જ cαρıтσłσ 17: colpo al cuore જ

12 maggio 2019

Eren's pov

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Oggi è una giornata di merda.

È iniziata col piede sbagliato, con Mikasa che di prima mattina mi ha buttato giù dal letto per andare a scuola, dove mi hanno interrogato e ho preso un brutto voto dato che non ero pronto.

Però non sono questi i principali motivi. Credo di essermi proprio svegliato male, ho un brutto presentimento e sento come un macigno schiacciarmi. Inoltre ho un gran mal di testa e pensieri negativi invadono la mia mente.

È proprio una giornata di merda.

Sbuffo e vedo Mikasa alzare gli occhi al cielo. «È l'ennesima volta che sbuffi, sei peggio di una locomotiva.»

La guardo male. L'ultima cosa che mi serve oggi è la ramanzina di mia sorella.
«Non iniziare, Mikasa.»

«Ma si può sapere che ti prende? Quest'ultimo mese sei diventato scorbutico, sembra che hai il ciclo perenne.»

«Smettila di dire che ho il ciclo, sono un fottuto uomo.»

«E allora smettila di comportarti come una fottuta ragazzina con le fottute mestruazioni!»

«La smetti di dire fottuto?»

«Hai iniziato tu!»

«Emh, ragazzi?»

Ci giriamo verso il biondo e insieme, diciamo: «Che vuoi Armin?»

«Abbassate la voce, la gente vi guarda male...» afferma guardandosi attorno.

Siamo in mensa per pausa pranzo e non mi ero neanche accorto che avevamo alzato il volume della voce.

Sbuffo di nuovo e appoggio la guancia alla mano, dando la mia attenzione al cibo. Non ho per niente fame e infatti mi ritrovo a giocare col purè.

Sento Armin alla mia sinistra sospirare e sono certo che sta per dire qualcosa.
«Non voglio farti arrabbiare ancora di più, ma Mikasa ha ragione, sei strano ultimamente.»

Serro la mascella.
Ho voglia di prendere a pugni qualcosa, qualsiasi cosa e non so neanche perché!
È davvero così che si sentono le ragazze quando hanno il ciclo? Ma che cazzo sto dicendo?

«Sarà la milionesima volta che me lo dite e continuate a chiedermi se sto bene da più di un mese! Volete sapere la risposta? No, non sto bene e non so neanche io il perché! Smettetela di rompermi i coglioni e lasciatemi in pace.»
Prendo la mia roba e me ne vado.

Sono un grandissimo stronzo, ma ho veramente bisogno di stare da solo.

Da un po' di tempo ormai ho come la sensazione di aver perso qualcosa.
Una cosa che per me era molto importante, di cui non potevo farne a meno.
Ma non riesco a ricordarmi di cosa si tratta.

Eppure, se era così importante, perché non me la ricordo? E perché mi sento così male all'idea di averla persa per sempre?

Non sono neanche sicuro che si tratti di un oggetto.

Mi siedo ai piedi di un albero nel giardino della scuola e inizio a pensare a cosa potrei aver perso.
Sto osservando un fiore che si muove per via del vento, quando una specie di flash mi appare nella mente, mostrandomelo col gambo spezzato e sporco di sangue.

Mi metto una mano in fronte e chiudo gli occhi.
Sto impazzendo. Dev'essere questa la spiegazione del mio comportamento.

La campanella suona, segno che è ora di tornare a lezione, così mi alzo in piedi, ma una fitta alla testa mi costringe ad appoggiarmi al tronco dell'albero. Mi stringo i capelli, ma il dolore non sembra passare, anzi aumenta.

Inizio a sentire delle urla di donne e bambini, a vedere delle creature gigantesche sporche di sangue, delle persone con mantelli verdi al galoppo e molte altre scene sfuocate e veloci. Il tutto accompagnato dal dolore alla testa, come se mille aghi appuntiti venissero conficcati nel mio cervello con forza.

A un certo punto tutto cessa, sento le forza mancarmi e mi accascio a terra.

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~
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Osservo i palmi delle mie mani con insistenza.
Perché sono macchiate di sangue?

Dopo minuti che mi sembrano anni, alzo lo sguardo e i miei occhi incontrano... il nulla.

Sono in un posto completamente nero, non riesco a capire dove sono.

Una goccia di sangue cade dalla mia mano e va a scontrarsi nel terreno che, come se caduta in acqua, rilascia degli anelli che si allargano all'infinito, finché sotto ai miei piedi non appare una figura, ed io la guardo come se stessi guardando un film.

Sembra... una donna.
Ha capelli marroni raccolti in una coda scompigliata e degli spessi occhiali che ricoprono i suoi occhi rossicci. Sta parlando con un uomo biondo con delle enormi sopracciglia.
Non riesco a sentire cosa si stanno dicendo.

Improvvisamente si girano verso di me e finalmente sento la voce della donna.

«Eren, perché sei scomparso all'improvviso?»

Le sue parole mi colpiscono dritte al cuore, cado nel vuoto e la mia schiena incontra qualcosa di duro.

Apro gli occhi e mi ritrovo in una cittadina. Tutti stanno fissando un punto preciso alle mie spalle.
Io mi giro e vedo un enorme testa senza pelle spuntare da dietro un altissimo muro.

Le immagini a seguirsi sono molto veloci.

Una donna mangiata da un gigante.
Corpi squarciati o schiacciati dai massi.
Sangue che sgorga dalle ferite.
Urla di gente che prova a fuggire.
Spade sguainate e combattimenti violenti.
Bambini che piangono.
Cavalli che nitriscono impazziti.
Fumogeni rossi, verdi, neri e gialli.
Degli spari.

