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— Ma allora mi vuoi proprio prendere per il culo!

— Ma no. È proprio qui che ti volevo portare.

— In pratica, mi hai tartassato i maroni obbligandomi a smettere di lavorare per portarmi in un fottutissimo strip-club. Dimmi che è uno scherzo.

— Sorpresa...

— Torno a casa.

— No!

— Tae, spostati!

— Non è come sembra. Non ci devi per forza andare a letto!

— Ah no? Non credo tu abbia speso tremila euro per farci una partita di carte.

Risi nervosamente, cosa lo fece arrabbiare ancor di più.

— Beh, puoi chiederle tutto quello che vuoi...

— Credi sinceramente che accetterei di entrare in un posto sporco come questo?

— Jimin, per favore, l'ho fatto per te. Non voglio che questi soldi vadano buttati.

— Me ne sbatto altamente dei tuoi tremila euro. Ritorno a casa.

— Ti posso assicurare che all'interno non è sporco come credi.

— Sembra che tu conosca il posto particolarmente bene.

— Beh, vengo spesso.

— Allora non ti dispiacerà restare solo. Puoi sempre chiedere della compagnia. Perché io non entro!

— Rilassati, Jimin. Non ti sto mica chiedendo di fare un abbonamento, solamente di provare. Sono sicuro che ti piacerà. Per di più, io e te abbiamo lo stesso tipo di perversione.

— E che c'entra adesso? Il mio amico si mise a sospirare. Lo sapevo che seguirti era una pessima idea.

— Jimin.

— LASCIAMI PASSARE!

— Fallo per il tuo migliore amico, ti prego! Giuro che non te ne pentirai.

— Continua così e non lo sarai più.

— Dai...Hanno delle offerte vaste.

— Sei proprio un rompi scatole!

— Sei troppo teso. Un po' di relax ti farebbe bene.

— Chissà, di chi è la colpa se sono così teso?

— Allora beviamo qualcosina e poi ce ne andiamo.

— Mi prendi per un idiota?

Non so per quale motivo preciso, ma morivo dalla voglia di ridere.

— Jimin. Penso tu sia l'unico uomo su questo pianeta capace di rifiutare una scopata gratuita son una ragazza letteralmente servita su un piatto d'argento. Non è come se fossi vergine. Ti sei fatto Persefone più volte e non ci sei neanche andato piano da quel che mi ha raccontato.

— Lasciala stare. Non c'entra niente lei adesso.

— Facciamo un patto. Se dopo aver passato del tempo là dentro con me ti sarai annoiato, farò tutto quel che vuoi per un mese intero, senza fiatare.

Il mio migliore amico alzò un sopracciglio.

— Sei seriamente pronto a essere il mio schiavo per un mese solo per convincermi a entrare?

— Assolutamente. Ti garantisco che non te ne pentirai. Se vengo spesso qui, è per una buona ragione. Cazzo, Jimin! Oggi è il tuo compleanno! Divertiti almeno per una volta in vita tua.

— Che tipo che sei...mi hai fatto credere che fosse una festa ed eccoci davanti a un bar con delle prostitute. Ti dico che non ci voglio entrare, ma sei pronto a fare tutto quello che voglio per un mese pur che io entri con te.

— Vediamo se una volta fuori da questo bar mi dirai che non ti sei divertito.

Jimin si massaggiò le tempie, riflettendo sicuramente a cosa fare. Sapeva benissimo che quella sera non gli avrei lasciato altra scelta e che sarei stato capace di fare qualunque cosa per far sì che accetti. Quando è la nostra amica Persefone che prova a chiedergli qualcosa, non insiste dopo aver ricevuto un "no" come risposta. Ma con me, non attacca.

— Mio padre tornerà domani pomeriggio. Avrò probabilmente il tempo di finire quel che mi ha chiesto di fare prima del suo ritorno. Per di più, come hai detto tu, è il mio compleanno. Ma ti giuro che se mi hai fatto perdere temp-

— Quindi accetti?

— Rimpiango sempre di più il giorno in cui ti ho conosciuto.

— Sappiamo entrambi che non è vero.

— In realtà sì...

— Dai, entriamo! Siamo pure in ritardo

Il mio migliore amico seguì rassegnato all'interno di quel gran palazzo rosa, scrivendo qualcosa sul suo cellulare nel momento in cui fummo accolti dalla "receptionist" del posto.

— Signor Kim. Iniziavo a chiedermi quando sarebbe arrivato.

— Buonasera, scusa per il ritardo. Ho portato un amico.

— È vero, me lo aveva detto. Buonasera, signore.

— Buonasera, disse Jimin senza nascondere la tensione che regnava in lui sul momento.

La ragazza mi fisso un po' sorpresa, capendo che non avesse tutta quella voglia di essere in quel posto. Le feci un semplice gesto indicandole di non farci caso.

— Potete andarvi a sedere a un tavolo vuoto.

— Grazie.

Feci segno al mio migliore amico di seguirmi. Non disse nulla, limitandosi a guardare intorno per analizzare il posto. La ragazza della reception che non gli aveva tolto gli occhi di dosso, lo fissava a bocca aperta, sicuramente presa dalla sua bellezza. Scommetto che pregava segretamente di essere scelta per passare la notte insieme a lui.

— Tae, a che servono questi fogli accanto al menù?

— A scrivere quel che vuoi che la ragazza faccia con te. Certe persone hanno dei gusti particolari.

— A me non serve, le dirò direttamente quel che voglio ricevere.

— Se continui a tenere quella faccia, non riceverai un bel niente.

— A conoscenza mia, ogni ragazza ha l'obbligo di fare il suo lavoro senza giudicare l'aspetto del cliente.

— Ovvio. Ma mostrati comunque un minimo piacevole, soprattutto con loro.

— Non penso che cambi qualcosa farsi trapanare il culo da un ragazzo che ha l'aspetto piacevole. Non è come se ci conoscessero. Quindi non vedo perché dovrei sforzarmi ad avere un'espressione gentile.

— Tieni, alla fine del menù ci sono tutte le ragazze. Scegli quella che vuoi.

— Tutto ciò è ridicolo, stiamo comparando delle ragazze a dei piatti da mangiare. Non sappiamo neanche come sono fatte, ci sono soltanto i nomi et la loro descrizione fisica.

— Se vuoi un consiglio io ti-

— Non voglio un consiglio. Non voglio farmi una ragazza sapendo che te la sei fatta anche tu. Non rendiamo la situazione ancora più strana.

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