ᴅɪᴇᴄɪ

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Milano, Casa Isabella :

Era mattina e Bella con uno spirito determinato e sicuro scese dal letto, si fece una doccia veloce e si vestì con una calzamaglia di lana nera, una gonna a scacchi bianca e nera, un maglioncino a maniche lungo nero, le sue adorate dottor Martins e un giubbottino di pelle nero

Quando ebbe finito prese le chiavi di casa e il telefono, aprì la porta ed uscì dal suo palazzo per incamminarsi verso un negozietto che si trovava vicino a casa sua

Una volta entrata e aver fatto ventuno giro alla ricerca di quello che voleva si fermò davanti ad una mensola

E quando vide l'oggetto del suo desiderio le prese tra le mani, lo osservo con il sorriso e si emozionò

È proprio quello che volevo si disse prima di andare alla casa e pagare.

Rientrata a casa Bella prese della carta da pacco rossa con i fiocchi bianchi e impacchettó il regalo, poi prese il cellulare e andò a vedere quanto ci avrebbe impiegato ad arrivare a Napoli e quanti soldi gli sarebbero dovuti servire per il biglietto, il cibo, e il luogo dove alloggiare

Il pomeriggio passò in fretta tra siti di treni e abbuffate di cibo, e solo alle sette di sera riuscì ad organizzare tutto nei minimi dettagli

C'è l'ho fatta si disse con orgoglio per se stessa e preparandosi la cena.

Erano ormai le dieci di sera quando il suo telefono ricevette una notifica. Bella sapendo benissimo chi fosse corse verso la fonte della sua felicità e lo avesse

Ciro :
Oggi non ti sei fatta sentire come mai?
Ti sei ammalata?

Bella decise di non rispondere al suo messaggio, lo ignoró e con l'ansia del giorno dopo corse in camera sua per dormire.

Napoli IPM :

D'altra parte dell'Italia Ciro, aveva la sigaretta tra le labbra i pugni stretti e la fronte corrugata per la rabbia

Perché non rispondeva? Era a divertirsi da qualche parte con un ragazzo? Era ammalata? Era stata rapita da qualcuno? Era arrabbiata con lui per qualcosa che non sapeva? Si domandava spremendo le meningi alla ricerca di una risposta che però non trovo

Stanco di pensarci buttó il mozzicone fuori dalla finestra, nascose il telefono e si mise sotto le coperte

Era stanco e quando chiuse gli occhi l'unica cosa che sognó fu la voce di Isabella….la sua Bella.

Napoli :

Era arrivata a Napoli da un giorno e per tutto il tempo aveva ignorato Ciro e non perché non volesse rispondere, semplicemente era più impegnata a trovare un modo per entrare nel carcere minorile di Nisida, carcere in cui risiedeva Ciro

Era davanti ai grandi cancelli dell' IPM quando una moto arrivò e si fermò proprio davanti a lei

«Pccré che ci fai qui davanti?» Le chiese l'uomo della moto dopo essersi tolto il casco rivelando un volto "anziano"e definito da una corta barba marrone/nera

Bella si contorse le dita della mano e con le guance rosse spiegó il motivo della sua presenza «Sono qui per vedere una persona ma non sò cosa devo fare per entrare, ho cercato su internet qualche informazione ma non mi è uscito niente»

L'uomo davanti a lei sorrise dolcemente e gli diede un piccolo buffetto sulla guancia

«Sali dietro di me e facciamo finta che tu sei mia nipote va bene?» Disse il motociclo

Le labbra di Bella si estesero in un grosso sorriso e prima che lo sconosciuto potesse intendere i suoi movimento si ritrovò soffocato in un abbraccio

«Grazie, grazie, grazie» continuò a mormorare la mora con gli occhi lucidi.

