a 𝒮car I trace in the 𝒟ark
nei media: cry me a river by tommee profitt
a scar I trace in the dark
𝓛a città era avvolta in un silenzio ovattato, come se la neve avesse soffocato ogni suono. Le luci di Natale al di là della finestra del soggiorno brillavano deboli, ritmiche, ma a Taehyung parevano vuote, prive di quella festosità che di solito apparteneva loro. C'era qualcosa di artificiale in quella quiete, come una scena costruita con cura per uno spettatore distratto. La neve cadeva lenta, coprendo ogni cosa di bianco, ma sotto la sua coltre il mondo continuava il suo ciclo, con le sue imperfezioni e le sue crepe.
Seduto sul bordo del divano, Taehyung stringeva il telefono come se fosse l'unico oggetto reale in quella stanza. Guardava lo schermo, il cursore che lampeggiava sulla tastiera, ma nella sua mente le parole prendevano forma e poi si dissolvevano all'istante. Le sue dita esitavano, sfiorando appena i tasti. Alla fine, si sforzò di comporre un messaggio, per quanto banale e insignificante.
Ggukkie <3
grazie per ieri.
spero di non averti disturbato troppo.
Quelle parole gli sembravano neutre e impersonali. Estranee. Ma forse era proprio questo ciò che erano diventati: due estranei. Premette il tasto Invia, fissando lo schermo, e poi lasciò che il telefono gli scivolasse dalle mani per ricadere sul suo grembo. Rimase seduto, immobile, a osservare il riflesso delle luci natalizie sul vetro della finestra per un tempo imprecisato che gli parve una microeternità.
La risposta arrivò molto più tardi, quando il buio era già calato sulla città.
Ggukkie <3
no problem
Due parole, prive di emozione, sospese in un limbo che non concedeva né intimità né estraneità. Erano semplicemente lì, e questo era tutto ciò che poteva dire a riguardo. Le rilesse un paio di volte, sperando in un attimo di irragionevolezza di cogliere qualcosa che gli sfuggiva, un significato nascosto, ma ovviamente non trovò nulla.
Jeongguk lo rendeva vulnerabile. Bisognoso di conferme, di attenzioni.
Fu per questo che non si arrese di fronte a quel primo gelido messaggio e scrisse qualcos'altro. Qualcosa che fu un po' un azzardo.
Ggukkie <3
spero che la scultura per
la tesi stia procedendo bene
Taehyung scrisse quella frase con la stessa cautela di chi cammina su un terreno sconosciuto, passo dopo passo, senza sapere dove lo avrebbe condotto. Ogni parola sembrava spingerlo più lontano, ma senza una direzione precisa. Premette di nuovo Invia e, con un respiro profondo, lasciò ricadere la testa sullo schienale del divano.
Guardò fuori. Era buio pesto e a casa sua ormai dormivano tutti. L'unico sveglio, incapace di chiudere occhio da quella notte fatidica, era lui.
La risposta, questa volta, non tardò ad arrivare.
Ggukkie <3
procede. grazie.
Briciole. Briciole di parole che non lasciavano spazio ad alcuna conversazione, eppure tutto ciò che Taehyung desiderava era parlare con lui. Voleva parlargli per ore, per recuperare tutto il tempo che avevano perso a odiarsi e a farsi la guerra.
Una guerra per cui Taehyung non aveva più alcuna ragione di combattere. Perché i suoi genitori potevano andarsene anche all'inferno. Lui, una vita senza Jeongguk, non voleva e non poteva più tollerarla. E rivederlo aveva confermato quella consapevolezza che si era insinuata in lui sin dal giorno in cui aveva baciato per la prima volta Jeongguk. Non avrebbe più rinunciato alla sua felicità per il prestigio della famiglia o dell'azienda, anche a costo di abbandonare tutto e scappare via.
Fu sulla base di queste riflessioni che scrisse l'ultimo messaggio.
Ggukkie <3
non dovremmo parlare dell'altro giorno?
Taehyung lasciò il telefono sul tavolino e si mise a fissare il soffitto. Si stese sul divano e si coprì gli occhi con un braccio. Con un sospiro, cercò di rilassare la tensione muscolare che avvertiva in ogni centimetro del suo corpo, mentre dentro di lui montava sempre di più un desiderio che lo faceva vibrare dall'interno.
Fu in quel momento che il ricordo riaffiorò, vivido e tangibile.
Il bacio.
