggiò la testa e il busto sul letto assieme alle gambe.
Alzò leggermente la testa di Hongjoong e fece passare il suo braccio così da farlo poggiare su di esso e lo strinse a sé. La frequenza del battito cardiaco era diventata più veloce e Seonghwa lo guardò.
"Ti faccio questo effetto?" si mise a ridere ma si fermò subito.
"Controlla il tuo cuore" disse poi.
"È colpa tua, sei tu che mi fai questo" rispose Hongjoong un po' su di giri.
"Questo cosa? Intendi...questo?" si girò anche Seonghwa verso di lui e adesso erano poco distanti l'uno dall'altro.
"Se, se entra qualcuno e ci vede così?"
"Siamo in un ospedale, qui la gente ci capisce e non penso siano omofobi" Seonghwa aveva praticamente detto di avere attrazione verso lo stesso sesso.
"Non hai paura di rovinare la tua reputazione?" continuò Hongjoong trascurando tutto il resto.
"Ti ricordo che sei il più ricco della Corea" Hongjoong annuì ma si sentì un po' giù.
"Ma qui nessuno lo sa" aggiunse.
Hongjoong stette zitto, tutte le frasi che Seonghwa diceva avevano un significato preciso.
"Non ti capirò mai" Hongjoong sbuffò e chiuse gli occhi mentre Seonghwa lo strinse di più a sé.
Nessuno dei due trovava una giusta scusa per quella situazione, si conoscevano a malapena ma non era passata in mente a nessuno del fatto che stessero andando troppo velocemente.
Certamente Seonghwa non sapeva come comportarsi perciò lasciava che la sua bocca parlasse e le sue mani agissero mentre Hongjoong che era abituato a vedere le coppiette in strada sbaciucchiarsi o divorarsi la faccia completamente, stava andando leggermente in panico.
"Hongjoong, farai allarmare solo i dottori così. Mi stacco se non ti calmi un po', respira".
Il suo battito cardiaco era veloce, troppo veloce, perciò decise solamente di prendere una grande boccata d'aria e poi buttarla fuori.
Si era messo più comodo sul petto del maggiore e si era decisamente calmato.
In quell'esatto istante entrò San e appena vide i due distesi sul letto, molto vicini, si mise a ridere.
"Finalmente mi vedi e la prima cosa che fai è...ridere? Stronzo" disse Seonghwa accigliato.
"Modera i termini signorino, sono pur sempre il tuo capo" rispose San.
"Già, purtroppo" in quel momento entrò anche Wooyoung e appena vide la scena cercò di trascinare fuori San ma senza nessun risultato positivo. Wooyoung era sicuramente più esperto di una capo freddo come San.
"Aspetta, mi accerto solo di come stanno e poi li lasciamo" disse a Wooyoung scostando il suo braccio.
"Come vi sentite?" San andò verso il letto e Seonghwa si alzò da esso lasciando Hongjoong.
"Stiamo bene, dobbiamo solo riposare" mentre Hwa parlava guardò Hongjoong che annuì in segno di risposta.
"Allora Seonghwa dopo che vi dimetteranno? Che farete?" questa volta fu Wooyoung a parlare.
"Beh, devo spiegare la situazione a qualcuno. Ritornerò con lui almeno finché non potrò tornare al lavoro" Seonghwa sorrise e Wooyoung avrebbe piacevolmente dato un calcio al bellissimo fondo schiena di San. Doveva e voleva assolutamente lasciarli soli.
"Ok adesso San andiamo" e venne trascinato dall'altro fino alla porta e poi uscirono.
Il cuore di Hongjoong aveva iniziato ad andare più velocemente ma molto meno rispetto a prima.
"Non puoi spiegarmi le cose adesso?" chiese ma Seonghwa negò.
"Se te lo racconto ora o più tardi non succede niente. Riesci ad alzarti?"
Hongjoong riusciva ad alzarsi ma il dolore era molto forte soprattutto perché sentiva che ogni punto della sua pelle, appena faceva qualcosa, fosse continuamente inchiodato da qualcosa. Le cuciture facevano male. Nonostante ciò, Hongjoong non voleva mostrarsi debole perciò si alzò dal letto e appena toccò la terra fredda con i suoi piedi nudi, cadde tenendosi però con le mani.