«Non è niente pccré» Rispose lui accarezzando la schiena della giovane ragazza ricoperta da una maglia aderente nera

Quando si staccarono Bella allungó la mano e si presentò «Io sono Isabella ma puoi chiamarmi bella»

«E io sono Massimo e puoi chiamarmi Massimo» Scherzó Massimo facendo ridacchiare la ragazza «Dai salta su»

Con un movimento agile Bella salì sul retro della moto e una volta seduta Massimo si avvicinò hai cancelli, suonó il citofono alla loro destra e aspettó una risposta

«Chi è?» Chiese una voce rauca e stanca

«Il comandante» Si udì un bip e subito dopo i cancelli vennero aperti per far entrare la moto di Massimo

Con la testa tra le nuvole Bella si guardò intorno e rimase stupita nel vedere un campo da calcio e una struttura che nella mente di Bella non rispecchia per niente un carcere minorile

Un piccolo colpetto alla coscia la fece ritornare con i piedi per terra

«Scendi Bella che così ti porto in sala colloqui» Ripeté Massimo

«Oh sì certo...scusa»  Balbettò imbarazzata Bella scendendo dalla moto e seguendo Massimo fino ad un piccolo parcheggio dove posó la sua moto

«Forza vieni e mi raccomando tu sei mia nipote» Ricordo l'uomo facendo entrare nella parte la ragazza

Quando entrarono negli uffici del carcere Massimo la portò con sé fino a delle porte in legno e vetro, bussò un paio di volte contro la superficie e poi entrò con lei appresso

«Massimo» senti dire da una voce femminile

«Direttí» Saluto Massimo facendosi avanti «Mi scusi per l'interruzione ma volevo presentarle mia nipote» facendosi più a sinistra Massimo lasció vedere alla direttrice la mora che rossa come un pomodoro si fece avanti

«Salve Direttrice sono Isabella» Si presentò Bella facendo un piccolo saluto con la mano

«Ciao Isabella» Rispose dolcemente «Non sapevo che avessi una nipote» Sinceró la bionda rivolgendo il suo sguardo a Massimo

«Si beh non è mai avuto occasione e poi è stata una cosa improvvisa perché neanch'io sapevo che sarebbe venuta» Recitó Massimo mettendosi le mani nelle tasche

«Bene allora come mai l'hai portata qui?» Chiese incuriosita la Direttrice

Massimo alzó le spalle con indifferenza e fece un cenno con la testa nella direzione di Bella «Volevo fargli vedere dove lavoravo, non è un disturbo vero?»

La bionda scosse la testa con frenesia e rise «Certo che no, ma mi raccomando stai attento ai ragazzi»

«Non si preoccupi lei è la mia famiglia» Quella frase anche se detta per finta fece riscaldare il cuore di Bella che sola da troppo tempo si sentì travolta da queste parole

«Va bene allora buon giro» Disse lei prima che Massimo mise una mano sulla schiena di Bella e la portò fuori

«C'è l'abbiamo fatta» Urló a bassa voce Bella battendo il cinque contro quello dell'uomo

«Sì è vero ma ora datti un contegno prima che ci scoprono» Sussurrò di rimando Massimo facendo notare alla mora gli occhi dei colleghi dell'uomo puntati su di loro

«Hai ragione» Disse Bella prima di raddrizzare la schiene e far sparire il sorriso

Dopo vari corridoio e un paio di rampe di scale finalmente arrivarono in una stanza ampia composta da sedie e tavoli bianchi

«Allora chi devi vedere?» Domandò Massimo appena entrati

«Ciro» Affermò solo non sapendo neanche il cognome del ragazzo

Il comandante sentendo quel nome rimase pietrificato «Ciro Ricci?» Chiese alla ricerca di una conferma precisa

«Si è un mio amico« Sinceró Bella prendendo in contropiede l'uomo dinanzi a lei

«Ma sei sicura?» Domandò nuovamente, facendo sbuffare la ragazza

«Si ne sono sicura Massimo, ora me lo porti qui si o no?» Borbottó con un pizzico di rabbia che non passò inosservata all'uomo

«Mo te lo porto, ma mi raccomando stai attenta quello non è un bravo ragazzo» Avvertí lui prima di uscire da quella sala piena di famiglie e ragazzi

Stanca di stare in piedi Bella si sedette ad un tavolo vuoto in fondo che dava proprio una bella vista sul mare

Era la prima volta in vita sua che vedeva quella lunga e infinita distesa blu e con gli occhi puntati sulla vetrata si disse che tutte le cartoline che vedeva a Milano non gli rendevano per niente giustizia.

Era bellissimo.

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- editato -

17/05/2024

©RebeccaGelmi

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