Era stato come un incendio indomabile, una tempesta che li aveva colti di sorpresa, senza possibilità di fuga. Non erano preparati, eppure si erano ritrovati l'uno nelle braccia dell'altro, travolti da una forza incontrollabile. Taehyung serrò le cosce sul divano, sentendo le guance avvampare violentemente.
Avvertì una sensazione familiare crescere nella zona del basso ventre, e poi giù verso l'inguine, fra le gambe... fra le natiche. Con un gemito sommesso a metà tra l'imbarazzo e il desiderio disperato, Taehyung si sollevò la maglia di cashmere e sentì la pelle intorno all'ombelico scottare sotto le dita.
Con gli occhi serrati e il labbro inferiore stretto tra i denti, immaginò che la sua mano non gli appartenesse. Immaginò che appartenesse a un ragazzo di due anni più giovane di lui, col corpo costellato di piercing e tatuaggi, che lo avrebbe fatto arrossire fino alla punta dei capelli con un semplice sguardo. Un ragazzo a cui bastava sfiorarlo per accenderlo come benzina sul fuoco. Un ragazzo che gli aveva fatto conoscere i piaceri del sesso, quello vero, che gli aveva fatto scoprire le sue naturali inclinazioni. Un ragazzo che lo lasciava nudo e tremante sul letto con le labbra dischiuse e la saliva ai lati della bocca, ma che poi si stendeva sempre accanto a lui per accarezzarlo fino a farlo addormentare. Un ragazzo che sapeva fare l'amore tanto quanto sapeva scolpire persino la pietra più aguzza nelle forme più flessuose.
Con Jeongguk che riempiva i suoi pensieri e i suoi sensi, infilò la mano sotto il pantalone del pigiama e sotto i boxer. Il suo cazzo faceva male per quanto era duro. Lo sentiva pulsare tra le cosce, a un ritmo che imitava quello del suo respiro accelerato.
Quando lo tirò fuori, stringendo la mano alla base, dovette trattenere un gemito acuto. Sentiva il nome di Jeongguk sulla punta della lingua e, celato dietro di esso, il bisogno di implorare.
Non era la prima volta che si toccava pensando a Jeongguk dopo la loro rottura, ma il suo ricordo non era mai stato vivido come in quel momento, come se Jeongguk fosse nella stanza con lui e lo stesse toccando con le sue mani nodose, eppure delicate.
Sentiva ancora le labbra bruciare per i baci che si erano scambiati.
Sentiva l'odore di Jeongguk, menta e sigaretta, sotto le narici.
Mentre si toccava piano, andando su e giù con il pugno, tutto ciò che vedeva sotto le palpebre era Jeongguk: la saliva che brillava sulle sue labbra quando, per brevi secondi, si staccava da lui per riprendere fiato; il rossore d'eccitazione sulle sue guance; le sue iridi nero pece che lo fissavano; il rigonfiamento prepotente che aveva sentito contro l'inguine quando Jeongguk gli aveva stretto le natiche con entrambe le mani.
Fu con quella scena in mente che Taehyung spalancò la bocca in un grido muto, riversandosi sulla sua mano e sulla pancia.
L'orgasmo fu così forte che la sovrastimolazione lo fece sibilare e tremare senza controllo.
Si pulì alla meglio con i fazzoletti sul tavolino, che poi andò a gettare nel cestino del bagno. Avrebbe dovuto farsi una doccia, ma era troppo stanco e troppo sfinito persino per quello. Si sciacquò nel lavandino, dove l'ampio specchio a muro mostrava nitidamente le sue guance ancora tinte di rosso vermiglio. Dopo essersi lavato i denti, tornò in salone e vide lo schermo del suo telefono accendersi come una piccola torcia nell'oscurità.
Taehyung si affrettò a prendere il telefono e a sbloccarlo. Sul display brillava una notifica.
Ggukkie <3
non c'è niente da dire.
E quella fu la goccia che lo fece crollare.
Taehyung si sedette sul divano, si prese la testa tra le mani, e pianse. Pianse a lungo, senza emettere alcun suono, strattonandosi di tanto in tanto i capelli, quasi come a volersi punire.
Perché era tutta colpa sua se si erano lasciati. Era colpa sua se lo aveva perso, e ora non sapeva come rimediare ai suoi errori.
La mancanza che provava e il bisogno di Jeongguk erano diventati un dolore insopportabile, una fitta nel petto che gli faceva mancare il respiro, che lo lasciava sveglio la notte a fare i conti con i mostri del passato e il ricordo incancellabile di lui.