Seonghwa lo raggiunse subito e lo caricò sulla schiena. Era abituato al dolore perciò non diede tanto caso alla tortura che sentiva nel petto.
Alzò Hongjoong e lo mise a sedere sul letto.
"Se non c'è la fai basta dirlo. Perché devi soffrire pur di far vedere che sei in grado di camminare?"
Hongjoong non riusciva a rispondere, non voleva mostrarsi debole ma ha commesso un errore ancora più grande. Seonghwa sospirò e lo abbracciò.
"Perchè mi abbracci così spesso? Non sono un orsacchiotto" Hongjoong aveva pronunciato quelle parole solamente per non far vedere che volesse rimanere così e infatti sperava che l'altro non si staccasse.
"Il mio capo è la persona più fredda di questo pianeta, ormai so quando cerchi attenzioni" Seonghwa si mise a ridere mentre Hongjoong diventò rosso e poi si unì alla risata.
"Quindi mi perdoni?"
"Continuerai a mentirmi?" chiese l'altro.
"No, prima ero obbligato. Adesso sono libero, non ti mentirò più ma tu promettimi che a qualunque costo non ti allontanerai da me" Hwa era preoccupato, tanto preoccupato. Insomma era andato da Hongjoong solo per scoprire se era lui l'assassino o no, chiunque ci rimarrebbe male.
"Non ho nessuno oltre a te perciò mi dovrò arrangiare" questa volta a iniziare la risata fu Hongjoong mentre l'altro mise il broncio.
Seonghwa vedendo la risata del più piccolo non capiva più niente. Non sapeva perché si era rammollito così tanto.
"Stai bene?" Hongjoong smise di ridere e iniziò a scuotere una mano davanti alla faccia del vice che era ormai incantato ma non nei suoi occhi ma nelle sue labbra.
Appena riprese conoscenza di quello che stava accadendo, si allontanò da Hongjoong e andò verso la porta ma prima di uscire disse un lieve "fai attenzione" e poi aprì la porta e uscì.
Ritornò nella sua stanza, il suo cuore aveva iniziato a battere più velocemente rispetto a prima ma diede la colpa alle scale che aveva fatto per arrivare al terzo piano.
Si distese sul letto e cercò di riposare.
Hongjoong invece non capiva il perché si era distaccato così e se n'era andato via.
Sospirò e si mise a guardare il soffitto.
Nessuno dei due incontrò l'altro per tutto il resto della mattinata, del pomeriggio e della sera.
Hongjoong aveva paura di dormire. Gli era tornato in mente quel brutto sogno che faceva sempre perciò guardò l'orologio ed erano circa le due del mattino.
Si alzò dal letto e andò da Seonghwa. Per fortuna aveva chiesto il numero della camera alla sua dottoressa e si era diretto verso di essa.
Appena arrivò, cerco di aprire la porta senza fare troppo rumore ed entrò.
Seonghwa era sveglio ovviamente e stava appunto pensando alla persona che si era appena intrufolata dentro la sua camera.
Hongjoong andò verso il suo letto e poi prese una sedia e si sedette vicino a lui.
"Mi chiedo perché tu sia scappato così oggi. Hai paura dei tuoi sentimenti? O semplicemente non li vuoi accettare?" sussurrò il più piccolo.
Non era sicuro che Seonghwa provasse qualcosa ma invece era sicuro stesse dormendo perciò poteva dire qualsiasi cosa.
"Voglio proprio sapere perché ti comporti così con me...infondo sei freddo con tutti ma arrivo io e diventi...diventi...dolce, ecco cosa diventi. Ti piaccio? Pff saranno solo mie immaginazione ma continui solo a darmi speranze. Non ho mai legato con nessuno e non capisco se quello che sento è amicizia o qualcos'altro, vorrei solo sentirti dire quello che provi magari potrei capire meglio me stesso" Hongjoong aveva un po' esagerato con le frasi perché, arrivare addirittura a piacersi dopo qualche giorno passato insieme a lui? Era impossibile ma purtroppo il suo motto era "Niente è impossibile se lo si vuole".
Sbuffò e dopo qualche secondo passato a guardarlo si alzò e si diresse verso la porta.