Infine un uomo incappucciato che taglia la collottola di una gigantesca scimmia, uccidendola.
Il suo mantello svolazza per via del vento, mostrando lo stemma di due ali incrociate: una bianca e una blu.
L'uomo si gira verso di me, ma non riesco a vederlo in viso.

«Non ti ricordi di me, Eren

Eren.

Eren.

Eren.

Il mio nome pronunciato da quella voce sembra così maledettamente giusto.

Poi in un attimo l'uomo cade a terra, dal suo corpo esce una pozza di sangue.

«No...»
Mi alzo in piedi e corro verso la sua direzione.

«No.»
Non riesco a raggiungerlo, è come se la sua figura si allontanasse sempre di più.

«No...!»
Il suo corpo sta pian piano scomparendo, tendo una mano verso di lui, ma ormai è troppo tardi.

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«NO!»
Mi sveglio di soprassalto urlando. Ho il cuore che batte a mille, la fronte imperlata di sudore, il corpo scosso da brividi, il respiro affannato.

I miei occhi schizzano da una parte all'altra della stanza per capire dove mi trovo. Pareti bianche, letti bianchi, tendine delle finestre bianche, armadi bianchi... sono nell'infermeria della scuola?
Ma che ci faccio qui?

«Eren, finalmente ti sei svegliato.» incontro lo sguardo di Mikasa, mi guarda preoccupata e accanto a lei c'è Armin.

«Cos'è successo?» la voce mi trema.

«Ti abbiamo trovato svenuto in cortile e ti abbiamo portato qui.» mi spiega il biondo. «Stai meglio?»

Annuisco.
Ma perché sono svenuto? E quel sogno che ho fatto... cos'era?
Lui è morto?
Ma lui chi?
Non riesco a ricordare eppure...

Mi alzo dal lettino e mi dirigo verso la porta.

Devo andare da lui.

Ignoro i richiami di Mikasa e Armin e mi fiondo nei parcheggi.
Ogni tanto veniamo a scuola con la mia macchina e grazie a Dio oggi è una di quelle volte.

Senza neanche più capire cosa sto facendo, salgo in macchina e inizio a guidare.
Non ho idea di dove stia andando, o forse sì. La mente mi riporta a un posto ed io mi sto dirigendo proprio là... ma non so perché.

So solo che devo andare da lui.

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~
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«La prego, mi lasci entrare... È importante!»

Il sole è ormai calato e sarà da più di dieci minuti che cerco di convincere la guardia a farmi entrare.
Mi trovo ai piedi del castello Wings of freedom, ma ormai non è più orario da visite.

«Ragazzino, non riesco davvero a capire perché insisti tanto. Se proprio vuoi vedere il castello, torna domani.» afferma l'uomo, spazientito.

«Non posso tornare domani, devo farlo oggi!»

«Fare che cosa?»

«Beh... ecco...»

Già.
Cosa ci faccio qui? Perché sono qui?
Non lo so nemmeno io.

«Non ti preoccupare, lui è con me.»
Un signore anziano appare all'improvviso, mettendo una mano sulla spalla della guardia.

«Cosa? Ne sei sicuro Urie?»

Il vecchio annuisce.
Ha un non so che di famigliare, l'ho già visto da qualche parte...
Ma certo! Alla biblioteca del vecchio Geert. Mi aveva dato un libro una volta che credo di avere ancora a casa. Non mi pare di averlo letto...

La guardia mi guarda un po' male, ma mi lascia passare ed io mi fiondo subito all'interno del castello.
Percorro le stanze nell'oscurità, come se conoscessi questo posto come le mie tasche, finché non arrivo davanti a una porta.

La mia mano trema quando giro il pomello ed il cuore inizia a battermi forte quando entro nella stanza.

Sono venuto qui una volta con la scuola e ricordo che c'era un quadro, ma non ricordo cosa raffigurava.
Lo cerco con gli occhi e quando finalmente lo vedo mi pietrifico sul posto.

«Tu... io... noi.» dalla bocca mi escono parole sconnesse.
Io conosco quell'uomo, ma come si chiamava?

Calde lacrime iniziano a solcarmi le guance.
Ultimamente sono diventato molto più sensibile e piango spesso senza motivo.
Ma ora che sono davanti a questo quadro ho come l'impressione che un motivo c'è ed è un qualcosa di molto forte.

Mille ricordi iniziano a invadermi la mente. Ricordi visti dagli occhi grigio-azzurri di lui, ma vissuti da me.

«Vai da lui.»

L'anziano di prima mi osserva dallo stipite della porta. I suoi grandi occhi sono di un viola acceso, con delle pagliuzze bianche quasi luminescenti.

Una fitta al cervello mi fa urlare dal dolore e m'inginocchio a terra, tenendomi la testa con entrambe le mani.

«Levi Ackerman ha bisogno di te.»

Spalanco gli occhi, ma l'unica cosa che vedo è una luce accecante.

Poi buio.

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જ _____Angolo crazy_____

Halooo

Eren è impazzitooo chiamate il shentodishiottoooo

Eren: ... qui la pazza sei tu

*cof cof* stronzate a parte eccovi il capitolo uwu
Siamo sempre più vicini alla fine, mancano quattro capitoli omg

Enniente, sto lavorando a un'altra Ereri, l'ennesima pffffff
Ma vabbe ora vado a scrivere il nono capitolo di No magic day uwu

Ci vediamo domenica 11 agosto con...

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capitolo 18: gigante d'attacco

*da leggere con la voce di Armin che dice "shingeki no kyojin"
...
MADDONA MIA QUANTO HYPE QUANDO L'AVEVA DETTO JDJSKAJ*

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