❄️
Taehyung si recò all'officina il pomeriggio seguente, facendosi dare un passaggio dall'autista di famiglia. Aveva impiegato quasi un'ora per scegliere i vestiti da indossare, ma alla fine aveva optato per un paio di jeans stretti sulle cosce e un cardigan beige con un profondo scollo a V. Al collo aveva indossato un chocker di perle. Si era pettinato i capelli scuri lasciandoli leggermente mossi davanti agli occhi e aveva coperto alla meglio le occhiaie dovute all'insonnia della notte precedente con un correttore.
Quando giunse a destinazione, disse all'autista di congedarsi. La periferia sud di Seoul era avvolta in un biancore quasi accecante, ma la neve aveva cessato di fioccare. Anche il cielo, a metà tra il sereno e nuvoloso, rispecchiava lo stesso candore del paesaggio.
Taehyung, stretto nel suo cappotto beige, si sistemò la sciarpa di cashmere sul collo fino a coprirsi la bocca e attraversò la strada per dirigersi verso l'officina. La serranda stavolta era completamente aperta.
Si fermò sulla soglia, esitante, con il cuore che gli martellava nel petto. Un odore di olio, metallo e benzina lo accolse con violenza, una miscela pungente e familiare.
Jeongguk era lì.
Era chino su una moto, le maniche della tuta arrotolate fino ai gomiti, le braccia muscolose e tatuate si flettevano mentre armeggiava con una chiave inglese. I capelli stavolta erano per metà legati in una piccola coda dietro la nuca, mentre le ciocche davanti gli ricadevano davanti agli occhi. Era concentrato, tanto da non accorgersi immediatamente della sua presenza.
Taehyung deglutì, cercando di ignorare la stretta dolorosa che sentiva allo stomaco. Fece un passo avanti, poi un altro. Ognuno di quei passi sembrava rimbombare nell'officina, come se fosse troppo rumoroso, troppo invadente. Quando fu abbastanza vicino, Jeongguk alzò finalmente lo sguardo.
Gli occhi di Taehyung si incatenarono a quelli di lui. Erano freddi, distanti. Gli occhi neri di Jeongguk lo trafissero.
«Sei qui per la macchina?» chiese Jeongguk, con voce piatta e monocorde.
«Si», rispose Taehyung, cercando di mantenere la calma, malgrado dentro di sé si celasse una tempesta.
Jeongguk si raddrizzò, pulendosi le mani con un panno. Il gesto fu meccanico, quasi irritato, come se la sua sola presenza fosse di troppo, un peso indesiderato. «È pronta», disse, indicando con un cenno del capo la berlina nera parcheggiata nell'officina.
Poi Jeongguk tornò a prestare attenzione alla moto che stava riparando, come a voler mettere fine alla conversazione, ma Taehyung non riuscì a trattenersi.
«Jeongguk.»
Lui si fermò. Non alzò lo sguardo, ma rimase lì, immobile. «Che c'è?»
«Per quanto tempo pensi di continuare a trattarmi così?» La voce di Taehyung tremava leggermente, ma aveva deciso che non sarebbe più fuggito dai suoi sentimenti, non stavolta. «Non possiamo continuare a ignorare quello che è successo.»
Jeongguk sollevò la testa lentamente, il volto impassibile, ma gli occhi tradivano qualcosa che somigliava alla rabbia, eppure non lo era del tutto. «Non c'è niente da dire, Taehyung. Te l'ho già detto.»
«Non per me.» Taehyung fece un passo avanti, riducendo la distanza tra di loro. «Per me c'è molto da dire. Non riesco a smettere di pensare a te, a quello che è successo.»
Jeongguk sollevò un sopracciglio con aria sardonica. «Davvero? E cosa pensi esattamente, Taehyung?»
Il sarcasmo nella sua voce era palpabile, ma Taehyung non si lasciò scoraggiare. Ormai non aveva più nulla da perdere, non gli importava di sembrare disperato. La tensione tra loro era così densa che lo spazio che li separava sembrava carico di elettricità, pulsante, vivo.
«Che mi manchi», sussurrò Taehyung con voce rotta. «Che ti desidero ancora.»
La mascella di Jeongguk si serrò. Nei suoi occhi brillò qualcosa di indefinito, ma durò un solo istante, prima che tornassero vuoti e privi di calore. «Desiderarmi non cambia niente.»
«Non lo capisci?» Taehyung fece un altro passo avanti, fino a trovarsi a pochi centimetri da lui. La distanza tra i loro corpi era minima, quasi inesistente. Riusciva a sentire il suono dei respiri rapidi di Jeongguk. Riusciva a distinguere ogni neo sul suo volto, la cicatrice sulla sua guancia, le imperfezioni della sua pelle. Riusciva a percepire il calore del suo corpo prima ancora di toccarlo. Quando Taehyung gli poggiò le mani sul petto, Jeongguk parve vibrare al contatto. «Mi sono toccato pensando a te», sussurrò.