Sperava di sentire una voce che lo fermasse, lo sperava con tutto il cuore. Voleva dormire con lui se no non ci sarebbe riuscito ma purtroppo le sue aspettative crollarono tutte e allora uscì e tornò nella sua stanza.
Quella notte rimase sveglio senza riuscir a prendere sonno. Si pentiva dei suoi sentimenti e del fatto che non riuscisse a non perdonarlo.
Insomma, quando si inizia a pensare tanto si arriva a delle conclusioni inappropriate alla questione e magari anche sbagliate e fuori contesto.
La mattina dopo, Hongjoong ormai riusciva a camminare perciò si alzò e si diresse verso il bagno e in quell'esatto istante Seonghwa lasciò un biglietto sul tavolino accanto al letto del ragazzo e se ne andò.
Al ritorno, Hongjoong vide quel foglietto e lo prese in mano leggendo quello che c'era scritto sopra :
Le cose migliori accadono sempre per caso, un po' come le persone speciali.
Le incontri all'improvviso.
Hongjoong adesso era più confuso di prima. Cos'era quello che stava leggendo?
Due giorni passarono e sia Hongjoong che Seonghwa avevano provato a fare qualcosa me nessuno dei due continuò fino alla fine perciò i due non si videro più.
Quel giorno Seonghwa era stato dimesso e anche se non voleva andò nella stanza di Hongjoong. Non voleva semplicemente perché si aspettava una risposta da lui ma ovviamente non ottenne niente.
"Che ci fai qui?" d'altro canto Hongjoong aveva delle profonde occhiaie siccome non riusciva più a dormire. La sua vita era tornata come prima solo che adesso si trovava in un ospedale e non in casa sua.
Seonghwa si ricordò dell'incubo che Hongjoong faceva ogni notte e si diede la colpa da solo.
"Da quanto tempo è che non dormi?" chiese ignorando la sua domanda.
"Perché t'interessa?" rispose l'altro ma Seonghwa lo fulminò con gli occhi.
Hongjoong ebbe un brivido di paura lungo la schiena e decise di rispondere abbassando però la testa.
"Per via di quell'incubo...da un paio di giorni" disse semplicemente.
"Beh mettiti a dormire ora se no comprometti solo la tua salute e peggiorerai" gli ordinò Seonghwa.
"Non ci riuscirei"
"Distenditi sul letto" e Hongjoong fece.
Seonghwa andò verso di lui e prese una sedia, la stessa su cui era seduto giorni fa.
Si mise vicino al corpo di Hongjoong e iniziò ad accarezzargli i capelli.
In pochissimo tempo il più piccolo si addormentò cullato dalle carezze di Seonghwa che continuò a riservargli quelle attenzioni.
Erano le nove di sera quando finalmente Hongjoong si svegliò.
Seonghwa era rimasto da lui per tutto il tempo ma solo perché aveva paura che accadesse qualcosa mentre lui non c'era.
Hongjoong invece si sentì al sicuro quando aprì gli occhi e lo vide.
"Ti sei riposato?" fu la prima cosa che Seonghwa disse.
"Perdonami, non volevo farti rimanere in questo posto" l'altro sospirò.
"Non me ne sarei andato lo stesso. Prima ti dimettono e poi ce ne andiamo" Hongjoong era felice. Tutto quello che sentiva dentro di sé era solo felicità e anche se si erano distaccati la sua emozione era ritornata più forte di prima.
"Te lo ripeto, non ti capirò mai" Hongjoong parlò.
"Lo so, in realtà prima devo capire me stesso. Adesso però torna a dormire, tanto domani ti dimettono quindi a posto" Hongjoong si limitò ad annuire e ritornò a dormire mentre Seonghwa si avvicinò a lui e gli lascio un piccolo bacio vicino all'orecchio.
Quando sarebbero tornati a casa Seonghwa doveva dirgli tutto ma prima doveva assicurarsi di una cosa.....
***
La nostra _hehetyeosang_ ha creato il disegno che c'è nella foto del capitolo. È bellissimo!
Beh questo capitolo è lunghissimo e scusatemi anche per gli errori ma ormai è quasi finita questa Seongjoong♡
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