Quella frase si librò nell'aria come l'attimo che precede l'esplosione di una bomba. Gli occhi di Jeongguk si spalancarono per un istante, una scintilla di sorpresa e qualcosa di più profondo, più oscuro, lampeggiò in quei due pozzi neri.
«Taehyung...» Jeongguk mormorò il suo nome. Un avvertimento, una supplica.
«Ogni notte», continuò Taehyung, con voce tremante ma determinata. «Chiudo gli occhi e ti vedo. Ti sento. Sei ovunque, Jeongguk. E non riesco a smettere di volerti, anche se tu sembri fare di tutto per allontanarmi.»
Jeongguk sbatté le palpebre e fece un passo indietro, ma si ritrovò con la schiena contro la moto. Taehyung avanzò ancora, riducendo a zero la distanza tra loro. Si sporse verso Jeongguk, lasciando che i loro petti si sfiorassero. Poi fece scorrere le dita sugli avambracci di Jeongguk, raggiunse il collo e infine le guance. Tracciò con l'indice il piercing al sopracciglio, il ponte del suo naso e la forma delle sue labbra. Jeongguk aveva l'espressione sofferente di chi sta combattendo una guerra interiore più grande di lui.
«Dimmelo», sussurrò Taehyung con voce roca. «Guardami negli occhi e dimmi che non provi più niente per me.»
Jeongguk lo fissò, i suoi occhi ora erano pieni di emozioni contrastanti che lottavano per emergere: rabbia, desiderio, dolore. Ma non disse nulla. E in quel silenzio, Taehyung trovò la sua risposta.
Taehyung si era sempre chiesto come sarebbe stato abbandonarsi completamente a Jeongguk, lasciarsi andare tra le sue braccia senza pensare più a niente, né alla sua famiglia né ai problemi che li avevano allontanati, lasciarsi guidare fin dove lui avesse voluto, affidandosi a lui con la mente, il corpo e l'anima. Ma mai avrebbe immaginato che sarebbe successo così, nel buio di un'officina in un freddo pomeriggio di fine dicembre.
Le palpebre di Taehyung svolazzarono, quasi chiudendosi, mentre il suo cervello andava in black-out. Jeongguk aveva un tale effetto su di lui, esercitava un tale controllo, da fargli perdere ogni barlume di lucidità.
Jeongguk abbassò lo sguardo sulle sue labbra, il respiro rapido e irregolare, le mani strette sulla moto dietro di lui fino a farsi sbiancare le nocche. Per un istante, Taehyung temette di aver sbagliato tutto, di essersi spinto troppo oltre. Ma poi Jeongguk fece quel passo avanti, lo afferrò per la nuca, e le sue labbra si schiantarono contro le sue con una fame primordiale, come se cercasse di divorarlo.
Jeongguk gli cinse la vita con le braccia e lo tirò a sé con fare possessivo, scostandosi dalla moto e facendolo indietreggiare. Taehyung si ritrovò schiacciato contro la portiera della sua macchina, avvertendo la sensazione del metallo gelido attraverso il cappotto, in netto contrasto con il calore rovente del corpo di Jeongguk che lo stringeva forte. Poi le mani di Jeongguk gli incorniciarono il viso, salde e decise, ma al contempo caute e delicate, come se avesse paura di infrangere la perfezione irreale di quell'attimo.
«Sei sicuro?» gli sussurrò contro le labbra, la voce roca, quasi vulnerabile.
Taehyung non rispose con le parole. Lo afferrò per la tuta da lavoro e lo tirò verso di sé. Le loro bocche si ritrovarono in un bacio disperato, un misto di desiderio e bisogno. La lingua di Jeongguk si insinuò nella sua bocca, calda e bagnata, assaporandolo senza più freni inibitori. Jeongguk gli succhiò il labbro inferiore e poi scese lungo il suo collo, lasciando scie di baci umidi. Taehyung rabbrividì alla sensazione del respiro caldo di Jeongguk contro il suo collo.
«Jeongguk, per favore...» ansimò Taehyung. Era già senza fiato, le mani che cercavano la pelle nuda di Jeongguk sotto il tessuto ruvido della tuta. «Ti voglio.»
Jeongguk non si fece pregare. Lo spinse verso la macchina, aprendo la portiera davanti con un gesto rapido, quasi sollevandolo per farlo sedere sul sedile. Poi mormorò: «Aspettami qui», e andò a chiudere la serranda dell'officina. La bloccò con un catenaccio e poi tornò a passi svelti da Taehyung, trovandolo seduto a cosce aperte sul sedile, con le gambe che penzolavano fuori dall'auto e le mani poggiate dietro di sé.
Lo sguardo famelico e disperato che Jeongguk gli rivolse lo fece tremare fin dentro le ossa.
Jeongguk entrò nell'auto dalla portiera opposta e entrambi reclinarono i sedili al massimo con gesti veloci e febbrili, seguendo un pattern che avevano ripetuto migliaia di volte quando stavano insieme e che ricordavano come se fosse scolpito nella loro memoria, come una mappa incisa sotto la pelle che seguivano senza la minima esitazione.
Quando Jeongguk si sporse su di lui per baciargli il profilo della mascella, Taehyung sentì la sua mano premere contro il cavallo dei suoi jeans, e ansimò. Forte. I loro corpi erano così vicini che Taehyung riusciva a sentire ogni muscolo di Jeongguk tendersi contro di lui, e il profumo di menta e sigarette misto all'odore naturale della sua pelle lo stordiva.
«Spogliati», ordinò Jeongguk, la voce bassa e autoritaria, ma gli occhi, scuri e penetranti, brillavano di un'emozione mal celata.
Taehyung obbedì, le mani tremanti mentre si liberava del cappotto e della maglia. Ogni strato di vestiti che lasciava cadere sul sedile posteriore sembrava liberarlo di un'inibizione, lasciandolo esposto, vulnerabile, ma incredibilmente vivo, come non si sentiva da mesi. Jeongguk lo guardava con un'intensità che gli fece mancare il respiro, i suoi occhi si soffermavano su ogni centimetro di pelle, su ogni neo delle braccia, sulla forma allungata dell'ombelico, sulla muscolatura elegante del maggiore e sulla linea netta delle sue clavicole.
Jeongguk lo aiutò a togliersi i pantaloni e indugiò per un attimo sull'elastico dei boxer. Alzò lo sguardo, fissandolo da sotto le ciglia, come a cercare il suo permesso per togliergli l'ultimo indumento che lo separava dalla nudità e da ciò che stava per accadere. Taehyung non esitò neppure per un secondo. Annuì, avvampando sotto il suo sguardo, e Jeongguk gli sfilò via i boxer con un movimento fluido prima di gettarli per terra.
Quando Jeongguk abbassò lo sguardo sul cazzo duro e dolorosamente eretto di Taehyung, quest'ultimo gemette a bocca aperta, reclinando la testa all'indietro, senza essere stato sfiorato neppure con un dito.
Jeongguk accennò un sorriso e si chinò su di lui, le mani grandi che lo accarezzavano lungo i fianchi, le dita che tracciavano linee invisibili sulla sua pelle. Era dominante, sì, ma il suo tocco era delicato, attento, come se temesse di romperlo.
Le labbra di Jeongguk si spostarono lungo il suo collo, mordicchiandolo e baciandolo fino a lasciare leggeri segni rossi e violacei, mentre le mani scivolavano con lentezza estenuante lungo le sue cosce, aprendole lentamente. Taehyung gemeva piano, il corpo che tremava sotto di lui, bisognoso e febbrile.
«Sei così bello», mormorò Jeongguk. La sua voce era un sussurro che fece arrossire Taehyung fino alla punta dei piedi, che si fletterono incontrollabilmente. Tutto il suo corpo rispondeva a Jeongguk, si inarcava contro di lui, come se fosse attraversato da una scarica elettrica.
Jeongguk, torreggiando sopra di lui, scese con la bocca lungo il suo petto, chiudendo le labbra sui suoi turgidi capezzoli rosa e succhiandoli leggermente. Taehyung emise un gemito acuto che suonò come un singhiozzo. Ma non fu nulla in confronto al verso di puro desiderio che lasciò le sue labbra quando Jeongguk respirò sul suo cazzo caldo e sensibile.
Jeongguk gli lasciò un bacio umido sulla coscia e poi si sollevò appena per tirare giù la parte superiore della tuta da lavoro, rimanendo a petto nudo. Taehyung smise di respirare, perché era persino più bello di quanto ricordasse. I piercing ai capezzoli brillavano come minuscole lucciole sul torso ampio e muscoloso. Taehyung si accorse che si era fatto altri tatuaggi, il suo braccio adesso era praticamente pieno e in alcuni punti anche colorato. Sembrava un'opera d'arte.
Jeongguk si abbassò di nuovo sul suo cazzo, guardandolo dal basso. Poi afferrò le mani di Taehyung e se le infilò tra i capelli.
«Fottimi la bocca», mormorò con voce bassa.
Taehyung temette quasi di perdere i sensi quando Jeongguk chiuse la bocca sulla sua erezione, muovendola solo sulla punta, come a provocarlo. Spinse convulsamente i fianchi verso l'alto, ma Jeongguk si ritrasse, leccandogli il cazzo dalla base alla punta con un sorrisetto divertito sulle labbra.
«J–Jeonggu–uk... A–ah!» gemette Taehyung con voce strozzata, stringendogli i capelli tra le mani. Jeongguk emise un gemito profondo, gutturale, e lo prese tutto in bocca.
Taehyung boccheggiò, spostando le mani dai capelli mossi e umidi di Jeongguk per scostagli alcune ciocche dal viso. Mentre lo succhiava, muovendo la testa su e giù e tirando fuori di tanto in tanto la lingua, Jeongguk lo fissava con un'intensità tale da farlo avvampare in ogni punto del suo corpo. Non rompeva mai il contatto visivo, come se volesse assorbire ogni espressione di godimento, ogni gemito che fuorusciva dalle labbra di Taehyung.
Taehyung iniziò a spingere i fianchi verso la sua bocca e quando sentì il piercing freddo e bagnato di saliva sfregare contro la sua punta reclinò gli occhi all'indietro, inspirando bruscamente.
Jeongguk lasciò andare il suo cazzo con uno schiocco rumoroso. «Hai sempre avuto un buon sapore», mormorò con voce arrochita. Poi si abbassò a pulire lentamente con la lingua il liquido preseminale che fuoriusciva dalla punta, per poi leccarsi le labbra.
Taehyung credette di prendere fuoco all'istante.
«G–guk–», gemette disperato, con le prime lacrime che iniziavano ad accumularsi agli angoli degli occhi. «Ti prego–»
Jeongguk gli prese la mano e se la portò bruscamente sul cavallo dei pantaloni. Taehyung sgranò gli occhi nel sentire quanto fosse grosso, e duro. «Me lo fai esplodere quando mi implori, Taehyung», mormorò in tono basso. «Ma prima devo prepararti, ok?» aggiunse poi, con voce impercettibilmente più tenera.
Taehyung annuì, perché non poteva far altro. In quel momento avrebbe acconsentito a qualunque cosa. Era completamente alla sua mercé.
«Hai ancora del lubrificante in macchina?» chiese Jeongguk, con un tono improvvisamente duro che trapelava una lieve gelosia.
«È nel cruscotto», rispose Taehyung arrossendo. Poi si coprì il viso con un braccio, prima di aggiungere: «È lì da quando abbiamo rotto, non l'ho più usato.» Gli sembrò necessario dirlo, far sapere a Jeongguk che non era stato con nessuno. Soprattutto per quello che aggiunse in seguito. «Ci sono anche i preservativi, ma... sono pulito. Non sono stato con nessuno», mormorò con il volto ancora nascosto per l'imbarazzo.
Jeongguk gli spostò il braccio dal viso con una mano. Gli baciò le labbra e la punta del naso, accarezzandogli una guancia con il pollice. Poi appoggiò la fronte contro la sua e sussurrò: «Anch'io. Sono pulito.»
Taehyung non riuscì a reprimere un piccolo sorriso, che Jeongguk, con sua sorpresa, ricambiò.
Jeongguk aprì il flacone del lubrificante e se ne versò un po' sulle dita, poi si chinò di nuovo su Taehyung, poggiando un gomito sul sedile, accanto alla sua testa. «Apri le gambe per me», gli sussurrò Jeongguk all'orecchio, facendolo tremare, mentre faceva scorrere l'altra mano fra le sue natiche.
Taehyung trattenne il fiato quando sentì il dito di Jeongguk indugiare intorno alla sua apertura e poi scivolare lentamente dentro di lui, senza incontrare molta resistenza grazie al lubrificante.
Ansimò a voce alta. Il suo corpo si tendeva e si inarcava ciclicamente ogni volta che Jeongguk spingeva il dito dentro e fuori di lui, con lentezza esasperante. Il suo cazzo ormai era duro e gonfio, abbandonato sul suo ventre, e gli faceva quasi male.
Quando Jeongguk aggiunse un secondo dito, Taehyung afferrò con forza i suoi bicipiti. La sensazione di fastidio si dissolse in un istante, prima che il piacere ritornasse, più intenso e violento di prima. Le dita lunghe di Jeongguk lo riempivano alla perfezione, accarezzandolo in un modo che gli faceva vedere scintille dorate sotto le palpebre.
Jeongguk si prese tutto il tempo per prepararlo. Le sue dita, forti ma incredibilmente gentili, lavoravano con pazienza, accarezzando e massaggiando le sue pareti ogni volta che sentiva Taehyung irrigidirsi. Non si fermò finché non fu sicuro che Taehyung fosse pronto, completamente rilassato.
«Jeongguk», gemette Taehyung, afferrando il suo braccio tatuato, le dita che si stringevano attorno ai disegni che decoravano la sua pelle. «Non– non posso aspettare ancora...» lo implorò.
Fu allora che Jeongguk cambiò l'angolazione delle dita con cui lo stava penetrando. E Taehyung urlò nell'attimo stesso in cui Jeongguk gli accarezzò la prostata, facendolo sussultare e annaspare per l'aria.
Jeongguk lo guardò con un sorriso appena accennato, mordendosi di nuovo il piercing al lato della bocca. «Quanto sei bello, Taehyung. Cazzo, potrei venire solo guardandoti», disse a denti stretti, e fu la cosa più vicina a un gemito che gli era uscita dalla bocca fino a quel momento, anche se Taehyung lo aveva a malapena toccato.
Poi, finalmente, Jeongguk si liberò della tuta da lavoro e degli anfibi. Era nudo sotto, eccetto per i boxer. Il sudore sulla sua pelle lattescente brillava e i suoi muscoli tesi e pieni ricordavano a Taehyung quelli delle sculture che creava.
Quando Jeongguk abbassò l'ultimo strato di tessuto, liberando la sua erezione, Taehyung sentì un'ondata di calore travolgerlo. Non era la prima volta che lo vedeva completamente nudo, ma gli era mancato così tanto che gli si mozzò il fiato nel vedere quanto fosse grosso e duro.
Jeongguk si masturbò con una mano, fissandolo con uno sguardo penetrante, come se potesse leggere ogni pensiero nella mente di Taehyung.
«Sei sicuro di volerlo?» chiese Jeongguk, la voce bassa e roca, ma con un tocco di dolcezza che lo tradiva. Taehyung annuì lentamente, incapace di trovare le parole, lasciando che il desiderio parlasse per lui. Jeongguk sorrise appena, e per un attimo Taehyung gli vide quell'espressione un po' bambinesca che aveva un tempo.
Poi Jeongguk gli afferrò le caviglie e lo fece voltare senza il minimo sforzo, come se fosse una bambola.
Taehyung adesso era carponi, con le ginocchia affondate nei sedili dell'auto e le mani strette attorno al bordo dei poggiatesta. La tensione nei suoi muscoli era evidente, ma c'era anche un'eleganza naturale nel modo in cui si offriva a lui, inarcando la schiena ed esponendo completamente il sedere.
Jeongguk gemette a voce alta, dandogli una pacca sulla natica e stringendogli i fianchi morbidi. «Cazzo, Taehyung...» ansimò.
Proprio quando stava per pronunciare l'ennesima supplica, Taehyung sentì l'erezione di Jeongguk premere contro la sua apertura. E poi lo penetrò, lentamente, fino in fondo. Taehyung trattenne il fiato, il corpo che si tendeva e tremava febbrilmente.
Jeongguk imprecò sottovoce, muovendosi piano dentro di lui, con spinte lente e misurate. Con le mani gli stringeva i fianchi, accarezzandogli la pelle con una tenerezza che contrastava con l'oscenità dei loro gemiti e degli schiocchi delle loro cosce che sbattevano l'una contro l'altra.
«Jeong–guk–ah! Com'è grosso–» singhiozzò Taehyung, spingendo i fianchi all'indietro per assecondare le spinte di Jeongguk. Per prenderlo più a fondo, più forte.
Jeongguk continuò a scoparlo finché Taehyung non iniziò trattenere il fiato e a muoversi spasmodicamente, quasi sull'orlo dell'orgasmo.
Fu allora che sentì Jeongguk rallentare e chinarsi su di lui, puntellando un gomito sul sedile, per lasciargli scie di baci umidi lungo la schiena e fino alla nuca. «Taehyung, ti voglio sopra di me. Voglio guardarti», mormorò con voce spezzata e il fiato corto.
Taehyung non poté fare a meno di sentire l'urgenza nella sua voce, la vulnerabilità che si nascondeva dietro il desiderio.
Cambiarono posizione. Jeongguk si sistemò sui sedili, appoggiandosi con un braccio per sostenerli entrambi. Taehyung si sedette sopra di lui a gambe divaricate, sentendo Jeongguk cingergli la vita con il braccio libero.
Taehyung si abbassò sulla sua erezione lentamente, gettando indietro la testa e spalancando la bocca in un gemito muto.
Gli occhi di Jeongguk, scuri e intensi, seguivano ogni movimento del maggiore con una concentrazione totale, come se il resto del mondo non esistesse più. C'era una sorta di adorazione in quegli occhi, un desiderio che non riusciva più a nascondere.
Taehyung iniziò a cavalcarlo a un ritmo via via più sostenuto. Il silenzio dell'officina era spezzato solo dal rumore dei loro respiri irregolari e dallo schiocco delle sue natiche che sbattevano sulle cosce dure e muscolose di Jeongguk.
Jeongguk sollevò di più il busto, sostenendosi con il braccio, per catturare la bocca di Taehyung in un bacio famelico. Le loro lingue si intrecciarono, mentre gemevano l'uno della bocca dell'altro.
I vetri dell'auto si appannarono rapidamente, cancellando tutto il resto in una nebbia di calore e intimità. I loro respiri si mescolavano nell'aria satura, creando un ritmo condiviso, un linguaggio muto fatto di sospiri. Le mani si cercavano con urgenza, trovandosi e stringendosi come se fossero ancore, come se lasciarsi andare fosse un rischio troppo grande. Ogni tocco sembrava scolpire quella vicinanza in qualcosa di eterno, una promessa silenziosa che non avrebbe potuto essere infranta.
Il sudore si amalgamava sulla loro pelle, rendendola scivolosa al tatto, mentre i capelli umidi si incollavano alle fronti come segni tangibili della loro passione. L'abitacolo era pervaso da un odore denso, una miscela di sesso e carnalità che sembrava avvolgerli completamente, isolandoli da tutto il resto. Taehyung era sopraffatto, incapace di distinguere dove finisse il proprio corpo e iniziasse quello di Jeongguk. Ogni tocco, ogni carezza si insinuava dentro di lui, spingendolo oltre i limiti del comprensibile, verso un legame che trascendeva il puro desiderio fisico e sfiorava qualcosa di infinitamente più profondo.
«Guarda me», ordinò Jeongguk, sporgendosi verso di lui e afferrandogli il mento per costringerlo a incontrare il suo sguardo.
Taehyung obbedì, inchiodando i suoi occhi bagnati di lacrime in quelli lucidi e profondi di Jeongguk.
«Sei mio», sussurrò Jeongguk, il respiro spezzato dai gemiti. Nonostante fosse un'affermazione, nelle sue parole si celava l'incertezza di una domanda.
«Solo tuo. Sempre tuo», ansimò Taehyung, tremando mentre si aggrappava a lui, le unghie che gli graffiavano la schiena.
Jeongguk iniziò ad assecondare i suoi movimenti spingendo il bacino verso l'alto, riempiendolo fino in fondo. Taehyung vide nero per un istante.
«Jeongguk–a–ah!» gridò, mordendosi il labbro. «Sto– venendo–»
«Sei bellissimo», sussurrò Jeongguk con voce roca, aumentando il ritmo delle spinte. «Vieni per me, Taehyung. Lasciati andare.»
Raggiunsero l'apice insieme, in un'esplosione di piacere che li lasciò entrambi senza fiato. I loro corpi intrecciati tremavano febbrilmente l'uno contro l'altro nell'abitacolo pregno del loro odore.
Jeongguk continuò a cavalcare il suo orgasmo a lungo, riversandosi dentro di lui, mentre Taehyung venne nel sottile spazio vuoto tra i loro ventri nudi.
Jeongguk lo strinse a sé, baciandolo dolcemente sulla fronte mentre cercava di calmare il proprio respiro.
«Ti amo», mormorò Taehyung, con voce quasi impercettibile, ma Jeongguk lo sentì. Lo sentì e lo strinse ancora più forte, come se avesse paura di lasciarlo andare.
a/n
helloo🤯
buona Vigilia di Natale a tutti🎄🥂
hope you're doing very well. io non so come sto, diciamo piuttosto provata lmao
non scrivevo smut da TANTO tempo, quindi idk se sia venuta bene o meno, buuuut I had so much fun! questo è l'importante
ovviamente voglio sapere cosa ne pensate voi,
so please lasciate un commentino 🥺
baci,
M
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